Anche il latino, che all'inizio era obbligatorio, cominciò a diventare opzionale, e venne sostituito dall'insegnamento di applicazioni tecniche. Insomma, nella stessa scuola dell'obbligo, si creava nuovamente una diversificazione che si era cercato di eliminare con una scuola uguale per tutti. Circa un terzo degli alunni frequentava le lezioni di latino, e due terzi invece quelle, assai più comode, di applicazioni tecniche, che negli anni sostituirono completamente la lingua latina.
La graduale scomparsa del latino fu il colpo di grazia per la scuola media dell'obbligo. Lo studio del latino fu rinviato al quarto ginnasio, con l'eliminazione di ben tre anni nei quali, in precedenza, si studiavano intensamente non solo la grammatica, ma anche la sintassi, che veniva a concentrarsi nel biennio del ginnasio insieme al greco, creando gravissimi problemi sia agli insegnanti che agli alunni, costretti a fare i salti mortali. Da qui il graduale declino della scuola italiana, risalente sicuramente al decennio 1952-1962, dal quale possiamo dire che non si sia più ripresa malgrado le successive riforme.
La mazzata finale si ebbe negli anni '80, quando un'improvvida legge firmata da Luigi Berlinguer eliminò il sette in condotta, e successivamente perfino gli esami di riparazione di settembre. Si riconobbero i famigerati "diritti degli alunni" a scapito di quelli dei sempre più tartassati insegnanti, molti dei quali entrarono in crisi irreversibile.
Gli studenti, infatti, si sentirono fortemente spalleggiati nelle loro richieste sempre più pressanti, e videro barcollare insegnanti e presidi. Dannosi furono anche la stupida eliminazione degli esami di riparazione e l'invenzione dei "crediti", che permetteva il protrarsi per anni e anni di lacune sempre più incolmabili.
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