Umberto disse: - Venite con me a cena nella trattoria qui accanto, e vi spiegherò tutto con calma, perché ora le parole mi vengono tutte insieme e rischiano di non farmi capire come si deve -
Così fecero. I ragazzi riposero gli strumenti nei loro foderi, e seguirono il signor Umberto nella piccola e accogliente trattoria.
Mentre cenavano, lo zio spiegò ai ragazzi che cosa era accaduto in quegli anni. Li avevano cercati per un po' di tempo, ma poi si erano perdute le tracce. Le mamme, al dolore per la tragica morte dei loro mariti, aggiunsero quello, straziante, per la scomparsa dei figli.
Dolore e miseria erano cresciuti insieme. Ma un giorno, dalla Germania, arrivò una bella notizia: la proprietà della miniera di carbone, con i soldi dell'assicurazione, aveva stanziato per ciascuno dei minatori scomparsi una cifra notevole.
Le famiglie di Mario e Alessio erano state risarcite in modo giusto. Ora uscivano dalla miseria, si erano costruite una casa nuova, e avevano ripreso con nuovo vigore la ricerca dei due ragazzi scomparsi. Lo zio Umberto, che era il più giovane dei fratelli, si era posto alla loro caccia paese per paese, dalle Marche si era portato in Umbria, e dopo alcune settimane aveva sentito parlare di ragazzi che davano spettacoli musicali per le piazze. Così, per fortuna, quella sera era capitato proprio da loro.
Pinocchio aveva ascoltato con grande attenzione. Aveva letto la felicità e l'amore per le loro mamme negli occhi di Ulderico e di Lamberto, e visto con quanta cura lo zio si era posto alla loro ricerca.
Pinocchio da una parte era ben felice anche lui, ma dall'altra aveva capito che la loro avventura era finita per sempre.
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