venerdì 21 maggio 2010

La secessione - I miei ricordi - 54

Avrebbe voluto tanto avere un figlio maschio, zio Peppino, il marito di zia Agnese, quella di via Merulana. Invece aveva tre figlie femmine, una più bella dell'altra, Livia, Marisa e Anna, tutte e tre con lunghi capelli neri come l'ebano. E pensare che zio Peppino aveva un cranio lucidissimo, completamente pelato.
Zio Peppino era un ometto piccolo e intelligentissimo, era maestro, ma lavorava al Dazio, dove era molto stimato e lo riempivano di piccoli regali alimentari, vera ricchezza in quegli anni di guerra. Lui piccolo, e zia Agnese alta e vigorosa. I nipoti più grandi si divertivano a prenderlo bonariamente in giro, inventandosi episodi divertenti. In uno di essi, dopo un grande litigio con la moglie, lui saliva su un cassone e ordinava furiosamente: - Vieni qua, Agnese, che ti voglio menare! -
Per fortuna zio Peppino era molto spiritoso, ed era il primo a divertirsi a queste barzellette.
Amava l'opera, l'ascoltava sempre per radio, e aveva molti dischi di musica classica. Suonava meravigliosamente la fisarmonica, e aveva una quantità enorme di spartiti.
Inoltre, zio Peppino aveva una discreta biblioteca, nella quale spiccava un'enciclopedia per ragazzi, credo dell'UTET, che per me aveva un fascino irresistibile.
Forse per questo lui mi voleva molto bene, poiché amavo molto leggere e consultare quei volumi, ogni volta che andavo a Roma come loro ospite in via Merulana.
Era appena finita la guerra, io avevo dieci anni, e si parlava tanto di una possibile secessione della Sicilia dall'Italia, che poi sfociò nell'autonomia dell'Isola.
Io, un po' addolorato e un po' appassionato, mi misi a consultare il volume dell'enciclopedia che riguardava la Sicilia, per rendermi conto se potesse veramente staccarsi dall'Italia, se aveva le risorse economiche e la convenienza per farlo.
Zio Peppino rimase molto colpito da questo fatto. Forse vedeva in me quel figlioletto maschio che la sorte non aveva voluto dargli in dono. E si accontentava di avere un nipote che gli voleva bene proprio come a un padre, dato anche che mio padre era morto da poco.
Zio Peppino e zia Agnese avevano davvero un cuore d'oro, e amavano tutti i nipoti. Quando la nostra famiglia era ancora in paese, ad Acuto, loro ospitarono due miei fratelli, Vito e Silvestro, che si erano già trasferiti a Roma per lavoro.
Nella grande casa di via Merulana c'era un lungo corridoio, e di notte ospitava anche quattro brande: oltre a quelle dei miei due fratelli c'era spazio anche per il fratello più giovane di zio Peppino, detto Mence per la sua eleganza, dal nome di una boutique lì vicino, e per un altro cugino, Marcello, appena tornato dalla guerra, marinaio nell'isola di Lero in Grecia, dove era stato anche prigioniero degli inglesi per qualche mese.
Gli zii di via Merulana avevano una casa grande, ma, come vedete, avevano un cuore ancora più grande, anche se zia Agnese sapeva farsi rispettare e aveva una personalità molto autorevole ( continua ).

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