giovedì 15 novembre 2012

Anni di scuola: 33. L'acquisto della casa

Nell'estate del 1970 ci fu una svolta nella mia vita. Con i quattro milioni di lire vinti per la causa al Corriere dello Sport, dove avevo lavorato per quattro anni e mezzo e poi ero stato licenziato...prima ancora di essere assunto veramente, mio fratello maggiore, Vito, che aveva impegnato nella causa un suo collega avvocato, mi convinse a pagare l'anticipo per l'acquisto di un appartamento sul Viale dei Romanisti a Torre Spaccata.
Si era presentata una buona occasione tramite un altro fratello, Silvestro, il cui cognato lavorava in una società edilizia che aveva costruito appartamenti in quella zona. Approfittammo dell'occasione di un appartamento rimasto libero: subentrammo nel contratto di un inquilino che aveva disdetto l'impegno, e si rivelò un buon affare. Era una bella casa di quattro vani al settimo piano, con i balconi che guardavano da un lato verso la Chiesa di San Giovanni Bosco al Tuscolano e dall'altro sulla grande arteria di Viale dei Romanisti.
In quel momento l'appartamento rimase in pratica sulle mie sole spalle, perché gli altri fratelli si erano tutti sistemati, e mia madre aveva seguito il figlio maggiore, Vito, nel suo nuovo appartamento a Monte Sacro.
Era il periodo dei campionati mondiali di calcio nel Messico, quelli del famoso Italia-Germania 4-3. Per quell'occasione la nuova casa si animò per seguire quello spettacolo in TV, ma per il resto dell'estate rimasi io solo ad abitarla. Silvestro risiedeva in un appartamento dirimpetto: ci potevamo vedere da lontano dalle rispettive finestre. La zona, però, era ancora ai primi passi del suo sviluppo, non c'erano alberi, ma solo giganteschi palazzoni di sei o sette piani. C'era appena una farmacia, un bar, un negozio di parrucchiere e uno di alimentari. Non c'era nessuna chiesa per andare a messa la domenica, e nessuna edicola per acquistare il giornale.
Bisognava arrivare fino a Centocelle, almeno mezzo chilometro verso Roma centro, per poter leggere un quotidiano. Inoltre, la zona confinava con la grande tangenziale della Palmiro Togliatti, con rarissimi mezzi di trasporto pubblici e un enorme deposito di sfasciacarrozze che metteva un po' di angoscia quando si girava per entare in Viale dei Romanisti.

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