A Bellegra, oggi, la scuola media ha una bellissima sede, quella di San Francesco, moderna e ariosa. Ma quando vi ho insegnato io, tra il 1970 e il 1972, eravamo ospitati in un palazzetto privato arrampicato su delle scalette, con in più una piccola succursale sistemata alla buona in una ex salumeria.
Questa soluzione men che precaria toccò proprio a me, ma era tale l'entusiasmo con cui mi ero dato all'insegnamento che quasi non ne avvertivo il reale disagio.
Intanto, si trattava di due o tre classi munite di un solo bagno, che si trovava a ridosso della mia aula, sicché i ragazzi delle altre classi erano costretti a passare proprio davanti alla mia cattedra, con disagio loro ma soprattutto mio ed anche dei miei alunni, poiché in questo modo le lezioni venivano interrotte di continuo, spesso anche con accompagnamento del rumore dello sciacquone.
Inoltre, a distanza di mesi e mesi, quell'ex negozio di salumeria conservava un intenso odore di spezie e di formaggio che, non essendo accompagnato dalla sostanza primaria, lasciava un languorino nello somaco che non era certo di piacevole compagnia specialmente tra il mezzogiorno e le tredici.
Il preside di quell'anno, il napoletano Mario Fiorillo, arguto e sempre di buon umore, mi chiese di fare una relazione su quella situazione poco comoda, e mi disse che nel leggerla a casa insieme alla moglie, anche lei insegnante, si era sbellicato dalle risate. Dopodiché, tra me e Fiorillo si stabilì un rapporto di stima e di stretta fiducia, segno di un'amicizia che è rimasta a lungo nel tempo. Era la seconda annata che trascorrevo a Bellegra, e si concluse quell'estate con gli esami di terza media sostenuti sotto la guida di un preside esterno, di cui non ricordo il nome, che ci confessò di aver avuto in passato un grave incidente automobilistico , per cui il suo cranio era formato in parte da una calotta d'argento.
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