Una Lazio così smidollata e senza nerbo come quella di ieri sera a Napoli non la ricordavamo da un pezzo. Presunzione, sì, quella di ritenersi capaci di attaccare il Napoli senza saperne contenere la grande potenza offesiva, ma soprattutto mancanza di reazione nervosa dopo il primo gol di Cavani che è bastato a decidere tutto. Se veramente la Lazio era forte, doveva mostrare grinta e saldezza nervosa, ma non ci sono state né l'una né l'altra.
Manca, in questo momento, alla squadra, la giusta concentrazione, ma soprattutto la grinta. Manca una serie di giocatori che impostino la loro gara su questa caratteristica: l'impeto poderoso di Diakité, il lavoro incessante e rabbioso di un Brocchi, la cavalcata frenetica e dirompente di Gonzalez, e all'attacco la presenza di un uomo che corre e s'impegna su tutto il fronte come sa fare Floccari, capace, nei pochi minuti che è stato in campo al San Paolo, di dare qualche pensiero alla difesa partenopea.
Speriamo di poter recuperare presto questo quartetto, che può dare alla Lazio quella caparbietà necessaria nel gioco, quella costanza nell'impegno che invece ora sembra essersi spenta all'improvviso, con due rovesci nel giro di soli quattro giorni: in quattro giorni ci siamo giocati mezzo patrimonio di reputrazione. Ovviamente ci sarà una reazione: contro Siena e Pescara, partendo con umiltà e serietà, si possono costruire le premesse per un pronto recupero, evitando il cedimento in classifica dopo una così bella partenza. Petkovic è giovane, e le lezioni servono. Deve capire che il campionato italiano è complesso per tutti, neanche la Juventus quest'anno avrà licenza di uccidere ogni domenica.
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