Erano i miei primissimi anni d'insegnamento, vissuti con grande spirito pionieristico: ero giovane, anche se non proprio di primo pelo, e in fondo mi piaceva molto viaggiare, ammirando dal finestrino i bei panorami dei monti Ernici e della Valle del Sacco.
Pensate: in quegli anni Sessanta sui pullman era consentito perfino fumare, e ne ho un ricordo ben preciso, non solo per il fumo fastidioso e irritante, ma anche perché una volta una porzione di cicca mi cadde sui pantaloni nuovissimi che indossavo, e riuscì a bruciare il tessuto creando un piccolo ma evidente buco. Ero ancora scapolo, e chiesi cortesemente a una mia sorella sposata da pochi mesi che provvedesse a far riparare i pantaloni da qualche ricamatrice.
Quale non fu la mia sorpesa nell'accorgermi che il piccolo disturbo era stato accolto con un certo fastidio, tale da convincermi a rimediare personalmente a incombenze di questo tipo, e magari a considerare definitivamente perduto un piccolo bene quale può essere un paio di pantaloni nuovi.
I tempi si sono molto evoluti, in questo senso: c'è molta più tendenza al consumismo e meno arcigno senso del risparmio. I pullman, inoltre, sono diventati regionali, molto più comodi e moderni, e soprattutto non si fuma più, anche se in compenso sono divenuti dominio assoluto degli extracomunitari e delle loro spiccate simpatie per gli odori forti come quelli dell'aglio e degli alcoolici. Ma ormai quasi tutti preferiamo viaggiare con le auto private, pur sapendo che un viaggio ci costa molto di più da un punto di vista economico, ma è dieci volte più piacevole e comodo.
Anche il pendolarismo, infatti, in questi ultimi decenni si è trasformato con travolgente rapidità.
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