Tra me e mio fratello più grande, Vito, correvano ben dodici anni di differenza, una mezza generazione.
Quando io avevo quattro anni, e cominciavo a fare i primi ragionamenti, Vito ne aveva sedici, e per me era già la pietra di paragone per il futuro. Non so se veramente lui sia andato mai a spaccare la legna a piazza San Nicola, ma a casa mia rimasero quasi proverbiali queste mie parole: - Quando sarò grande come mio fratello Vito, andrò a spaccare la legna a piazza San Nicola -
Evidentemente mi sentivo già un piccolo Ercole, e le mie aspirazioni erano rivolte a un modello di carattere fisico.
Mi stavo preparando per la mia prima libera uscita in piazza San Nicola, che era la piazza dei giochi del rione, nella quale ci si poteva divertire liberamente, per la prima volta senza il controllo di una persona adulta.
Quelle mie parole dovevano diventare famose per l'esito che mi attendeva. Andai, giocai, e...rimediai una sassata in testa da una mia robusta compagnuccia di giochi,Elena Colalolio (un soprannome dialettale che suonava leggermente diverso), sorella minore di un giovanottello che stava per diventare pugile di buon avvenire.
Una sassata sicuramente casuale, ma capace di aprirmi una bella ferita nel cuoio capelluto, in pieno cranio, che cominciò a sanguinare vistosamente e mi costrinse a ritornare a precipizio a casa, da dove ero partito con tanta e baldanzosa sicurezza.
Saranno state le raccomandazioni di mia madre a non commettere imprudenze, fatto sta che imbucai le scale della mia cameretta, e andai a nascondermi sotto al mio lettino, per scongiurare rimproveri e scenate, due cose che non mi sono mai piaciute.
Alla fine dovetti arrendermi: non era proprio il caso di fare l'eroe, dovevo accettare la sconfitta e il ridicolo di essere stato preso a sassate da una bambina alla mia prima libera uscita.
Comunque non serbai rancore verso Elena, una ragazzina allegra e socievole, che entrò a far parte con pieno diritto della piccola banda di bambini e bambine che avevano il loro regno in piazza San Nicola, la nostra Via Paal.
Elena abitava proprio in fondo al Vicolo San Nicola, un bellissimo vicolo pieno di luce, che girava intorno a tutta la piazza. I genitori di Elena si chiamavano Nanna e Neno, cioè Anna e Nazareno. Il povero Neno era gravemente malato, e se ne stava immobile in un seggiolone per tutta la giornata, dando però spesso segni d'impazienza. Ogni tanto emetteva una specie di grido di protesta, che giungeva su fino ai nostri giochi: -Piripicchia po'!- Chissà cosa voleva dire; forse: "E pazienta ancora un po'!"
La speranza di casa era quel ragazzo-pugile, Nando Meloni, piccolo e tracagnotto, che prometteva meraviglie, e almeno per qualche anno seppe davvero mantenerle, diventando uno degli elementi di spicco di una palestra romana a Piazzale Preneste (continua ).
Nessun commento:
Posta un commento