mercoledì 19 maggio 2010

I giorni di fiera - I miei ricordi - 52

Che belli, i giorni di fiera, ad Acuto! Il Borgo, la grande via dritta che dall'Arco della Porta conduceva fino in fondo al paese, di fronte al grande edificio scolastico, si riempiva di bancarelle festose sull'uno e sull'altro lato, per circa duecento metri.
Poi, nel viale di San Sebastiano, un po' fuori dell'abitato, c'era anche la fiera del bestiame: buoi, pecore, capre, pollame, maiali, oche, conigli, tacchini, ed altro ancora: roba per grandi, a noi bastava un'occhiata, tanto per curiosare.
La fiera durava tre giorni, dal 21 al 23 settembre, in occasione della festività del patrono, San Maurizio, che era, ed è, il 22. Poteva prolungarsi di un giorno, il 24, se capitava di domenica, festa della Madonna del Salvatore. Poi la festa venne raddoppiata anche per il Ferragosto, giorno dell'Assunta, l'altra patrona del paese.
Per me era una festa particolare, perché per l'occasione venivano i miei zii commercianti, dal Piglio zio Pasquale e zio Angelino, poi, qualche anno più tardi, anche zio Pierino da Genazzano.
Avevano dei banconi lunghissimi e coloratissimi, quasi tutti riservati ai giocattoli, perchè era tradizione fare la "fiera" ai bambini piccoli, figli, nipoti e comparelli che fossero: guai a non ricordarsi di tutti!
I banconi degli zii comprendevano anche altro: abbigliamento, oggetti da cucina e chincaglierie varie. Naturalmente noi correvamo per avere la nostra "fiera" che doveva essere particolarmente bella e pregiata: un cavalluccio di legno, una macchinetta dei pompieri, una trombetta di metallo, una piccola armonica a bocca, che era la cosa più desiderata.
Gli zii erano sempre molto affettuosi, e ci accoglievano festosamente prendendoci in braccio e baciandoci come se non ci vedessero da tanti anni. In realtà avevano contatti frequenti, perchè anche mio padre, Memmuccio, andava alle fiere col suo bancone scambiandosi la cortesia, per tutti i paesi del vicinato: Acuto, Piglio, Genazzano, Paliano, il Serrone, Trevi nel Lazio, Filettino, Vallepietra...
Avevano amici dappertutto, e quando arrivavano era sempre doppia festa. Mezzo napoletani com'erano, originari di Maddaloni presso Caserta, si distinguevano per allegria e cordialità.
Mia madre, in queste occasioni, aveva un superlavoro: era impegnata tutta la mattinata per le sue famose fettuccine fatte in casa, per l'intera truppa che poteva arrivare anche a una ventina di persone. Quando erano pronte, una donna si caricava sulla testa una bella "scifa" piena di fettuccine, condite con un sugo di carne il cui profumo portava altra festa per tutto il paese, un percorso di trecento metri fra le strette stradine antiche.
Giù alla bottega di Memmuccio, davanti alla quale erano sistemate le bancarelle dei quattro fratelli, le fettuccine, verso le tredici, venivano accolte con grida di allegria e condite con bei bicchieri di rosso cesanese che gli zii portavano dal Piglio, dove sia zia Paolina che zia Memma erano produttrici di vini tra i migliori del paese.
Allegria. Contenuta, perchè poi, verso le sedici, la fiera riprendeva, e bisognava essere responsabili, così come nei due giorni successivi.
Ricordo sempre che gli zii si lamentavano perchè ad Acuto non si facevano grossi affari; il paese era povero rispetto a Piglio, Paliano, Genazzano, più grossi e prosperosi. Ma forse lamentarsi faceva parte del mestiere, e l'oggi è sempre più povero di ieri, e anche di domani (continua).

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