Zeman è Zeman, e lo devi lasciare andare. Un trascinatore, inventore di gioco, con l'unico grosso limite di certe improvvise sbandate difensive che ti lasciano perplessi quando la squadra incontra una giornata di vena così così. Poi la Roma è forte, quest'anno non ha badato a mezzi per potenziare i reparti con un'eccellente campagna acquisti, e soprattutto ha mantenuto sia De Rossi che Totti, le grandi bandiere del passato e del presente se non del futuro.
E la Lazio? Ha risposto in maniera blanda. Ha tentato una carta avventurosa con un giovane tecnico straniero. Ha fatto una campagna acquisti modesta e saggia. Non è riuscita a smaltire un grosso carico di giocatori in più, soprattutto in attacco. Un pessimo precampionato ha gettato ombre premature sull'avvenire della squadra.
Poi...poi Petkovic ha cominciato a dimostrare di valere qualcosa con le sue idee. Anche a lui piace il gioco di attacco, ma i rovesci estivi gli hanno subito insegnato che in Italia bisogna prima di tutto coprirsi le spalle. Quando si è cominciato a giocare sul serio, la Lazio di Petkovic è venuta fuori, salda nel gioco in ogni reparto, decisa ad attaccare sempre coordinandosi in armonia, il forzato arretramento di uomini come Lulic ed Hernanes si è dimostrato provvidenziale, l'iniziativa parte proprio da lì, e poi c'è Klose, spietato e preciso come un cronometro. Un centrocampo fortissimo, un duo Mauri-Candreva che tatticamente è prezioso, copre quando bisogna (4-5-1), attacca quando è necessario (4-1-2-3), una squadra fisarmonica che si distende a coprire tutto il campo a seconda delle fasi di gioco.
Se Petkovic mantiene queste promesse, sarà grande Lazio e assisteremo a un grande duello Zeman-Petkovic. E fortunati gli sportivi romani, che avranno ogni domenica spettacolo garantito all'Olimpico.
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