mercoledì 12 maggio 2010

I 50 punti di Anna Maria - I miei ricordi - 47

Anna Maria faceva parte fissa del nostro piccolo clan di amici e amiche dai nove ai dodici anni. Era simpatica, chiacchierona, e di grandi capacità inventive.
Abitava in via del Colle, nella parte più alta dell'abitato di Acuto, alla quale ci si arrampicava per un ampio vicolo dirimpetto alla casa di Cherubina, un palazzone seicentesco impreziosito da un grande stemma cardinalizio.
La casa di Anna Maria era molto originale: dal portone d'ingresso si entrava in un grande atrio fresco ed ombroso. Poi si saliva una scala regolare, che improvvisamente si trasformava in una stretta scala a chiocciola.
Lassù abitava Ines, la mamma di Anna Maria, una signora di quarant'anni ancora piacente, ma dall'aria un po' malinconica: soffriva di cuore, non usciva mai di casa, e a noi questo fatto sembrava misterioso e affascinante. Anna Maria non aveva un papà: almeno, noi non lo avevamo mai conosciuto. Ines, però, sembrava avere una misteriosa amicizia con il padre di un altro nostro amico.
Un brutto giorno, venimmo a sapere che Anna Maria, uscita a prendere un fiasco d'acqua fresca alla fontana di piazza del Colle, aveva fatto un brutto capitombolo giù per la scaletta a chiocciola, e i vetri del fiasco le si erano conficcati nella pancia.
La bambina fu immediatamente portata all'ospedale, tutta insanguinata e per noi quasi morente. In paese non si parlava d'altro che di questo fatto doloroso.
In realtà tutto andò bene. Anna Maria se la cavò con un grosso spavento, due ore di operazione per accertarsi che tutti i frammenti di vetro fossero stati recuperati, e poi una cinquantina di punti nella pancia.
Tre mesi dopo, Anna Maria tornò ad Acuto e ci raccontò tutto della sua lunga degenza, in un lontano ospedale che non riuscimmo mai a sapere quale fosse. Ci parlava di altri malati, di altre sofferenze, e dell'orologio di San Pasquale, un misterioso congegno che suonava le ore di morte, e chi sentiva quel suono poteva considerarsi perduto.
Raccontava così bene le sue avventure, Anna Maria, che tutti la stavamo ad ascoltare col fiato sospeso. Era la nostra eroina, e da quel momento il suo posto fu quello privilegiato al centro dell'attenzione e dell'ammirazione generale.
Oggi Anna Maria, dopo una serie di viaggi e di peripezie, e dopo un matrimonio andato a male e senza aver avuto figli, insegna in una scuola elementare nel Veneto, anzi è andata ormai in pensione, ma si tiene sempre in contatto con gli amici del paese, e in particolare con una mia sorella più grande, a cui piace molto mantenere i rapporti con le vecchie amiche del passato. Ciao, Anna Maria: un grande saluto anche da parte mia, dopo tantissimi anni (continua).

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