Sarà stato il clima di guerra, o forse non c'è mai niente di nuovo al mondo, ma a un certo punto, ad Acuto, si scatenò per gioco una lotta fra rione e rione. Niente di tragico, anzi molto divertente.
Era infatti soltanto un gioco, un po' malizioso e tirato troppo per le lunghe. I rioni coinvolti erano San Nicola, comprendente la piazzetta e una dozzina di abitazioni all'intorno, e la Piazza della Corte, con altrettante famiglie impegnate.
Quando si dice famiglie, s'intende in realtà soltanto i bambini, età variabile dai sei ai dodici anni, con qualche intervento di adulti quando le cose andavano troppo oltre. Era davvero la nostra piccola Via Paal, anche se non si era in una grande città come Budapest, ma in un piccolo paese del Lazio.
I due microscopici rioni erano divisi da un ampio vicolo, che dalla Corte scendeva a San Nicola, dominato dal palazzo delle Brunetti, un gruppo di tre sorelle rimaste zitelle nei secoli, e che in realtà non gradivano affatto di essere coinvolte nelle nostre battaglie.
San Nicola pretendeva che gli abitanti della Corte non scendessero quel vicolo, e la Corte dal canto suo non consentiva che noi di San Nicola salissimo sulla loro piazza, che nei tempi passati fungeva da luogo di adunanza e anche di patibolo per eventuali pene di morte o solenni punizioni. Almeno così si raccontava. In realtà era una gran bella piazza, tutta selciata, ospitava il Collegio delle Educande e la graziosa chiesa della Congregazione.
Le armi della battaglia erano rudimentali. Sassi scagliati da lontano ( noi di San Nicola, più in basso di una decina di metri, eravamo nettamente svantaggiati ), corti
bastoni con pannocchie vuote di mais sulla punta, casse di legno per le vedette, e soprattutto canti di guerra, che coinvolgevano famiglie ignare come quelle di zia Augusta, mitica parente comune, e le stesse Brunetti.
Il gioco, interrotto al tramonto, riprendeva al mattino verso le nove, e ci teneva impegnati per ore e ore. Le due bande erano composte da non più di dieci elementi ciascuna, bambini e bambine mischiati, e le ragazzine non meno tignose e impegnate dei maschi. Anzi, la nostra capobanda era una ragazzotta di dodici anni, mia cugina Maria Luigia, vero leader carismatico, fornita di un carattere deciso e intraprendente, e autrice dei canti di guerra.
Un inno di guerra diceva: " Piazza della Corte, tu sei la più forte:/ fatti avanti se hai il coraggio; / e se zia Augusta ti darà il passaggio, / poi le Brunetti indietreggiar ti fan.../
Ogni tanto c'era un'incursione, per lo più da parte di San Nicola, per dimostrare che quei dieci metri di dislivello non ci mettevano paura. E allora salivamo compatti gli scalini del vicolo, con tanto di bastoni con le pannocchie innestate ( le famose mazzaroppe ), e andavamo a colpire i bambini rivali. Una volta un colpo di pannocchia un po' troppo pesante mi fu fatto pagare con un manrovescio e una forte sgridata da un ragazzo diciottenne, per vendicare l'offesa fatta a una sorella più piccola. Poi venivamo ricacciati di corsa giù per gli scalini, sempre cantando canzoni di guerra.
In realtà, eravamo consapevoli che tutto ciò era solo un divertimento, che aveva le sue regole e i suoi tempi. Un guerra che poteva durare al massimo tre o quattro giorni. Poi i due rioni tornavano amici ,e i bambini dell'uno e dell'altro si mescolavano insieme per i giochi più tradizionali, che si svolgevano quasi sempre nella piazzetta di San Nicola, molto più appartata, e che sembrava fatta apposta per i nostri divertimenti.
La piazza era ricavata dal perimetro di un'antichissima chiesa andata completamente perduta nel tempo, di cui restava solo un muretto sulla vallata, e i resti smozzicati del campanile e della sacrestia, con un bell'affresco della Madonna conservato all'esterno come un altarino (continua).
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