Un caro cugino di Roma, Augusto, di tre anni più piccolo di me, aveva un buon rapporto con i cugini di Acuto. A lui piaceva molto venire in paese, tant'è vero che poi sposò proprio una bella ragazza bionda del posto.
D'altra parte anche noi andavamo spesso a Roma, e uno dei nostri punti di riferimento, oltre alla zia di via Merulana, era anche la pittoresca casa di zia Amalia e dell'altro zio Peppino, in Via Sant'Andrea delle Fratte, vicino al Tritone e al Collegio Nazareno, dove lo zio era l'apprezzatissimo capocuoco di una vasta comunità di studenti, guidati dagli Scolopi, che avevano insegnanti famosi come il dantista Luigi Pietrobono e il latinista Quirino Santoloci.
Zia Amalia era un po' l'anima più moderna di tutta la casata; fu lei, in famiglia, ad avere la prima radio, la prima televisione, il primo giradischi, il primo registratore, senza contare frigorifero, lavatrice, lavapiatti; e poi il doppio bagno, con una vasta anticamera che a noi del paese sembrava quasi uno spreco. Proprio dirimpetto alla casa, a triangolo col portone del Nazareno, c'era la famosa sala da ballo Pichetti, assai frequentata.
Zio Peppino era appassionato di musica classica, e spesso la casa riecheggiava delle arie più famose. Molte di esse sono rimaste nella mia mente.
Augusto era un po' un artista; si dilettava in disegno e pittura, faceva collezione di francobolli e delle famose figurine Liebig, di cui possedeva due o tre album completi: i doppioni li regalava a me, che pure riuscii a completare un album dalla pregevole copertina di similpelle verde.
Un anno, ad Augusto, vezzeggiato e viziato da una comare veneta di ricca famiglia, che gli lasciò come dono permanente il curioso nomignolo di Pucci, fu regalato un piccolo teatrino di marionette, con cinque o sei personaggi che aveva imparato a maneggiare con una certa destrezza.
Però, sentiva il bisogno di un vero e proprio testo per le sue recite. Allora pensò bene di incaricare il letterato di famiglia, che...ero io. Mi scrisse una lettera al paese, spiegandomi le circostanze.
Io avevo dodici o tredici anni, ma scrivere era per me un vero divertimento. Mi misi all'opera, e in un paio di giorni tirai fuori una commediola, mi pare situata in un mercato arabo: i personaggi mi erano stati commissionati con grande precisione.
Il risultato fu molto apprezzato, e un altro cugino, Claudio, figlio di zia Teresa, maestro molto in gamba e ben presto direttore didattico, il più giovane di tutta Italia, mi fece i suoi complimenti. Claudio, appassionato giocatore di poker e di ramino, si recava spesso a casa di zia Amalia per lunghissime partite al poker, con zio Peppino e gli altri suoi due figli maschi, più grandi, Nando e Carlo.
L'unica figlia femmina, Maria Luigia detta Mimmina, era anche lei un po' un'artista: si divertiva a cantare e a ballare anche davanti ad amici e parenti, e mi ricordo una sua divertente interpretazione di "Maria de Bahìa": ahi ahi ahi Maria/ Maria de Bahìa/ sei soltanto tu la gioia della vita mia.../
Era sempre stimolante una visita a casa di zia Amalia. Ahimè, Carlo e Mimmina, trasferitisi per lavoro a Milano, ebbero solo una vita breve da vivere, e la conclusero prima ancora dei cinquant'anni.
Augusto, detto Pucci, fece il ritorno indietro da Roma ad Acuto, dove si esercitò anche nella politica e ricoprì con successo la carica di assessore alla cultura, promuovendo anche il recupero dell'antichissima chiesa rustica della Maddalena, con annessi i resti di un lebbrosario (continua).
Qui Lazio by Luigi Jadicicco raccoglie tutti i laziali, a cominciare da quelli dei nostri paesi che sono orgogliosi di far parte di una terra ricca di gloria, di arte e di storia. Con loro i tifosi della Lazio, prima squadra di calcio di Roma. Degli amati paesi laziali trattiamo tutti i problemi, le attese, le speranze.
lunedì 31 maggio 2010
I soldi di Kolarov per comprare Giuseppe Rossi
La Lazio ha i conti a posto: perciò può comprare chi vuole e a qualunque prezzo nuovi giocatori senza bisogno di cederne nessuno.
Questo afferma Claudio Lotito, presidente della Lazio, dando una evidente stoccata a Rosella Sensi, la quale sarebbe costretta a vendere De Rossi se volesse comprare Adriano e altri giocatori, cosa che sta facendo senza vendere il suo gioiello, ma evidentemente impegnandosi a cedere altra merce.
Però, anche tra le parole di Lotito e i fatti reali, ci corre una differenza. Lui vuole dire che non cederà Kolarov, non è costretto a farlo, ma in realtà poi precisa che finora nessuno glielo ha chiesto. Ciò vuol dire che, a un prezzo che lui ritiene conveniente, Kolarov sarà ceduto.
Infatti, con i 15 /18 milioni che Lotito pensa di ricavare dalla vendita del serbo, dovrà uscire gran parte della campagna acquisti della Lazio.
Kolarov lo sa, non sa soltanto chi sarà, fra Inter e Real Madrid, il suo reale acquirente.
Le sue simpatie vanno per il Real Madrid di Mourinho, e di questo sarebbe contento anche Lotito, perchè libererebbe un posto di extracomunitario che gli farebbe molto comodo per l'acquisto di giocatori sudamericani non di origine comunitaria: per esempio, Boghossian. Però anche la soluzione Inter è gradita sia da Kolarov che da Lotito. Kolarov andrebbe, in fondo, alla società che ha vinto il titolo europeo, mentre Lotito ha ottimi rapporti con Moratti malgrado la gran fregatura che gli ha dato con Pandev: anzi, spera di riprendere qualcosa di quello che ha perduto.
Staremo a vedere chi,fra Real e Inter, si farà avanti prima e offrirà la valutazione migliore.
L'Inter, secondo voci che nessuno può controllare, avrebbe offerto per Kolarov il solito gioiellino Khrin, un laterale di fantasia, e soprattutto quel Coutinho, ultimo fenomeno brasiliano di 18 anni che i nerazzurri si sarebbero già assicurato, un attaccante di buone promesse che tutti aspettano alla prova.
Lotito, però, dai soldi di Kolarov vorrebbe avere i contanti necessari per assicurarsi il catanese di Uruguay Jorge Martinez, che ha segnato 9 reti nel campionato appena passato e che si inserirebbe a meraviglia a fianco di Floccari e Rocchi, oppure, ancora meglio, un centravanti italiano che lavora all'estero, quel Giuseppe Rossi militante nel Villarreal in Spagna, l'anno scorso avversario proprio della Lazio in Europa League, e che è un azzurro di Lippi, anche se la sua partecipazione ai mondiali non è garantita.
Dalla spremuta di Kolarov, insomma, potrebbe uscire un Giuseppe Rossi inaspettato, un fisico un po' mingherlino, ancora abbastanza giovane, sgusciante e ricco di fantasia, che potrebbe benissimo essere il terzo o quarto attaccante della Lazio, assieme a Floccari, Rocchi e Zarate.
Staremo a vedere gli svilupppi di questa intricata matassa, di cui fa parte anche il gigante uruguayano Boghossian. Ma non si comincia a vedere un po' di luce se prima non parte Kolarov, malgrado la ritrosia di Lotito ad ammetterlo.
Questo afferma Claudio Lotito, presidente della Lazio, dando una evidente stoccata a Rosella Sensi, la quale sarebbe costretta a vendere De Rossi se volesse comprare Adriano e altri giocatori, cosa che sta facendo senza vendere il suo gioiello, ma evidentemente impegnandosi a cedere altra merce.
Però, anche tra le parole di Lotito e i fatti reali, ci corre una differenza. Lui vuole dire che non cederà Kolarov, non è costretto a farlo, ma in realtà poi precisa che finora nessuno glielo ha chiesto. Ciò vuol dire che, a un prezzo che lui ritiene conveniente, Kolarov sarà ceduto.
Infatti, con i 15 /18 milioni che Lotito pensa di ricavare dalla vendita del serbo, dovrà uscire gran parte della campagna acquisti della Lazio.
Kolarov lo sa, non sa soltanto chi sarà, fra Inter e Real Madrid, il suo reale acquirente.
Le sue simpatie vanno per il Real Madrid di Mourinho, e di questo sarebbe contento anche Lotito, perchè libererebbe un posto di extracomunitario che gli farebbe molto comodo per l'acquisto di giocatori sudamericani non di origine comunitaria: per esempio, Boghossian. Però anche la soluzione Inter è gradita sia da Kolarov che da Lotito. Kolarov andrebbe, in fondo, alla società che ha vinto il titolo europeo, mentre Lotito ha ottimi rapporti con Moratti malgrado la gran fregatura che gli ha dato con Pandev: anzi, spera di riprendere qualcosa di quello che ha perduto.
Staremo a vedere chi,fra Real e Inter, si farà avanti prima e offrirà la valutazione migliore.
L'Inter, secondo voci che nessuno può controllare, avrebbe offerto per Kolarov il solito gioiellino Khrin, un laterale di fantasia, e soprattutto quel Coutinho, ultimo fenomeno brasiliano di 18 anni che i nerazzurri si sarebbero già assicurato, un attaccante di buone promesse che tutti aspettano alla prova.
Lotito, però, dai soldi di Kolarov vorrebbe avere i contanti necessari per assicurarsi il catanese di Uruguay Jorge Martinez, che ha segnato 9 reti nel campionato appena passato e che si inserirebbe a meraviglia a fianco di Floccari e Rocchi, oppure, ancora meglio, un centravanti italiano che lavora all'estero, quel Giuseppe Rossi militante nel Villarreal in Spagna, l'anno scorso avversario proprio della Lazio in Europa League, e che è un azzurro di Lippi, anche se la sua partecipazione ai mondiali non è garantita.
Dalla spremuta di Kolarov, insomma, potrebbe uscire un Giuseppe Rossi inaspettato, un fisico un po' mingherlino, ancora abbastanza giovane, sgusciante e ricco di fantasia, che potrebbe benissimo essere il terzo o quarto attaccante della Lazio, assieme a Floccari, Rocchi e Zarate.
Staremo a vedere gli svilupppi di questa intricata matassa, di cui fa parte anche il gigante uruguayano Boghossian. Ma non si comincia a vedere un po' di luce se prima non parte Kolarov, malgrado la ritrosia di Lotito ad ammetterlo.
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Critica sportiva
domenica 30 maggio 2010
Il possidente bello e grasso - I miei ricordi- 63
C'era una suora, nel convento di Acuto (dove santa Maria De Matthias aveva fondato l'ordine del Sangue Prezioso nel 1834), che era una vera animatrice di cultura popolare.
Si chiamava suor Cesira, era di umili origini di una frazioncina di montagna, Porciano, ma aveva un ingegno così vivo, una mentalità così aperta, da diventare una specie di faro dell'intero paese.
Dirigeva con mano esperta l'asilo infantile, che funzionava a meraviglia. Non contenta di ciò, suor Cesira andava aggregando intorno a sé altre forze: stava promuovendo una scuola media privata, diretta dalle suore stesse ed aperta anche all'esterno, alle ragazze di Acuto. Alcune delle suore erano laureate, conoscevano il latino e il francese, la pedagogia e la psicologia, la matematica e l'arte. Tutte e tre le mie sorelle avevano frequentato quella scuola con buoni risultati, e nel paese quel collegio era veramente al top.
Ma suor Cesira amava soprattutto il teatro e la musica, e le avevano affidato la conduzione di un doposcuola aperto non solo alle ragazze, ma anche ai bambini.
La suora poteva così attingere a piene mani ad un vivaio promettente, dal quale ricavare attori per le sue recite, i suoi piccoli spettacoli che si ispiravano all'operetta e al varietà.
Anch'io, all'età di cinque o sei anni, rientrai per un momento nel raggio di attenzione della scatenata suor Cesira, la cui figura ho ritrovato in tempi recenti nel personaggio di suor Claretta di Sister Act, la bravissima Woopi Goldberg. Mi aveva prescelto come protagonista di una commediola romana, in cui avrei impersonato un "possidente bello e grasso" che se ne andava "dall'Ariccia a Albano,/da Genzano a Marino" combinando una serie di affari. La recitazione si alternava con il canto di divertenti ariette che ancora ricordo benissimo.
Io recitavo abbastanza bene e me la cavavo anche con il canto: promettevo, insomma. Suor Cesira, però, non aveva fatto i conti con il mio nemico numero uno, il panico da palcoscenico.
Arrivata, infatti, la serata della prova generale, con tanto di pubblico schierato al gran completo nel salone delle suore, le luci accese, l'attesa vibrante dei parenti, il "possidente bello e grasso", cioè il sottoscritto, si squagliò completamente come neve al sole appena chiamato al proscenio.
Un vero e proprio tradimento, il mio, nei confronti della povera regista suor Cesira, che si disperò per qualche momento, ma poi riuscì a trovare un "vice" forse meno bravo, ma dalla gran faccia tosta, che riuscì a coprire bene il ruolo e a ricevere anche la sua bella razione di applausi.
Da quel momento capii che le luci della ribalta non erano lo scenario giusto per me, e lo capì anche la buona suor Cesira, che non mi fece mai pesare la sua delusione.
Comunque, un complimento alla brava suora, che già nel 1940 aveva intuito qualcosa dello sfondo educativo e sociale dell'arcinoto film di Emile Ardolino del 1992. (continua)
Si chiamava suor Cesira, era di umili origini di una frazioncina di montagna, Porciano, ma aveva un ingegno così vivo, una mentalità così aperta, da diventare una specie di faro dell'intero paese.
Dirigeva con mano esperta l'asilo infantile, che funzionava a meraviglia. Non contenta di ciò, suor Cesira andava aggregando intorno a sé altre forze: stava promuovendo una scuola media privata, diretta dalle suore stesse ed aperta anche all'esterno, alle ragazze di Acuto. Alcune delle suore erano laureate, conoscevano il latino e il francese, la pedagogia e la psicologia, la matematica e l'arte. Tutte e tre le mie sorelle avevano frequentato quella scuola con buoni risultati, e nel paese quel collegio era veramente al top.
Ma suor Cesira amava soprattutto il teatro e la musica, e le avevano affidato la conduzione di un doposcuola aperto non solo alle ragazze, ma anche ai bambini.
La suora poteva così attingere a piene mani ad un vivaio promettente, dal quale ricavare attori per le sue recite, i suoi piccoli spettacoli che si ispiravano all'operetta e al varietà.
Anch'io, all'età di cinque o sei anni, rientrai per un momento nel raggio di attenzione della scatenata suor Cesira, la cui figura ho ritrovato in tempi recenti nel personaggio di suor Claretta di Sister Act, la bravissima Woopi Goldberg. Mi aveva prescelto come protagonista di una commediola romana, in cui avrei impersonato un "possidente bello e grasso" che se ne andava "dall'Ariccia a Albano,/da Genzano a Marino" combinando una serie di affari. La recitazione si alternava con il canto di divertenti ariette che ancora ricordo benissimo.
Io recitavo abbastanza bene e me la cavavo anche con il canto: promettevo, insomma. Suor Cesira, però, non aveva fatto i conti con il mio nemico numero uno, il panico da palcoscenico.
Arrivata, infatti, la serata della prova generale, con tanto di pubblico schierato al gran completo nel salone delle suore, le luci accese, l'attesa vibrante dei parenti, il "possidente bello e grasso", cioè il sottoscritto, si squagliò completamente come neve al sole appena chiamato al proscenio.
Un vero e proprio tradimento, il mio, nei confronti della povera regista suor Cesira, che si disperò per qualche momento, ma poi riuscì a trovare un "vice" forse meno bravo, ma dalla gran faccia tosta, che riuscì a coprire bene il ruolo e a ricevere anche la sua bella razione di applausi.
Da quel momento capii che le luci della ribalta non erano lo scenario giusto per me, e lo capì anche la buona suor Cesira, che non mi fece mai pesare la sua delusione.
Comunque, un complimento alla brava suora, che già nel 1940 aveva intuito qualcosa dello sfondo educativo e sociale dell'arcinoto film di Emile Ardolino del 1992. (continua)
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memorie
Figurine - Tu mi dai Martinez, io ti do Hitzlsperger
In questo periodo di crisi, si cerca di spendere meno soldi possibile, specie in un settore voluttuario come quello del calcio. E' così venuto di moda una specie di scambio delle figurine, del tipo famoso "tu mi dai un cane, io ti do due gatti".
Delle volte ci sono giocatori che in un ambiente non riescono ad esprimere le loro qualità, ma queste qualità ci sono e sono notevoli. Un caso unico è quello del nazionale tedesco Thomas Hitzlsperger, ben 51 volte titolare della nazionale germanica, giocatore ancora giovane, 28 anni, che attraversa una crisi di carattere psicologico probabilmente destinata a sparire da un momento all'altro se trovasse l'ambiente giusto.
Ora, sembra proprio che l'ambiente di Catania sia quello giusto per far rinascere Hitzlsberger, che ha un grande fisico, sicuramente integro, e un gran tiro a rete, specie su calcio di punizione. Segni di risveglio Hitzlsperger ne ha dati in questo finale di campionato, e fossi nella Lazio non me ne priverei in maniera troppo sbrigativa. Che bellezza se un giocatore come Hitzlsperger ritrovasse finalmente se stesso da un momento all'altro!
Se proprio deve privarsene, farebbe bene a tentare prima un salvataggio in un ambiente salutare come quello di Catania, ricco di umiltà e insieme di entusiasmo.
Alla Lazio farebbe molto comodo, dal canto suo, una mezza punta di fantasia come Jorge Martinez , che nel Catania è un numero 3 dopo Maxi Lopez e Mascara , con i quali compone il trio Ma-Ma-Ma. La Lazio, inoltre, sta coltivando un sogno uruguayano, e Martinez lo è, come lo sono Muslera, e il terzino Pintos e il centravanti Boghossian. Tutti e quattro fanno parte della nazionale di Montevideo e saranno protagonisti in Sudafrica.
Per Martinez il Catania vuole 12 milioni, la Lazio ne offre 6 più Hitzlsperger. Ma c'è anche un altro giocatore che a Catania potrebbe andare benissimo, ed è il folletto Foggia, uno che sta cercando disperatamente la platea giusta per le sue prodezze, poiché alla Lazio è chiuso da troppi titolari.
Dati i buoni rapporti di amicizia fra Lazio e Catania, lo scambio di figurine potrebbe risolversi in un reciproco vantaggio, senza spendere troppo in denaro ed acquistando quello che serve.
Delle volte ci sono giocatori che in un ambiente non riescono ad esprimere le loro qualità, ma queste qualità ci sono e sono notevoli. Un caso unico è quello del nazionale tedesco Thomas Hitzlsperger, ben 51 volte titolare della nazionale germanica, giocatore ancora giovane, 28 anni, che attraversa una crisi di carattere psicologico probabilmente destinata a sparire da un momento all'altro se trovasse l'ambiente giusto.
Ora, sembra proprio che l'ambiente di Catania sia quello giusto per far rinascere Hitzlsberger, che ha un grande fisico, sicuramente integro, e un gran tiro a rete, specie su calcio di punizione. Segni di risveglio Hitzlsperger ne ha dati in questo finale di campionato, e fossi nella Lazio non me ne priverei in maniera troppo sbrigativa. Che bellezza se un giocatore come Hitzlsperger ritrovasse finalmente se stesso da un momento all'altro!
Se proprio deve privarsene, farebbe bene a tentare prima un salvataggio in un ambiente salutare come quello di Catania, ricco di umiltà e insieme di entusiasmo.
Alla Lazio farebbe molto comodo, dal canto suo, una mezza punta di fantasia come Jorge Martinez , che nel Catania è un numero 3 dopo Maxi Lopez e Mascara , con i quali compone il trio Ma-Ma-Ma. La Lazio, inoltre, sta coltivando un sogno uruguayano, e Martinez lo è, come lo sono Muslera, e il terzino Pintos e il centravanti Boghossian. Tutti e quattro fanno parte della nazionale di Montevideo e saranno protagonisti in Sudafrica.
Per Martinez il Catania vuole 12 milioni, la Lazio ne offre 6 più Hitzlsperger. Ma c'è anche un altro giocatore che a Catania potrebbe andare benissimo, ed è il folletto Foggia, uno che sta cercando disperatamente la platea giusta per le sue prodezz
Dati i buoni rapporti di amicizia fra Lazio e Catania, lo scambio di figurine potrebbe risolversi in un reciproco vantaggio, senza spendere troppo in denaro ed acquistando quello che serve.
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Critica sportiva
sabato 29 maggio 2010
Il retrobottega - I miei ricordi - 62
Il negozio di mio padre ( noto in paese come "la bottega di Memmuccio") in corso Umberto ad Acuto, consisteva in un unico grande ambiente, tutto circondato di scaffali pieni di stoffe e di mercerie varie. C'era poi un retrobottega più piccolo, ma ugualmente abbastanza ampio, aperto con una grande finestra sull'attuale piazza del mercato, che allora era un giardino semiselvaggio, con alberi di pino e di acacia, spesso allagato dalle piogge, e in origine era una specie di laghetto in fase di progressivo prosciugamento.
Durante il 1943-44, nel momento peggiore della guerra, quando io avevo 9 anni, cominciai a fare pressione su mio padre, assieme alla mia cugina Marisa, di tre anni più grande, perchè ci concedesse di gestire nel retrobottega una specie di sezione autonoma del negozio, per la vendita di piccola merceria: nastri, bottoni, automatici, rocchetti e sigarette di filo, e via dicendo.
Mio padre era molto buono con me e con mia cugina, e pur comprendendo che quello era soltanto un gioco, volle darci ragione, e permise di effettuare l'esperimento, con nostra grandissima gioia. La porta che conduceva al retrobottega rimase perciò aperta, e trasferimmo gran parte della piccola merce negli scaffali di cui anche quella stanza era munita.
Arrivò, infatti, qualche giovane cliente: una ragazzina di quattordici anni che chiese un metro di nastro per le trecce. Fu la nostra unica vendita, poiché ci rendemmo subito conto che era troppo il disturbo, e troppo poca la resa. Inoltre, come si sa, quando un desiderio che è soltanto tale viene appagato, e non ha vera ragione di persistere, ben presto perde d'interesse e cade da sé.
Qualcosa del genere accadde anche a noi ragazzi, che certo non potevamo stare chiusi in bottega per tutta la giornata semplicemente per vendere un metro di nastro. Così, quando mio padre ci disse che gli dispiaceva molto, ma non era possibile continuare, io e mia cugina piegammo la testa...e corremmo a giocare altrove, all'aria libera, dopo aver ringraziato il buon Memmuccio, padre così tenero da acconsentire ad appagare per un momento il capriccio del proprio figlio e della propria nipote.
Comunque l'idea di sfruttare quel retrobottega non decadde completamente. Con altri cugini, come Augusto, Letizia, Anna ed altri ancora, vi fondammo una piccola città, Bidomo, cioè "Duecase", in cui ciascuno di noi aveva un nome nuovo, esercitava un proprio mestiere e serviva la piccola comunità. Una specie di città dei ragazzi, con tanto di sindaco, di farmacista, di erbivendola e di altre professioni.
Gestivamo anche una moneta nostra, fatta di bottoni di varia taglia. Ma eravamo un po' più grandi di età, mio padre non c'era più, la sua memoria era sempre viva tra noi, il negozio di corso Umberto tirava avanti alla meglio nelle mani di mia madre, alla quale non dispiaceva la compagnia di piccoli figli e nipoti che rendevano un po' più serena la sua giornata.
Giochi di bambini che sognavano di diventare grandi, e spendevano con felicità quegli ultimi scampoli di spensierata fanciullezza ( continua ).
Durante il 1943-44, nel momento peggiore della guerra, quando io avevo 9 anni, cominciai a fare pressione su mio padre, assieme alla mia cugina Marisa, di tre anni più grande, perchè ci concedesse di gestire nel retrobottega una specie di sezione autonoma del negozio, per la vendita di piccola merceria: nastri, bottoni, automatici, rocchetti e sigarette di filo, e via dicendo.
Mio padre era molto buono con me e con mia cugina, e pur comprendendo che quello era soltanto un gioco, volle darci ragione, e permise di effettuare l'esperimento, con nostra grandissima gioia. La porta che conduceva al retrobottega rimase perciò aperta, e trasferimmo gran parte della piccola merce negli scaffali di cui anche quella stanza era munita.
Arrivò, infatti, qualche giovane cliente: una ragazzina di quattordici anni che chiese un metro di nastro per le trecce. Fu la nostra unica vendita, poiché ci rendemmo subito conto che era troppo il disturbo, e troppo poca la resa. Inoltre, come si sa, quando un desiderio che è soltanto tale viene appagato, e non ha vera ragione di persistere, ben presto perde d'interesse e cade da sé.
Qualcosa del genere accadde anche a noi ragazzi, che certo non potevamo stare chiusi in bottega per tutta la giornata semplicemente per vendere un metro di nastro. Così, quando mio padre ci disse che gli dispiaceva molto, ma non era possibile continuare, io e mia cugina piegammo la testa...e corremmo a giocare altrove, all'aria libera, dopo aver ringraziato il buon Memmuccio, padre così tenero da acconsentire ad appagare per un momento il capriccio del proprio figlio e della propria nipote.
Comunque l'idea di sfruttare quel retrobottega non decadde completamente. Con altri cugini, come Augusto, Letizia, Anna ed altri ancora, vi fondammo una piccola città, Bidomo, cioè "Duecase", in cui ciascuno di noi aveva un nome nuovo, esercitava un proprio mestiere e serviva la piccola comunità. Una specie di città dei ragazzi, con tanto di sindaco, di farmacista, di erbivendola e di altre professioni.
Gestivamo anche una moneta nostra, fatta di bottoni di varia taglia. Ma eravamo un po' più grandi di età, mio padre non c'era più, la sua memoria era sempre viva tra noi, il negozio di corso Umberto tirava avanti alla meglio nelle mani di mia madre, alla quale non dispiaceva la compagnia di piccoli figli e nipoti che rendevano un po' più serena la sua giornata.
Giochi di bambini che sognavano di diventare grandi, e spendevano con felicità quegli ultimi scampoli di spensierata fanciullezza ( continua ).
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Troppo facile sparare su Lotito
E' così facile sparare su Lotito: verrebbe voglia anche a me, e avrei l'articolo già bello e fatto.
E invece no: non mi va di sparare sul pianista. Perché la musica della Lazio finirebbe immediatamente.
Quanti anni sono che tutti ce l'abbiamo con Lotito? Quanti anni sono che si lanciano alternative? Quante proposte sono state fatte perché Lotito passasse la mano?
Chi ha risposto? Nessuno. Nessuno vuole mettersi sulle spalle un simile fardello.
Lotito risponde: anche se qualcuno ci fosse, io questa Lazio non la cederei. Me la terrei ben stretta.
Che ci guadagna, Lotito? Nulla, anzi una cosa grandissima: la fama di risanatore, di saggio amministratore di un enorme debito galleggiante. Perché i debiti pregressi li hanno perdonati al Napoli, alla Fiorentina e al Parma, ma alla Lazio no. Agli altri è stato concesso addirittura di cambiare nome alla società e di cancellare tutto.
La Lazio no. La Lazio ha patteggiato, e ora si ritrova sul groppone un debito annuale da saldare al fisco che si aggira intorno ai cinque milioni, e continuerà ad essere così per un altro ventennio.
Lotito sta pagando i debiti che furono di Cragnotti.I debiti della grandezza pregressa. Per tornare alla quale bisogna scontare i peccati a poco a poco.
Sono discorsi che ai tifosi non piacciono. Quelli come noi che difendono la correttezza di Lotito sono soltanto disfattisti.
Noi vogliamo crescere a poco a poco. Non ci piacciono altre avventure. Però se lo trovate, uno disposto a cacciare milioni a palate, portatelo qui e lo eleggeremo ottavo re di Roma al posto di Lotito.
E invece no: non mi va di sparare sul pianista. Perché la musica della Lazio finirebbe immediatamente.
Quanti anni sono che tutti ce l'abbiamo con Lotito? Quanti anni sono che si lanciano alternative? Quante proposte sono state fatte perché Lotito passasse la mano?
Chi ha risposto? Nessuno. Nessuno vuole mettersi sulle spalle un simile fardello.
Lotito risponde: anche se qualcuno ci fosse, io questa Lazio non la cederei. Me la terrei ben stretta.
Che ci guadagna, Lotito? Nulla, anzi una cosa grandissima: la fama di risanatore, di saggio amministratore di un enorme debito galleggiante. Perché i debiti pregressi li hanno perdonati al Napoli, alla Fiorentina e al Parma, ma alla Lazio no. Agli altri è stato concesso addirittura di cambiare nome alla società e di cancellare tutto.
La Lazio no. La Lazio ha patteggiato, e ora si ritrova sul groppone un debito annuale da saldare al fisco che si aggira intorno ai cinque milioni, e continuerà ad essere così per un altro ventennio.
Lotito sta pagando i debiti che furono di Cragnotti.I debiti della grandezza pregressa. Per tornare alla quale bisogna scontare i peccati a poco a poco.
Sono discorsi che ai tifosi non piacciono. Quelli come noi che difendono la correttezza di Lotito sono soltanto disfattisti.
Noi vogliamo crescere a poco a poco. Non ci piacciono altre avventure. Però se lo trovate, uno disposto a cacciare milioni a palate, portatelo qui e lo eleggeremo ottavo re di Roma al posto di Lotito.
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venerdì 28 maggio 2010
Il forno di Cència - I miei ricordi - 61
In tutto il paese di Acuto, c'era un solo forno pubblico: il forno di Cència.
Forse me ne viene in mente un altro, ora che ci penso bene, ed era il forno dei Desiderati, nella parte vecchissima del paese, giù a San Pietro: ma quello era un mondo completamente diverso, si lavorava in piccolo, poche famiglie intime, poco più di un forno privato.
Cència lavorava in grande. Una specie di fabbrica, coi suoi ritmi, i suoi tempi, un ciclo ripetitivo organizzato quasi industrialmente.
Il forno di Cència si trovava proprio in fondo a Piazza Margherita, sotto le finestre di mia nonna Livia, vicinissimo al Vialozzo, zona oggi bonificata, ma allora peggio di una palude. L'igiene di quei tempi non era molto raccomandabile: se ne aveva tutta un'altra concezione.
Ma Cència era separatissima da ogni altro ambiente: una siepe molto alta la divideva da ogni contatto esterno. Per tutta la piazza si diffondeva il profumo (ma anche il fumo...) di quel magico forno.
Cència era coadiuvata da poche altre lavoranti, per la sua industria tutta al femminile. Una lavorante, che potremmo chiamare l'araldo, faceva l'intero giro del paese per tre chiamate, corrispondenti alle tre fasi della lavorazione del prodotto: ammassare, portare, ritirare.
La lavorazione del pane riguardava ciascuna delle famiglie. Ogni famiglia aveva il suo turno settimanale. Mia madre mi sembra che avesse il lunedì. Lei doveva organizzarsi per la sua fornitura di sette giorni : sette enormi pagnotte che miracolosamente si mantenevano fresche fino al lunedì successivo, grazie a un lievito di cui veniva salvata una piccola parte per la successiva settimana. La matrice di un lievito poteva mantenersi viva per mesi e mesi.
Su quel lievito bisognava lavorare fin dalla sera precedente. Poi, alle 7 del mattino, passava la donna-araldo che strillava sotto le finestre: - Geltrude, ammassa!- - Giulia, ammassa! -
Dopo circa tre ore, ecco la seconda chiamata: -Geltrude, porta! -
Mia madre, che aveva preparato accuratamente le sue sette pagnotte, le sistemava in una lunga spianatoia di legno coi bordi rialzati, la scifa, la ricopriva con una coperta, e la sistemava sul capo di una donna incaricata di condurla al forno di Cència, che continuava a lavorare e infornare senza tregua, in quella sua fucina ardente.
Ritmi precisi e veloci. Sette/otto minuti di forno e le pagnotte erano pronte, odorose e con una crosta dorata e croccante.
Nel frattempo la donna-araldo aveva compiuto il suo terzo giro per le strade del paese, gridando: -Geltrude, riporta! -
E ogni cliente doveva andare a ritirare il suo pane, con la sua scifa, al momento stabilito. Pagava il dovuto, che si calcolava sulla mezza lira a pagnotta, che ogni massaia cercava di fare più grande possibile per risparmiare. Tre lire e mezza, per noi: il pane per un'intera settimana per una famiglia di nove persone.
Un pane così buono, e che si manteneva così fresco, oggi certamente nessun forno saprebbe produrre. Ma Cència, con la sua legna e le sue frasche, nella sua fucina che somigliava a un antro infernale, ogni giorno, tante volte al giorno, sapeva compiere il magico ed economico miracolo.
(continua).
Forse me ne viene in mente un altro, ora che ci penso bene, ed era il forno dei Desiderati, nella parte vecchissima del paese, giù a San Pietro: ma quello era un mondo completamente diverso, si lavorava in piccolo, poche famiglie intime, poco più di un forno privato.
Cència lavorava in grande. Una specie di fabbrica, coi suoi ritmi, i suoi tempi, un ciclo ripetitivo organizzato quasi industrialmente.
Il forno di Cència si trovava proprio in fondo a Piazza Margherita, sotto le finestre di mia nonna Livia, vicinissimo al Vialozzo, zona oggi bonificata, ma allora peggio di una palude. L'igiene di quei tempi non era molto raccomandabile: se ne aveva tutta un'altra concezione.
Ma Cència era separatissima da ogni altro ambiente: una siepe molto alta la divideva da ogni contatto esterno. Per tutta la piazza si diffondeva il profumo (ma anche il fumo...) di quel magico forno.
Cència era coadiuvata da poche altre lavoranti, per la sua industria tutta al femminile. Una lavorante, che potremmo chiamare l'araldo, faceva l'intero giro del paese per tre chiamate, corrispondenti alle tre fasi della lavorazione del prodotto: ammassare, portare, ritirare.
La lavorazione del pane riguardava ciascuna delle famiglie. Ogni famiglia aveva il suo turno settimanale. Mia madre mi sembra che avesse il lunedì. Lei doveva organizzarsi per la sua fornitura di sette giorni : sette enormi pagnotte che miracolosamente si mantenevano fresche fino al lunedì successivo, grazie a un lievito di cui veniva salvata una piccola parte per la successiva settimana. La matrice di un lievito poteva mantenersi viva per mesi e mesi.
Su quel lievito bisognava lavorare fin dalla sera precedente. Poi, alle 7 del mattino, passava la donna-araldo che strillava sotto le finestre: - Geltrude, ammassa!- - Giulia, ammassa! -
Dopo circa tre ore, ecco la seconda chiamata: -Geltrude, porta! -
Mia madre, che aveva preparato accuratamente le sue sette pagnotte, le sistemava in una lunga spianatoia di legno coi bordi rialzati, la scifa, la ricopriva con una coperta, e la sistemava sul capo di una donna incaricata di condurla al forno di Cència, che continuava a lavorare e infornare senza tregua, in quella sua fucina ardente.
Ritmi precisi e veloci. Sette/otto minuti di forno e le pagnotte erano pronte, odorose e con una crosta dorata e croccante.
Nel frattempo la donna-araldo aveva compiuto il suo terzo giro per le strade del paese, gridando: -Geltrude, riporta! -
E ogni cliente doveva andare a ritirare il suo pane, con la sua scifa, al momento stabilito. Pagava il dovuto, che si calcolava sulla mezza lira a pagnotta, che ogni massaia cercava di fare più grande possibile per risparmiare. Tre lire e mezza, per noi: il pane per un'intera settimana per una famiglia di nove persone.
Un pane così buono, e che si manteneva così fresco, oggi certamente nessun forno saprebbe produrre. Ma Cència, con la sua legna e le sue frasche, nella sua fucina che somigliava a un antro infernale, ogni giorno, tante volte al giorno, sapeva compiere il magico ed economico miracolo.
(continua).
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memorie
Lazio: Pintos - Martinez - Boghossian !
Tra mille incertezze, anche la nuova Lazio sta prendendo volto, sta cominciando a orientarsi in modo pratico.
Tre saranno gli acquisti fondamentali: un terzino,un centrocampista e una punta. Di nomi se ne stanno facendo a dozzine, e sembra impossibile anche solo volerli elencare. Però una linea di fondo c'è. Il terzino sarà l'uruguayano Pintos, proveniente dal San Lorenzo de Almagro, Argentina; il centrocampista dovrebbe essere il fantasista Martinez del Catania, uomo d'idee e dal passo costante; il centravanti sarebbe quasi sicuramente un altro uruguayano, Boghossian, un gigante sia per il fisico che per la forza del gioco. Pintos-Martinez-Boghossian-Muslera costituiscono l'ossatura della nazionale uruguayana!
La Lazio, con questi tre, si schiererebbe così: Muslera; Pintos, Dias, Radu; Lichtsteiner,Brocchi, Ledesma, Mauri, Martinez; Floccari, Boghossian, con Rocchi e Zarate grandi rincalzi. Le altre riserve: Berni, Biava, Stendardo, Diakitè, Firmani, Matuzalem, Del Nero, Foggia e qualche giovane emergente.
Non siamo certo a livelli stellari, ma è sicuramente una buona Lazio, all'incirca da sesto posto, con qualche spiraglio anche verso l'alto, a seconda di come Edy Reja terrà in buona salute non solo il fisico ma anche l'animus pugnandi, il desiderio di dare il meglio, di tutti i suoi giocatori.
Le idee pian piano si stanno ordinando, gli obiettivi sono stati definiti. Non mancano alternative interessanti, come quella di Oddo terzino di fascia, Ederson come trequartista, Caracciolo come centravanti. Intanto Reja sta coordinando con Lotito una specie di battaglia dello sfoltimento che riguarda una ventina di giocatori, molti rientranti dai prestiti come Cribari, Carrizo, Zauri , e altri in scadenza di contratto e che hanno un certo mercato, come il bravo Baronio, lo stesso Cruz che non vuole ancora smettere, e così pure Siviglia, altro battagliero che farebbe la fortuna di molte squadre anche di serie A.
Ma ora lasciamoli riposare e tirare il fiato. Hanno dovuto lottare col coltello fra i denti fino alla fine di maggio, e un mesetto di riposo se lo meritano. Al raduno del 5 luglio non manca proprio moltissimo.E speriamo di ritrovarli con le idee rinnovate.
Tre saranno gli acquisti fondamentali: un terzino,un centrocampista e una punta. Di nomi se ne stanno facendo a dozzine, e sembra impossibile anche solo volerli elencare. Però una linea di fondo c'è. Il terzino sarà l'uruguayano Pintos, proveniente dal San Lorenzo de Almagro, Argentina; il centrocampista dovrebbe essere il fantasista Martinez del Catania, uomo d'idee e dal passo costante; il centravanti sarebbe quasi sicuramente un altro uruguayano, Boghossian, un gigante sia per il fisico che per la forza del gioco. Pintos-Martinez-Boghossian-Muslera costituiscono l'ossatura della nazionale uruguayana!
La Lazio, con questi tre, si schiererebbe così: Muslera; Pintos, Dias, Radu; Lichtsteiner,Brocchi, Ledesma, Mauri, Martinez; Floccari, Boghossian, con Rocchi e Zarate grandi rincalzi. Le altre riserve: Berni, Biava, Stendardo, Diakitè, Firmani, Matuzalem, Del Nero, Foggia e qualche giovane emergente.
Non siamo certo a livelli stellari, ma è sicuramente una buona Lazio, all'incirca da sesto posto, con qualche spiraglio anche verso l'alto, a seconda di come Edy Reja terrà in buona salute non solo il fisico ma anche l'animus pugnandi, il desiderio di dare il meglio, di tutti i suoi giocatori.
Le idee pian piano si stanno ordinando, gli obiettivi sono stati definiti. Non mancano alternative interessanti, come quella di Oddo terzino di fascia, Ederson come trequartista, Caracciolo come centravanti. Intanto Reja sta coordinando con Lotito una specie di battaglia dello sfoltimento che riguarda una ventina di giocatori, molti rientranti dai prestiti come Cribari, Carrizo, Zauri , e altri in scadenza di contratto e che hanno un certo mercato, come il bravo Baronio, lo stesso Cruz che non vuole ancora smettere, e così pure Siviglia, altro battagliero che farebbe la fortuna di molte squadre anche di serie A.
Ma ora lasciamoli riposare e tirare il fiato. Hanno dovuto lottare col coltello fra i denti fino alla fine di maggio, e un mesetto di riposo se lo meritano. Al raduno del 5 luglio non manca proprio moltissimo.E speriamo di ritrovarli con le idee rinnovate.
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cronaca sportiva
ROMA BOOM: arriva Adriano, De Rossi resta !
Dalle pazienti mani di Ranieri ( e dalle capienti casse di Rosella), piano piano sta uscendo una Roma mondiale, una Roma che neanche i tifosi più ambiziosi sarebbero stati capaci di realizzare.
Adriano è nostro! Arriva il 6 giugno a prendere possesso del suo Impero, e intanto afferma che Roma è la sua città, che da qui tornerà a compiere prodezze, che quasi quasi questa era la città del suo destino: questa decisione era dovuta, perchè lui sente di dover molto al calcio italiano.
Però, in fondo in fondo, la notizia che più ci fa piacere sono le parole di Rosella riguardo a De Rossi: lui è veramente Capitan Futuro, senza di lui la Roma non esiste, sarà lui la pietra fondamentale dellla nuova Roma, dunque non poteva assolutamente essere ceduto.
Questo rinunciare a 50 milioni di contante liquido significa solo una cosa:la Roma ha deciso di mettere sul mercato denaro fresco per la preventivata cifra di 60 milioni, con i quali formare la squadra nuova.
Squadra nuova significa anche l'arrivo di Simplicio: e con De Rossi-Simplicio la linea mediana romanista è la più forte del mondo, con l'aggiunta di Pizarro e Perrotta.
Intanto, sta sempre più prendendo piede l'idea di completare la difesa col miglior terzino destro disponibile sulla piazza, il neoazzurro del Palermo Mattia Cassani: ha 27 anni appena compiuti, è solido ed esperto, e con Juan, Burdisso, Mexès e Riise comporrà una linea difensiva di primissima qualità, eventualmente ritoccabile anche a sinistra.
Non basta. Serve un' altra punta per fare anche dell'attacco la linea delle meraviglie. Se va in porto l'idea del recupero e rilancio di Mutu, i due Adriano sarebbero il non plus ultra. Ma da Rio de Janeiro, e proprio dal Flamengo, starebbe maturando anche un'altra prospettiva: portare a Roma il compagno ideale di Adriano, quel Vagner Silva De Souza che costituiva con lui il tandem delle meraviglie, 24 anni, 27 gol in due in sole 18 partite, 15 di Adriano e 12 di Vagner, il quale sarebbe entusiasta di arrivare anche lui a Roma.
Ora stiamo davvero sognando. Perciò diamo tempo al duo Ranieri-Rosella di trasformare i sogni, tutti quanti, in realtà.
Ma...un momento! Non vi siete accorti che non abbiamo fatto neanche una volta il nome di Totti? E invece lui è il grande regista, che alle spalle di Adriano s'incaricherà d'innestare la santabarbara.
Adriano è nostro! Arriva il 6 giugno a prendere possesso del suo Impero, e intanto afferma che Roma è la sua città, che da qui tornerà a compiere prodezze, che quasi quasi questa era la città del suo destino: questa decisione era dovuta, perchè lui sente di dover molto al calcio italiano.
Però, in fondo in fondo, la notizia che più ci fa piacere sono le parole di Rosella riguardo a De Rossi: lui è veramente Capitan Futuro, senza di lui la Roma non esiste, sarà lui la pietra fondamentale dellla nuova Roma, dunque non poteva assolutamente essere ceduto.
Questo rinunciare a 50 milioni di contante liquido significa solo una cosa:la Roma ha deciso di mettere sul mercato denaro fresco per la preventivata cifra di 60 milioni, con i quali formare la squadra nuova.
Squadra nuova significa anche l'arrivo di Simplicio: e con De Rossi-Simplicio la linea mediana romanista è la più forte del mondo, con l'aggiunta di Pizarro e Perrotta.
Intanto, sta sempre più prendendo piede l'idea di completare la difesa col miglior terzino destro disponibile sulla piazza, il neoazzurro del Palermo Mattia Cassani: ha 27 anni appena compiuti, è solido ed esperto, e con Juan, Burdisso, Mexès e Riise comporrà una linea difensiva di primissima qualità, eventualmente ritoccabile anche a sinistra.
Non basta. Serve un' altra punta per fare anche dell'attacco la linea delle meraviglie. Se va in porto l'idea del recupero e rilancio di Mutu, i due Adriano sarebbero il non plus ultra. Ma da Rio de Janeiro, e proprio dal Flamengo, starebbe maturando anche un'altra prospettiva: portare a Roma il compagno ideale di Adriano, quel Vagner Silva De Souza che costituiva con lui il tandem delle meraviglie, 24 anni, 27 gol in due in sole 18 partite, 15 di Adriano e 12 di Vagner, il quale sarebbe entusiasta di arrivare anche lui a Roma.
Ora stiamo davvero sognando. Perciò diamo tempo al duo Ranieri-Rosella di trasformare i sogni, tutti quanti, in realtà.
Ma...un momento! Non vi siete accorti che non abbiamo fatto neanche una volta il nome di Totti? E invece lui è il grande regista, che alle spalle di Adriano s'incaricherà d'innestare la santabarbara.
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Critica sportiva
giovedì 27 maggio 2010
Le risorse del vicolo - I miei ricordi - 60
Oggi, su qualche guida di Acuto, il Vicolo Gaudente viene presentato come un punto caratteristico, pieno di memorie medioevali.
La mia casa, in via Vittorio Emanuele 30, si affacciava dal lato destro proprio su Vicolo Gaudente, contribuendo all'interesse dei visitatori con un suo terrazzo molto originale, un muretto perforato con rosoni a losanghe di cemento, che molti forestieri si fermavano a guardare ammirati. In realtà, era solo una struttura moderna.
Ma nel vicolo Gaudente c'era ben altro. Proprio di fronte a noi c'era la casa seicentesca di Cherubina e di Filippo, ultimi discendenti di una famiglia cardinalizia.La casa, di due piani, si apriva sugli scalini del vicolo con ampie cantine, che in autunno emanavano i profumi della vendemmia e del mosto, da cui nasceva un vino molto pregiato.
Il vicolo, piuttosto ampio, è tutto in discesa, e dopo quella di Cherubina c'era un'altra antica costruzione a tre piani, con un grande portone. Mentre Cherubina sfoggiava modernità come la radio aperta a tutto volume su notiziari di guerra o musichette leggere, dalle finestre dell'altro palazzo arrivavano ondate di musica classica, ben eseguite al pianoforte da una ragazza misteriosa, Plautilla, che non usciva quasi mai e colloquiava spesso con Beethoven e Chopin. Io mi affacciavo ogni volta dal mio terrazzo a sentirla, affascinato.
Plautilla faceva parte di una famiglia aristocratica, e aveva un'altra sorella, Ada, più pratica e alla mano, che sposerà più tardi il segretario comunale, Odoardo.
La casa di Plautilla concludeva praticamente il vicolo sul lato sinistro. La cosa misteriosa, per noi, era, proprio in fondo al vicolo, a livello stradale, un foro stretto e lungo nel cemento, di circa un metro di larghezza e venti centimetri di altezza, chiamato biforio, forse perchè la struttura si ripeteva poi al di là, un mezzo metro oltre: qui le acque piovane trovavano il loro sfogo verso la valle, tra rocce e cespugli, come accadeva per tutti gli altri vicoli in discesa.
Infatti, sul lato opposto della strada principale, c'erano i vicoli in salita, quelli del Colle e della Piazza della Corte, dove nel lontano passato si eseguiva la pena di morte.
Questi vicoli in salita erano più importanti, ma meno pittoreschi, perchè non avevano sfogo sulla vallata.
Risalendo il Vicolo Gaudente dal lato destro, si incontravano altre abitazioni assai originali. La casa di Silvia, madre del nostro amico Luigino, aveva un atrio ampio ed oscuro, con un portone sempre aperto, e sfociava su un giardino luminoso.
Più in alto c'era la casa di sor Lello il farmacista, il cui portone viceversa era sempre chiuso, ma era dotata anch'essa di un fiorente giardino.
Ancora più in alto, un'ampia arcata ogivale si apriva su due o tre porte di case più povere, mentre l'ultima porta immetteva in un'osteria molto frequentata.
Al piano superiore c'era il Vignale, una specie di galleria formata da due arcate, di fronte alle quali si aprivano le abitazioni.
Il vicolo degrada ancora oggi su una cinquantina di metri di dislivello, ma per tutti quei cinquanta metri le abitazioni si accumulavano l'una sull'altra, in un'unica struttura evidentemente molto robusta, in quanto basata sulla roccia, e resistente anche ai terremoti, se a memoria d'uomo non è andata mai distrutta.
L'ultima casa in alto era proprio la mia, ma a mio padre, che la ristrutturò intorno al 1920, venne imposto l'obbligo di non alzarla oltre, perché avrebbe posto a rischio la stabilità dell'intero nucleo abitativo (continua).
La mia casa, in via Vittorio Emanuele 30, si affacciava dal lato destro proprio su Vicolo Gaudente, contribuendo all'interesse dei visitatori con un suo terrazzo molto originale, un muretto perforato con rosoni a losanghe di cemento, che molti forestieri si fermavano a guardare ammirati. In realtà, era solo una struttura moderna.
Ma nel vicolo Gaudente c'era ben altro. Proprio di fronte a noi c'era la casa seicentesca di Cherubina e di Filippo, ultimi discendenti di una famiglia cardinalizia.La casa, di due piani, si apriva sugli scalini del vicolo con ampie cantine, che in autunno emanavano i profumi della vendemmia e del mosto, da cui nasceva un vino molto pregiato.
Il vicolo, piuttosto ampio, è tutto in discesa, e dopo quella di Cherubina c'era un'altra antica costruzione a tre piani, con un grande portone. Mentre Cherubina sfoggiava modernità come la radio aperta a tutto volume su notiziari di guerra o musichette leggere, dalle finestre dell'altro palazzo arrivavano ondate di musica classica, ben eseguite al pianoforte da una ragazza misteriosa, Plautilla, che non usciva quasi mai e colloquiava spesso con Beethoven e Chopin. Io mi affacciavo ogni volta dal mio terrazzo a sentirla, affascinato.
Plautilla faceva parte di una famiglia aristocratica, e aveva un'altra sorella, Ada, più pratica e alla mano, che sposerà più tardi il segretario comunale, Odoardo.
La casa di Plautilla concludeva praticamente il vicolo sul lato sinistro. La cosa misteriosa, per noi, era, proprio in fondo al vicolo, a livello stradale, un foro stretto e lungo nel cemento, di circa un metro di larghezza e venti centimetri di altezza, chiamato biforio, forse perchè la struttura si ripeteva poi al di là, un mezzo metro oltre: qui le acque piovane trovavano il loro sfogo verso la valle, tra rocce e cespugli, come accadeva per tutti gli altri vicoli in discesa.
Infatti, sul lato opposto della strada principale, c'erano i vicoli in salita, quelli del Colle e della Piazza della Corte, dove nel lontano passato si eseguiva la pena di morte.
Questi vicoli in salita erano più importanti, ma meno pittoreschi, perchè non avevano sfogo sulla vallata.
Risalendo il Vicolo Gaudente dal lato destro, si incontravano altre abitazioni assai originali. La casa di Silvia, madre del nostro amico Luigino, aveva un atrio ampio ed oscuro, con un portone sempre aperto, e sfociava su un giardino luminoso.
Più in alto c'era la casa di sor Lello il farmacista, il cui portone viceversa era sempre chiuso, ma era dotata anch'essa di un fiorente giardino.
Ancora più in alto, un'ampia arcata ogivale si apriva su due o tre porte di case più povere, mentre l'ultima porta immetteva in un'osteria molto frequentata.
Al piano superiore c'era il Vignale, una specie di galleria formata da due arcate, di fronte alle quali si aprivano le abitazioni.
Il vicolo degrada ancora oggi su una cinquantina di metri di dislivello, ma per tutti quei cinquanta metri le abitazioni si accumulavano l'una sull'altra, in un'unica struttura evidentemente molto robusta, in quanto basata sulla roccia, e resistente anche ai terremoti, se a memoria d'uomo non è andata mai distrutta.
L'ultima casa in alto era proprio la mia, ma a mio padre, che la ristrutturò intorno al 1920, venne imposto l'obbligo di non alzarla oltre, perché avrebbe posto a rischio la stabilità dell'intero nucleo abitativo (continua).
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memorie
Hitzlsperger: pentito, sì, ma se la Lazio ha capito...
Thomas Hitzlsperger, tornato in Germania, non ha tardato a sputare il rospo. Avevo deciso di andare a giocare in Italia, e nel caso specifico alla Lazio, sperando davvero di trovare posto in squadra, di giocare a buon ritmo, di rifarmi il fisico e la scioltezza giusta, e invece è andato tutta alla rovescia. e così mi ritrovo fuori da quella Nazionale nella quale avevo disputato la bellezza di 51 incontri.
Ditemi voi se si può essere più giù di morale. Il buon Thomas, però, ha subito aggiunto: torno in Germania per giocare, non sono finito, ho 28 anni, per bacco. Se dovessi restare all'estero, non sarebbe ugualmente la fine del mondo, nel senso che ho ritrovato almeno una cosa : il coraggio di accettare le cose come stanno.
E come stanno, le cose? Proprio la partita finale dell'ultimo campionato, Lazio-Udinese 3-1, potrebbe aver detto la verità sul caso Hitzlsperger. In quella partita, si è mosso molto bene ed ha anche segnato il gol di avvio, quello più importante.
Il fatto è che, venendo alla Lazio,Thomas si è ritrovato dentro una polveriera. Altro che trovare serenità e fiducia! La terra bruciava. E per lui che era già bruciato per suo conto, la prospettiva è stata grama.
Aveva bisogno di serenità, e la serenità l'ha ritrovata solo all'ultima giornata. E' costato un milione, ma con quel gol il milione l'ha ripagato. Infatti la Lazio, di gol,ne ha segnati ben pochi, solo 39, e i giocatori che li hanno segnati sono costati ben più di quella cifra: il solo Zarate è costato 20 e ha fatto 3 gol in un campionato, solo Floccari, che è costato 9, ne ha fatti 8, e dunque Hitzlsperger ha fatto più che il suo dovere. Almeno in fatto di gol.
Il succo di tutto questo discorso è: Hitzlsperger ha deluso, ma il clima era del tutto negativo, e a 28 anni, con il fisico integro, merita almeno un altro anno di prova e di
possibile rilancio. Sarebbe bello se Reja, ora che potrà lavorare con soli 26 titolari, potesse restaurare un colosso come il tedesco e riportarlo in buone condizioni. Chi ci guadagnerebbe, sarebbe la Lazio. Ma anche la Nazionale tedesca dei prossimi anni.
La Lazio sta cercando un altro bravo centrocampista, e fa bene. Ma io Hitzlsperger me lo terrei. Per ora come riserva. Vorrei tanto provare a risolvere questo mistero. Vorrei capire perchè un campione così giovane ha perduto completamente la via. Drogare non si droga. Forse una grande delusione d'amore? Lo ricordate Francisco Lojacono, alla Roma, che cosa fu capace di fare: ridursi a giocare a gettone, perchè si era
perdutamente innamorato di un'attricetta per la quale si ridusse al lastrico.
Ah, dimenticavo: avete presente con quanto affetto tutta la squadra corse ad abbracciare Thomas, quando fece quel gol? Questo può essere molto significativo dell'affetto che lega la squadra a lui, e spesso i compagni sanno comprendere lo stato d'animo di un giocatore più che non sappiano fare i dirigenti.
Ditemi voi se si può essere più giù di morale. Il buon Thomas, però, ha subito aggiunto: torno in Germania per giocare, non sono finito, ho 28 anni, per bacco. Se dovessi restare all'estero, non sarebbe ugualmente la fine del mondo, nel senso che ho ritrovato almeno una cosa : il coraggio di accettare le cose come stanno.
E come stanno, le cose? Proprio la partita finale dell'ultimo campionato, Lazio-Udinese 3-1, potrebbe aver detto la verità sul caso Hitzlsperger. In quella partita, si è mosso molto bene ed ha anche segnato il gol di avvio, quello più importante.
Il fatto è che, venendo alla Lazio,Thomas si è ritrovato dentro una polveriera. Altro che trovare serenità e fiducia! La terra bruciava. E per lui che era già bruciato per suo conto, la prospettiva è stata grama.
Aveva bisogno di serenità, e la serenità l'ha ritrovata solo all'ultima giornata. E' costato un milione, ma con quel gol il milione l'ha ripagato. Infatti la Lazio, di gol,ne ha segnati ben pochi, solo 39, e i giocatori che li hanno segnati sono costati ben più di quella cifra: il solo Zarate è costato 20 e ha fatto 3 gol in un campionato, solo Floccari, che è costato 9, ne ha fatti 8, e dunque Hitzlsperger ha fatto più che il suo dovere. Almeno in fatto di gol.
Il succo di tutto questo discorso è: Hitzlsperger ha deluso, ma il clima era del tutto negativo, e a 28 anni, con il fisico integro, merita almeno un altro anno di prova e di
possibile rilancio. Sarebbe bello se Reja, ora che potrà lavorare con soli 26 titolari, potesse restaurare un colosso come il tedesco e riportarlo in buone condizioni. Chi ci guadagnerebbe, sarebbe la Lazio. Ma anche la Nazionale tedesca dei prossimi anni.
La Lazio sta cercando un altro bravo centrocampista, e fa bene. Ma io Hitzlsperger me lo terrei. Per ora come riserva. Vorrei tanto provare a risolvere questo mistero. Vorrei capire perchè un campione così giovane ha perduto completamente la via. Drogare non si droga. Forse una grande delusione d'amore? Lo ricordate Francisco Lojacono, alla Roma, che cosa fu capace di fare: ridursi a giocare a gettone, perchè si era
perdutamente innamorato di un'attricetta per la quale si ridusse al lastrico.
Ah, dimenticavo: avete presente con quanto affetto tutta la squadra corse ad abbracciare Thomas, quando fece quel gol? Questo può essere molto significativo dell'affetto che lega la squadra a lui, e spesso i compagni sanno comprendere lo stato d'animo di un giocatore più che non sappiano fare i dirigenti.
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Critica sportiva
De Rossi è realista:se Rosella vuole...
Come si fa, a ventisette anni, dopo dieci anni di carriera giallorossa, a dir di no alla prospettiva di un futuro nel Real Madrid?
Sapete cosa significa avere almeno raddoppiato l'ingaggio? Ritrovarsi nelle mani di un tecnico, Mourinho, che ti stima enormemente e la prima richiesta che fa alla sua nuova società sei proprio tu, Daniele De Rossi, ormai avviato a diventare il capitano della Nazionale azzurra?
E poi pensi: io a Roma ci starei benissimo, ma se devo andare via meglio oggi che domani, gli anni di carriera che mi rimangono sono ancora parecchi, ma devo cominciare a contarli. Ho giurato eterno amore alla Roma, però non vorrei sentirmi un ingrato verso chi ha tesaurizzato sul mio nome, e cinquanta milioni di pronta cassa possono significare una ricca campagna acquisti e una Roma ugualmente potenziata.
Perciò, se Rosella vuole...io mi sacrifico. Che è poi un bel sacrificio. Faccio del bene alla mia vecchia società, che da me ricava un grosso capitale (oggi: domani chissà?), e faccio del bene a me stesso.
Pensa, giocare nel Real Madrid, la squadra più illustre del mondo. Giocare con Mourinho, che conta sulla mia grinta e sul mio costante rendimento: lui l'ha sempre detto che la Roma ha il più bel centrocampo del mondo,e soprattutto i più bei centrocampisti, a cominciare da me.
Insomma, dal raduno della Nazionale arriva alla Roma un messaggio chiaro: fate pure come volete, a me va bene tutto. Se resto, resto contento,e se parto, parto ancora più contento, sapendo che la Roma lo farebbe soltanto per avere un migliore avvenire.
Probabilmente Claudio Ranieri non sarà contento di questo discorso. Sicuramente non ne saranno contenti i tifosi.
Ma se sull'altro piatto della bilancia metti l'acquisto sicuro di Adriano, l'altro, altrettanto sicuro, di un forte centrocampista come Simplicio, e poi l'arrivo di un grosso terzino, e forse altri ancora, bè, le cose possono assumere anche un altro aspetto.
Una mediana formata da Perrotta Pizarro Simplicio Taddei è in linea col valore di quella attuale, e potrà essere anche rinforzata con altri ingaggi. E c'è anche Brighi che è ben più di un rincalzo. Nessun salto nel vuoto se dovesse partire De Rossi.
Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Prima vediamo chi sono questi quattro buoi che devono fare il passo della squadra e devono portarla in alto, più in alto di almeno i famosi sei punti perduti nelle prime due giornate del campionato scorso.
Sapete cosa significa avere almeno raddoppiato l'ingaggio? Ritrovarsi nelle mani di un tecnico, Mourinho, che ti stima enormemente e la prima richiesta che fa alla sua nuova società sei proprio tu, Daniele De Rossi, ormai avviato a diventare il capitano della Nazionale azzurra?
E poi pensi: io a Roma ci starei benissimo, ma se devo andare via meglio oggi che domani, gli anni di carriera che mi rimangono sono ancora parecchi, ma devo cominciare a contarli. Ho giurato eterno amore alla Roma, però non vorrei sentirmi un ingrato verso chi ha tesaurizzato sul mio nome, e cinquanta milioni di pronta cassa possono significare una ricca campagna acquisti e una Roma ugualmente potenziata.
Perciò, se Rosella vuole...io mi sacrifico. Che è poi un bel sacrificio. Faccio del bene alla mia vecchia società, che da me ricava un grosso capitale (oggi: domani chissà?), e faccio del bene a me stesso.
Pensa, giocare nel Real Madrid, la squadra più illustre del mondo. Giocare con Mourinho, che conta sulla mia grinta e sul mio costante rendimento: lui l'ha sempre detto che la Roma ha il più bel centrocampo del mondo,e soprattutto i più bei centrocampisti, a cominciare da me.
Insomma, dal raduno della Nazionale arriva alla Roma un messaggio chiaro: fate pure come volete, a me va bene tutto. Se resto, resto contento,e se parto, parto ancora più contento, sapendo che la Roma lo farebbe soltanto per avere un migliore avvenire.
Probabilmente Claudio Ranieri non sarà contento di questo discorso. Sicuramente non ne saranno contenti i tifosi.
Ma se sull'altro piatto della bilancia metti l'acquisto sicuro di Adriano, l'altro, altrettanto sicuro, di un forte centrocampista come Simplicio, e poi l'arrivo di un grosso terzino, e forse altri ancora, bè, le cose possono assumere anche un altro aspetto.
Una mediana formata da Perrotta Pizarro Simplicio Taddei è in linea col valore di quella attuale, e potrà essere anche rinforzata con altri ingaggi. E c'è anche Brighi che è ben più di un rincalzo. Nessun salto nel vuoto se dovesse partire De Rossi.
Ma non mettiamo il carro davanti ai buoi. Prima vediamo chi sono questi quattro buoi che devono fare il passo della squadra e devono portarla in alto, più in alto di almeno i famosi sei punti perduti nelle prime due giornate del campionato scorso.
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Critica sportiva
mercoledì 26 maggio 2010
Se Basso vince il Giro.....grazie, Agnoli!
Tappa 17: Brunico-Pejo Terme. Ancora una conferma per Valerio Agnoli. Ha lavorato come un negro per la sua squadra, la Liquigas-Doimo, e per il suo capitano, Ivan Basso, nonché per il vice-capitano Vincenzo Nibali, non si sas mai come si possono mettere le cose.
Se indubbiamente la Liquigas è la squadra più forte, lo si deve al duo Basso-Nibali, ma il numero tre della formazione è senza dubbio il fiuggino -alatrese-ciociaro Valerio Agnoli, il grande faticatore, il portatore di borracce, ma soprattutto colui che tira il grupppo quando c'è da tirare alla morte, magari per cercare di staccare la maglia rosa che ancora resiste sulle spalle dello spagnolo Arroyo,ma si sa che non potrà durare per sempre, che presto Bassso farà il colpaccio. ma ci sarà ancora una volta Valerio Agnoli a prepararglielo.
Oltretutto Agnoli, brillante com'è, forte com'è, ha anche una buona classifica,veleggia intorno al ventesimo posto,e se non scoppierà per la gran fatica lo vedremo ancora in buona posizione anche a Milano nella classifica finale.
Forza, Valerio. Tutta la Ciociaria, anzi tutto il Lazio, è con te!
Se indubbiamente la Liquigas è la squadra più forte, lo si deve al duo Basso-Nibali, ma il numero tre della formazione è senza dubbio il fiuggino -alatrese-ciociaro Valerio Agnoli, il grande faticatore, il portatore di borracce, ma soprattutto colui che tira il grupppo quando c'è da tirare alla morte, magari per cercare di staccare la maglia rosa che ancora resiste sulle spalle dello spagnolo Arroyo,ma si sa che non potrà durare per sempre, che presto Bassso farà il colpaccio. ma ci sarà ancora una volta Valerio Agnoli a prepararglielo.
Oltretutto Agnoli, brillante com'è, forte com'è, ha anche una buona classifica,veleggia intorno al ventesimo posto,e se non scoppierà per la gran fatica lo vedremo ancora in buona posizione anche a Milano nella classifica finale.
Forza, Valerio. Tutta la Ciociaria, anzi tutto il Lazio, è con te!
Le lumache nella notte - I miei ricordi - 59
Qualche notte, anche dopo la guerra, andavo ancora a dormire da nonna Livia. Alcune volte, quando ero più grandicello, andavo a dormire da solo in una camera al terzo piano, proprio sotto il tetto, e con due finestrelle che si aprivano sui tetti di altre abitazioni più basse.
Una sera - ricordo benissimo tutti i dettagli - stavo leggendo un giallo della grande collana nazionale; la lettura mi attirava così intensamente, che mi sembrava di essere astratto da ogni altra cosa che non fosse quella vicenda così truce.
Ad un tratto, però, nell'assoluto silenzio di quella stanza, sentii un rumore secco, come di una sassata nelle mie immediate vicinanze. Rimasi col fiato sospeso. Non passò più di un minuto, ed ecco che la sassata si ripeté.
Chi poteva essere, a quell'ora? O forse il rumore proveniva dai tetti sottostanti? Proprio in quel periodo, nella casa lì sotto, era morta una donna anziana, Maria, caduta giù per le scale di legno, e rimasta agonizzante, piena di sangue, in una cameretta contigua alla porta di casa di mia nonna. Una vicenda a cui avevo assistito, e che mi aveva vivamente impressionato.
I pensieri più strani mi venivano alla mente. Alla terza sassata smisi di leggere, mi rivestii, e scesi due piani più sotto, dove nonna Livia, e con lei alcune parenti ed amiche, stavano recitando il rosario. Io mi misi seduto su uno scalino,e non avevo il coraggio d'interrompere le loro preghiere.
Mia nonna, però, vedendomi così silenzioso e impaurito, mi chiese che cosa avessi e perché mi fossi alzato. Quando io le raccontati delle sassate, del rumore che sentivo alle finestre o dentro qualche armadio, volle salire subito a scoprire la ragione di quel rumore.
Nonna Livia era una donna concreta, e non aveva paura di nulla. Si fermò per un momento ad ascoltare, e al primo rumore di sassata scoppiò in una risata divertita: aveva capito tutto. Sotto il letto dove io dormivo, aveva sistemato una grossa cesta rovesciata, piena di lumache da spurgare prima di poterle cuocere.
Ogni volta che una lumaca si addormentava, si staccava dalla cesta e andava
a cadere sulle altre lumache, producendo un rumore secco che, nell'assoluto silenzio della camera, poteva davvero somigliare a una sassata.
Quando nonna Livia ridiscese, e spiegò alle sue amiche la ragione per cui mi ero tanto impaurito, ci fu una risata generale, e io, unico uomo, sia pure di dieci anni,
non ci feci certo una bella figura, tanto più che il fatto diventò una specie di barzelletta da raccontare (continua).
Una sera - ricordo benissimo tutti i dettagli - stavo leggendo un giallo della grande collana nazionale; la lettura mi attirava così intensamente, che mi sembrava di essere astratto da ogni altra cosa che non fosse quella vicenda così truce.
Ad un tratto, però, nell'assoluto silenzio di quella stanza, sentii un rumore secco, come di una sassata nelle mie immediate vicinanze. Rimasi col fiato sospeso. Non passò più di un minuto, ed ecco che la sassata si ripeté.
Chi poteva essere, a quell'ora? O forse il rumore proveniva dai tetti sottostanti? Proprio in quel periodo, nella casa lì sotto, era morta una donna anziana, Maria, caduta giù per le scale di legno, e rimasta agonizzante, piena di sangue, in una cameretta contigua alla porta di casa di mia nonna. Una vicenda a cui avevo assistito, e che mi aveva vivamente impressionato.
I pensieri più strani mi venivano alla mente. Alla terza sassata smisi di leggere, mi rivestii, e scesi due piani più sotto, dove nonna Livia, e con lei alcune parenti ed amiche, stavano recitando il rosario. Io mi misi seduto su uno scalino,e non avevo il coraggio d'interrompere le loro preghiere.
Mia nonna, però, vedendomi così silenzioso e impaurito, mi chiese che cosa avessi e perché mi fossi alzato. Quando io le raccontati delle sassate, del rumore che sentivo alle finestre o dentro qualche armadio, volle salire subito a scoprire la ragione di quel rumore.
Nonna Livia era una donna concreta, e non aveva paura di nulla. Si fermò per un momento ad ascoltare, e al primo rumore di sassata scoppiò in una risata divertita: aveva capito tutto. Sotto il letto dove io dormivo, aveva sistemato una grossa cesta rovesciata, piena di lumache da spurgare prima di poterle cuocere.
Ogni volta che una lumaca si addormentava, si staccava dalla cesta e andava
a cadere sulle altre lumache, producendo un rumore secco che, nell'assoluto silenzio della camera, poteva davvero somigliare a una sassata.
Quando nonna Livia ridiscese, e spiegò alle sue amiche la ragione per cui mi ero tanto impaurito, ci fu una risata generale, e io, unico uomo, sia pure di dieci anni,
non ci feci certo una bella figura, tanto più che il fatto diventò una specie di barzelletta da raccontare (continua).
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memorie
ROMA: Sei punti in meno, stavolta no !
Il tristanzuolo Mourinho deve dir grazie alla Roma non tanto per il fatale 1-2 di Pazzini, quanto per quegli stolti sei punti in meno nelle prime due giornate di campionato.
Se la Roma, quest'anno, forte della brutta esperienza, si starà molto attenta, un bel bottino iniziale di sei punti potrebbe essere il punto di partenza di un'altra marcia trionfale, stavolta destinata a trasformarsi in scudetto. Non ci sarà Mourinho per potergli ridere in faccia, ci sarà magari il buon Leonardo (pare che Moratti voglia fare questo dispettto al Berlusca...), ma l'importante è che la Roma rida e pianga qualcun altro.
Claudio Ranieri si è fatto un bel fardello di esperienze per non voler cancellare l'errore dell'anno scorso: lui vuole una Roma"anima e core" fin dal primo minuto delle trentotto lunghissime giornate di campionato. Poi, si sa, un momento di appannamento o di appesantimento può sempre capitare, ma partire con un handicap secco di -6 è veramente dura anche dal punto di vista psicologico.
Certo, quest'anno, se mancherà Mourinho, sembra quasi che il campionato italiano, che a lui proprio non piaceva, perda un protagonista assoluto, con le sue violenze verbali e i suoi gesti esasperati tipo manette. Andrà a farle in Spagna, dove la gente forse è un po' più tenera e i giornalisti meno rompiscatole. O no?
Affari suoi. A noi restano i nostri, che sono sempre complicati. Stando le cose come stanno,Claudio Ranieri assume ora il ruolo che fu di Mourinho, e tutti gli daranno addosso come si suole dare addosso al più forte.
Preparati bene, Claudio, perchè errori non te ne perdonerà nessuno, specialmente a Milano o in generale su in Padania, dove un romano è sempre uno di Roma ladrona.
E allora, se proprio dobbiamo rubare, andiamoci a rubare questo scudetto: che a noi non ce lo regala nessuno, nemmeno Guido Rossi!
Se la Roma, quest'anno, forte della brutta esperienza, si starà molto attenta, un bel bottino iniziale di sei punti potrebbe essere il punto di partenza di un'altra marcia trionfale, stavolta destinata a trasformarsi in scudetto. Non ci sarà Mourinho per potergli ridere in faccia, ci sarà magari il buon Leonardo (pare che Moratti voglia fare questo dispettto al Berlusca...), ma l'importante è che la Roma rida e pianga qualcun altro.
Claudio Ranieri si è fatto un bel fardello di esperienze per non voler cancellare l'errore dell'anno scorso: lui vuole una Roma"anima e core" fin dal primo minuto delle trentotto lunghissime giornate di campionato. Poi, si sa, un momento di appannamento o di appesantimento può sempre capitare, ma partire con un handicap secco di -6 è veramente dura anche dal punto di vista psicologico.
Certo, quest'anno, se mancherà Mourinho, sembra quasi che il campionato italiano, che a lui proprio non piaceva, perda un protagonista assoluto, con le sue violenze verbali e i suoi gesti esasperati tipo manette. Andrà a farle in Spagna, dove la gente forse è un po' più tenera e i giornalisti meno rompiscatole. O no?
Affari suoi. A noi restano i nostri, che sono sempre complicati. Stando le cose come stanno,Claudio Ranieri assume ora il ruolo che fu di Mourinho, e tutti gli daranno addosso come si suole dare addosso al più forte.
Preparati bene, Claudio, perchè errori non te ne perdonerà nessuno, specialmente a Milano o in generale su in Padania, dove un romano è sempre uno di Roma ladrona.
E allora, se proprio dobbiamo rubare, andiamoci a rubare questo scudetto: che a noi non ce lo regala nessuno, nemmeno Guido Rossi!
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Critica sportiva
Lazio: Partire con il piede giusto
Fra poco più di un mese, saremo già di nuovo sulla piazza: la data è lunedì 5 luglio, il luogo è Formello, e il giorno dopo si partirà per il ritiro di Auronzo di Cadore, sempre lo stesso, la Lazio lì è di casa, è come se un pezzetto di Formello si fosse trasferito nel Cadore. Vuoi mettere, però, l'aria fina e i panorami, e il fresco, e le belle galoppate tra i boschi.
Lì si farà la nuova Lazio. In quel mesetto scarso si possono forgiare i destini della squadra. L'anno scorso Ballardini partì a rotta di collo, si fece trovare in palla per l'8 agosto, vinse a Pechino, poi vinse con l'Atalanta in casa (1-0, gol di Rocchi), poi vinse ancora a Verona col Chievo (2-1, doppietta di Cruz), poi fece glu glu, e nun se vide più...
Forti di questa esperienza dolce-agro, una puntina di dolce e tanto tanto agro, Edy Reja saprà come adoperare lo strumento delicato del precampionato perchè frutti alla squadra il passo giusto: inutile essere in formissima ad agosto, se poi a metà settrembre già cominci ad accusare la stanchezza.O magari ti sei montato la testa, pensi che tre vittorie già ti possano fruttare lo scudetto, e allora risvegliarsi da un sogno sballato può fare veramente male.
Ballardini si era portato dietro una caterva di accompagnatori nella sua sballata avventura: in questo caso, pochi ma buoni, un buon addestratore fisico basta, il resto lo fa l'esperienza, e Reja l'esperienza ce l'ha piuttosto lunga.
E allora, cerchiamo di partire con il passo giusto: nè troppo veloce e neanche troppo lento, perchè poi, cominciare con una sconfitta può far nascere a sua volta dei problemi.
Perciò Reja ha insistito tanto sullo sfoltimento dei ranghi: trascinarti dietro 43 giocatori significa soltanto distribuire male le energie, avere molti più disturbi e molte più distrazioni, e se devi inserire tre o quattro uomini nuovi non puoi neanche dedicarti troppo a loro. Bastano 25 buoni titolari, i famosi due per ruolo più tre ragazzi di rincalzo presi dalla primavera.
Ovviamente Reja non ha bisogno dei nostri consigli. Li abbiamo espressi solo per chi ci legge, perchè si renda conto che è un compito delicato e difficile, e che produrrà
sicuramente i suoi frutti.
Speriamo buoni, questa volta.
Lì si farà la nuova Lazio. In quel mesetto scarso si possono forgiare i destini della squadra. L'anno scorso Ballardini partì a rotta di collo, si fece trovare in palla per l'8 agosto, vinse a Pechino, poi vinse con l'Atalanta in casa (1-0, gol di Rocchi), poi vinse ancora a Verona col Chievo (2-1, doppietta di Cruz), poi fece glu glu, e nun se vide più...
Forti di questa esperienza dolce-agro, una puntina di dolce e tanto tanto agro, Edy Reja saprà come adoperare lo strumento delicato del precampionato perchè frutti alla squadra il passo giusto: inutile essere in formissima ad agosto, se poi a metà settrembre già cominci ad accusare la stanchezza.O magari ti sei montato la testa, pensi che tre vittorie già ti possano fruttare lo scudetto, e allora risvegliarsi da un sogno sballato può fare veramente male.
Ballardini si era portato dietro una caterva di accompagnatori nella sua sballata avventura: in questo caso, pochi ma buoni, un buon addestratore fisico basta, il resto lo fa l'esperienza, e Reja l'esperienza ce l'ha piuttosto lunga.
E allora, cerchiamo di partire con il passo giusto: nè troppo veloce e neanche troppo lento, perchè poi, cominciare con una sconfitta può far nascere a sua volta dei problemi.
Perciò Reja ha insistito tanto sullo sfoltimento dei ranghi: trascinarti dietro 43 giocatori significa soltanto distribuire male le energie, avere molti più disturbi e molte più distrazioni, e se devi inserire tre o quattro uomini nuovi non puoi neanche dedicarti troppo a loro. Bastano 25 buoni titolari, i famosi due per ruolo più tre ragazzi di rincalzo presi dalla primavera.
Ovviamente Reja non ha bisogno dei nostri consigli. Li abbiamo espressi solo per chi ci legge, perchè si renda conto che è un compito delicato e difficile, e che produrrà
sicuramente i suoi frutti.
Speriamo buoni, questa volta.
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Critica sportiva
martedì 25 maggio 2010
Don Filippo e le maniche corte - I miei ricordi 58
Acuto ha due parrocchie: Santa Maria e San Pietro. Santa Maria, per tradizione, è la parocchia principale, più bella, più ricca, e riservata all'Arciprete. San Pietro, invece, più vecchia e povera, di origine francescana, è nella parte più antica e scomoda del paese, e il suo parroco è quasi sempre un prete giovane e senza pretese, che mira a farsi largo più con l'umiltà che con le belle parole.
Almeno così era una volta, quando io ero bambino. Ma ancora oggi San Pietro vive all'ombra di Santa Maria.
Ai miei tempi, che sono quelli della guerra e degli anni quaranta, parroco di Santa Maria era don Filippo, che io ricordo come una specie di gigante, buono e autorevole, che incuteva rispetto solo a guardarlo. Rubicondo in viso, cordiale, ma bastava qualcosa di poco gradito perché il suo linguaggio diventasse tagliente.
Si favoleggiava che sua madre avesse avuto ben diciassette figli, anzi la cosa era data per sicura. Questi suoi fratelli io non ricordo di averli mai conosciuti, ma la sua era una delle famiglie più ricche del paese.
Probabilmente don Filippo sarà stato il figlio più giovane, e questo spiega che non si conoscesse nessuno dei suoi sedici fratelli, la cui leggenda si perdeva nella notte dei tempi.
Erano famose le prediche di don Filippo. Le donne specialmente, ne erano terrorizzate. Quando strepitava dal pulpito, non c'era scampo per nessuno. Era nato con l'animo del moralizzatore a tutti i costi, del Savonarola implacabile.
Ma forse aveva scambiato il piccolo e modesto paese di Acuto per l'immorale Firenze di Lorenzo il Magnifico, e anche un minimo peccato per don Filippo era uno scandalo.
La parola "scandalo" era infatti la base delle sue memorabili prediche. Sicuramente don Filippo avrà ben conosciuto le sue pecorelle e i loro vizi segreti, ma io ricordo che si inalberava per un nonnulla, e il peccato più grave da lui perseguito era il fatto che le ragazze si presentassero in chiesa con le braccia scoperte: arrivava al punto di chiamarle per nome e qualche volta perfino di scacciarle.
Altri tempi. Che cosa farebbe e direbbe oggi, il bravo don Filippo? Forse si sarebbe dovuto aggiornare, e cercare peccati più interiori da mettere al bando. O forse cercare più l'amore che lo scandalo.
Per fortuna, Santa Maria aveva un bellissimo organo, dal suono maestoso e potente. Così, quando don Filippo aveva concluso la sua predica roboante, la gente trovava consolazione e ristoro da una suonata di Bach o di Haendel, eseguite da Pietro, un organista davvero ispirato.
Don Filippo, però, visto da vicino, era un uomo buono e amichevole. Perdonava in privato ciò che condannava in pubblico. Quando andavi a casa sua, quasi in fondo al Borgo, un pasticcino e un bicchierino di rosolio non mancavano mai per nessuno. A recarteli era una signora molto anziana, vestita di nero, molto riservata: a pensarci bene, forse era l'ultima dei suoi sedici fratelli (continua).
Almeno così era una volta, quando io ero bambino. Ma ancora oggi San Pietro vive all'ombra di Santa Maria.
Ai miei tempi, che sono quelli della guerra e degli anni quaranta, parroco di Santa Maria era don Filippo, che io ricordo come una specie di gigante, buono e autorevole, che incuteva rispetto solo a guardarlo. Rubicondo in viso, cordiale, ma bastava qualcosa di poco gradito perché il suo linguaggio diventasse tagliente.
Si favoleggiava che sua madre avesse avuto ben diciassette figli, anzi la cosa era data per sicura. Questi suoi fratelli io non ricordo di averli mai conosciuti, ma la sua era una delle famiglie più ricche del paese.
Probabilmente don Filippo sarà stato il figlio più giovane, e questo spiega che non si conoscesse nessuno dei suoi sedici fratelli, la cui leggenda si perdeva nella notte dei tempi.
Erano famose le prediche di don Filippo. Le donne specialmente, ne erano terrorizzate. Quando strepitava dal pulpito, non c'era scampo per nessuno. Era nato con l'animo del moralizzatore a tutti i costi, del Savonarola implacabile.
Ma forse aveva scambiato il piccolo e modesto paese di Acuto per l'immorale Firenze di Lorenzo il Magnifico, e anche un minimo peccato per don Filippo era uno scandalo.
La parola "scandalo" era infatti la base delle sue memorabili prediche. Sicuramente don Filippo avrà ben conosciuto le sue pecorelle e i loro vizi segreti, ma io ricordo che si inalberava per un nonnulla, e il peccato più grave da lui perseguito era il fatto che le ragazze si presentassero in chiesa con le braccia scoperte: arrivava al punto di chiamarle per nome e qualche volta perfino di scacciarle.
Altri tempi. Che cosa farebbe e direbbe oggi, il bravo don Filippo? Forse si sarebbe dovuto aggiornare, e cercare peccati più interiori da mettere al bando. O forse cercare più l'amore che lo scandalo.
Per fortuna, Santa Maria aveva un bellissimo organo, dal suono maestoso e potente. Così, quando don Filippo aveva concluso la sua predica roboante, la gente trovava consolazione e ristoro da una suonata di Bach o di Haendel, eseguite da Pietro, un organista davvero ispirato.
Don Filippo, però, visto da vicino, era un uomo buono e amichevole. Perdonava in privato ciò che condannava in pubblico. Quando andavi a casa sua, quasi in fondo al Borgo, un pasticcino e un bicchierino di rosolio non mancavano mai per nessuno. A recarteli era una signora molto anziana, vestita di nero, molto riservata: a pensarci bene, forse era l'ultima dei suoi sedici fratelli (continua).
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memorie
LAZIO: Solo noi abbiamo battuto Mourinho !
* Prima di andarsene in Spagna, Josè MOURINHO ha voluto lasciare un riconoscimento alla Lazio: Inter 3 tituli, Lazio un titulo, zero tutte le altre. Grazie, Mourinho, di aver ricordato che l'8 agosto di un anno fa, a Pechino, la Lazio è stata capace di strappargli un riconoscimento di valore: la Supercoppa Italiana, 2-1 con i gol di Matuzalem e Rocchi. To', ce n'eravamo dimenticati anche noi. E Lotito può anche essere soddisfatto. Del resto il destino era già nel suo nome: Lo-ti-to = ti-to-lo.
*Sergio FLOCCARI resta sicuramente alla Lazio. Lo ha confermato il presidente del Genoa, Preziosi. Solo che ha aggiunto: gradirei un conguaglio tecnico. Non gli dispiacerebbe Lichtsteiner, valutato appunto 8/9 milioni.
* Reja avrebbe offerto 4/5 milioni all'Hajduk per il suo giovanissimo terzino sinistro STRINIC. Questo significa che ci si è rassegnati alla partenza di Kolarov e si stanno prendendo le contromisure.
*Non è più tanto sicuro che KOLAROV finisca all'Inter. Infatti Mourinho ha fatto capire che sarebbe sua intenzione averlo con sé al Real Madrid. La società madrilena è disposta a pagare per il forte terzino serbo la cifra di 18 milioni.
* Parte di questa cifra verrebbe utilizzata per l'acquisto della punta del Catania Jorge MARTINEZ, anni 27, componente del rinomato trio Ma-Ma-Ma (Martinez -Maxi Lopez-Mascara). L'acquisto di Martinez, però, ci fa pensare che Reja acconsentirebbe alla partenza di Zarate.
*Maurito ZARATE è amatissimo dai tedeschi del Bayern Monaco, disposti a sacrificare per lui non meno di 20 milioni, la stessa cifra che il folletto argentino è costato a Lotito due anni fa. Economicamente, dunque, non è stato un grande affare.
*Il Boca Junior, famosa squadra di Buenos Aires, ha offerto alla Lazio il suo terzino sinistro MONZON. Ecco un altro candidato alla sostituzione di Kolarov. Vedremo chi riuscirà alla fine a conquistare l'ambita maglia del serbo.
*A proposito di terzini, l'uruguayano PINTOS, da tutti considerato ormai laziale, non vede l'ora di venire a Roma per conoscere il nuovo ambiente. PINTOS gioca a destra, e quindi sarebbe il rincalzo di Lichtsteiner, o anche il suo sostituto nel caso che lo svizzero dovesse trasferirsi a Genova come contropartita della metà di Floccari.
*Non siamo per niente tranquilli per BOGHOSSIAN. Abbiamo saputo che anche la Roma lo cerca. Si sbrigasse, Lotito, se non vuole che il suo prezioso centravanti lo saluti come qualche mese fa fece Maxi Lopez.
*Un affare che non mi piace per niente: lo scambio LEDESMA-CIGARINI proposto dal Napoli.Luca Cigarini è bravo, ma Ledesma lo è di più, e l'unico vantaggio è quello dell'età: Ledesma 28, Cigarini 24. Edy Reja che cosa ne pensa?
* Allora, è deciso: il ritiro precampionato si svolgerà anche quest'anno ad Auronzo di Cadore, per la terza volta consecutiva. Lì la squadra si è sempre trovata benissimo. Raduno lunedì 5 luglio, partenza il giorno successivo. Il raduno durerà circa un mese, e poi ve ne sarà uno più breve a Fiuggi fino all'inizio del campionato (25 agosto).
*Sergio FLOCCARI resta sicuramente alla Lazio. Lo ha confermato il presidente del Genoa, Preziosi. Solo che ha aggiunto: gradirei un conguaglio tecnico. Non gli dispiacerebbe Lichtsteiner, valutato appunto 8/9 milioni.
* Reja avrebbe offerto 4/5 milioni all'Hajduk per il suo giovanissimo terzino sinistro STRINIC. Questo significa che ci si è rassegnati alla partenza di Kolarov e si stanno prendendo le contromisure.
*Non è più tanto sicuro che KOLAROV finisca all'Inter. Infatti Mourinho ha fatto capire che sarebbe sua intenzione averlo con sé al Real Madrid. La società madrilena è disposta a pagare per il forte terzino serbo la cifra di 18 milioni.
* Parte di questa cifra verrebbe utilizzata per l'acquisto della punta del Catania Jorge MARTINEZ, anni 27, componente del rinomato trio Ma-Ma-Ma (Martinez -Maxi Lopez-Mascara). L'acquisto di Martinez, però, ci fa pensare che Reja acconsentirebbe alla partenza di Zarate.
*Maurito ZARATE è amatissimo dai tedeschi del Bayern Monaco, disposti a sacrificare per lui non meno di 20 milioni, la stessa cifra che il folletto argentino è costato a Lotito due anni fa. Economicamente, dunque, non è stato un grande affare.
*Il Boca Junior, famosa squadra di Buenos Aires, ha offerto alla Lazio il suo terzino sinistro MONZON. Ecco un altro candidato alla sostituzione di Kolarov. Vedremo chi riuscirà alla fine a conquistare l'ambita maglia del serbo.
*A proposito di terzini, l'uruguayano PINTOS, da tutti considerato ormai laziale, non vede l'ora di venire a Roma per conoscere il nuovo ambiente. PINTOS gioca a destra, e quindi sarebbe il rincalzo di Lichtsteiner, o anche il suo sostituto nel caso che lo svizzero dovesse trasferirsi a Genova come contropartita della metà di Floccari.
*Non siamo per niente tranquilli per BOGHOSSIAN. Abbiamo saputo che anche la Roma lo cerca. Si sbrigasse, Lotito, se non vuole che il suo prezioso centravanti lo saluti come qualche mese fa fece Maxi Lopez.
*Un affare che non mi piace per niente: lo scambio LEDESMA-CIGARINI proposto dal Napoli.Luca Cigarini è bravo, ma Ledesma lo è di più, e l'unico vantaggio è quello dell'età: Ledesma 28, Cigarini 24. Edy Reja che cosa ne pensa?
* Allora, è deciso: il ritiro precampionato si svolgerà anche quest'anno ad Auronzo di Cadore, per la terza volta consecutiva. Lì la squadra si è sempre trovata benissimo. Raduno lunedì 5 luglio, partenza il giorno successivo. Il raduno durerà circa un mese, e poi ve ne sarà uno più breve a Fiuggi fino all'inizio del campionato (25 agosto).
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voci di mercato
ROMA : Che coppia, Adriano e Mutu !
* Qui Rio de Janeiro: ADRIANO è della Roma! Conferma su tutto il fronte: Adriano vuole venire, il Flamengo è d'accordo, il procuratore Gilmar Riccardi ha tirato le fila, ora si attende Pradè per concludere e stabilire le condizioni. E vai! L'Imperatore è nostro!
*Una voce importante da Firenze: la Roma ha messo gli occhi su Adrian MUTU,vuole rigenerarlo e formare con Adriano una coppia da scintille: quanti gol in un campionato? Il tutto nelle mani di un Ranieri esperto in resurrezioni. In realtà, sul piano fisico i due ci sono, e come! Il restauro riguarda piuttosto il morale, e in questo mister Claudio è il primo della classe.
* E VUCINIC ? Intanto, c'è spazio anche per lui. Ma più di una squadra di gran fama lo ha posto nel suo mirino. Prima fra le altre il Chelsea, che con Carlo Ancelotti si è detta disponibile a mettere sul piatto della bilancia 25 milioni.
* Un ragazzo da non lasciarsi sfuggire è Aleandro ROSI, 23 anni appena compiuti, 1,84 per 80, reduce da una stagione in grande stile con il Siena. E' già nostro, e non lo getterei nel calderone dei giocatori in uscita. Fra tanti terzini cercati, Rosi potrebbe essere il migliore. Il vivaio della Roma non mente mai.
* Rodrigo TADDEI ha chiesto scusa. Le sue proteste nascevano solo da un desiderio: quello di voler restare alla Roma, dove si trova come un pascià. Nessun problema: per Ranieri Taddei è uno che vale.
* Anche TONI ha trovato la sua strada. Lo vuole il Napoli, Mazzarri lo cerca e conta di rimetterlo a nuovo a poco a poco. Ora l'ex centravanti della Nazionale potrà chiudere senza rancore con il Bayern Monaco e prendere le misure necessarie per
sistemare i conti e cercare il nuovo ingaggio ai piedi del Vesuvio.
*Un bel giro di portieri, alla Roma: DONI e CURCI partono, SORRENTINO arriva, LOBONT sarà il terzo alle spalle di Julio Sergio e dell'esperto Sorrentino, che il Chievo cede in cambio del più giovane Curci. La Roma guadagnerà anche qualcosa dalla cessione di Doni, che ha mercato.
*Il trio brasiliano BAPTISTA-DONI-CICINHO è il nuelo più forte delle cessioni giallorosse. Tutti e tre hanno una certa quotazione, e non mancheranno squadre che vorranno assicurarseli. Sia in Italia in serie A, che all'estero (Francia e Inghilterra).
*JUAN Silveira Dos Santos, al sentire che Adriano verrà alla Roma, ha emesso un urlo di gioia: secondo lui, Adriano è fortissimo, farà gol a valanga e aprirà grandi praterie tra le difese avversarie. Ve lo dice uno che Adriano lo conosce bene!
* Un altro brasiliano, Fabiano SANTACROCE, difensore di vaglia, potrebbe venire alla Roma. A Napoli, dopo un infortunio, non ha trovato più posto, ma ha classe e forza da vendere. Ranieri lo stima. Però la Roma deve vincere la concorrenza di Fiorentina e Parma, che pure lo vorrebbero.
*Una voce importante da Firenze: la Roma ha messo gli occhi su Adrian MUTU,vuole rigenerarlo e formare con Adriano una coppia da scintille: quanti gol in un campionato? Il tutto nelle mani di un Ranieri esperto in resurrezioni. In realtà, sul piano fisico i due ci sono, e come! Il restauro riguarda piuttosto il morale, e in questo mister Claudio è il primo della classe.
* E VUCINIC ? Intanto, c'è spazio anche per lui. Ma più di una squadra di gran fama lo ha posto nel suo mirino. Prima fra le altre il Chelsea, che con Carlo Ancelotti si è detta disponibile a mettere sul piatto della bilancia 25 milioni.
* Un ragazzo da non lasciarsi sfuggire è Aleandro ROSI, 23 anni appena compiuti, 1,84 per 80, reduce da una stagione in grande stile con il Siena. E' già nostro, e non lo getterei nel calderone dei giocatori in uscita. Fra tanti terzini cercati, Rosi potrebbe essere il migliore. Il vivaio della Roma non mente mai.
* Rodrigo TADDEI ha chiesto scusa. Le sue proteste nascevano solo da un desiderio: quello di voler restare alla Roma, dove si trova come un pascià. Nessun problema: per Ranieri Taddei è uno che vale.
* Anche TONI ha trovato la sua strada. Lo vuole il Napoli, Mazzarri lo cerca e conta di rimetterlo a nuovo a poco a poco. Ora l'ex centravanti della Nazionale potrà chiudere senza rancore con il Bayern Monaco e prendere le misure necessarie per
sistemare i conti e cercare il nuovo ingaggio ai piedi del Vesuvio.
*Un bel giro di portieri, alla Roma: DONI e CURCI partono, SORRENTINO arriva, LOBONT sarà il terzo alle spalle di Julio Sergio e dell'esperto Sorrentino, che il Chievo cede in cambio del più giovane Curci. La Roma guadagnerà anche qualcosa dalla cessione di Doni, che ha mercato.
*Il trio brasiliano BAPTISTA-DONI-CICINHO è il nuelo più forte delle cessioni giallorosse. Tutti e tre hanno una certa quotazione, e non mancheranno squadre che vorranno assicurarseli. Sia in Italia in serie A, che all'estero (Francia e Inghilterra).
*JUAN Silveira Dos Santos, al sentire che Adriano verrà alla Roma, ha emesso un urlo di gioia: secondo lui, Adriano è fortissimo, farà gol a valanga e aprirà grandi praterie tra le difese avversarie. Ve lo dice uno che Adriano lo conosce bene!
* Un altro brasiliano, Fabiano SANTACROCE, difensore di vaglia, potrebbe venire alla Roma. A Napoli, dopo un infortunio, non ha trovato più posto, ma ha classe e forza da vendere. Ranieri lo stima. Però la Roma deve vincere la concorrenza di Fiorentina e Parma, che pure lo vorrebbero.
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voci di mercato
lunedì 24 maggio 2010
Le maschere di carnevale - I miei ricordi - 57
A Carnevale, anche se il paese era povero povero, un paese di guerra, non mancava mai un po' di fantasia per fare festa a modo nostro.
Intanto quasi ogni famiglia s'industriava a produrre i suoi dolci: le frappe ricoperte di bianca polvere di zucchero, le castagnole odorose di miele e di alchermes, e a ogni visita delle maschere c'era l'offerta di dolci che finiva per essere reciproca.
Il paese era già di per sé come un palcoscenico comune, nel quale ciascuno recitava la sua parte per l'intera giornata del martedì grasso.
Non c'era sicuramente la possibilità di avere delle maschere di un qualche pregio, ma ci si arrangiava con la buona volontà, rivestendo abiti vecchi aggiustati per l'occasione.
Il nostro gruppetto comprendeva anche Elisa, figlia di Cherubina, che abitava in una casa secentesca adornata di una lapide in latino e di un vistoso emblema cardinalizio attestante antiche origini nobiliari. Nel Seicento, alla cacciata dei Medici da Firenze, alcune famiglie della nobile città si erano rifugiate in Acuto, costruendovi dimore di una certa dignità, e parecchi cognomi avevano origini fiorentine.
Elisa era una ragazza molto intelligente e dinamica, ma purtroppo nella prima infanzia era stata colpita da una paralisi che ne riduceva i movimenti: ma lei lottava coraggiosamente, e voleva fare tutto ciò che facevano gli altri.
Così, a Carnevale, anche lei voleva il suo costume, e girare per le vie del paese come tutti gli altri. Un anno, volle vestirsi da nobildonna spagnola; questo comportò un lungo lavoro per una vistosa acconciatura dei capelli, con l'impiego di spille e spilloni.
Doveva aver sofferto molto, ma stretto i denti per tutta la giornata, e soltanto la sera tardi, nel liberarsi di una forcina, vide sgorgare dalla sua testa un impressionante fiotto di sangue.
Ma il divertimento di un'intera giornata (in buona parte appoggiata a me, che ero vestito da cavalier servente) l'aveva ripagata ampiamente della sofferenza patita.
Tra noi circolava la storia di Maria di 'Ccezia (Vincenza), una ragazzina un po' sempliciotta che si vantava della bontà delle pastarelle fatte dalla madre: - Mia madre ha fatto le pastarelle, con lo zucchero e con il miele. Io le ho leccate con il dito: Dio come erano buone!- Il tutto con una pronuncia piuttosto blesa e faticosa.
Maria, le pastarelle le aveva poste su una finestra bassa, a pianterreno, e due ragazzi mascherati, piuttosto maleducati, passando avevano fatto man bassa.
Maria, allora, si era messa a gridare: -Ah buzzurro! Ah sciancato!- ma inutilmente, poiché dei dolcetti materni era rimasta ben poca cosa.
La sera del martedì, in piazza San Nicola, c'era il raduno delle maschere, che si concludeva con la solenne bruciatura della strega, una pupazza di stracci che era posta ad ardere appesa alla sommità di una catasta di frasche.
Non c'era ancora la possibilità di un bel fuoco artificiale, ma ci si arrangiava in tutti i modi per fare fuoco e fiamme. L'indomani cominciavano la penitenza e il digiuno della quaresima: cioè il ritorno a quella che era la magra realtà di ogni giorno, di guerra o di pace da poco raggiunta (continua).
Intanto quasi ogni famiglia s'industriava a produrre i suoi dolci: le frappe ricoperte di bianca polvere di zucchero, le castagnole odorose di miele e di alchermes, e a ogni visita delle maschere c'era l'offerta di dolci che finiva per essere reciproca.
Il paese era già di per sé come un palcoscenico comune, nel quale ciascuno recitava la sua parte per l'intera giornata del martedì grasso.
Non c'era sicuramente la possibilità di avere delle maschere di un qualche pregio, ma ci si arrangiava con la buona volontà, rivestendo abiti vecchi aggiustati per l'occasione.
Il nostro gruppetto comprendeva anche Elisa, figlia di Cherubina, che abitava in una casa secentesca adornata di una lapide in latino e di un vistoso emblema cardinalizio attestante antiche origini nobiliari. Nel Seicento, alla cacciata dei Medici da Firenze, alcune famiglie della nobile città si erano rifugiate in Acuto, costruendovi dimore di una certa dignità, e parecchi cognomi avevano origini fiorentine.
Elisa era una ragazza molto intelligente e dinamica, ma purtroppo nella prima infanzia era stata colpita da una paralisi che ne riduceva i movimenti: ma lei lottava coraggiosamente, e voleva fare tutto ciò che facevano gli altri.
Così, a Carnevale, anche lei voleva il suo costume, e girare per le vie del paese come tutti gli altri. Un anno, volle vestirsi da nobildonna spagnola; questo comportò un lungo lavoro per una vistosa acconciatura dei capelli, con l'impiego di spille e spilloni.
Doveva aver sofferto molto, ma stretto i denti per tutta la giornata, e soltanto la sera tardi, nel liberarsi di una forcina, vide sgorgare dalla sua testa un impressionante fiotto di sangue.
Ma il divertimento di un'intera giornata (in buona parte appoggiata a me, che ero vestito da cavalier servente) l'aveva ripagata ampiamente della sofferenza patita.
Tra noi circolava la storia di Maria di 'Ccezia (Vincenza), una ragazzina un po' sempliciotta che si vantava della bontà delle pastarelle fatte dalla madre: - Mia madre ha fatto le pastarelle, con lo zucchero e con il miele. Io le ho leccate con il dito: Dio come erano buone!- Il tutto con una pronuncia piuttosto blesa e faticosa.
Maria, le pastarelle le aveva poste su una finestra bassa, a pianterreno, e due ragazzi mascherati, piuttosto maleducati, passando avevano fatto man bassa.
Maria, allora, si era messa a gridare: -Ah buzzurro! Ah sciancato!- ma inutilmente, poiché dei dolcetti materni era rimasta ben poca cosa.
La sera del martedì, in piazza San Nicola, c'era il raduno delle maschere, che si concludeva con la solenne bruciatura della strega, una pupazza di stracci che era posta ad ardere appesa alla sommità di una catasta di frasche.
Non c'era ancora la possibilità di un bel fuoco artificiale, ma ci si arrangiava in tutti i modi per fare fuoco e fiamme. L'indomani cominciavano la penitenza e il digiuno della quaresima: cioè il ritorno a quella che era la magra realtà di ogni giorno, di guerra o di pace da poco raggiunta (continua).
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memorie
LAZIO : Dice che è tanto bravo, sto Boghossian !
Ma allora compriamolo, ma che aspettiamo? Che qualcuno ce lo soffi, come Maxi Lopez?
Non è una bufala, caro Lotito: Gustavo Dezotti è una persona seria, lo abbiamo conosciuto negli anni Ottanta, era un giocatore generoso e una persona affidabile.
Sui centimetri di Boghossian non ci piove: sono 196. E' un granatiere, ma è anche agile e veloce, parte da lontano e si muove bene in area. Dezotti garantisce che può fare dai 15 ai 20 gol all'anno.
Ha soltanto 23 anni e il costo è moderato: meno di 5 milioni. E per la Lazio, che ha Floccari, Rocchi e Zarate, non dovrebbero esserci problemi: Boghossian sostituisce Cruz, lo ricorda anche fisicamente, solo ha dodici anni di meno. Floccari è titolare inamovibile, Rocchi dà pieno affidament, ma comincia ad avere i suoi annetti, Zarate è il fantasista, libero di crescere e di maturare, e dunque un giovane come Boghossian, dal gioco essenziale e lineare, non solo ci sta bene, ma direi che è necessario.
L'attaccante uruguayano del Newell'e Old Boys, che ha come allenatore il nostro Nestor Sensini, ha segnato la bellezza di 18 reti in 34 incontri. Dezotti, il suo procuratore , che da noi ha fatto alcuni campionati dal 1988 in poi, conosce più che bene il campionato italiano, e si rende conto se Boghossian può funzionare o meno in serie A. Secondo Dezotti, Boghossian è un ragazzo umile, intelligente e molto professionale: sono le esatte caratteristiche umane che Lotito e Reja richiedono a un giocatore perché possa diventare biancoceleste.
Insomma, per Boghossian c'è spazio. Speriamo che ci siano anche quei quattro/cinque milioni.
Lo vediamo già svettare in area, almeno dieci centimetri più alto dei difensori più alti, quelli di un metro e 86, e segnare tantissimi gol di testa. Che se poi ce ne mette anche qualcuno di piede, avremmo davvero un promettente goleador.
Non è una bufala, caro Lotito: Gustavo Dezotti è una persona seria, lo abbiamo conosciuto negli anni Ottanta, era un giocatore generoso e una persona affidabile.
Sui centimetri di Boghossian non ci piove: sono 196. E' un granatiere, ma è anche agile e veloce, parte da lontano e si muove bene in area. Dezotti garantisce che può fare dai 15 ai 20 gol all'anno.
Ha soltanto 23 anni e il costo è moderato: meno di 5 milioni. E per la Lazio, che ha Floccari, Rocchi e Zarate, non dovrebbero esserci problemi: Boghossian sostituisce Cruz, lo ricorda anche fisicamente, solo ha dodici anni di meno. Floccari è titolare inamovibile, Rocchi dà pieno affidament, ma comincia ad avere i suoi annetti, Zarate è il fantasista, libero di crescere e di maturare, e dunque un giovane come Boghossian, dal gioco essenziale e lineare, non solo ci sta bene, ma direi che è necessario.
L'attaccante uruguayano del Newell'e Old Boys, che ha come allenatore il nostro Nestor Sensini, ha segnato la bellezza di 18 reti in 34 incontri. Dezotti, il suo procuratore , che da noi ha fatto alcuni campionati dal 1988 in poi, conosce più che bene il campionato italiano, e si rende conto se Boghossian può funzionare o meno in serie A. Secondo Dezotti, Boghossian è un ragazzo umile, intelligente e molto professionale: sono le esatte caratteristiche umane che Lotito e Reja richiedono a un giocatore perché possa diventare biancoceleste.
Insomma, per Boghossian c'è spazio. Speriamo che ci siano anche quei quattro/cinque milioni.
Lo vediamo già svettare in area, almeno dieci centimetri più alto dei difensori più alti, quelli di un metro e 86, e segnare tantissimi gol di testa. Che se poi ce ne mette anche qualcuno di piede, avremmo davvero un promettente goleador.
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Critica sportiva
ROMA : Mourinho vuole strapparci De Rossi !
* Attenzione, Rosella Sensi! La prima cosa che Mourinho ha fatto, appena messo piede in casa Real Madrid, è stata quella di chiedere Daniele De Rossi al suo nuovo presidente Florentino Perez. Il Real Madrid è subito disposto a sganciare i 50 milioni per avere l'apprezzatissimo calciatore, noto da noi come Capitan Futuro. Riuscirà Rosella a resistere a questa grandissima tentazione?
*Sono addirittura dieci i terzini che interessano alla Roma per il suo potenziamento. Decisamente troppi. Proviamo a farne rapidissimamente i nomi: Andrea MASIELLO, Zaccardo, Rosi, Isla, Zuniga, Angeleri, Eboué, Sagna, Rapinha e Caceres. Ma siamo seri! Limitiamoci solo ai bravissimi nostrani. Andrea Masiello è forte come terzino e come centrale, Cristiano ZACCARDO si è rilanciato nel Parma e segna pure qualche gol (non più nella sua porta...), quanto ad Aleandro ROSI, è reduce da un bel campionato nel Siena ed è pure al rientro da noi. Uno dei tre va benissimo.
* Sono QUARANTA i milioni che Pradè ha calcolato di poter incassare con la vendita di giocatori romanisi in partenza. Prima di tutti i tre brasileiri BAPTISTA, DONI e CICINHO, poi Guberti, Antunes e le comproprietà di Cerci, Rosi e Motta.
C'è poi anche Artur. Però Rosi e Cerci non sarebbe male tenerseli.
* Cristiano ZACCARDO, appena sentito che la Roma è interessata al suo acquisto, ha fatto i salti mortali. Ne sarebbe felicissimo, e si è detto sicuro che con Ranieri ritroverebbe subito la via della Nazionale. A Parma aspettano l'approccio diretto della Roma.
* ADRIANO Leite Ribeiro, a Rio de Janeiro, sta rivivendo un quarto d'ora di grandi sogni. La Roma, soprattutto, lo attira fortemente, e poi ha grande stima di Ranieri. Però la società giallorossa deve stare con gli occhi aperti: dall'Inghilterra annunciano che anche Liverpool e Arsenal sono interessate, e stanno per mettersi in contatto con il Flamengo.
* L'INTER? Domenica 22 agosto la Roma se la ritroverà sulla sua strada per l'ennesima volta: stavolta ci sarà in palio la SuperCoppa Italiana tra la vincitrice dello scudetto e la seconda finalista della Coppa Italia. Abbiamo eccellenti probabilità di conquistare questo primo "titulo", poichè l'Inter sarà necessariamente più lenta nel mettersi in rodaggio (vedi Lazio a Pechino l'anno scorso). Si doveva giocare a Shangai, ma non sarà possibile, in quanto l'Inter, proprio a ridosso di quella data, deve giocare ancher la Supercoppa Europea con l'Atletico Madrid nel principato di Monaco.
* Si continua a lavorare al rinnovo dei contratti. Giovedì prossimo sarà la volta di un big: il fortissimo portiere brasiliano JULIO SERGIO, che nel giro di una sola stagione ha sapito conquistare un'eccellente quotazione.
*Sono addirittura dieci i terzini che interessano alla Roma per il suo potenziamento. Decisamente troppi. Proviamo a farne rapidissimamente i nomi: Andrea MASIELLO, Zaccardo, Rosi, Isla, Zuniga, Angeleri, Eboué, Sagna, Rapinha e Caceres. Ma siamo seri! Limitiamoci solo ai bravissimi nostrani. Andrea Masiello è forte come terzino e come centrale, Cristiano ZACCARDO si è rilanciato nel Parma e segna pure qualche gol (non più nella sua porta...), quanto ad Aleandro ROSI, è reduce da un bel campionato nel Siena ed è pure al rientro da noi. Uno dei tre va benissimo.
* Sono QUARANTA i milioni che Pradè ha calcolato di poter incassare con la vendita di giocatori romanisi in partenza. Prima di tutti i tre brasileiri BAPTISTA, DONI e CICINHO, poi Guberti, Antunes e le comproprietà di Cerci, Rosi e Motta.
C'è poi anche Artur. Però Rosi e Cerci non sarebbe male tenerseli.
* Cristiano ZACCARDO, appena sentito che la Roma è interessata al suo acquisto, ha fatto i salti mortali. Ne sarebbe felicissimo, e si è detto sicuro che con Ranieri ritroverebbe subito la via della Nazionale. A Parma aspettano l'approccio diretto della Roma.
* ADRIANO Leite Ribeiro, a Rio de Janeiro, sta rivivendo un quarto d'ora di grandi sogni. La Roma, soprattutto, lo attira fortemente, e poi ha grande stima di Ranieri. Però la società giallorossa deve stare con gli occhi aperti: dall'Inghilterra annunciano che anche Liverpool e Arsenal sono interessate, e stanno per mettersi in contatto con il Flamengo.
* L'INTER? Domenica 22 agosto la Roma se la ritroverà sulla sua strada per l'ennesima volta: stavolta ci sarà in palio la SuperCoppa Italiana tra la vincitrice dello scudetto e la seconda finalista della Coppa Italia. Abbiamo eccellenti probabilità di conquistare questo primo "titulo", poichè l'Inter sarà necessariamente più lenta nel mettersi in rodaggio (vedi Lazio a Pechino l'anno scorso). Si doveva giocare a Shangai, ma non sarà possibile, in quanto l'Inter, proprio a ridosso di quella data, deve giocare ancher la Supercoppa Europea con l'Atletico Madrid nel principato di Monaco.
* Si continua a lavorare al rinnovo dei contratti. Giovedì prossimo sarà la volta di un big: il fortissimo portiere brasiliano JULIO SERGIO, che nel giro di una sola stagione ha sapito conquistare un'eccellente quotazione.
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voci di mercato
domenica 23 maggio 2010
Valerio Agnoli, prodezze al Giro
I nostri complimenti vanno di dovere al venticinquenne ciclista della Liquigas-Domo, il fiuggino VALERIO AGNOLI, che si sta ponendo in evidenza al Giro d'Italia.
Prime tappe molto brillanti, con classifica eccellente; poi il gioco di squadra lo ha parzialmente frenato, per sostenere l'azione dei capisquadra Ivan Basso e Vincenzo Nibali.
Comunque Agnoli, nato ad Alatri nel 1985, si è guadagnato un posto di rilievo nella squadra, e in qualche occasione potrà avere via libera e guadagnarsi un altro po' di gloria.
E' quanto gli auguriamo di cuore. Dai, Valerio, dai: tutto il Lazio ti segue. Anche oggi, sulla durissima salita dello Zoncolan, sta facendo scintille, anche se gli hanno dato l'incarico di rifornire le borracce ai compagni di squadra.
Prime tappe molto brillanti, con classifica eccellente; poi il gioco di squadra lo ha parzialmente frenato, per sostenere l'azione dei capisquadra Ivan Basso e Vincenzo Nibali.
Comunque Agnoli, nato ad Alatri nel 1985, si è guadagnato un posto di rilievo nella squadra, e in qualche occasione potrà avere via libera e guadagnarsi un altro po' di gloria.
E' quanto gli auguriamo di cuore. Dai, Valerio, dai: tutto il Lazio ti segue. Anche oggi, sulla durissima salita dello Zoncolan, sta facendo scintille, anche se gli hanno dato l'incarico di rifornire le borracce ai compagni di squadra.
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cronaca sportiva
La polenta coi fagioli - I miei ricordi - 56
All'entrata del nostro portoncino di casa, sulla sinistra a pianterreno, c'era un'unica famiglia di nostri coinquilini: la famiglia di Giulia e Neno.
Avevano due camerette in tutto: una grande cucina con un camino rustico, e poi una stanza da letto. Erano anziani, avevano avuto tre figlie, due già sposate, mentre l'ultima lo sarebbe stata tra breve.
Erano decisamente poveri: vivevano delle poche risorse di una campagna magra e lontana, che non procurava se non lo stretto necessario per vivere. Soldi non ne avevano mai, e quelle poche monete che racimolavano con le verdure e i legumi della loro piccola terra servivano per l'essenziale: il sale, qualche abito alla buona, un paio di scarpe quando proprio quelle vecchie erano diventate inservibili. Del resto, in campagna, erano più utili le rudimentali ciocie.
Quello che mi colpiva era il fatto che avevano la luce a forfait, quella che costava meno possibile: si accendeva automaticamente la sera al tramonto, si spegneva al mattino all'alba.
Poveri, ma dall'animo nobile. In tantissimi anni di convivenza, non c'era stato mai uno screzio tra le nostre famiglie. Noi bambini, anzi, venivamo accolti con piacere, non davamo mai fastidio. e, con tutta la loro povertà, ci invitavano sempre a condividere la loro cena.
Qualche volta uno di noi accettava: per esempio quando facevano la polenta, condita non certo dalla carne, ma da un sugo coi fagioli che a noi sembrava squisito.
Mia madre aveva frequenti contatti con Giulia. Neno, invece, partiva la mattina prestissimo per andare in campagna e non si rivedeva che la sera tardi, portando sulle spalle, in una saccoccia, i pochi prodotti del suo campicello.
Giulia, del resto, spesso non faceva neanche il pranzo. Noi eravamo sempre una decina di persone, a tavola, e qualcosa restava sempre, sicché mia madre chiamava Giulia e le offriva qualcosa di cui cibarsi.
Era estremamente timida, Giulia, e non sarebbe mai entrata a pranzare con noi. Però accettava un piatto o una scodella di cibo, e ringraziava silenziosamente mia madre. Le diceva: - Se ti serve qualcosa da fare, chiamami: lo so che voi siete in tanti e che c'è sempre qualche incombenza. -
Giulia era la prima delle tante amiche di mia madre: per lei avrebbe fatto di tutto. La più grande delle sue figlie abitava a pochi metri di distanza da noi, e i suoi figli, Maurizio e Carlo, erano nostri amici di giochi e compagni di scuola, coetanei miei e di mio fratello minore Luciano.
C'era anche una sorellina più piccola, Carmela, che aveva gli stessi anni dell'ultima di noi, Maria Vittoria, nata il giorno della Vittoria: 4 novembre 1940.
Nel dopoguerra, le famiglie più povere del paese hanno stentato per tanti anni, come le altre, del resto: ma poi chi aveva voglia di fare, di avanzare, di conquistare un posto nella società è riuscito a farsi largo e ad emergere.
I fratelli Maurizio e Carlo, trasferiti a Roma, sono riusciti a creare una piccola industria di container, che ha dato lavoro a tanti altri ragazzi in gamba e vogliosi di guadagnarsi onestamente la vita (continua ).
Avevano due camerette in tutto: una grande cucina con un camino rustico, e poi una stanza da letto. Erano anziani, avevano avuto tre figlie, due già sposate, mentre l'ultima lo sarebbe stata tra breve.
Erano decisamente poveri: vivevano delle poche risorse di una campagna magra e lontana, che non procurava se non lo stretto necessario per vivere. Soldi non ne avevano mai, e quelle poche monete che racimolavano con le verdure e i legumi della loro piccola terra servivano per l'essenziale: il sale, qualche abito alla buona, un paio di scarpe quando proprio quelle vecchie erano diventate inservibili. Del resto, in campagna, erano più utili le rudimentali ciocie.
Quello che mi colpiva era il fatto che avevano la luce a forfait, quella che costava meno possibile: si accendeva automaticamente la sera al tramonto, si spegneva al mattino all'alba.
Poveri, ma dall'animo nobile. In tantissimi anni di convivenza, non c'era stato mai uno screzio tra le nostre famiglie. Noi bambini, anzi, venivamo accolti con piacere, non davamo mai fastidio. e, con tutta la loro povertà, ci invitavano sempre a condividere la loro cena.
Qualche volta uno di noi accettava: per esempio quando facevano la polenta, condita non certo dalla carne, ma da un sugo coi fagioli che a noi sembrava squisito.
Mia madre aveva frequenti contatti con Giulia. Neno, invece, partiva la mattina prestissimo per andare in campagna e non si rivedeva che la sera tardi, portando sulle spalle, in una saccoccia, i pochi prodotti del suo campicello.
Giulia, del resto, spesso non faceva neanche il pranzo. Noi eravamo sempre una decina di persone, a tavola, e qualcosa restava sempre, sicché mia madre chiamava Giulia e le offriva qualcosa di cui cibarsi.
Era estremamente timida, Giulia, e non sarebbe mai entrata a pranzare con noi. Però accettava un piatto o una scodella di cibo, e ringraziava silenziosamente mia madre. Le diceva: - Se ti serve qualcosa da fare, chiamami: lo so che voi siete in tanti e che c'è sempre qualche incombenza. -
Giulia era la prima delle tante amiche di mia madre: per lei avrebbe fatto di tutto. La più grande delle sue figlie abitava a pochi metri di distanza da noi, e i suoi figli, Maurizio e Carlo, erano nostri amici di giochi e compagni di scuola, coetanei miei e di mio fratello minore Luciano.
C'era anche una sorellina più piccola, Carmela, che aveva gli stessi anni dell'ultima di noi, Maria Vittoria, nata il giorno della Vittoria: 4 novembre 1940.
Nel dopoguerra, le famiglie più povere del paese hanno stentato per tanti anni, come le altre, del resto: ma poi chi aveva voglia di fare, di avanzare, di conquistare un posto nella società è riuscito a farsi largo e ad emergere.
I fratelli Maurizio e Carlo, trasferiti a Roma, sono riusciti a creare una piccola industria di container, che ha dato lavoro a tanti altri ragazzi in gamba e vogliosi di guadagnarsi onestamente la vita (continua ).
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memorie
Che c'importa del Pupone, noi compriamo Boghossian !
Ora ci fanno balenare per la mente che la Lazio possa assicurarsi per la prossima stagione il gigantesco attaccante uruguayano Joaquin Antonio BOGHOSSIAN, militante nella squadra argentina del Newell's Old Boys, dove ha segnato ben 17 gol in un torneo molto più breve del nostro.
Boghossian, che è di origine armena ed ha il doppio passaporto, è alto un metro e 96, pesa 80 chilogrammi, ha un fisico asciutto e possente. Il costo, molto elevato per il mercato argentino, lo è molto meno per noi: 4 milioni secchi. La Lazio ha la garanzia di poterlo acquistare, perchè il suo agente non è altri che quel Gustavo Dezotti che ha giocato, e bene, nelle file biancocelesti negli anni 60.
Il vero problema è un altro: se confermiamo Floccari, Rocchi e Zarate, che ruolo può assumere nella Lazio il gigante Boghossian? Si accontenterà di fare la seconda riserva? Oppure il suo acquisto è il preannuncio della partenza di Zarate? Qui sta
il busillis.
A noi il gigante Boghossian va benissimo, e magari potremo cantare in coro: -Che c'importa del Pupone? Noi ci abbiamo Boghossian!-
Come slogan suona benissimo. Ma bisogna vedere se e quando ci toccherebbe cantarlo.
Ah, queste voci di calciomercato quanto sono crudeli! I tifosi soffrono come buoi portati al macello nel sentirsi raccontare le prodezze di questo e quel grande campione, e poi tutto si accumula in una montagna di balle sulla quale sventola bandiera bianca.
Perciò, Lotito e Reja, fate presto e zitti zitti: altrimenti ci farete morire di pizzichi !
Boghossian, che è di origine armena ed ha il doppio passaporto, è alto un metro e 96, pesa 80 chilogrammi, ha un fisico asciutto e possente. Il costo, molto elevato per il mercato argentino, lo è molto meno per noi: 4 milioni secchi. La Lazio ha la garanzia di poterlo acquistare, perchè il suo agente non è altri che quel Gustavo Dezotti che ha giocato, e bene, nelle file biancocelesti negli anni 60.
Il vero problema è un altro: se confermiamo Floccari, Rocchi e Zarate, che ruolo può assumere nella Lazio il gigante Boghossian? Si accontenterà di fare la seconda riserva? Oppure il suo acquisto è il preannuncio della partenza di Zarate? Qui sta
il busillis.
A noi il gigante Boghossian va benissimo, e magari potremo cantare in coro: -Che c'importa del Pupone? Noi ci abbiamo Boghossian!-
Come slogan suona benissimo. Ma bisogna vedere se e quando ci toccherebbe cantarlo.
Ah, queste voci di calciomercato quanto sono crudeli! I tifosi soffrono come buoi portati al macello nel sentirsi raccontare le prodezze di questo e quel grande campione, e poi tutto si accumula in una montagna di balle sulla quale sventola bandiera bianca.
Perciò, Lotito e Reja, fate presto e zitti zitti: altrimenti ci farete morire di pizzichi !
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Critica sportiva
ROMA: meno male, De Rossi non si tocca !
Evviva, ragazzi: ce l'abbiamo fatta! Se qualcuno si era messo in testa che era giusto sacrificare Capitan Futuro per ricavarne 50 milioni, ora questo non è più possibile:lo ha giurato Bruno Conti, De Rossi non si tocca!
La campagna acquisti la faremo lo stesso: quanti soldi guadagnerà la Roma con i diritti TV, lei che è stata protagonista e animatrice del campionato fino alla fine? E poi, parecchi altri milioni deriveranno sicuramente anche dagli incontri della prossima Champions League.
Ancora: rientreranno dai prestiti giocatorini importanti come Curci ed Okaka, tanto per nominarne qualcuno. Si dovranno risolvere delle comproprietà e potranno rientrare altri soldi, come per Motta con l'Udinese.
E infine: se acquisteremo tre o quattro giocatori, vorrà dire che ne partiranno altrettanti che non sono poi scarsi: pensiamo ai vari Baptista, Cicinho,Faty, Tonetto e altri ancora.
E dopo tutto: per incassi, la Roma ha uno dei più importanti stadi d'Italia e d'Europa.
Così pure nel settore abbonamenti. Quale tifoseria può competere con noi? E allora non si stia a badare se in cassa i soldi per ora scarseggiano e servono per la normale conduzione della società: se veramenrte vogliamo essere grandi, bisogna pur fare qualche sacrificio. Rosella, nei panni di Lotito proprio non ti ci vediamo!
E ora, mano agli acquisti: aspettiamo un ottimo terzino, aspettiamo Simplicio, e vogliamo soprattutto Adriano. Ci penserà il nostro Claudio Ranieri a farlo tornare quel travolgente campione che è rimasto nella nostra mente.
A proposito di possibili ricavi dalle vendite: sappiamo, per esempio, che la squadra inglese del West Ham è molto interessata sia al poderoso Baptista che all'esperto portiere Doni, e offrirebbe in cambio il jolly Behrami, non dimenticato ex laziale che ci castigò in un derby: è un giocatore che può interessarci, o almeno ci interessano quella quindicina di milioni che potremmo ricavare dalla vendita di Doni e Baptista.
Come si vede, la Roma ha mercato, e bisogna saper sfruttare l'ottima annata che squadra e giocatori hanno saputo realizzare.
La campagna acquisti la faremo lo stesso: quanti soldi guadagnerà la Roma con i diritti TV, lei che è stata protagonista e animatrice del campionato fino alla fine? E poi, parecchi altri milioni deriveranno sicuramente anche dagli incontri della prossima Champions League.
Ancora: rientreranno dai prestiti giocatorini importanti come Curci ed Okaka, tanto per nominarne qualcuno. Si dovranno risolvere delle comproprietà e potranno rientrare altri soldi, come per Motta con l'Udinese.
E infine: se acquisteremo tre o quattro giocatori, vorrà dire che ne partiranno altrettanti che non sono poi scarsi: pensiamo ai vari Baptista, Cicinho,Faty, Tonetto e altri ancora.
E dopo tutto: per incassi, la Roma ha uno dei più importanti stadi d'Italia e d'Europa.
Così pure nel settore abbonamenti. Quale tifoseria può competere con noi? E allora non si stia a badare se in cassa i soldi per ora scarseggiano e servono per la normale conduzione della società: se veramenrte vogliamo essere grandi, bisogna pur fare qualche sacrificio. Rosella, nei panni di Lotito proprio non ti ci vediamo!
E ora, mano agli acquisti: aspettiamo un ottimo terzino, aspettiamo Simplicio, e vogliamo soprattutto Adriano. Ci penserà il nostro Claudio Ranieri a farlo tornare quel travolgente campione che è rimasto nella nostra mente.
A proposito di possibili ricavi dalle vendite: sappiamo, per esempio, che la squadra inglese del West Ham è molto interessata sia al poderoso Baptista che all'esperto portiere Doni, e offrirebbe in cambio il jolly Behrami, non dimenticato ex laziale che ci castigò in un derby: è un giocatore che può interessarci, o almeno ci interessano quella quindicina di milioni che potremmo ricavare dalla vendita di Doni e Baptista.
Come si vede, la Roma ha mercato, e bisogna saper sfruttare l'ottima annata che squadra e giocatori hanno saputo realizzare.
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Critica sportiva
sabato 22 maggio 2010
L'INTER campione d'Europa è gioia anche per noi
Eccoci qui a gioire anche noi per la conquista della Champions League da parte dell'Inter di Moratti e di Mourinho, un Mourinho che si è commosso e che ha pianto, mostrando finalmente di essere umano anche lui, con le sue grandezze e le sue debolezze.
Così Mourinho ha fatto il Grande Slam: Campionato, Coppa Italia e Coppa dei Campioni. Ed ha vinto giocando alla grande con la sua squadra, con una difesa elastica e insuperabile, ma soprattutto con un Milito grandioso, autore di due gol stupendi, che non dimenticheremo per un pezzo.
Oltretutto l'Inter ha lavorato anche per l'Italia: col suo trionfo consentirà alle squadre italiane di essere ancora in quattro alla prossima Champions League, e per conseguenza anche alle squadre che si piazzeranno fino al settimo posto di prender parte all'Europa League: in un certo senso, anche Roma e Lazio dovranno dir grazie a Mourinho.
I nerazzurri sono stati tutti bravissimi, e perciò accomuniamoli in un unico elogio:
Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso, Zanetti, Snejider, Pandev; Eto'o, Milito. E poi Stankovic, Muntari e Materazzi, entrato all'ultimo minuto a...rappresentare l'Italia. Ma l'Inter è comunque una grande squadra italiana, che ha riportato l'Italia in testa alla classifica delle nazioni più volte vittoriose nella Champions League.
Un po' di Roma e di Lazio nelle magnifiche prestazioni di Samuel e Chivu, e di Pandev e Stankovic.
Così Mourinho ha fatto il Grande Slam: Campionato, Coppa Italia e Coppa dei Campioni. Ed ha vinto giocando alla grande con la sua squadra, con una difesa elastica e insuperabile, ma soprattutto con un Milito grandioso, autore di due gol stupendi, che non dimenticheremo per un pezzo.
Oltretutto l'Inter ha lavorato anche per l'Italia: col suo trionfo consentirà alle squadre italiane di essere ancora in quattro alla prossima Champions League, e per conseguenza anche alle squadre che si piazzeranno fino al settimo posto di prender parte all'Europa League: in un certo senso, anche Roma e Lazio dovranno dir grazie a Mourinho.
I nerazzurri sono stati tutti bravissimi, e perciò accomuniamoli in un unico elogio:
Julio Cesar; Maicon, Lucio, Samuel, Chivu; Cambiasso, Zanetti, Snejider, Pandev; Eto'o, Milito. E poi Stankovic, Muntari e Materazzi, entrato all'ultimo minuto a...rappresentare l'Italia. Ma l'Inter è comunque una grande squadra italiana, che ha riportato l'Italia in testa alla classifica delle nazioni più volte vittoriose nella Champions League.
Un po' di Roma e di Lazio nelle magnifiche prestazioni di Samuel e Chivu, e di Pandev e Stankovic.
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Critica sportiva
LAZIO: Parte ZARATE e arriva MARTINEZ ?
* Possibile a breve una notizia clamorosa: il Bayern Monaco vuole Maurito ZARATE, e la Lazio non è del tutto aliena all'idea di cedere il giocatore. Vuole però una bella cifra: 25 milioni, che farebbero passare ogni malinconia a Lotito e Reja.
* Oltretutto la Lazio starebbe già preparando il nome del sostituto di Zarate: si tratta del jolly d'attacco del Catania, l'uruguayano Jorge MARTINEZ, valutato 12 milioni. La Lazio ne offrirebbe 5/6, e una contropartita tecnica che potrebbe coinvolgere il Primavera BARRETO e il giovane cannoniere KOZAK rientrante dal Brescia.
*L'uruguayano PINTOS firmerà un contratto di 4/5 anni con la Lazio: si sta chiudendo con il San Lorenzo, in cui gioca da esterno destro. Ha 23 anni, e per ora sarebbe la riserva di Lichtsteiner sia in difesa che in mediana, sicchè potrebbero giocare entrambi.
*LEDESMA lo vogliono in molti, a partire dal Napoli, ma Reja taglia corto: - Di Ledesma non faccio a meno. Sarà il fulcro della squadra nuova. - Speriamo che Lotito e Cristian trovino l'accordo senza problemi, anche perché Ledesma vuole restare alla Lazio per almeno 4/5 anni.
*Goran PANDEV vuole assolutamente KOLAROV all'Inter. Ai suoi dirigenti ha detto: - Non fatevelo sfuggire. Di tutta la serie A è lui il giocatore più forte tra quelli che non sono nell'Inter - Con 25 milioni, Moratti può fare il grande acquisto.
*Binario partenze: Julio CRUZ non rinnova il contratto e lascia il calcio. Età e malanni hanno avuto la meglio. Un grande e cordiale saluto al Jardinero.
* Altro probabile partente è Roberto BARONIO. -Alla Lazio resterei solo se avessi buone possibilità di giocare. Il suo contratto, di lunghissima data, è in scadenza.
Al novanta per cento andrà al Bologna, dove Colomba lo aspetta a braccia aperte.
*Joaquin Antonio BOGHOSSIAN, 23 anni, uruguayano, centravanti di buon livello,
gioca in Argentina nel Newell's Old Boys. Il suo procuratore è l'ex laziale Gustavo Dezotti, il quale ha precisato il prezzo dell'attaccante: 4 milioni. La Lazio è interessata ad allacciare la trattativa: Boghossian, di origini armene, è alto 1.85 e pesa 80 kg. Una specie di Maxi Lopez, da non lasciarsi sfuggire.
* Oltretutto la Lazio starebbe già preparando il nome del sostituto di Zarate: si tratta del jolly d'attacco del Catania, l'uruguayano Jorge MARTINEZ, valutato 12 milioni. La Lazio ne offrirebbe 5/6, e una contropartita tecnica che potrebbe coinvolgere il Primavera BARRETO e il giovane cannoniere KOZAK rientrante dal Brescia.
*L'uruguayano PINTOS firmerà un contratto di 4/5 anni con la Lazio: si sta chiudendo con il San Lorenzo, in cui gioca da esterno destro. Ha 23 anni, e per ora sarebbe la riserva di Lichtsteiner sia in difesa che in mediana, sicchè potrebbero giocare entrambi.
*LEDESMA lo vogliono in molti, a partire dal Napoli, ma Reja taglia corto: - Di Ledesma non faccio a meno. Sarà il fulcro della squadra nuova. - Speriamo che Lotito e Cristian trovino l'accordo senza problemi, anche perché Ledesma vuole restare alla Lazio per almeno 4/5 anni.
*Goran PANDEV vuole assolutamente KOLAROV all'Inter. Ai suoi dirigenti ha detto: - Non fatevelo sfuggire. Di tutta la serie A è lui il giocatore più forte tra quelli che non sono nell'Inter - Con 25 milioni, Moratti può fare il grande acquisto.
*Binario partenze: Julio CRUZ non rinnova il contratto e lascia il calcio. Età e malanni hanno avuto la meglio. Un grande e cordiale saluto al Jardinero.
* Altro probabile partente è Roberto BARONIO. -Alla Lazio resterei solo se avessi buone possibilità di giocare. Il suo contratto, di lunghissima data, è in scadenza.
Al novanta per cento andrà al Bologna, dove Colomba lo aspetta a braccia aperte.
*Joaquin Antonio BOGHOSSIAN, 23 anni, uruguayano, centravanti di buon livello,
gioca in Argentina nel Newell's Old Boys. Il suo procuratore è l'ex laziale Gustavo Dezotti, il quale ha precisato il prezzo dell'attaccante: 4 milioni. La Lazio è interessata ad allacciare la trattativa: Boghossian, di origini armene, è alto 1.85 e pesa 80 kg. Una specie di Maxi Lopez, da non lasciarsi sfuggire.
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ROMA: De Rossi non si tocca, Adriano arriverà
*Buone notizie all'orizzonte della Roma: aumentano concretamente le speranze di mantenere in squadra Capitan Futuro, Daniele De Rossi. Infatti Bruno Conti, che di segreti romanisti è buon custode, ha fatto un discorso col quale in pratica dichiara incedibile il golden boy del centrocampo giallorosso.
*Altra notizia che riempie il cuore di speranza è quella che ADRIANO, dal Brasile, non sta aspettando altro che la Roma lo chiami, per intavolare in concreto la trattativa anche per quanto riguarda la cifra d'ingaggio. Non ci resta che aspettare.
*Un rinforzo possibile per l'attacco è la giovane ala destra argentina Mathias Ezequiel SCHELOTTO, anni 20, militante nel Cesena, in cui si è messo in luce. Il ragazzo è di comproprietà fra Genoa e Atalanta, ma la Roma ha buone probabilità d'intromettersi e concludere. Schelotto gioca nella Under 21 argentina.
*Il sostituto ideale di Pizarro, utile anche per le Coppe, è senza dubbio l'uruguayano Mauricio PEREYRA, giovanissima rivelazione del Nacional Montevideo. La Roma lo sta seguendo, ma anche Napoli e Juventus sono interessate.
* Fra tante voci di nuovi arrivi di terzini, è probabile che Marco MOTTA, 24 anni, in comproprietà con l'Udinese, se ne torni nel Friuli. Lì verrebbe accolto volentieri,
perché è il classico tipo che in provincia rende molto di più. Il suo riscatto porterebbe un pacchetto di euro alle casse giallorosse.
* Il portiere brasiliano della Roma, JULIO SERGIO, alla notizia delle voci che vogliono giallorosso il suo connazionale SIMPLICIO, si è detto entusiasta. Per lui è uno dei migliori centrocampisti in circolazione.
*Infine una parola su RANIERI, che sta lavorando sodo per il rafforzamento della squadra. Ha detto che, per correggere gli errori dell'anno scorso, sarà necessario assicurarsi gente tutta "anima e cuore". Speriamo tanto che la trovi davvero.
*Altra notizia che riempie il cuore di speranza è quella che ADRIANO, dal Brasile, non sta aspettando altro che la Roma lo chiami, per intavolare in concreto la trattativa anche per quanto riguarda la cifra d'ingaggio. Non ci resta che aspettare.
*Un rinforzo possibile per l'attacco è la giovane ala destra argentina Mathias Ezequiel SCHELOTTO, anni 20, militante nel Cesena, in cui si è messo in luce. Il ragazzo è di comproprietà fra Genoa e Atalanta, ma la Roma ha buone probabilità d'intromettersi e concludere. Schelotto gioca nella Under 21 argentina.
*Il sostituto ideale di Pizarro, utile anche per le Coppe, è senza dubbio l'uruguayano Mauricio PEREYRA, giovanissima rivelazione del Nacional Montevideo. La Roma lo sta seguendo, ma anche Napoli e Juventus sono interessate.
* Fra tante voci di nuovi arrivi di terzini, è probabile che Marco MOTTA, 24 anni, in comproprietà con l'Udinese, se ne torni nel Friuli. Lì verrebbe accolto volentieri,
perché è il classico tipo che in provincia rende molto di più. Il suo riscatto porterebbe un pacchetto di euro alle casse giallorosse.
* Il portiere brasiliano della Roma, JULIO SERGIO, alla notizia delle voci che vogliono giallorosso il suo connazionale SIMPLICIO, si è detto entusiasta. Per lui è uno dei migliori centrocampisti in circolazione.
*Infine una parola su RANIERI, che sta lavorando sodo per il rafforzamento della squadra. Ha detto che, per correggere gli errori dell'anno scorso, sarà necessario assicurarsi gente tutta "anima e cuore". Speriamo tanto che la trovi davvero.
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voci di mercato
I pericoli del lago - I miei ricordi - 55
Il lago di Canterno è tanto bello per la natura che lo circonda quanto pericoloso per le sue rive melmose e scivolose.
Purtroppo, il lago fu teatro, negli anni 50, di una tragedia di grandi dimensioni. Un gruppo di collegiali, guidati da un religioso originario di Acuto, padre Dante, appena arrivati per una giornata di vacanza, accaldati e sudati, si gettarono nelle acque apparentemente invitanti del laghetto. Quando si accorsero che il fondo era instabile e sdrucciolevole, era ormai troppo tardi: si ritrovarono sul fondo, a non più di due o tre metri di profondità, e anche chi sapeva nuotare non riuscì a sottrarsi all'abbraccio del fango, che li avvinghiò e inghiottì uno dopo l'altro.
Padre Dante, disperato, si gettò nell'acqua limacciosa, cercando di salvare qualcuno dei suoi collegiali, ma morì affogato anche lui. Una tragedia incredibile, nella quale rimasero vittime una decina di ragazzi e il loro superiore.
Chiunque si accosti al lago di Canterno, tenga ben presenti queste caratteristiche: è assolutamente vietato bagnarsi nelle insidiose acque di questo laghetto, anche vicinissimo alla riva, che è proprio la più insidiosa, e una volta scivolati sul fango viscido non c'è speranza di fermarsi.
Nelle acque di Canterno, da puro incosciente, ho rischiato di affogare anch'io. Accadde almeno cinque o sei anni prima di quella grande tragedia, di cui tutti i giornali scrissero con titoli anche a nove colonne, ma oggi tutti si sono dimenticati, e neppure nei motori di ricerca di Internet sono riuscito a trovarne traccia.
Io e un mio amico, Mario, un ragazzo di Frosinone lungo come una pertica, che aveva parenti ad Acuto e si era subito aggregato al nostro gruppo, eravamo andati in gita al lago, quando vedemmo una barca ormeggiata non lontano dalla riva, su un canaletto che portava verso il centro del lago stesso. La barca era incustodita, e decidemmo di salirci, ma risultò tutt'altro che facile.
Mario, che era più alto e slanciato di me, finalmente riuscì a salire sulla barca, ma io rimasi impantanato nel canale, anch'esso vischioso e pieno di piante acquatiche nelle quali le gambe rimanevano avvinghiate. L'acqua era alta non più di due metri, e io in un primo tempo vi rimasi sommerso. Mario mi vide in difficoltà, e afferrandomi per i capelli mi fece riemergere e mi aiutò ad aggrapparmi alla barca e a salirvi sopra.
Quando si trattò di riguadagnare la riva, mi rituffai ancora una volta, e ancora una volta rischiai di rimanere avvinghiato nella vegetazione e nel fango, ma per fortuna riuscii a districarmi, sempre con l'aiuto di Mario.
A casa non raccontai nulla. Quando, pochi anni dopo, accadde la tremenda tragedia, meglio di ogni altro capii quale era stato l'orrore della fine di quei ragazzi. Il religioso che li guidava e che per loro sacrificò vanamente la sua vita, padre Dante, era fratello di Antonio, mio vicino di banco alle elementari, che diventò egli pure sacerdote, ed è stato per lunghi anni parroco di San Pietro in Acuto, a pochi passi dalla sua casa natale ( continua ).
Purtroppo, il lago fu teatro, negli anni 50, di una tragedia di grandi dimensioni. Un gruppo di collegiali, guidati da un religioso originario di Acuto, padre Dante, appena arrivati per una giornata di vacanza, accaldati e sudati, si gettarono nelle acque apparentemente invitanti del laghetto. Quando si accorsero che il fondo era instabile e sdrucciolevole, era ormai troppo tardi: si ritrovarono sul fondo, a non più di due o tre metri di profondità, e anche chi sapeva nuotare non riuscì a sottrarsi all'abbraccio del fango, che li avvinghiò e inghiottì uno dopo l'altro.
Padre Dante, disperato, si gettò nell'acqua limacciosa, cercando di salvare qualcuno dei suoi collegiali, ma morì affogato anche lui. Una tragedia incredibile, nella quale rimasero vittime una decina di ragazzi e il loro superiore.
Chiunque si accosti al lago di Canterno, tenga ben presenti queste caratteristiche: è assolutamente vietato bagnarsi nelle insidiose acque di questo laghetto, anche vicinissimo alla riva, che è proprio la più insidiosa, e una volta scivolati sul fango viscido non c'è speranza di fermarsi.
Nelle acque di Canterno, da puro incosciente, ho rischiato di affogare anch'io. Accadde almeno cinque o sei anni prima di quella grande tragedia, di cui tutti i giornali scrissero con titoli anche a nove colonne, ma oggi tutti si sono dimenticati, e neppure nei motori di ricerca di Internet sono riuscito a trovarne traccia.
Io e un mio amico, Mario, un ragazzo di Frosinone lungo come una pertica, che aveva parenti ad Acuto e si era subito aggregato al nostro gruppo, eravamo andati in gita al lago, quando vedemmo una barca ormeggiata non lontano dalla riva, su un canaletto che portava verso il centro del lago stesso. La barca era incustodita, e decidemmo di salirci, ma risultò tutt'altro che facile.
Mario, che era più alto e slanciato di me, finalmente riuscì a salire sulla barca, ma io rimasi impantanato nel canale, anch'esso vischioso e pieno di piante acquatiche nelle quali le gambe rimanevano avvinghiate. L'acqua era alta non più di due metri, e io in un primo tempo vi rimasi sommerso. Mario mi vide in difficoltà, e afferrandomi per i capelli mi fece riemergere e mi aiutò ad aggrapparmi alla barca e a salirvi sopra.
Quando si trattò di riguadagnare la riva, mi rituffai ancora una volta, e ancora una volta rischiai di rimanere avvinghiato nella vegetazione e nel fango, ma per fortuna riuscii a districarmi, sempre con l'aiuto di Mario.
A casa non raccontai nulla. Quando, pochi anni dopo, accadde la tremenda tragedia, meglio di ogni altro capii quale era stato l'orrore della fine di quei ragazzi. Il religioso che li guidava e che per loro sacrificò vanamente la sua vita, padre Dante, era fratello di Antonio, mio vicino di banco alle elementari, che diventò egli pure sacerdote, ed è stato per lunghi anni parroco di San Pietro in Acuto, a pochi passi dalla sua casa natale ( continua ).
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venerdì 21 maggio 2010
Sessanta milioni per una Roma mondiale
Alla Roma servono sessanta milioni per essere veramente grande, per garantirsi una nuova stagione prodigiosa e mettere a tacere le velleità dell'Inter di guadagnarsi il sesto scudetto di fila.
Prima di tutto, la Roma deve tenersi De Rossi: non può mettere la sua vendita alla base del rafforzamento della squadra per il prossimo campionato. I sessanta milioni servono per acquistare tre o quattro autentici rinforzi: uno o due terzini, un laterale di centrocampo e un fortissimo centravanti.
I nomi auspicabili sono: Andrea Masiello del Bari, Simplicio del Palermo e Adriano del Flamengo: quindici-venti milioni ciascuno, ed il gioco è fatto.
Però la Roma deve uscire dall'equivoco e togliere Daniele De Rossi dal mercato. Non si può aspirare a diventare grandi stelle del calcio mondiale vendendo il proprio miglior giocatore.
Un quarto grande rinforzo, sempre con i famosi sessanta milioni, potrebbe essere inoltre il giovane Guillermo Burdisso, il promettente fratello di Andreas: si tratta in realtà di una vera e propria rivelazione, 22 anni, ormai una colonna nel Rosario Central. Accanto al fratello, formerebbe una vera diga.
Questa la formazione che ne uscirebbe fuori:
*Julio Sergio
*Masiello Juan Burdisso A. Burdisso G.
*Perrotta De Rossi Pizarro Simplicio
*Totti
*Adriano Vucinic.
Totti è l'ideale suggeritore alle spalle di un duo formidabile, grande fisico e grande dinamismo. Rincalzi di lusso con Doni, Mexès, Riise, Cassetti, Taddei, Brighi, Cerci,Toni, Menez, tanto per citarne alcuni.
Su questa auspicabile base, non ci resterebbe che augurare buon lavoro alla presidente Rosella Sensi e al gran tecnico Claudio Ranieri, per una Roma dal radioso avvenire.
P.S. E i soldi? Direi che, fra i diritti televisivi e i grandi incassi della futura Champions League, ci sono buone prospettive per averli subito a disposizione, o di riaverli indietro se anticipati. Inoltre, qualche vendita oculata potrebbe dare una mano.
Prima di tutto, la Roma deve tenersi De Rossi: non può mettere la sua vendita alla base del rafforzamento della squadra per il prossimo campionato. I sessanta milioni servono per acquistare tre o quattro autentici rinforzi: uno o due terzini, un laterale di centrocampo e un fortissimo centravanti.
I nomi auspicabili sono: Andrea Masiello del Bari, Simplicio del Palermo e Adriano del Flamengo: quindici-venti milioni ciascuno, ed il gioco è fatto.
Però la Roma deve uscire dall'equivoco e togliere Daniele De Rossi dal mercato. Non si può aspirare a diventare grandi stelle del calcio mondiale vendendo il proprio miglior giocatore.
Un quarto grande rinforzo, sempre con i famosi sessanta milioni, potrebbe essere inoltre il giovane Guillermo Burdisso, il promettente fratello di Andreas: si tratta in realtà di una vera e propria rivelazione, 22 anni, ormai una colonna nel Rosario Central. Accanto al fratello, formerebbe una vera diga.
Questa la formazione che ne uscirebbe fuori:
*Julio Sergio
*Masiello Juan Burdisso A. Burdisso G.
*Perrotta De Rossi Pizarro Simplicio
*Totti
*Adriano Vucinic.
Totti è l'ideale suggeritore alle spalle di un duo formidabile, grande fisico e grande dinamismo. Rincalzi di lusso con Doni, Mexès, Riise, Cassetti, Taddei, Brighi, Cerci,Toni, Menez, tanto per citarne alcuni.
Su questa auspicabile base, non ci resterebbe che augurare buon lavoro alla presidente Rosella Sensi e al gran tecnico Claudio Ranieri, per una Roma dal radioso avvenire.
P.S. E i soldi? Direi che, fra i diritti televisivi e i grandi incassi della futura Champions League, ci sono buone prospettive per averli subito a disposizione, o di riaverli indietro se anticipati. Inoltre, qualche vendita oculata potrebbe dare una mano.
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Critica sportiva
L'uruguayano Pintos è della Lazio
*Pablo Cesar PINTOS, laterale destro uruguayano del San Lorenzo de Almagro, 23 anni, grande rivelazione del campionato argentino con 34 presenze e 4 gol, secondo il "Messaggero" verrà sicuramente alla Lazio. E sarebbe una gran bella notizia, dato che molte squadre europee gli hanno messo gli occhi addosso. Chi lo ha visto giocare lo ha definito un nuovo Maicon.
*Juan Pablo CARRIZO, ex nazionale argentino, torna alla Lazio dal Saragozza, ma riparte immediatamente per l'Argentina. Se lo stanno contendendo il River Plate e il Boca Juniors, le due più grandi squadre di Buenos Aires. E state a vedere che il prossimo anno Carrizo farà scintille. Lotito vuole riavere comunque se non altro i sette milioni che lo pagò due anni fa.
*Edy REJA ha detto: voglio giocatori forti sia dal punto di vista fisico che psicologico
per migliorare la qualità della squadra e poter puntare all'Europa. Se dovesse partire Kolarov, si potrebbe pensare a due difensori croati che lui conosce, Strinic e Ticinovic, ma bisogna tener presente che il calcio croato è al massimo al livello della nostra serie B.
*Una volta sfoltita la rosa da 40 a 20 elementi, la Lazio provvederà a ingaggiare almeno un attaccante. Secondo voci provenienti da Torino, potrebbe essere l'ex juventino Ruben OLIVERA, che gioca in Uruguay nel Pegnarol. Olivera ha 27 anni e sta giocando a buoni livelli.
*Da Napoli fanno sapere che la Lazio è interessata al difensore brasiliano Fabiano SANTACROCE, di 24 anni. Il problema è che il Napoli lo cederebbe, sì, ma in cambio di Ledesma, che Edy Reja considera il perno insostituibile della nuova Lazio.
*Un altro giocatore, il centrocampista Nico PULZETTI del Livorno, anni 26, interessa alla Lazio, che già lo ha cercato in passato. E' un affare che potrebbe anche essere concluso, ma solo dopo il famoso "sfoltimemto".
*Parte Kolarov? Il sostituto più quotato sarebbe un ex compagno di André Dias, terzino del San Paolo, che risponde al nome di DIOGO Silvestre Bittencourt. E' bravo e giovane, 21 anni, titolare dell'Under 23 brasiliana. Il costo si aggira sui 3 milioni.
*Alexandar KOLAROV partirà sicuramente, ma nelle casse laziali dovranno entrare almeno 20 milioni. Se lo contendono quattro fra le maggiori squadre europee: Real Madrid (in pole position), Inter, Juventus e Chelsea. Peccato per noi laziali: ma così
è la vita...
*Juan Pablo CARRIZO, ex nazionale argentino, torna alla Lazio dal Saragozza, ma riparte immediatamente per l'Argentina. Se lo stanno contendendo il River Plate e il Boca Juniors, le due più grandi squadre di Buenos Aires. E state a vedere che il prossimo anno Carrizo farà scintille. Lotito vuole riavere comunque se non altro i sette milioni che lo pagò due anni fa.
*Edy REJA ha detto: voglio giocatori forti sia dal punto di vista fisico che psicologico
per migliorare la qualità della squadra e poter puntare all'Europa. Se dovesse partire Kolarov, si potrebbe pensare a due difensori croati che lui conosce, Strinic e Ticinovic, ma bisogna tener presente che il calcio croato è al massimo al livello della nostra serie B.
*Una volta sfoltita la rosa da 40 a 20 elementi, la Lazio provvederà a ingaggiare almeno un attaccante. Secondo voci provenienti da Torino, potrebbe essere l'ex juventino Ruben OLIVERA, che gioca in Uruguay nel Pegnarol. Olivera ha 27 anni e sta giocando a buoni livelli.
*Da Napoli fanno sapere che la Lazio è interessata al difensore brasiliano Fabiano SANTACROCE, di 24 anni. Il problema è che il Napoli lo cederebbe, sì, ma in cambio di Ledesma, che Edy Reja considera il perno insostituibile della nuova Lazio.
*Un altro giocatore, il centrocampista Nico PULZETTI del Livorno, anni 26, interessa alla Lazio, che già lo ha cercato in passato. E' un affare che potrebbe anche essere concluso, ma solo dopo il famoso "sfoltimemto".
*Parte Kolarov? Il sostituto più quotato sarebbe un ex compagno di André Dias, terzino del San Paolo, che risponde al nome di DIOGO Silvestre Bittencourt. E' bravo e giovane, 21 anni, titolare dell'Under 23 brasiliana. Il costo si aggira sui 3 milioni.
*Alexandar KOLAROV partirà sicuramente, ma nelle casse laziali dovranno entrare almeno 20 milioni. Se lo contendono quattro fra le maggiori squadre europee: Real Madrid (in pole position), Inter, Juventus e Chelsea. Peccato per noi laziali: ma così
è la vita...
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La secessione - I miei ricordi - 54
Avrebbe voluto tanto avere un figlio maschio, zio Peppino, il marito di zia Agnese, quella di via Merulana. Invece aveva tre figlie femmine, una più bella dell'altra, Livia, Marisa e Anna, tutte e tre con lunghi capelli neri come l'ebano. E pensare che zio Peppino aveva un cranio lucidissimo, completamente pelato.
Zio Peppino era un ometto piccolo e intelligentissimo, era maestro, ma lavorava al Dazio, dove era molto stimato e lo riempivano di piccoli regali alimentari, vera ricchezza in quegli anni di guerra. Lui piccolo, e zia Agnese alta e vigorosa. I nipoti più grandi si divertivano a prenderlo bonariamente in giro, inventandosi episodi divertenti. In uno di essi, dopo un grande litigio con la moglie, lui saliva su un cassone e ordinava furiosamente: - Vieni qua, Agnese, che ti voglio menare! -
Per fortuna zio Peppino era molto spiritoso, ed era il primo a divertirsi a queste barzellette.
Amava l'opera, l'ascoltava sempre per radio, e aveva molti dischi di musica classica. Suonava meravigliosamente la fisarmonica, e aveva una quantità enorme di spartiti.
Inoltre, zio Peppino aveva una discreta biblioteca, nella quale spiccava un'enciclopedia per ragazzi, credo dell'UTET, che per me aveva un fascino irresistibile.
Forse per questo lui mi voleva molto bene, poiché amavo molto leggere e consultare quei volumi, ogni volta che andavo a Roma come loro ospite in via Merulana.
Era appena finita la guerra, io avevo dieci anni, e si parlava tanto di una possibile secessione della Sicilia dall'Italia, che poi sfociò nell'autonomia dell'Isola.
Io, un po' addolorato e un po' appassionato, mi misi a consultare il volume dell'enciclopedia che riguardava la Sicilia, per rendermi conto se potesse veramente staccarsi dall'Italia, se aveva le risorse economiche e la convenienza per farlo.
Zio Peppino rimase molto colpito da questo fatto. Forse vedeva in me quel figlioletto maschio che la sorte non aveva voluto dargli in dono. E si accontentava di avere un nipote che gli voleva bene proprio come a un padre, dato anche che mio padre era morto da poco.
Zio Peppino e zia Agnese avevano davvero un cuore d'oro, e amavano tutti i nipoti. Quando la nostra famiglia era ancora in paese, ad Acuto, loro ospitarono due miei fratelli, Vito e Silvestro, che si erano già trasferiti a Roma per lavoro.
Nella grande casa di via Merulana c'era un lungo corridoio, e di notte ospitava anche quattro brande: oltre a quelle dei miei due fratelli c'era spazio anche per il fratello più giovane di zio Peppino, detto Mence per la sua eleganza, dal nome di una boutique lì vicino, e per un altro cugino, Marcello, appena tornato dalla guerra, marinaio nell'isola di Lero in Grecia, dove era stato anche prigioniero degli inglesi per qualche mese.
Gli zii di via Merulana avevano una casa grande, ma, come vedete, avevano un cuore ancora più grande, anche se zia Agnese sapeva farsi rispettare e aveva una personalità molto autorevole ( continua ).
Zio Peppino era un ometto piccolo e intelligentissimo, era maestro, ma lavorava al Dazio, dove era molto stimato e lo riempivano di piccoli regali alimentari, vera ricchezza in quegli anni di guerra. Lui piccolo, e zia Agnese alta e vigorosa. I nipoti più grandi si divertivano a prenderlo bonariamente in giro, inventandosi episodi divertenti. In uno di essi, dopo un grande litigio con la moglie, lui saliva su un cassone e ordinava furiosamente: - Vieni qua, Agnese, che ti voglio menare! -
Per fortuna zio Peppino era molto spiritoso, ed era il primo a divertirsi a queste barzellette.
Amava l'opera, l'ascoltava sempre per radio, e aveva molti dischi di musica classica. Suonava meravigliosamente la fisarmonica, e aveva una quantità enorme di spartiti.
Inoltre, zio Peppino aveva una discreta biblioteca, nella quale spiccava un'enciclopedia per ragazzi, credo dell'UTET, che per me aveva un fascino irresistibile.
Forse per questo lui mi voleva molto bene, poiché amavo molto leggere e consultare quei volumi, ogni volta che andavo a Roma come loro ospite in via Merulana.
Era appena finita la guerra, io avevo dieci anni, e si parlava tanto di una possibile secessione della Sicilia dall'Italia, che poi sfociò nell'autonomia dell'Isola.
Io, un po' addolorato e un po' appassionato, mi misi a consultare il volume dell'enciclopedia che riguardava la Sicilia, per rendermi conto se potesse veramente staccarsi dall'Italia, se aveva le risorse economiche e la convenienza per farlo.
Zio Peppino rimase molto colpito da questo fatto. Forse vedeva in me quel figlioletto maschio che la sorte non aveva voluto dargli in dono. E si accontentava di avere un nipote che gli voleva bene proprio come a un padre, dato anche che mio padre era morto da poco.
Zio Peppino e zia Agnese avevano davvero un cuore d'oro, e amavano tutti i nipoti. Quando la nostra famiglia era ancora in paese, ad Acuto, loro ospitarono due miei fratelli, Vito e Silvestro, che si erano già trasferiti a Roma per lavoro.
Nella grande casa di via Merulana c'era un lungo corridoio, e di notte ospitava anche quattro brande: oltre a quelle dei miei due fratelli c'era spazio anche per il fratello più giovane di zio Peppino, detto Mence per la sua eleganza, dal nome di una boutique lì vicino, e per un altro cugino, Marcello, appena tornato dalla guerra, marinaio nell'isola di Lero in Grecia, dove era stato anche prigioniero degli inglesi per qualche mese.
Gli zii di via Merulana avevano una casa grande, ma, come vedete, avevano un cuore ancora più grande, anche se zia Agnese sapeva farsi rispettare e aveva una personalità molto autorevole ( continua ).
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giovedì 20 maggio 2010
Adriano e Simplicio, sogno brasiliano per la Roma
*ADRIANO, il grande centravanti ex interista, tuttora impegnato nel Flamengo in Brasile, è intenzionato a rientrare in Italia. La Roma è molto interessata ed è entrata in contatto con il procuratore del giocatore, Gilmar Rinaldi. E' un affare che si può concludere, malgrado l'insidia dell'Inter, che troverebbe un posto anche per lui.
*SIMPLICIO, il brillante centrocampista brasiliano del Palermo, orientato a lasciare i rosanero, ha incaricato il suo procuratore, che è lo stesso di Adriano, di prendere i contatti con la Roma, che ha già espresso il suo interessamento. Adriano-Simplicio sarebbero così i due possibili colpacci della Roma.
*Andreas BURDISSO chiama suo fratello Guillermo alla Roma: il giocatore, eccellente difensore lui pure, è cercato anche dalla Lazio, ma ovviamente, se dovesse scegliere, preferirebbe giocare accanto al più affermato fratello.
*Il West Ham, squadra inglese di media quotazione, sta cercando due romanisti: BAPTISTA e DONI. La Roma potrebbe anche aderire, ma sarebbe interessata ad avere come contropartita Valon BEHRAMI, quotatissimo centrocampista ex laziale.
*Il portierino senese CURCI, dopo uno splendido campionato, rientra alla Roma, che però non vuole aprire un antagonismo col bravissimo Julio Sergio, e perciò è orientata a mandare Curci al Chievo in cambio dell'esperto SORRENTINO, che sarebbe un rincalzo di tutto affidamento e non farebbe ombra al numero 1 brasiliano.
*Emiliano MORETTI, il quotato difensore del Genoa, è il terzino su cui conta la Roma per completare in modo eccellente il suo reparto difensivo. La trattativa è possibile ed ha buone probabilità di riuscita. La Roma ha valide pedine di scambio da offrire ai rossoblu.
*Un buon terzino può venire anche dalla Juventus: Martin CACERES in prima linea, ma anche Paolo DE CEGLIE , interessano ai giallorossi: Il primo ha 23 anni, il secondo 24, e tecnicamente sono entrambi validi. Uno dei due può arrivare alla corte di Ranieri, che li conosce entrambi.
*Claudio RANIERI, nella lista azzurra per l'eredità di Lippi, ha detto che lui quest'anno pensa solo alla Roma, perché vuole prendersi la rivincita sull'Inter. Sappiamo che Ranieri è sincero, e una bugia del genere non potrebbe dirla mai.
* Infatti il bravo RANIERI sta già al lavoro per preparare la nuova Roma. Nomi di rinforzi non ne fa, ma ha dichiarato solennemente che vuole giocatori "di cuore e di anima": Lo stesso tipo di giocatori che i tifosi giallorossi gradiscono moltissimo.
*SIMPLICIO, il brillante centrocampista brasiliano del Palermo, orientato a lasciare i rosanero, ha incaricato il suo procuratore, che è lo stesso di Adriano, di prendere i contatti con la Roma, che ha già espresso il suo interessamento. Adriano-Simplicio sarebbero così i due possibili colpacci della Roma.
*Andreas BURDISSO chiama suo fratello Guillermo alla Roma: il giocatore, eccellente difensore lui pure, è cercato anche dalla Lazio, ma ovviamente, se dovesse scegliere, preferirebbe giocare accanto al più affermato fratello.
*Il West Ham, squadra inglese di media quotazione, sta cercando due romanisti: BAPTISTA e DONI. La Roma potrebbe anche aderire, ma sarebbe interessata ad avere come contropartita Valon BEHRAMI, quotatissimo centrocampista ex laziale.
*Il portierino senese CURCI, dopo uno splendido campionato, rientra alla Roma, che però non vuole aprire un antagonismo col bravissimo Julio Sergio, e perciò è orientata a mandare Curci al Chievo in cambio dell'esperto SORRENTINO, che sarebbe un rincalzo di tutto affidamento e non farebbe ombra al numero 1 brasiliano.
*Emiliano MORETTI, il quotato difensore del Genoa, è il terzino su cui conta la Roma per completare in modo eccellente il suo reparto difensivo. La trattativa è possibile ed ha buone probabilità di riuscita. La Roma ha valide pedine di scambio da offrire ai rossoblu.
*Un buon terzino può venire anche dalla Juventus: Martin CACERES in prima linea, ma anche Paolo DE CEGLIE , interessano ai giallorossi: Il primo ha 23 anni, il secondo 24, e tecnicamente sono entrambi validi. Uno dei due può arrivare alla corte di Ranieri, che li conosce entrambi.
*Claudio RANIERI, nella lista azzurra per l'eredità di Lippi, ha detto che lui quest'anno pensa solo alla Roma, perché vuole prendersi la rivincita sull'Inter. Sappiamo che Ranieri è sincero, e una bugia del genere non potrebbe dirla mai.
* Infatti il bravo RANIERI sta già al lavoro per preparare la nuova Roma. Nomi di rinforzi non ne fa, ma ha dichiarato solennemente che vuole giocatori "di cuore e di anima": Lo stesso tipo di giocatori che i tifosi giallorossi gradiscono moltissimo.
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La bambina di Danzica - I miei ricordi - 53
Era proprio il pieno della guerra. La Germania stava ancora andando alla grande, e noi, senza magari ce ne accorgessimo in pieno, eravamo come asserviti alla sua grande potenza. Mussolini capiva che bisognava solo assecondarla, pur non amandola molto, per poi sfruttare l'alleanza sul tavolo della vittoria.
Era il 1942, ma il sogno non durò di più. La campagna di Russia , e l'inesorabile sconfitta, servirono a spezzare l'incantesimo. Ma che, fino ad allora, l'Italia fosse asservita alla Germania ( quel nome lì non voglio nemmeno vergarlo...) io lo intuivo, e avevo solo 8 anni, da certe sfumature.
Ad Acuto,nel vicolo che da San Nicola portava su alla piazza della Corte, abitava un ragazzo di vent'anni, Alfredino, che lavorava a Roma per una casa editrice.
Alfredino si era innamorato di una mia giovane cugina, e la corteggiava come poteva. Le portava, così, ogni tanto, qualche bel libro fresco fresco di stampa, e una volta portò un libro per ragazzi che io e una cugina più piccola, mia coetanea, leggemmo insieme.
Era un libro grande, pieno di figure, e parlava di una bambina, Bibi, che viveva in una città della Germania, Danzica. Una strana città, che si trovava tutta circondata dal territorio della Polonia, ma era tedesca di popolazione e di aspirazioni, e voleva ricongiungersi con la madrepatria.
A farla breve, sotto l'accattivante forma di un libro per ragazzi, altro non era che un libro di propaganda nazista, e introduceva al problema del ricongiungimento di Danzica con il territorio tedesco, che fu proprio all'origine dell'invasione della Polonia e dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Quella bambina, Bibi, con le sue trecce bionde, e quella città, Danzica, rimasero a ronzare nella mia mente, finché non mi resi conto, alla luce di ciò che avvenne poi, che c'era qualcosa di strano e strumentale. Si servivano dei bambini per inoculare idee di guerra, per propagandare ideologie di conquista.
La casa editrice italiana se ne rendeva benissimo conto, e sia pur soltanto traducendo un romanzo per ragazzi, utilizzava anch'essa quello strumento di odio e di propaganda.
Dopo il fallimento della campagna di Russia, anche in Italia si cominciò ad aprire gli occhi. Libri di quel genere non vennero più pubblicati. L'asservimento alla Germania cominciò ad allentarsi, e per fortuna ne venimmo fuori, sia pure in mezzo a tante sciagure, e pagando care le nostre responsabilità.
Ma quella figura di bambina tedesca, Bibi, e quella strana città, con le strette stradine selciate e le sue pittoresche costruzioni gotiche, mi sono rimaste stampate nella mente, fra le tante centinaia di libri che ho letto, e completamente dimenticato, nella mia lunga vita.
Mia cugina, in realtà, non aveva molto in simpatia né Alfredino né i suoi libri, e così anche quella piccola storia finì presto, sommersa in una storia molto più grande (continua).
Era il 1942, ma il sogno non durò di più. La campagna di Russia , e l'inesorabile sconfitta, servirono a spezzare l'incantesimo. Ma che, fino ad allora, l'Italia fosse asservita alla Germania ( quel nome lì non voglio nemmeno vergarlo...) io lo intuivo, e avevo solo 8 anni, da certe sfumature.
Ad Acuto,nel vicolo che da San Nicola portava su alla piazza della Corte, abitava un ragazzo di vent'anni, Alfredino, che lavorava a Roma per una casa editrice.
Alfredino si era innamorato di una mia giovane cugina, e la corteggiava come poteva. Le portava, così, ogni tanto, qualche bel libro fresco fresco di stampa, e una volta portò un libro per ragazzi che io e una cugina più piccola, mia coetanea, leggemmo insieme.
Era un libro grande, pieno di figure, e parlava di una bambina, Bibi, che viveva in una città della Germania, Danzica. Una strana città, che si trovava tutta circondata dal territorio della Polonia, ma era tedesca di popolazione e di aspirazioni, e voleva ricongiungersi con la madrepatria.
A farla breve, sotto l'accattivante forma di un libro per ragazzi, altro non era che un libro di propaganda nazista, e introduceva al problema del ricongiungimento di Danzica con il territorio tedesco, che fu proprio all'origine dell'invasione della Polonia e dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Quella bambina, Bibi, con le sue trecce bionde, e quella città, Danzica, rimasero a ronzare nella mia mente, finché non mi resi conto, alla luce di ciò che avvenne poi, che c'era qualcosa di strano e strumentale. Si servivano dei bambini per inoculare idee di guerra, per propagandare ideologie di conquista.
La casa editrice italiana se ne rendeva benissimo conto, e sia pur soltanto traducendo un romanzo per ragazzi, utilizzava anch'essa quello strumento di odio e di propaganda.
Dopo il fallimento della campagna di Russia, anche in Italia si cominciò ad aprire gli occhi. Libri di quel genere non vennero più pubblicati. L'asservimento alla Germania cominciò ad allentarsi, e per fortuna ne venimmo fuori, sia pure in mezzo a tante sciagure, e pagando care le nostre responsabilità.
Ma quella figura di bambina tedesca, Bibi, e quella strana città, con le strette stradine selciate e le sue pittoresche costruzioni gotiche, mi sono rimaste stampate nella mente, fra le tante centinaia di libri che ho letto, e completamente dimenticato, nella mia lunga vita.
Mia cugina, in realtà, non aveva molto in simpatia né Alfredino né i suoi libri, e così anche quella piccola storia finì presto, sommersa in una storia molto più grande (continua).
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memorie
mercoledì 19 maggio 2010
Se De Rossi resta, alla Roma non serve nessuno
Che difetti vogliamo trovare, a questa Roma che fa 80 punti e che non vince lo scudetto solo perché sulla sua strada c'era un'Inter stellare?
A questa Roma, fra l'altro guidata alla perfezione da un tecnico tra i migliori del mondo, non manca proprio nulla: qualcosa mancherebbe soltanto se fosse venduto De Rossi.
Al massimo, ci sarebbero da affrontare solo un paio di piccoli problemi: a Motta, Mexes, Riise, Cassetti e Cicinho, se proprio volessimo migliorare, si potrebbe affiancare forse un terzino di maggior costanza di rendimento. L'altro problema è: Toni potrà essere al cento per cento, fisicamente, il prossimo anno, oppure vogliamo trovare un centravanti di gran peso e che ti assicuri qualche gol in più?
Infatti mi pare che gli sforzi della società si stiano orientando e concentrando su questi due obbiettivi, che però, se si riuscisse a non vendere Daniele De Rossi, verrrebbero ridotti a problemi di secondo piano, risolvibili anche all'interno dell'attuale rosa.
Secondo noi, infatti, la Roma ha già una rosa molto importante. Portieri Julio Sergio e Doni; difensori Juan, Burdisso, Mexès, Motta, Riise, Cassetti e Cicinho;
centrocampisti Perrotta, De Rossi, Pizarro, Taddei, Brighi e Cerci; attaccanti Totti, Toni, Vucinic, Baptista e Menez. Si tratta di venti titolari di buon valore, ai quali si possono affiancare quattro o cinque giovani emergenti del vivaio, da sempre la vera ricchezza della Roma.
Con un quadro così, Ranieri va sul sicuro. Se proprio si vuole migliorare, bisognerebbe gettare sul mercato una ventina di milioni per un ottimo difensore e un bravissimo attaccante. Venti milioni possono anche essere ricavati con la cessione di elementi in rientro dai prestiti, a cominciare da Okaka, e da qualche giocatore di rincalzo che ha sempre una buona piazza.
Quando un vino è già di eccellente qualità, perchè rischiare d'intorbidarlo con qualche cambiamento di troppo?
A questa Roma, fra l'altro guidata alla perfezione da un tecnico tra i migliori del mondo, non manca proprio nulla: qualcosa mancherebbe soltanto se fosse venduto De Rossi.
Al massimo, ci sarebbero da affrontare solo un paio di piccoli problemi: a Motta, Mexes, Riise, Cassetti e Cicinho, se proprio volessimo migliorare, si potrebbe affiancare forse un terzino di maggior costanza di rendimento. L'altro problema è: Toni potrà essere al cento per cento, fisicamente, il prossimo anno, oppure vogliamo trovare un centravanti di gran peso e che ti assicuri qualche gol in più?
Infatti mi pare che gli sforzi della società si stiano orientando e concentrando su questi due obbiettivi, che però, se si riuscisse a non vendere Daniele De Rossi, verrrebbero ridotti a problemi di secondo piano, risolvibili anche all'interno dell'attuale rosa.
Secondo noi, infatti, la Roma ha già una rosa molto importante. Portieri Julio Sergio e Doni; difensori Juan, Burdisso, Mexès, Motta, Riise, Cassetti e Cicinho;
centrocampisti Perrotta, De Rossi, Pizarro, Taddei, Brighi e Cerci; attaccanti Totti, Toni, Vucinic, Baptista e Menez. Si tratta di venti titolari di buon valore, ai quali si possono affiancare quattro o cinque giovani emergenti del vivaio, da sempre la vera ricchezza della Roma.
Con un quadro così, Ranieri va sul sicuro. Se proprio si vuole migliorare, bisognerebbe gettare sul mercato una ventina di milioni per un ottimo difensore e un bravissimo attaccante. Venti milioni possono anche essere ricavati con la cessione di elementi in rientro dai prestiti, a cominciare da Okaka, e da qualche giocatore di rincalzo che ha sempre una buona piazza.
Quando un vino è già di eccellente qualità, perchè rischiare d'intorbidarlo con qualche cambiamento di troppo?
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Critica sportiva
I giorni di fiera - I miei ricordi - 52
Che belli, i giorni di fiera, ad Acuto! Il Borgo, la grande via dritta che dall'Arco della Porta conduceva fino in fondo al paese, di fronte al grande edificio scolastico, si riempiva di bancarelle festose sull'uno e sull'altro lato, per circa duecento metri.
Poi, nel viale di San Sebastiano, un po' fuori dell'abitato, c'era anche la fiera del bestiame: buoi, pecore, capre, pollame, maiali, oche, conigli, tacchini, ed altro ancora: roba per grandi, a noi bastava un'occhiata, tanto per curiosare.
La fiera durava tre giorni, dal 21 al 23 settembre, in occasione della festività del patrono, San Maurizio, che era, ed è, il 22. Poteva prolungarsi di un giorno, il 24, se capitava di domenica, festa della Madonna del Salvatore. Poi la festa venne raddoppiata anche per il Ferragosto, giorno dell'Assunta, l'altra patrona del paese.
Per me era una festa particolare, perché per l'occasione venivano i miei zii commercianti, dal Piglio zio Pasquale e zio Angelino, poi, qualche anno più tardi, anche zio Pierino da Genazzano.
Avevano dei banconi lunghissimi e coloratissimi, quasi tutti riservati ai giocattoli, perchè era tradizione fare la "fiera" ai bambini piccoli, figli, nipoti e comparelli che fossero: guai a non ricordarsi di tutti!
I banconi degli zii comprendevano anche altro: abbigliamento, oggetti da cucina e chincaglierie varie. Naturalmente noi correvamo per avere la nostra "fiera" che doveva essere particolarmente bella e pregiata: un cavalluccio di legno, una macchinetta dei pompieri, una trombetta di metallo, una piccola armonica a bocca, che era la cosa più desiderata.
Gli zii erano sempre molto affettuosi, e ci accoglievano festosamente prendendoci in braccio e baciandoci come se non ci vedessero da tanti anni. In realtà avevano contatti frequenti, perchè anche mio padre, Memmuccio, andava alle fiere col suo bancone scambiandosi la cortesia, per tutti i paesi del vicinato: Acuto, Piglio, Genazzano, Paliano, il Serrone, Trevi nel Lazio, Filettino, Vallepietra...
Avevano amici dappertutto, e quando arrivavano era sempre doppia festa. Mezzo napoletani com'erano, originari di Maddaloni presso Caserta, si distinguevano per allegria e cordialità.
Mia madre, in queste occasioni, aveva un superlavoro: era impegnata tutta la mattinata per le sue famose fettuccine fatte in casa, per l'intera truppa che poteva arrivare anche a una ventina di persone. Quando erano pronte, una donna si caricava sulla testa una bella "scifa" piena di fettuccine, condite con un sugo di carne il cui profumo portava altra festa per tutto il paese, un percorso di trecento metri fra le strette stradine antiche.
Giù alla bottega di Memmuccio, davanti alla quale erano sistemate le bancarelle dei quattro fratelli, le fettuccine, verso le tredici, venivano accolte con grida di allegria e condite con bei bicchieri di rosso cesanese che gli zii portavano dal Piglio, dove sia zia Paolina che zia Memma erano produttrici di vini tra i migliori del paese.
Allegria. Contenuta, perchè poi, verso le sedici, la fiera riprendeva, e bisognava essere responsabili, così come nei due giorni successivi.
Ricordo sempre che gli zii si lamentavano perchè ad Acuto non si facevano grossi affari; il paese era povero rispetto a Piglio, Paliano, Genazzano, più grossi e prosperosi. Ma forse lamentarsi faceva parte del mestiere, e l'oggi è sempre più povero di ieri, e anche di domani (continua).
Poi, nel viale di San Sebastiano, un po' fuori dell'abitato, c'era anche la fiera del bestiame: buoi, pecore, capre, pollame, maiali, oche, conigli, tacchini, ed altro ancora: roba per grandi, a noi bastava un'occhiata, tanto per curiosare.
La fiera durava tre giorni, dal 21 al 23 settembre, in occasione della festività del patrono, San Maurizio, che era, ed è, il 22. Poteva prolungarsi di un giorno, il 24, se capitava di domenica, festa della Madonna del Salvatore. Poi la festa venne raddoppiata anche per il Ferragosto, giorno dell'Assunta, l'altra patrona del paese.
Per me era una festa particolare, perché per l'occasione venivano i miei zii commercianti, dal Piglio zio Pasquale e zio Angelino, poi, qualche anno più tardi, anche zio Pierino da Genazzano.
Avevano dei banconi lunghissimi e coloratissimi, quasi tutti riservati ai giocattoli, perchè era tradizione fare la "fiera" ai bambini piccoli, figli, nipoti e comparelli che fossero: guai a non ricordarsi di tutti!
I banconi degli zii comprendevano anche altro: abbigliamento, oggetti da cucina e chincaglierie varie. Naturalmente noi correvamo per avere la nostra "fiera" che doveva essere particolarmente bella e pregiata: un cavalluccio di legno, una macchinetta dei pompieri, una trombetta di metallo, una piccola armonica a bocca, che era la cosa più desiderata.
Gli zii erano sempre molto affettuosi, e ci accoglievano festosamente prendendoci in braccio e baciandoci come se non ci vedessero da tanti anni. In realtà avevano contatti frequenti, perchè anche mio padre, Memmuccio, andava alle fiere col suo bancone scambiandosi la cortesia, per tutti i paesi del vicinato: Acuto, Piglio, Genazzano, Paliano, il Serrone, Trevi nel Lazio, Filettino, Vallepietra...
Avevano amici dappertutto, e quando arrivavano era sempre doppia festa. Mezzo napoletani com'erano, originari di Maddaloni presso Caserta, si distinguevano per allegria e cordialità.
Mia madre, in queste occasioni, aveva un superlavoro: era impegnata tutta la mattinata per le sue famose fettuccine fatte in casa, per l'intera truppa che poteva arrivare anche a una ventina di persone. Quando erano pronte, una donna si caricava sulla testa una bella "scifa" piena di fettuccine, condite con un sugo di carne il cui profumo portava altra festa per tutto il paese, un percorso di trecento metri fra le strette stradine antiche.
Giù alla bottega di Memmuccio, davanti alla quale erano sistemate le bancarelle dei quattro fratelli, le fettuccine, verso le tredici, venivano accolte con grida di allegria e condite con bei bicchieri di rosso cesanese che gli zii portavano dal Piglio, dove sia zia Paolina che zia Memma erano produttrici di vini tra i migliori del paese.
Allegria. Contenuta, perchè poi, verso le sedici, la fiera riprendeva, e bisognava essere responsabili, così come nei due giorni successivi.
Ricordo sempre che gli zii si lamentavano perchè ad Acuto non si facevano grossi affari; il paese era povero rispetto a Piglio, Paliano, Genazzano, più grossi e prosperosi. Ma forse lamentarsi faceva parte del mestiere, e l'oggi è sempre più povero di ieri, e anche di domani (continua).
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memorie
martedì 18 maggio 2010
Sarà Marcio Azevedo il terzino della Lazio?
*Marcio AZEVEDO, il terzino sinistro brasiliano dell'Atletico Paranaense, 24 anni, gran velocità e gran tiro mancino, accostato alla Roma lo scorso gennaio, pare ora interessare alla Lazio, se parte Kolarov. Prezzo intorno ai due milioni.
*Luciano ZAURI ha deciso di lasciare la Sampdoria e sarebbe felice di restare alla Lazio, dove torna per fine prestito. Ha 32 anni e sarebbe un ottimo rincalzo, anche perché copre tutti i ruoli difensivi.
*Cristian LEDESMA non ha dubbi: vuole essere laziale a vita. Speriamo che non ci siano troppi ostacoli perché il suo sogno si avveri.
*Anche Edy REJA crede nei miracoli: vuole uno Zarate che lo ascolti davvero, e spera di poter tenere Kolarov malgrado le tante richieste e la prospettiva di molti milioni in arrivo per la sua cessione.
* Altro candidato al ruolo di terzino è il fiorentino Manuel PASQUAL, che però è cercato anche dal Torino, che spera di rientrare in serie A.
*Ousmane DABO ha salutato la Lazio dopo ben sei stagioni in biancoceleste. Il francese, commosso, ha rivelato che si sente fortemente legato ai nostri colori.
*Un altro che ci lascia è CARRIZO, al rientro da Saragozza: in Argentina c'è più di una squadra disposta ad accoglierlo.
*Anche CRIBARI, al rientro da Siena, lascia la Lazio: locercano almeno quattro squadre di discreto livello: Bari, Cagliari, Parma e Bologna:
*Pierpaolo Marino, dopo un anno di riposo, intende riprendere un posto di direttore sportivo: avendo affiancato Reja per ben cinque stagioni, la Lazio è una delle sue massime aspirazioni.
*Cristian LEDESMA ha un grande mercato, e la Fiorentina, con Pantaleo Corvino,
gli sta facendo una corte discreta. Ma Reja ritiene Ledesma uno dei punti base della squadra, e sarà difficile che dia il suo consenso.
*Luciano ZAURI ha deciso di lasciare la Sampdoria e sarebbe felice di restare alla Lazio, dove torna per fine prestito. Ha 32 anni e sarebbe un ottimo rincalzo, anche perché copre tutti i ruoli difensivi.
*Cristian LEDESMA non ha dubbi: vuole essere laziale a vita. Speriamo che non ci siano troppi ostacoli perché il suo sogno si avveri.
*Anche Edy REJA crede nei miracoli: vuole uno Zarate che lo ascolti davvero, e spera di poter tenere Kolarov malgrado le tante richieste e la prospettiva di molti milioni in arrivo per la sua cessione.
* Altro candidato al ruolo di terzino è il fiorentino Manuel PASQUAL, che però è cercato anche dal Torino, che spera di rientrare in serie A.
*Ousmane DABO ha salutato la Lazio dopo ben sei stagioni in biancoceleste. Il francese, commosso, ha rivelato che si sente fortemente legato ai nostri colori.
*Un altro che ci lascia è CARRIZO, al rientro da Saragozza: in Argentina c'è più di una squadra disposta ad accoglierlo.
*Anche CRIBARI, al rientro da Siena, lascia la Lazio: locercano almeno quattro squadre di discreto livello: Bari, Cagliari, Parma e Bologna:
*Pierpaolo Marino, dopo un anno di riposo, intende riprendere un posto di direttore sportivo: avendo affiancato Reja per ben cinque stagioni, la Lazio è una delle sue massime aspirazioni.
*Cristian LEDESMA ha un grande mercato, e la Fiorentina, con Pantaleo Corvino,
gli sta facendo una corte discreta. Ma Reja ritiene Ledesma uno dei punti base della squadra, e sarà difficile che dia il suo consenso.
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voci di mercato
I profughi - I miei ricordi - 51
Durante la guerra, ma in particolare nel periodo terribile fra l'armistizio e il passaggio degli alleati (8 settembre 1943 - 4 giugno 1944), Acuto divenne il centro di una immigrazione variopinta, che andava dal rifugiato al profugo, dal partigiano di passaggio allo sfollato dalla capitale, dalla famiglia ebraica in clandestinità alla povera gente che andava cercando alimenti e ospitalità provvisoria.
La posizione del paese, lontana dalle grandi strade, scarso controllo da parte dei tedeschi, minimo rischio di bombardamenti, aveva portato un notevole incremento della popolazione, grazie anche alla disponibilità di molti alloggi liberi.
Questo affollamento persistette anche per almeno un anno dopo l'arrivo degli alleati, e dopo la stessa fine delle ostilità (25 aprile 1945). Tra gli ospiti, a vario titolo, del paese di Acuto, ricordiamo, ad esempio, Corrado Mantoni, il famoso Corrado della RAI-TV, che allora si chiamava ancora EIAR, e mi raccontavano che allora la sua balbuzie era piuttosto accentuata e si andò attenuando con l'andar del tempo.
Fece amicizia con i suoi coetanei, compreso mio fratello maggiore, e nel paese contribuì a far crescere la passione per il teatro e lo spettacolo.
Un altro personaggio di rilievo era un giovane cantante, che poi fece parte dei 2+2 di Nora Orlandi, divenuti successivamente 4+4. Aveva formato un gruppetto che si esercitava nel canto, accompagnato da una chitarra che sapeva suonare in modo magistrale. Erano amici dei miei cugini Nando e Carlo, romani sfollati essi pure, si riunivano sulle scalette di nonna Livia, la cui grande casa era sempre piena di ospiti,
e suonavano spesso canzoni bellissime come "Malaguegna": "malague...hi, mia nigna hermosa/ como el candor de una rosa.../Que bonitos ojos tienes.../ Y los me quiere mirar..." Ci mettevano tutto il cuore e grande bravura, e mi sembra di risentirli ancora adesso.
Fra i tanti giovani partigiani, profughi, soldati sbandati fermatisi in paese, ve ne furono alcuni che si innamorarono di ragazze di Acuto, e qualcuna anche la sposarono, come una mia bellissima cugina di venti anni, Elda, che riuscì a convincere un giovane marinaio di Portici, Pino, dai capelli ricci neri neri, a mettere radici in montagna.
Ci fu un maestro di Ururi, paese albanese del Molise, che venne a fare il partigiano da noi, e rimase tanto legato al paese nuovo da non volersene allontanare più: cominciò a fare politica, si sposò, mise stabilmente le tende da noi, fino a diventare un personaggio di spicco della comunità.
Molti sono i casi di persone che la guerra portò fra noi e che rimasero legate per sempre. Quando tornò la pace, questi personaggi di passaggio furono anzi i protagonisti della ripresa culturale ed economica del paese, e forse l'unico fattore positivo che la guerra abbia prodotto, a parte il contatto con le diverse civiltà dei soldati alleati e l'introduzione dei wurstel e del chewing gum.
Ma loro hanno preso da noi qualcosa di meglio: la pizza, il gelato e...Sophia Loren
(continua).
La posizione del paese, lontana dalle grandi strade, scarso controllo da parte dei tedeschi, minimo rischio di bombardamenti, aveva portato un notevole incremento della popolazione, grazie anche alla disponibilità di molti alloggi liberi.
Questo affollamento persistette anche per almeno un anno dopo l'arrivo degli alleati, e dopo la stessa fine delle ostilità (25 aprile 1945). Tra gli ospiti, a vario titolo, del paese di Acuto, ricordiamo, ad esempio, Corrado Mantoni, il famoso Corrado della RAI-TV, che allora si chiamava ancora EIAR, e mi raccontavano che allora la sua balbuzie era piuttosto accentuata e si andò attenuando con l'andar del tempo.
Fece amicizia con i suoi coetanei, compreso mio fratello maggiore, e nel paese contribuì a far crescere la passione per il teatro e lo spettacolo.
Un altro personaggio di rilievo era un giovane cantante, che poi fece parte dei 2+2 di Nora Orlandi, divenuti successivamente 4+4. Aveva formato un gruppetto che si esercitava nel canto, accompagnato da una chitarra che sapeva suonare in modo magistrale. Erano amici dei miei cugini Nando e Carlo, romani sfollati essi pure, si riunivano sulle scalette di nonna Livia, la cui grande casa era sempre piena di ospiti,
e suonavano spesso canzoni bellissime come "Malaguegna": "malague...hi, mia nigna hermosa/ como el candor de una rosa.../Que bonitos ojos tienes.../ Y los me quiere mirar..." Ci mettevano tutto il cuore e grande bravura, e mi sembra di risentirli ancora adesso.
Fra i tanti giovani partigiani, profughi, soldati sbandati fermatisi in paese, ve ne furono alcuni che si innamorarono di ragazze di Acuto, e qualcuna anche la sposarono, come una mia bellissima cugina di venti anni, Elda, che riuscì a convincere un giovane marinaio di Portici, Pino, dai capelli ricci neri neri, a mettere radici in montagna.
Ci fu un maestro di Ururi, paese albanese del Molise, che venne a fare il partigiano da noi, e rimase tanto legato al paese nuovo da non volersene allontanare più: cominciò a fare politica, si sposò, mise stabilmente le tende da noi, fino a diventare un personaggio di spicco della comunità.
Molti sono i casi di persone che la guerra portò fra noi e che rimasero legate per sempre. Quando tornò la pace, questi personaggi di passaggio furono anzi i protagonisti della ripresa culturale ed economica del paese, e forse l'unico fattore positivo che la guerra abbia prodotto, a parte il contatto con le diverse civiltà dei soldati alleati e l'introduzione dei wurstel e del chewing gum.
Ma loro hanno preso da noi qualcosa di meglio: la pizza, il gelato e...Sophia Loren
(continua).
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memorie
lunedì 17 maggio 2010
Lotito dice: Reja è padrone
Un Lotito nuovo, aperto e umile, pronto a riconoscere i suoi errori, pronto a intraprendere una via maestra che potrebbe portarlo lontano e conquistare finalmente l'anima dei tifosi della Lazio. Così almeno è apparso nella bella intervista odierna al quotidiano sportivo romano.
Lotito ha avuto un'enorme fortuna: ha incontrato, quasi senza volerlo, l'uomo che può aiutarlo ad aggiustare le cose della Lazio: Edy Reja.
E infatti, Lotito lo ha riconosciuto: Reja è padrone in campo tecnico, la Lazio la farà lui, gli acquisti li consiglierà lui, così come le vendite. Quello di Lotito dalla squadra non è stato un distacco e un isolamento, come è stato detto: bensì il riconoscimento che in campo tecnico Reja è bravissimo, così come in campo psicologico. Reja i giocatori li sa valutare e li sa trattare, e un dirigente deve pensare a dirigere solo l'economia, di cui è competente e padrone.
Ma allora come si spiega il caso Zarate? Che cos'è questo contrasto del tecnico con il suo giocatore di maggior classe? Come è possibile che Reja, capace di comprendere tutti, non abbia compreso Maurito? Eppure, da tante sfumature, ci sembra di capire che tra i due ci sia un certo feeling, che ci sia soltanto l'attesa che scatti qualcosa di definitivo.
Secondo noi Zarate non se ne andrà, perché è convinto che sarà proprio Reja a farlo maturare nel modo giusto, pur facendolo partire in terza posizione alle spalle di Floccari e Rocchi.
Devono avere pazienza sia Reja che Zarate, e il fratello-procuratore Sergio questo deve capirlo, non deve avere fretta, perché rischia proprio lui di bruciare un grandissimo talento, la cui collocazione tattica è però molto difficile da individuare.
Tra un paio d'anni Zarate sarà davvero un degno erede di Maradona, mentre per ora è soltanto un genio incompreso, prima di tutti proprio da se stesso.
Ognuno faccia il suo mestiere: Zarate l'allievo campione, Reja il tecnico paziente e avveduto, Lotito il presidente economista, calcolatore, aperto non soltanto al mestiere di risanare, ma anche a quello di far crescere la società.
Solo se ognuno farà bene il proprio mestiere la Lazio potrà riprendere la via verso l'alto.
Lotito ha avuto un'enorme fortuna: ha incontrato, quasi senza volerlo, l'uomo che può aiutarlo ad aggiustare le cose della Lazio: Edy Reja.
E infatti, Lotito lo ha riconosciuto: Reja è padrone in campo tecnico, la Lazio la farà lui, gli acquisti li consiglierà lui, così come le vendite. Quello di Lotito dalla squadra non è stato un distacco e un isolamento, come è stato detto: bensì il riconoscimento che in campo tecnico Reja è bravissimo, così come in campo psicologico. Reja i giocatori li sa valutare e li sa trattare, e un dirigente deve pensare a dirigere solo l'economia, di cui è competente e padrone.
Ma allora come si spiega il caso Zarate? Che cos'è questo contrasto del tecnico con il suo giocatore di maggior classe? Come è possibile che Reja, capace di comprendere tutti, non abbia compreso Maurito? Eppure, da tante sfumature, ci sembra di capire che tra i due ci sia un certo feeling, che ci sia soltanto l'attesa che scatti qualcosa di definitivo.
Secondo noi Zarate non se ne andrà, perché è convinto che sarà proprio Reja a farlo maturare nel modo giusto, pur facendolo partire in terza posizione alle spalle di Floccari e Rocchi.
Devono avere pazienza sia Reja che Zarate, e il fratello-procuratore Sergio questo deve capirlo, non deve avere fretta, perché rischia proprio lui di bruciare un grandissimo talento, la cui collocazione tattica è però molto difficile da individuare.
Tra un paio d'anni Zarate sarà davvero un degno erede di Maradona, mentre per ora è soltanto un genio incompreso, prima di tutti proprio da se stesso.
Ognuno faccia il suo mestiere: Zarate l'allievo campione, Reja il tecnico paziente e avveduto, Lotito il presidente economista, calcolatore, aperto non soltanto al mestiere di risanare, ma anche a quello di far crescere la società.
Solo se ognuno farà bene il proprio mestiere la Lazio potrà riprendere la via verso l'alto.
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