Il presidente dalla calotta d'argento generò in noi insegnanti una profonda impressione, ma quel simpatico vecchietto seppe rendersi profondamente amabile e ricco di umanità. Tra me e lui si creò pure un rapporto di stima reciproco, sottolineato dalla spensieratezza del nostro modo d'interrogare i ragazzi.
Ricordo che ad uno di questi chiesi l'analisi del periodo di un brano, e di fronte a una frase oggettiva chiesi quale era il modo sicuro di riconoscerla "da una piccola parola magica". L'alunno rispose bene individuando subito il "che", e il vecchio preside ne fu contento, e mi lanciò un'occhiata di compiacimento che non potrò mai dimenticare, forse per via di quella calotta d'argento.
I due anni di Bellegra furono per me molto lieti, e li ricordo con piacere. Ricordo molti colleghi giovani e simpatici. Uno di esi, di nome Abete, che insegnava matematica, strinse amicizia con me. Io mi portavo ogni giorno da Cave una pagnottella preparatami da mia moglie per la colazione delle undici, e di solito la mangiavo nell'intervallo anche davanti ai colleghi. Abete, una volta, disse di stimarmi proprio perché non mi vergognavo di mangiare pubblicamente il mio pane: ero un vero compagno - mi disse - dall'etimologia "cum pane", col pane: in realtà il compagno militante di sinistra era lui, io mi limitavo ad essere un progressista repubblicano.
Ricordo anche che ogni tanto giocavamo a pallone, insegnanti ed alunni insieme, ed eravamo spensierati e felici con i nostri trent'anni o giù di lì: l'amico Bruno Renzi di Cave, anche lui insegnante di matematica, era il più bravo di tutti, perchè era stato in passato una brava mezz'ala della Cavese.
Nessun commento:
Posta un commento