martedì 11 maggio 2010

La leggenda del Matto - I miei ricordi - 46

Ho finalmente ritrovato,dopo una lunga ricerca, quel vecchio disco in vinile che parla della leggenda del matto del cimitero di Acuto. La vicenda è datata ai primissimi anni del Novecento, ma il disco risale agli anni Sessanta: l'autore delle musiche è Mario Gangi, la recitazione è di Mario Luciani.
Il testo è diviso in quattro parti, estremamente poetiche: a) er canto del carettiere; b) la posta; c) nun ce so' stelle; d) er matto.
Una leggenda così bella che ci limitiamo a trascriverla pari pari dalla copertina del disco.
Tantissimi anni fa viveva in Acuto un uomo bellissimo di nome Dario, che faceva il carrettiere ed aveva per amante la più povera e splendida fanciulla del paese.
I due giovani volevano sposarsi, ma i genitori della ragazza si opponevano decisamente a questo matrimonio "fra poveri", avendo già promesso la figlia ad un vecchio ma ricchissimo possidente del luogo. Rassegnata al volere dei suoi, la fanciulla sposò il possidente ed abbandonò per sempre il suo amante.
Disperato per la perdita della donna amata, deriso dai paesani per l'affronto subito, l'amante sfortunato cominciò a reagire ostentando disprezzo e indifferenza, e a chi lo interrogava sui fatti rispondeva, invariabilmente, che la sua donna era morta.
A poco a poco, con la mente sconvolta dal dolore e dalla disperazione, Dario cominciò a tramutare in realtà la finzione, e, ogni giorno, si recava dinanzi al cancello del cimitero per attendere l'arrivo del carro che avrebbe dovuto portare le spoglie mortali dell'innamorata.
La dolce e rassegnata pazzia lo struggeva nell'interminabile attesa che si prolungava per giorni, mesi, anni, e la pietà della gente , che ormai lo aveva soprannominato "Er matto", gli procurò i primi incarichi per la cura delle tombe.
Dario divenne così, per compassione di popolo, il guardiano del cimitero di Acuto, antico paese dalle case "screpolate e nere, eguali ar viso de villane vecchie", che sorge sul monte omonimo a guardia della verde e aperta vallata del Sacco.
Il testo originale della leggenda, in limpido dialetto romanesco, è sicuramente dovuto al grande cantautore romano Romolo Balzani (1892-1962), l'autore del "Barcarolo", l'immortale canzone capostipite della scuola romana a cui hanno dato corpo Lando Fiorini e Antonello Venditti.
Romolo Balzani veniva spesso ad Acuto, luogo rinomato di villeggiatura per i romani negli anni che vanno dal 1900 al 1960. Tra gli altri, frequentò in villeggiatura questo modesto paese, alla Pensione Roma, anche il primo ministro Giovanni Giolitti, nella Belle Epoque che precedette la prima guerra mondiale, e che è nota anche come età giolittiana.
A Romolo Balzani è dedicato un pittoresco vicolo nel rione di San Pietro, proprio nella parte più antica e caratteristica del paese, fatta di case "screpolate e vecchie", quella che sporge come uno sperone sull'estremo picco del monte proiettato verso Roma, e da lontano sembra un'aquila pronta a spiccare il volo verso la sua amata città. (continua ).

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