lunedì 17 maggio 2010

Il reduce dalla Russia - I miei ricordi - 50

Per noi bambini di Acuto era una specie di favola: un soldato italiano dell'Armir, l'armata italiana in Russia, era nostro vicino di casa, Agostino, e come quasi tutti quei poveri soldati era dato per disperso. Nessuno pensava più di rivederlo. Anche un altro ragazzo nostro vicino di casa, Vittorio, non tornò più dalla Russia, con grande dolore dei suoi genitori e fratelli.
Se ne dicevano di tutti i colori, di quelle migliaia e migliaia di soldati. Morti per la maggior parte. Quasi nessuno tornato. Forse centinaia di sopravvissuti decidevano poi di restare in Russia, di rifarsi una famiglia lì, di troncare netto con l'Italia, come nel famoso film "I girasoli".
Invece un giorno, dopo tantissimo tempo, Agostino tornò. Si era sposato giovanissimo, ed aveva già due bambini, Rina e Riccardo. Li riabbracciò, abbracciò la moglie e la madre, che tutti i giorni piangevano e non speravano più di rivederlo.
Noi vicini di casa volevamo parlare con lui, sapere tante cose della guerra, della prigionia, dei sovietici, se erano veramente così crudeli e spietati come si diceva.
Agostino era tornato magro ed emaciato, ma non più di noi che avevamo sofferto di tante durezze durante la guerra: la miseria, la fame, i bombardamenti, le crudeltà delle SS.
Ma di lui ci stupiva il grande silenzio, l'ostinazione a non rispondere a nessuno, a non confidarsi con nessuno. Si vedeva che in quel campo, quello del silenzio, era un maestro e si era esercitato per lunghi anni, dal 1941 al 1946.
Al suo posto parlava il fratello Andrea, comunista convinto. Andrea, quasi coetaneo di Agostino, era stato più fortunato, aveva combattuto sul fronte albanese ed era riuscito a tornare a casa dopo l'armistizio, imbarcandosi e facendo il partigiano.
Era dirimpettaio di mia zia Maria e dei suoi figli, che avevano ottenuto la cittadinanza americana perchè il padre, Enrichetto, era morto sul lavoro negli Stati Uniti. Tra le due famiglie, quella di Andrea e quella di mio cugino Fausto, c'era un rapporto stretto, fatto di amicizia ma anche di un certo antagonismo politico.
Anch'io, per tanti motivi familiari, con mio nonno materno che aveva a lungo lavorato in America per sistemare le sue cinque figlie femmine, ero schierato nettamente dalla parte degli americani, e già si vedeva che America e Russia erano destinate a diventare grandi rivali: anzi, finita la guerra, grandi nemiche.
Andrea difendeva Agostino e il trattamento che i sovietici avevano riservato a suo fratello, affermando che era stato corretto e amichevole. Noi eravamo scettici, e mettevamo in discussione le sue affermazioni. Ma io ero un bambino, e ragionavo più con il sentimento che con la concretezza dei fatti.
Quando mio fratello maggiore, Vito, prese a fare politica e divenne un esponente del partito socialista, opponendosi allo schieramento conservatore di Acuto, si ritrovò Andrea al fianco come collaboratore fedele, e un giorno Andrea mi disse: - Vedi che, dopo tanti anni di discussioni, non eravamo poi tanto lontani?-
Ma il fratello Agostino, il reduce dalla Russia, rimase per sempre chiuso nel suo ostinato silenzio ( continua ).

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