Tre gol di Cavani - e potevano essere quattro se l'attaccante partenopeo non avesse calciato alto un rigore nel finale - hanno segnato tutta la differenza tra il Napoli e la Lazio: il primo capace di agguantare la Juventus al comando della classifica, e la Lazio invece di precipitare al quarto posto insieme all'Inter, ma già a quattro punti di distacco.
La Lazio è partita bene, l'arbitro le aveva anche concesso un gol segnato da Klose dopo quattro minuti, ma toccando la palla con la mano, come riconosciuto sportivamente dal tedesco quando è stato interpellato dopo le proteste partenopee.
La Lazio è stata tutta lì, poi si è spenta gradualmente sotto l'infuriare degli attacchi del Napoli. Una certa presunzione tattica dei laziali ha favorito l'azione degli uomini di Mazzarri, dimostratisi troppo superiori.
Lazio nettamente ridimensionata da queste due sconfitte consecutive: ora dovrà umilmente ripotrovare la sua vera strada, che non può essere certo quella di puntare a posizioni di prestigio se non si guarda bene le spalle, proteggendosi più che attaccare con troppa disinvoltura. Petkovic deve ancora raggiungere un vero equilibrio tattico, perchè non basta la stanchezza a giustificare una resa così totale e inequivocabile.
Anche sul piano delle singole individualità c'è da sottolineare l'ingenuità con cui è stato lasciato solo Michael Ciani, che contro Cavani non è stato assolutamente in grado di opporsi in maniera accettabile. Ma è tutta la squadra che non ha funzionato, e ora bisogna pensare già a domenica a strappare i tre punti a un Siena che non è avversario da prendere sottogamba.
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