La Lazio non ha inventato nessuna nuova tattica. Petkovic ha solo insegnato una cosa: il giocatore che ha la palla non deve muoversi mai da solo, ma deve essere costantemente accompagnato da altri due pronti a dargli una mano.
Esempio: si muove Klose? Devono seguirlo Gonzalez e Mauri, o non importa chi, purchè siano i più vicini e i più pronti. Si muove Hernanes? Ecco subito nei suoi paraggi muoversi Ledesma e Candreva o chi per loro. Si va avanti per triangoli, sempre in tre: e questo è assai importante, specialmente nella fase difensiva, quando al movimento di Dias deve corrispondere quello contemporaneo di Biava e Konko, o di Biava e Lulic, così nel caso di un errore ci sono sempre due compagni pronti a riparare. Questo spiega la nuova impermeabilità della difesa biancoceleste.
Non si tratta, insomma, di una vera tattica, bensì dell'applicazione naturale delle regole del gioco collettivo. Per questo si è parlato anche di una Lazio a piramide (un vertice e due punte-base) o di una Lazio a fisarmonica, cioè di una squadra che un minuto è là tutta in difesa, e mezzo minuto dopo è già rovesciata in avanti, perché se si muove uno si è già in tre, e se si muovono due si è già in sei, pieni di dinamismo e di capacità di coprire ampi spazi.
Per fare questo ci vuole molto fiato, accompagnato da una resistenza fisica notevole, e dunque da una preparazione perfetta. Finchè ci saranno queste condizioni, la Lazio continuerà a giocare questo calcio così redditizio. Il segreto sarà quello di mantenerlo il più a lungo possibile, un po' come ha saputo fare Antonio Conte, ora con l'aiuto di Carrara, alla Juventus, squadra che corre dalla prima all'ultima giornata di campionato restando imbattuta.
Non è dunque un caso che la Lazio, alla terza giornata, si ritrovi affiancata alla Juventus e al Napoli, altra squadra ricca di movimento e di uomini di classe. La classifica sta dando per ora le risposte giuste.
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