martedì 25 maggio 2010

Don Filippo e le maniche corte - I miei ricordi 58

Acuto ha due parrocchie: Santa Maria e San Pietro. Santa Maria, per tradizione, è la parocchia principale, più bella, più ricca, e riservata all'Arciprete. San Pietro, invece, più vecchia e povera, di origine francescana, è nella parte più antica e scomoda del paese, e il suo parroco è quasi sempre un prete giovane e senza pretese, che mira a farsi largo più con l'umiltà che con le belle parole.
Almeno così era una volta, quando io ero bambino. Ma ancora oggi San Pietro vive all'ombra di Santa Maria.
Ai miei tempi, che sono quelli della guerra e degli anni quaranta, parroco di Santa Maria era don Filippo, che io ricordo come una specie di gigante, buono e autorevole, che incuteva rispetto solo a guardarlo. Rubicondo in viso, cordiale, ma bastava qualcosa di poco gradito perché il suo linguaggio diventasse tagliente.
Si favoleggiava che sua madre avesse avuto ben diciassette figli, anzi la cosa era data per sicura. Questi suoi fratelli io non ricordo di averli mai conosciuti, ma la sua era una delle famiglie più ricche del paese.
Probabilmente don Filippo sarà stato il figlio più giovane, e questo spiega che non si conoscesse nessuno dei suoi sedici fratelli, la cui leggenda si perdeva nella notte dei tempi.
Erano famose le prediche di don Filippo. Le donne specialmente, ne erano terrorizzate. Quando strepitava dal pulpito, non c'era scampo per nessuno. Era nato con l'animo del moralizzatore a tutti i costi, del Savonarola implacabile.
Ma forse aveva scambiato il piccolo e modesto paese di Acuto per l'immorale Firenze di Lorenzo il Magnifico, e anche un minimo peccato per don Filippo era uno scandalo.
La parola "scandalo" era infatti la base delle sue memorabili prediche. Sicuramente don Filippo avrà ben conosciuto le sue pecorelle e i loro vizi segreti, ma io ricordo che si inalberava per un nonnulla, e il peccato più grave da lui perseguito era il fatto che le ragazze si presentassero in chiesa con le braccia scoperte: arrivava al punto di chiamarle per nome e qualche volta perfino di scacciarle.
Altri tempi. Che cosa farebbe e direbbe oggi, il bravo don Filippo? Forse si sarebbe dovuto aggiornare, e cercare peccati più interiori da mettere al bando. O forse cercare più l'amore che lo scandalo.
Per fortuna, Santa Maria aveva un bellissimo organo, dal suono maestoso e potente. Così, quando don Filippo aveva concluso la sua predica roboante, la gente trovava consolazione e ristoro da una suonata di Bach o di Haendel, eseguite da Pietro, un organista davvero ispirato.
Don Filippo, però, visto da vicino, era un uomo buono e amichevole. Perdonava in privato ciò che condannava in pubblico. Quando andavi a casa sua, quasi in fondo al Borgo, un pasticcino e un bicchierino di rosolio non mancavano mai per nessuno. A recarteli era una signora molto anziana, vestita di nero, molto riservata: a pensarci bene, forse era l'ultima dei suoi sedici fratelli (continua).

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