sabato 8 maggio 2010

Lettera al Pupone

Caro Pupone,
permetti che sia un vecchio tifoso laziale a scriverti. Ci ha colpito il tuo momento di solitudine: dopo il trionfo di Parma, tanti amici; dopo la sconfitta in Coppa Italia con l'Inter, e il presagio di uno scudetto ormai perduto, nessun amico. Un gesto, quello contro Balotelli, che ti è costato molto caro.
Anche tu, dunque, abituato agli onori e ai successi, conosci quanto è amara la disfatta, e quanto sia facile perdere la testa.
Tu hai un carattere allegro e giocoso, per questo forse ti chiamano il Pupone. E non ti sei mai reso conto, a ripetizione, di quanto sia amaro il sapore di un pollice verso, specialmente se ti giunge come sfottò dopo un derby ingiustamente perduto e dopo un campionato pieno di amarezze.
Ora, Francesco, invidiato e odiato cugino, sei in grado anche tu di capire il sapore amarissimo di quel gesto, e nella tua mente sei portato a chiedere scusa e a giurare di non ripeterlo mai più.
Forse tu stesso, però, eri amareggiato perché Wikipedia ti aveva additato come il peggiore giocatore del derby romano per averne perduti 13 contro 11, ora diventati 12.
Eppure non ci sei voluto stare. Ora capisci invece che bisogna imparare anche a starci, in caso di sconfitta. Specialmente dopo il bruttissimo fallo contro Balotelli, davvero imperdonabile, e per il quale ti ha rimproverato perfino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Le scale della vita non portano solo in alto. Qualche volta scendono, ed è brutto quando non si hanno più venti anni, ma si è passati da parecchio i trenta, si conoscono anche i chiodi della sofferenza e del dolore, e quella scala in discesa la si comincia a percorrere sul serio.
Caro Pupone, te lo dico senza neanche un minimo di malanimo, l'importante ora è scendere sereno dal tuo trono. Vieni giù a basso dove noi ormai siamo abituati a stare tra una delusione e un'amarezza. Anche noi siamo stati grandi e abbiamo conosciuto l'amarezza del tracollo. L'importante è farlo con dignità. Solo la dignità ti salva, nella vita. E forse anche tu, ora, hai cominciato a capirlo, dopo la tramontana che ti ha sconvolto.
Non più gestacci, Pupone. E forse ti ritroverai con qualche amico in più. Tu che hai segnato più di 200 gol e sei entrato nella storia del calcio italiano, non dovresti provare dentro il sapore amaro della solitudine. Quello può provarlo soltanto chi è consapevole di non aver fatto il proprio dovere nella vita.
Ciao, Pupone. Ti auguriamo davvero di non sentirti mai solo.

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