Qualche notte, anche dopo la guerra, andavo ancora a dormire da nonna Livia. Alcune volte, quando ero più grandicello, andavo a dormire da solo in una camera al terzo piano, proprio sotto il tetto, e con due finestrelle che si aprivano sui tetti di altre abitazioni più basse.
Una sera - ricordo benissimo tutti i dettagli - stavo leggendo un giallo della grande collana nazionale; la lettura mi attirava così intensamente, che mi sembrava di essere astratto da ogni altra cosa che non fosse quella vicenda così truce.
Ad un tratto, però, nell'assoluto silenzio di quella stanza, sentii un rumore secco, come di una sassata nelle mie immediate vicinanze. Rimasi col fiato sospeso. Non passò più di un minuto, ed ecco che la sassata si ripeté.
Chi poteva essere, a quell'ora? O forse il rumore proveniva dai tetti sottostanti? Proprio in quel periodo, nella casa lì sotto, era morta una donna anziana, Maria, caduta giù per le scale di legno, e rimasta agonizzante, piena di sangue, in una cameretta contigua alla porta di casa di mia nonna. Una vicenda a cui avevo assistito, e che mi aveva vivamente impressionato.
I pensieri più strani mi venivano alla mente. Alla terza sassata smisi di leggere, mi rivestii, e scesi due piani più sotto, dove nonna Livia, e con lei alcune parenti ed amiche, stavano recitando il rosario. Io mi misi seduto su uno scalino,e non avevo il coraggio d'interrompere le loro preghiere.
Mia nonna, però, vedendomi così silenzioso e impaurito, mi chiese che cosa avessi e perché mi fossi alzato. Quando io le raccontati delle sassate, del rumore che sentivo alle finestre o dentro qualche armadio, volle salire subito a scoprire la ragione di quel rumore.
Nonna Livia era una donna concreta, e non aveva paura di nulla. Si fermò per un momento ad ascoltare, e al primo rumore di sassata scoppiò in una risata divertita: aveva capito tutto. Sotto il letto dove io dormivo, aveva sistemato una grossa cesta rovesciata, piena di lumache da spurgare prima di poterle cuocere.
Ogni volta che una lumaca si addormentava, si staccava dalla cesta e andava
a cadere sulle altre lumache, producendo un rumore secco che, nell'assoluto silenzio della camera, poteva davvero somigliare a una sassata.
Quando nonna Livia ridiscese, e spiegò alle sue amiche la ragione per cui mi ero tanto impaurito, ci fu una risata generale, e io, unico uomo, sia pure di dieci anni,
non ci feci certo una bella figura, tanto più che il fatto diventò una specie di barzelletta da raccontare (continua).
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