Pinocchio fece trascorrere prudentemente ancora del tempo, poi uscì piano piano dai cespugli e si portò dove era comparsa la grotta. Riconobbe la pietra rotonda, la batté sulla roccia, pronunciò le parole: -Apriti, grotta!- e il miracolo si ripeté: lentamente apparve l'ingresso di una grotta tra gli alberi e gli spuntoni di roccia.
Pinocchio aveva una gran paura ad entrare: e se la grotta si fosse chiusa alle sue salle e non si fosse aperta mai più? Dio, che fine spaventosa! Ma il burattino si fece coraggio ed entrò. La grotta si rinchiuse, ma le pareti erano illuminate da una strana luce, che sembrava nascere dalle rocce. Sul terreno, tra erba e sassi, vide uno spettacolo incredibile: sacchi pieni d'oro, di pietre preziose, di oggetti di grande valore.
- Tutta roba rubata, accumulata da anni - pensò tra sé Pinocchio. - E io, che debbo fare?-
Il burattino vide ai suoi piedi una bella sacchetta, non troppo grande, piena di zecchini d'oro.
- Ora lo so, che cosa fare: prenderò questo sacchetto e lo porterò a don Emilio, che così potrà nutrire e allevare i suoi orfanelli senza problemi. I ladri hanno rubato ai ricchi, ed è giusto che almeno una piccola parte di queste ricchezze finisca ai poveri -
Ma ora il problema era di uscire. Ce l'avrebbe fatta? Pinocchio capì che non stava facendo del male: anzi, del bene. Dio lo avrebbe aiutato.
Provò a dire: - Apriti, grotta!- e la voce gli tremava. La parete tremò un poco, esitò, ma poi si aprì, lasciando uscire Pinocchio col suo prezioso sacchetto, e poi miracolosamente si richiuse.
Pinocchio assicurò il sacchetto al sedile posteriore della bicicletta, e tornò di corsa al paese, pregando Dio di non fare brutti incontri.
Nessun commento:
Posta un commento