Trentacinque anni di scuola, dalla laurea in lettere moderne fino al momento della pensione. Trentacinque anni visti non dal solito osservatorio burocratico e cattedratico, ma come pagine di vita viva, animata dai sentimenti di tutti.
Una vita che investe alunni, colleghi, dirigenti, genitori, in una serie di problemi quotidiani: dalle lagrime dell'alunna brava che ha incontrato il primo 4 della sua storia di studentessa, alle prodezze di qualche alunno indisciplinato che maltratta il suo insegnante in modo da incorrere in conseguenze penali.
E poi le storie di tanti studenti che lamentano ingiustizie non ipotetiche agli esami di maturità , al mondo delle raccomandazioni che si insinuano ad ogni livello rovesciando qualsiasi meritocrazia, al preside che non si diostra all'altezza del suo compito, ma che viaggia impunemente in un mare di soprusi, sentendosi appoggiato in alto loco.
Le gite scolastiche viste come momento della verità, del contatto concreto che genera amicizia vera dove prima era freddezza, e che fanno viceversa scoprire i sentimenti reali di chi ti è stato amico per tanti anni.
Il mondo della scuola visto non frontalmente , ma da angoli di visuale inaspettati, come gli alunni vedono veramente gli insegnanti, e sanno benissimo scegliere chi può essere amico e chi invece è da guardare con doveroso distacco.
Gli alunni che si appuntano meticolosamente tutti gli errori commessi dagli insegnanti per farglieli pesare al momento opportuno, i pranzi dei cento giorni dei ragazzi alla vigilia degli esami di maturità, momenti di amicizia e di confidenza al termine di lunghi anni di lavoro in comune.
Le invidie e le gelosie tra colleghi, che qualche volta, complicate anche da un sottofondo politico, sfociano in piccole vendette e in piccoli agguati, come in un normale mondo comune che nelle scuole non dovrebbe esistere, e invece è talora anche più pericoloso.
Trentacinque anni di scuola vissuti con amore, e purtroppo anche con dolore.
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