Non erano lontani dal paese delle Marche dove erano nati Ulderico e Lamberto. Ci arrivarono in due sole giornate di cammino, con Pinocchio che guidava il carro insieme allo zio Umberto, al quale ogni metro di strada era noto.
Finalmente arrivarono al bel paese di Acqualagna. Bussarono alla casa della mamma di Ulderico, Mirella. La donna, incredula, si ritrovò sotto gli occhi il figlio, che non vedeva ormai da cinque anni, e anche il nipote Lamberto, la cui madre Alfonsina arrivò in fretta dalla casa vicina, e riabbracciò il figlio tra le lagrime generali.
I due ragazzi erano cresciuti in modo incredibile, ma le madri hanno un fiuto speciale e li avvano riconosciuti immediatamente.
Entrarono tutti nella bella casa nuova di Mirella, e lo zio Umberto spiegò ai ragazzi che una banca di Dortmund, in Germania, aveva girato alla banca italiana di Pesaro una grossa cifra da parte dell'assicurazione della miniera, con la quale avevano acquistato due comode abitazioni, e il resto sarebbe servito per le spese degli anni avvenire, assicurando anche gli studi di Ulderico e Lamberto.
Pinocchio, in mezzo a tanta gioia, ma anche al ricordo malinconico dei due poveri minatori rimasti sepolti nella miniera lontano dai loro cari e dalla loro patria, si congratulò con i due amici, pregandoli però di rimanere sempre in contatto.
- Certo, ora non avrete più bisogno di suonare né il violino né l'armonica a bocca - disse sorridendo.
- Caro Pinocchio, non dimenticheremo mai i tre meravigliosi anni che abbiamo vissuto insieme, e ci torneramno sempre alla mente le incredibili avventure che abbiamo affrontato -
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