I presidi vennero ai patti con le forze sindacali, e si arrivò ad alleanze forzate, per cui in alcuni istituti si avevano schieramenti di destra e in altri di sinistra, con tanta voglia di schiacciarsi gli uni sugli altrri, con brutte lotte di potere.
Non sempre il livello d'insegnamento si giovava di queste situazioni. Si tendeva ad unificare lo stesso livello in tutte le classi, e il livellamento avveniva sempre verso il basso. Ad esempio, gli insegnanti di sinistra tendevano ad eliminare i Promessi Sposi nel ginnasio e la Divina Commedia nel liceo perchè il Manzoni e Dante Alighieri erano considerati di destra; D'Annunzio era abolito d'ufficio. Censura anche su Torquato Tasso e la Gerusalemme Liberata. Andavano per la maggiore Gramsci e Pasolini, qualche volta anche Dario Fo.
Nelle classi terminali, prima della maturità, tutti dovevano portare lo stesso numero di canti della Divina Commedia: si cominciò con cinque, poi si abbassò la quota a due, e infine si giunse al fine desiderato: zero canti, sostituiti con letture volontarie di un testo moderno. Molto odiati erano i cosiddetti "canti dottrinali" tipo "Vergine Madre".
Quando arrivavano le commissioni esterne, le prospettive erano due: o svergognavano l'insegnante per aver eliminato Dante (commissione di destra), o ti portavano alle stelle per aver osato presentare in sostituzione "Ragazzi di vita" di Pasolini.
Povera scuola italiana! La libertà d'insegnamento si riduceva ogni anno di più: bisognava coordinarsi con gli altri insegnanti, e per non umiliare quelli più svogliati e disimpegnati, i programmi venivano sempre più ridotti all'osso. Si faceva a gara, insomma, non a chi lavorava di più, ma a chi lavorava di meno. Una gara alla quale, per fortuna, io mi sforzavo di partecipare il meno possibile. D'altra parte, ci pensavano gli alunni della maturità a scegliersi le materie in cui gli insegnanti avevano lavorato di meno: duecento pagine da preparare invece di cinquecento.
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