C'era un solo problema, a Trevi nel Lazio: il freddo dei mesi invernali. Il paese è situato all'altezza di oltre 900 metri, sopra l'Altipiano di Arcinazzo, in una zona ventosa, e le temperature, da novembre a febbraio, sono assolutamente rigide.
Il secondo piano della pensione era fronteggiato da un ballatoio che lasciava filtrare vento e gelo, e mentre i pensionati del primo piano potevano fruire del tepore della cucina, i due che erano ospitati al piano più alto pativano il freddo almeno di notte, malgrado l'abbondante coltre di coperte. Se si voleva studiare o scrivere, era preferibile portarsi giù nella camera da pranzo, fruendo della compagnia dei colleghi e di almeno tre o quattro gradi in più di temperatura media.
Non era possibile l'uso di stufe elettriche, perchè il consumo della luce era sotto stretto controllo. Per fortuna, scendere al piano di sotto comportava sempre dei vantaggi, come la compagnia e qualche visita di amici e parenti che aiutava a trascorrere le lunghe ore di freddo, senza contare la presenza della TV, se desiderata.
Un professore che alternava la permanenza a Trevi con frequenti ritorni a Romna era Alvaro Pezzotti, insegnante d'Arte proveniente dall'Accademia delle Belle Arti di Roma, di origini marchigiane, un simpatico brontolone molto amico di Gerardo Festa che comunque faceva buona compagnia a tutti narrando le sue mirabolanti gesta di conquistatore. Era un fomidabile divoratore di polenta e di lumache, preparate spesso dalle locandiere Edia e Sistina con sughi davvero squisiti. Siccome le lumache non picevano a tutti, Alvaro finiva per farsene vere e proprie scorpacciate.
Quando io e Gerardo Festa facemmo il colpo di testa di trasferirci per una settimana da Ovidio, Alvaro veniva spesso a sfotterci durante i nostri pranzi abborracciati, vantando l'eccellente cucina di Sistina, cuoca prelibata.
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