La vita, a Trevi nel Lazio, trascorreva monotona come avviene in tutti i piccoli paesi di provincia. Ma noi, insegnanti che vivevamo in una pensione, scapoli impenitenti, con pochi soldi in tasca e tanta gioia di vivere, inventavamo le cose più strane per divertirci una volta usciti dalle aule scolastiche.
Le nostre passeggiate, così, lungo la via che portava alla Fonte Suria e proseguiva poi sempre in salita verso Filettino, risuonavano spesso delle canzoni più recenti ascoltate alla radio o alla TV con i "Dada umpa" e le "Cicale cicale", le "Piccolissime serenate" e "Per fare un albero ci vuole un seme" e via via tutte le più grosse sciocchezze dell'epoca come "la casa senza soffitto e senza cucina" in Via dei Matti numero zero.
Quando arrivava il circo per le feste patronali, non esitavamo a salire in otto o nove sul carosello, dandoci dei robusti calci dietro i seggiolini, con grande scandalo e divertimento dei bambini e ancor più degli adulti.
Infatti, noi quattro o cinque pensionati della pensione maschile incontravamo le altrettante pensionanti di quella femminile e formavamo iun bel gruppone di falsi adolescenti o di mancati adulti. Malgrado ciò, eravamo pur sempre gli unici ad animare i grigi e lunghi pomeriggi di un piccolo borgo di montagna.
Le nostre passeggiate, spesso, si ripetevano anche dopo cena, almeno nelle serate più calme e serene. Ricordo che una volta andammo a sedere tutti nel giardinetto che era di fianco al cimitero, appena all'entrata del paese.
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