lunedì 3 settembre 2012

Pinocchio ancora burattino. 161. Appare lo zio Umberto

Avevano ripreso da parecchi giorni a dare i loro piccoli spettacoli serali. Ormai si trovavano nella verde Umbria, una regione molto bella e ospitale, e ogni paese, piccolo o grande, aveva i suoi bei palazzi e le sue belle chiese, e l'arte era molto ammirata. I nostri giovani amici erano stimati e considerati; qualcuno voleva invitarli a fare delle serate nei teatri, ma essi preferivano lavorare all'aperto e sentirsi liberi da ogni vincolo.
Una sera, mentre stavano cantando e suonando su una piazza alberata, si accorsero che un uomo di mezza età, robusto e con i capelli neri tirati a lucido, guardava con particolare attenzione Ulderico e Lamberto.
Quando lo spettacolo fu terminato, e la gente cominciò a diradarsi, l'uomo si accostò a Pinocchio e gli chiese: - Mi scusi, signor Pinocchio, ma i ragazzi che suonano insieme a lei si chiamano forse Ulderico e Lamberto? -
- Sì. Perchè? - chiese Pinocchio incuriosito.
- Perché sono i miei nipoti, figli dei miei fratelli Mario e Alessio -
I due ragazzi si erano accostati: guardarono fissamente l'uomo, e piano piano lo riconobbero.
- Ma tu sei lo zio Umberto! - disse Lamberto scoppiando in  lagrime.
- E' vero! Sei tu! - aggiunse Ulderico, e corse ad abbracciarlo.
Erano passati almeno quattro anni da quando si erano visti l'ultima volta: i ragazzi, ormai, quasi non si riconoscevano tanto erano cresciuti.
- E le nostre mamme come stanno, poverine? - disse Lamberto con grande emozione.

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