In sostanza, ci ha bruciati la stanchezza di Londra. La Lazio ce l'ha messa tutta, ma i riflessi erano appannati, e quella maledetta palla, dodici volte scagliata contro la porta di Frey, non è voluta mai entrare. Hernanes ha colpito in pieno il palo, e per cinque centimetri è saltato via il record delle quattro vittorie iniziali, ed è arrivata la prima sconfitta.
Neanche il turn over è servito a ridare un po' di lucidità alla Lazio, provatissima dai duri 95 minuti del White Hart Lane. Ci sarebbe voluta una Lazio diversa al cento per cento, ma ventidue uomini all'altezza non li abbiamo, Zarate si muove molto ma conclude poco, se non c'è un fuoriclasse come Klose ce ne accorgiamo subito, l'abbiamo visto nei venti minuti finali in cui il Genoa l'abbiamo avuto in pugno ma non cì è bastato il tempo.
I crampi di Biava hanno dato via libera a Borriello per quella mazzata a tradimento. Ciani invece ha funzionato ed ha convinto la gente laziale fin dalla sua prima comparsa. Sarà un ottimo rinforzo per la difesa. E anche Cavanda ha confermato di essere ormai una certezza. Dopodomani a Napoli la Lazio ricomincerà credendo sempre a se stessa, alla sua capacità di far gioco, sperando che la fortuna non ci sia sempre ostile come lo è stata contro i grifoni che ci bruciarono già l'anno scorso alla partitta d'esordio all'Olimpico, ma poi ci riprendemmo e fummo capaci anche di conquistare la vetta della classifica.
Nulla è perduto, Petkovic per un momento ha chinato il capo, ma l'ha rialzato subito infondendo ancora fiducia nella squadra. Una sportellata può fare anche bene, ci aiuterà ad essere più realisti e concreti. Certamente il collaudo di Napoli sarà di quelli determinanti.
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