E' stata dura, il Siena è una squadra tenace che ha combattuto fino all'ultimo, riducendo le distanze proprio al 90' con Paci: ma la Lazio la sua vittoria,importantissima, l'ha strameritata, prima segnando con Ederson al 17' su calcio d'angolo, poi raddoppiando su calcio di rigore trasformato da Ledesma per un fallo di Pegolo su Klose, atterrato in area.
Il portiere senese aveva già atterrato Mauri sul'1-0, uscendo fino al limite dell'area di rigore: non era penalty, ma sicuramente fallo sull'ultimo uomo e Pegolo andava espulso. Grosso errore dell'arbitro Russo.
La Lazio ha sfiorato più volte il terzo gol, ma nel finale si è lasciata sorprendere dal Siena, e questo per la solita mancanza di precisione in area, per cui si riesce a realizzare nemmeno un terzo di quanto si produce.
Ma fondamenali erano i tre punti e lo spirito con cui sono stati conquistati: la Lazio si ripropone subito, è terza in classifica, e con Petkovic ha battuto il record del punteggio più alto di un allenatore esordiente sulla panchina laziale, 12 punti in sei partite, uno in più di Roberto Mancini e di Delio Rossi. Domenica prossima, a Pescara, altra partita di grande importanza per cercare di consolidare una classifica di spicco.
Qui Lazio by Luigi Jadicicco raccoglie tutti i laziali, a cominciare da quelli dei nostri paesi che sono orgogliosi di far parte di una terra ricca di gloria, di arte e di storia. Con loro i tifosi della Lazio, prima squadra di calcio di Roma. Degli amati paesi laziali trattiamo tutti i problemi, le attese, le speranze.
domenica 30 settembre 2012
Una visita al Foro Romano: le basiliche
La basilica era un sontuoso edificio dove si svolgevano le sedute dei tribunali e dei mercanti. Era fornita di tre navate divise da colonnati, e nella parte superire c'erano gallerie per gli spettatori.
Le attività che vi si svolgevano erano sia di tipo giudiziario che di tipo economico: infatti era anche sede delle banche e del cambio delle monete.
Le basiliche del Foro Romano sono le sueguenti:
1) la basilica Emilia del 179 a.C.;
2) la basilica Giulia, iniziata da Cesare e terminata da Augusto;
3) la basilica di Massenzio o di Costantino, la più recente, uno degli edifici più imponenti della Roma antica: fu iniziata da Massenzio e compiuta da Costantino.
Lo scrittore Plinio il Giovane, nel suo epistolario, ci parla della basilia Giulia come di un luogo interessato da un'attività frenetica, con molta gente, tribunali, giudici, banche.
La gente veniva numerosa ad assistere a questo spettacolo, affacciandosi dalle gallerie. Lo spettacolo era affascinante anche solo a vederlo, tanta era l'opulenza dei romani.
Le attività che vi si svolgevano erano sia di tipo giudiziario che di tipo economico: infatti era anche sede delle banche e del cambio delle monete.
Le basiliche del Foro Romano sono le sueguenti:
1) la basilica Emilia del 179 a.C.;
2) la basilica Giulia, iniziata da Cesare e terminata da Augusto;
3) la basilica di Massenzio o di Costantino, la più recente, uno degli edifici più imponenti della Roma antica: fu iniziata da Massenzio e compiuta da Costantino.
Lo scrittore Plinio il Giovane, nel suo epistolario, ci parla della basilia Giulia come di un luogo interessato da un'attività frenetica, con molta gente, tribunali, giudici, banche.
La gente veniva numerosa ad assistere a questo spettacolo, affacciandosi dalle gallerie. Lo spettacolo era affascinante anche solo a vederlo, tanta era l'opulenza dei romani.
Pinocchio ancora burattino: 188. Il derby delle bandiere
- Evviva! Evviva! - strillarono tutti in coro.
- Andremo in quattro, per non fare troppa confusione. Useremo la mia bicicletta nuova e quella che ho regalato alla maestra Lisabetta. Andremo due per bici, dato che ci sono i sellini posteriori. Così potremo andare e tornare in poco tempo, e non avranno la possibilità di riprenderci -
Così fecero: Pinocchio scelse Angelo, Luigino e Carlo, i tre più svegli. Luigino sapeva guidare benissimo la bici e andò assieme a Carlo. Erano le dieci di sera, ma ci si vedeva bene perchè la luna era quasi piena e il cielo sereno. Il campo di calcio non aveva alcuna recinzione, e fu un gioco da bambini arrampicarsi sull'asta di legno e prendere le due bandiere, che vennero via con uno strappo secco senza subire danni. Un'ora dopo erano già a Pieve Antica, e nascosero le due bandiere in un armadio nella stanza di Pinocchio.
Quando don Emilio seppe la notizia, divenne scuro in volto e rimproverò Pinocchio: - Dovevate limitarvi a riprendere la nostra bandiera. Ora vedrete quanti fastidi avremo dai ragazzi di Peverina. Perché rubare anche la loro bandiera? -
- E loro, perché hanno rubato la nostra? -
Arrivò, infatti, tutta la squadra di Peverina, e urlavano perché volevano indietro il loro vessillo rosanero.
Pinocchio ebbe una bella trovata: - Giacché siete qui, perché non disputiamo una bella partita di calcio fra noi? Al termine, il vincitore si riprenderà la sua bandiera, e con nobile gesto restituirà l'altra ai rivali sotto giuramento di non rubarla mai più -
Un grande urlo di gioia accompagnò la proposta. E così, ogni anno, si disputò il grande incontro strapaesano tra Pieve Antica e Peverina.
- Andremo in quattro, per non fare troppa confusione. Useremo la mia bicicletta nuova e quella che ho regalato alla maestra Lisabetta. Andremo due per bici, dato che ci sono i sellini posteriori. Così potremo andare e tornare in poco tempo, e non avranno la possibilità di riprenderci -
Così fecero: Pinocchio scelse Angelo, Luigino e Carlo, i tre più svegli. Luigino sapeva guidare benissimo la bici e andò assieme a Carlo. Erano le dieci di sera, ma ci si vedeva bene perchè la luna era quasi piena e il cielo sereno. Il campo di calcio non aveva alcuna recinzione, e fu un gioco da bambini arrampicarsi sull'asta di legno e prendere le due bandiere, che vennero via con uno strappo secco senza subire danni. Un'ora dopo erano già a Pieve Antica, e nascosero le due bandiere in un armadio nella stanza di Pinocchio.
Quando don Emilio seppe la notizia, divenne scuro in volto e rimproverò Pinocchio: - Dovevate limitarvi a riprendere la nostra bandiera. Ora vedrete quanti fastidi avremo dai ragazzi di Peverina. Perché rubare anche la loro bandiera? -
- E loro, perché hanno rubato la nostra? -
Arrivò, infatti, tutta la squadra di Peverina, e urlavano perché volevano indietro il loro vessillo rosanero.
Pinocchio ebbe una bella trovata: - Giacché siete qui, perché non disputiamo una bella partita di calcio fra noi? Al termine, il vincitore si riprenderà la sua bandiera, e con nobile gesto restituirà l'altra ai rivali sotto giuramento di non rubarla mai più -
Un grande urlo di gioia accompagnò la proposta. E così, ogni anno, si disputò il grande incontro strapaesano tra Pieve Antica e Peverina.
Serrone: finale in Toscana al Palio delle Botti
Oggi, domenica 30 settembre, a Suvereto, in provincia di Livorno, nella finale nazionale del Palio dele Botti, sarà presente una squadra di ragazzi del Serrone, che hanno ottenuto l'ammisione con una serie di successi riportati nel corso dell'anno.
Saranno dodici le finaliste nazionali, e toccherà al Serrone l'onore di rappresentare il Lazio nel Palio organizzato dall'Associazione Nazionale Città del Vino.
Sono dieci anni che i ragazzi del Serrone si distinguono nella corsa con la botte, e ogni anno si gareggia nel paese ciociaro in questa divertente specialità: quest'anno c'è stata una gara con ben otto partecipanti.
A Suvereto ci saranno due semifinali e una finale. La squadra è composta da quattro uomini più due riserve. L'assessore Gabriele Lolli li ha accompagnati, fiducioso che la squadra si faccia onore e faccia buona propaganda al rosso Cesanese.
Saranno dodici le finaliste nazionali, e toccherà al Serrone l'onore di rappresentare il Lazio nel Palio organizzato dall'Associazione Nazionale Città del Vino.
Sono dieci anni che i ragazzi del Serrone si distinguono nella corsa con la botte, e ogni anno si gareggia nel paese ciociaro in questa divertente specialità: quest'anno c'è stata una gara con ben otto partecipanti.
A Suvereto ci saranno due semifinali e una finale. La squadra è composta da quattro uomini più due riserve. L'assessore Gabriele Lolli li ha accompagnati, fiducioso che la squadra si faccia onore e faccia buona propaganda al rosso Cesanese.
Meno male che Gonzalez...
Meno male. Alvaro Gonzalez, contro il Siena, probabilmente ci sarà. Ledesma chiede a gran voce un interdittore al suo fianco, e in assenza di Brocchi (o al massimo di Cana), l'uruguagio è il migliore in questo ruolo che la Lazio possa mettere in campo.
In realtà Gonzalez sarebbe altro, un motorino lanciato verso l'area avversaria, ma in fatto di pugnale fra i denti lasciatelo stare: ci ricorda vivamente un altro grande lottatore del passato, quell'Almeyda. il "trattorino", legato ai migliori nostri ricordi.
Gonzalez non è al meglio, ma della sua combattività non si può fare a meno, e Ldesma l'ha capito. Non gli si può mettere al fianco un altro costruttore di gioco, né Hernanes né il giovane Onazi. Candreva si fa risucchiare troppo in avanti, altrimenti anche lui avrebbe le caratteristiche di Gonzalez, anche lui fa della lotta il suo mezzo migliore, e in ultima analisi anche a lui si potrebbe chiedere il sacrificio di giocare da mediano, così come a Lulic: ma Candreva e Lulic sono troppo preziosi altrove.
Come vedete, la Lazio ha tanti giocatori, ma con determinate caratteristiche ne ha pochi. Per esempio, ha troppo attaccanti, ma forse nessuno con le caratteristiche giuste per affiancare Klose come seconda punta. Forse il solo Floccari è abbastanza duttile per farlo, e perciò nel caso di Lazio a due punte noi gli daremmo lo spazio che finora non ha avuto. E' chiaro che tra Zarate, Kozak e Rocchi, uno o due di questi giocatori potrebbero anche partire con la riapertura del mercato a gennaio.
Ma oggi pensiamo al Siena: tre punti fondamentali contro una squadra, quella di Cosmi, che finora ha ottenuto in campo solo un punto meno della Lazio.
In realtà Gonzalez sarebbe altro, un motorino lanciato verso l'area avversaria, ma in fatto di pugnale fra i denti lasciatelo stare: ci ricorda vivamente un altro grande lottatore del passato, quell'Almeyda. il "trattorino", legato ai migliori nostri ricordi.
Gonzalez non è al meglio, ma della sua combattività non si può fare a meno, e Ldesma l'ha capito. Non gli si può mettere al fianco un altro costruttore di gioco, né Hernanes né il giovane Onazi. Candreva si fa risucchiare troppo in avanti, altrimenti anche lui avrebbe le caratteristiche di Gonzalez, anche lui fa della lotta il suo mezzo migliore, e in ultima analisi anche a lui si potrebbe chiedere il sacrificio di giocare da mediano, così come a Lulic: ma Candreva e Lulic sono troppo preziosi altrove.
Come vedete, la Lazio ha tanti giocatori, ma con determinate caratteristiche ne ha pochi. Per esempio, ha troppo attaccanti, ma forse nessuno con le caratteristiche giuste per affiancare Klose come seconda punta. Forse il solo Floccari è abbastanza duttile per farlo, e perciò nel caso di Lazio a due punte noi gli daremmo lo spazio che finora non ha avuto. E' chiaro che tra Zarate, Kozak e Rocchi, uno o due di questi giocatori potrebbero anche partire con la riapertura del mercato a gennaio.
Ma oggi pensiamo al Siena: tre punti fondamentali contro una squadra, quella di Cosmi, che finora ha ottenuto in campo solo un punto meno della Lazio.
sabato 29 settembre 2012
Una visita al Foro Romano
I monumenti più antichi del Foro Romano sono:
1) Il Sepolcreto, del X secolo a.C.;
2) la Curia, risalente al VII secolo a.C.;
3) il Lapis Niger, del VI secolo a.C.;
4) il Tempio di Saturno, del 497 a.C.;
5) Il Tempio dei Dioscuri, del 484 a.C.;
6) il Tempio della Concordia, del 367 a.C.;
7) i Rostri, del 338 a.C.
Loro funzione.
1) Il Sepolcreto era la necropoli prima che la vallata tra i colli venisse bonificata.
2) La Curia era la sede del Senato, e fu fondata, secondo alcuni storici, dal re Tullo Ostilio.
3) Il Lapis Niger era ritenuto la tomba di Romolo, o del pastore Faustolo, luogo funebre e di culto.
4) Il Tempio di Saturno era il luogo dove veniva custodito l'erario dello Stato.
5) Il Tempio dei Dioscuri era dedicato ai gemelli Castore e Polluce, figli di Giove.
6) Il Tempio della Concordia era dedicato alla dea della pacificazione tra i ceti sociali dopo i tumulti al tempo dei Gracchi.
7) I Rostri fungevano da tribuna degli oratori, e ricordavano la prima vittoria romana per via di mare.
1) Il Sepolcreto, del X secolo a.C.;
2) la Curia, risalente al VII secolo a.C.;
3) il Lapis Niger, del VI secolo a.C.;
4) il Tempio di Saturno, del 497 a.C.;
5) Il Tempio dei Dioscuri, del 484 a.C.;
6) il Tempio della Concordia, del 367 a.C.;
7) i Rostri, del 338 a.C.
Loro funzione.
1) Il Sepolcreto era la necropoli prima che la vallata tra i colli venisse bonificata.
2) La Curia era la sede del Senato, e fu fondata, secondo alcuni storici, dal re Tullo Ostilio.
3) Il Lapis Niger era ritenuto la tomba di Romolo, o del pastore Faustolo, luogo funebre e di culto.
4) Il Tempio di Saturno era il luogo dove veniva custodito l'erario dello Stato.
5) Il Tempio dei Dioscuri era dedicato ai gemelli Castore e Polluce, figli di Giove.
6) Il Tempio della Concordia era dedicato alla dea della pacificazione tra i ceti sociali dopo i tumulti al tempo dei Gracchi.
7) I Rostri fungevano da tribuna degli oratori, e ricordavano la prima vittoria romana per via di mare.
La Lazio insegue Izet Hajrovic
Ultime notizie sul fronte acqisti: la Lazio è sulle tracce del giocatore di nazionalità svizzzera Izet Hajrovis, alla destra offensiva del Grasshopper di Zurigo. Hajrovic ha ventun anni, è nazionale Under 21 elvetico, è alto 1.77 e pesa 71 chilogrammi. E' stato segnalato alla Lazio direttamente dal tecnico Petkovic, che segue da tempo il promettente calciatore svizzero.
Ederson e Floccari novità di Lazio-Siena
Molti dubbi sulla presenza di Hernanes contro il Siena, e praticamente via libera per l'esordio di Ederson, che vorrà dimostrare tutta la sua importanza per il centrocampo laziale. Ma un'altra novità importante è costituita dalla possibilità che un secondo attaccante, Sergio Floccari, venga prescelto per affiancare Klose, in modo da potenziare le possibilità offensiva della squadra biancoceleste.
Floccari, con la sua durtilità, la capacità di spaziare su tutto il fronte offensivo e le sue innate doti di goleador, si è lasciato preferire, per il momento, al binomio Zarate-Kozak, che avrà comunque altre opportunità nel corso dell'anno, sia in campionato che nelle Coppe.
Infatti, i molteplici impegni della squadra fanno capire quanto sia utile una certa abbondanza nel numero dei ricambi. Si conta tanto sul recupero di Brocchi, di Radu, di Diakité e di Gonzalez, giocatori che appaiono essenziali nelle potenzialità dello scacchiere di Petkovic.
Floccari, con la sua durtilità, la capacità di spaziare su tutto il fronte offensivo e le sue innate doti di goleador, si è lasciato preferire, per il momento, al binomio Zarate-Kozak, che avrà comunque altre opportunità nel corso dell'anno, sia in campionato che nelle Coppe.
Infatti, i molteplici impegni della squadra fanno capire quanto sia utile una certa abbondanza nel numero dei ricambi. Si conta tanto sul recupero di Brocchi, di Radu, di Diakité e di Gonzalez, giocatori che appaiono essenziali nelle potenzialità dello scacchiere di Petkovic.
Pinocchio ancora burattino: 187. La bandiera sparita
Sul campo di pallone che Pinocchio aveva realizzato per i ragazzi di Pieve Antica, sventolava una bella bandiera arancioverde, i colori scelti per la squadra: arancio, il colore della gioia; verde, il colore della speranza.
La bandiera, legata ad un'asta metallica che sporgeva dal balcone prospiciente il campo, un brutto giorno sparì, e tutti i ragazzi ne erano dispiaciuti perché si sentivano molto legati ad essa.
Tutti si chiedevano chi potesse essere stato il ladro, e finalmente una bambina, sostenitrice della squadra, spiegò: - Ieri sera ho visto dei ragazzi di Peverina, il paese vicino, che si aggiravano con aria furtiva nel campetto, e guardavano quella bandiera. Potrebbero essere stati loro -
Il giorno dopo arrivò un'altra notizia: sul campo di calcio di Peverina, oltre alla bandiera rosa e nera della loro squadra, era stata vista anche una bandiera arancio-verde. sicuramente quella che era scomparsa a Pieve Antica, il paese di don Emilio.
Pinocchio disse ai ragazzi: - Faccio un giro in bicicletta fino a Peverina, per vedere se è vero -
Dopo un'ora, il burattino fu di ritorno, ed esclamò: - E' proprio vero, amici. la nostra bella bandiera sventola sotto a quella rosanera sul campo di calcio di Peverina -
- Andiamo a riprenderla! - urlarono tutti insieme i ragazzi di Pieve Antica. - Ladri! Quella è la nostra bandiera! -
Pinocchio invitò i giovani giocatori alla calma: - Andremo di notte, quando nessuno se l'aspetta, e riprenderemo il nostro vessilllo. Anzi, giacché ci siamo, porteremo via anche quello rosanero! -
La bandiera, legata ad un'asta metallica che sporgeva dal balcone prospiciente il campo, un brutto giorno sparì, e tutti i ragazzi ne erano dispiaciuti perché si sentivano molto legati ad essa.
Tutti si chiedevano chi potesse essere stato il ladro, e finalmente una bambina, sostenitrice della squadra, spiegò: - Ieri sera ho visto dei ragazzi di Peverina, il paese vicino, che si aggiravano con aria furtiva nel campetto, e guardavano quella bandiera. Potrebbero essere stati loro -
Il giorno dopo arrivò un'altra notizia: sul campo di calcio di Peverina, oltre alla bandiera rosa e nera della loro squadra, era stata vista anche una bandiera arancio-verde. sicuramente quella che era scomparsa a Pieve Antica, il paese di don Emilio.
Pinocchio disse ai ragazzi: - Faccio un giro in bicicletta fino a Peverina, per vedere se è vero -
Dopo un'ora, il burattino fu di ritorno, ed esclamò: - E' proprio vero, amici. la nostra bella bandiera sventola sotto a quella rosanera sul campo di calcio di Peverina -
- Andiamo a riprenderla! - urlarono tutti insieme i ragazzi di Pieve Antica. - Ladri! Quella è la nostra bandiera! -
Pinocchio invitò i giovani giocatori alla calma: - Andremo di notte, quando nessuno se l'aspetta, e riprenderemo il nostro vessilllo. Anzi, giacché ci siamo, porteremo via anche quello rosanero! -
Piglio e Serrone: il Cesanese anche in Bielorussia
Oggi 29 e domani 30 settembre, i paesi di Piglio e Serrone saranno protagonisti di un importante evento per il vino Cesanese DOCG: l'incontro tra la camera di commercio italo-bielorussa e i comuni-guida del ben noto vino rosso. E' un appuntamento di carattere commerciale che vuole mettere in evidenza le risorse della Strada del Vino Cesanese, con il sostegno della Regione Lazio e della Provincia di Frosinone.
E' una vera apertura di mercato verso l'Est europeo, con una delegazione degli imprenditori bielorussi accompagnati dall'Ambasciata Bielorussa in Italia con Dmitri Mironchik e Polina Dozorova, rispettivamente consigliere e segretario degli affari commerciali.
Sarà firmato un protocollo d'intesa per la diffusione del "brand Cesanese", con il coinvolgimento diretto delle cantine del territorio.
E' una vera apertura di mercato verso l'Est europeo, con una delegazione degli imprenditori bielorussi accompagnati dall'Ambasciata Bielorussa in Italia con Dmitri Mironchik e Polina Dozorova, rispettivamente consigliere e segretario degli affari commerciali.
Sarà firmato un protocollo d'intesa per la diffusione del "brand Cesanese", con il coinvolgimento diretto delle cantine del territorio.
Lazio: si chiama Quintero, viene dal Siviglia, terzino sinistro, ha diciotto anni...
Continua la pesca fortunata di Igli Tare sui mercati europei. Oltre a quello balcanico, Igli si è messo al lavoro da tempo anche nel mercato spagnolo. E non si cercano soltanto gli attaccanti, ma anche i difensori in gamba, merce diventata sempre più rara. Sichiama Antonio Luque Quintero, classe 1994, terzino sinistro dall'ottimo passo, proveniente dal Siviglia, l'anno scorso cercato anche dall'Inter. La Lazio, abile anche stavolta nell'anticipo, è riuscita a mettere a segno questo eccellente acquisto, per ora utilizzabile dalla Primavera, ma in futuro destinato a raccogliere l'eredità di Stefan Radu.
Quintero, alto 1.74, fisico solido e agile, è stato già definito "la gioia" dai suoi tifosi, sia per il suo carattere spontaneo, sia soprattutto perché i suoi interventi sono uno spettacolo per gli occhi dei sostenitori.
Quintero già si è lasciato fotografare con la bellissima maglia della Lazio, una maglia desiderata da tutti i giovani calciatori, e questo dimostra tutto l'entusiasmo con cui ha accolto la possibilità di trasferirsi a Formello, nido delle Aquile e degli aquilotti.
Quintero, alto 1.74, fisico solido e agile, è stato già definito "la gioia" dai suoi tifosi, sia per il suo carattere spontaneo, sia soprattutto perché i suoi interventi sono uno spettacolo per gli occhi dei sostenitori.
Quintero già si è lasciato fotografare con la bellissima maglia della Lazio, una maglia desiderata da tutti i giovani calciatori, e questo dimostra tutto l'entusiasmo con cui ha accolto la possibilità di trasferirsi a Formello, nido delle Aquile e degli aquilotti.
venerdì 28 settembre 2012
Chissà quando...
Verrà un giorno in cui questa tremenda crisi sarà finita. Verrà un giorno in cui i nostri figli troveranno un lavoro, qualunque esso sia.
Ma oggi questo giorno ci appare lontano, tanto lontano da farci dubitare che arriverà mai, e non dovremo invece adattarci a una esistenza fatta di fatica, di dolore, di rinunce, di stenti, e forse anche di vergogna per esserci lasciati ingannare così tanto da gente che non meritava la nostra fiducia.
Oppure è solo un giochetto economico inventato sulle nostre follie? Sulle ladronerie dei forti e sulle nostre ingenuità?
Se c'è un Dio che tutto vede, provvederà lui a riportarci sulla via della giustizia sociale.
( da "Quisquiliamenti" di Luigi Jadicicco, 25 luglio 2012)
Ma oggi questo giorno ci appare lontano, tanto lontano da farci dubitare che arriverà mai, e non dovremo invece adattarci a una esistenza fatta di fatica, di dolore, di rinunce, di stenti, e forse anche di vergogna per esserci lasciati ingannare così tanto da gente che non meritava la nostra fiducia.
Oppure è solo un giochetto economico inventato sulle nostre follie? Sulle ladronerie dei forti e sulle nostre ingenuità?
Se c'è un Dio che tutto vede, provvederà lui a riportarci sulla via della giustizia sociale.
( da "Quisquiliamenti" di Luigi Jadicicco, 25 luglio 2012)
"Talento" e volontà in Dante
Nel canto XXI del Purgatorio di Dante, il canto del poeta latino Stazio che ha finito di scontare la sua pena e si accinge a salire al Paradiso, assistiamo al contrasto tra "volontà" e "talento" delle anime di salire al cielo.
Il "talento", o volontà relativa, in apparenza è in contrasto con la volontà assoluta, che protende l'anima verso Dio senza alcuna limitazione e con totale immediatezza. L'anima, però, si sente condizionata dalla consapevolezza di aver peccato, e deve fare i conti con quella forza interiore (appunto il "talento") che si oppone alla volontà assoluta e la obbliga ad espiare i suoi peccati.
Ma in realtà il contrasto non esiste: l'anima che espia sa che soltanto per questa via potrà realizzare il suo desiderio di salire a Dio, attuando in tutta la sua pienezza la volontà assoluta di pervenire al Paradiso.
Il "talento", o volontà relativa, in apparenza è in contrasto con la volontà assoluta, che protende l'anima verso Dio senza alcuna limitazione e con totale immediatezza. L'anima, però, si sente condizionata dalla consapevolezza di aver peccato, e deve fare i conti con quella forza interiore (appunto il "talento") che si oppone alla volontà assoluta e la obbliga ad espiare i suoi peccati.
Ma in realtà il contrasto non esiste: l'anima che espia sa che soltanto per questa via potrà realizzare il suo desiderio di salire a Dio, attuando in tutta la sua pienezza la volontà assoluta di pervenire al Paradiso.
Pinocchio ancora burattino: 186. Un sacchetto d'oro
Pinocchio fece trascorrere prudentemente ancora del tempo, poi uscì piano piano dai cespugli e si portò dove era comparsa la grotta. Riconobbe la pietra rotonda, la batté sulla roccia, pronunciò le parole: -Apriti, grotta!- e il miracolo si ripeté: lentamente apparve l'ingresso di una grotta tra gli alberi e gli spuntoni di roccia.
Pinocchio aveva una gran paura ad entrare: e se la grotta si fosse chiusa alle sue salle e non si fosse aperta mai più? Dio, che fine spaventosa! Ma il burattino si fece coraggio ed entrò. La grotta si rinchiuse, ma le pareti erano illuminate da una strana luce, che sembrava nascere dalle rocce. Sul terreno, tra erba e sassi, vide uno spettacolo incredibile: sacchi pieni d'oro, di pietre preziose, di oggetti di grande valore.
- Tutta roba rubata, accumulata da anni - pensò tra sé Pinocchio. - E io, che debbo fare?-
Il burattino vide ai suoi piedi una bella sacchetta, non troppo grande, piena di zecchini d'oro.
- Ora lo so, che cosa fare: prenderò questo sacchetto e lo porterò a don Emilio, che così potrà nutrire e allevare i suoi orfanelli senza problemi. I ladri hanno rubato ai ricchi, ed è giusto che almeno una piccola parte di queste ricchezze finisca ai poveri -
Ma ora il problema era di uscire. Ce l'avrebbe fatta? Pinocchio capì che non stava facendo del male: anzi, del bene. Dio lo avrebbe aiutato.
Provò a dire: - Apriti, grotta!- e la voce gli tremava. La parete tremò un poco, esitò, ma poi si aprì, lasciando uscire Pinocchio col suo prezioso sacchetto, e poi miracolosamente si richiuse.
Pinocchio assicurò il sacchetto al sedile posteriore della bicicletta, e tornò di corsa al paese, pregando Dio di non fare brutti incontri.
Pinocchio aveva una gran paura ad entrare: e se la grotta si fosse chiusa alle sue salle e non si fosse aperta mai più? Dio, che fine spaventosa! Ma il burattino si fece coraggio ed entrò. La grotta si rinchiuse, ma le pareti erano illuminate da una strana luce, che sembrava nascere dalle rocce. Sul terreno, tra erba e sassi, vide uno spettacolo incredibile: sacchi pieni d'oro, di pietre preziose, di oggetti di grande valore.
- Tutta roba rubata, accumulata da anni - pensò tra sé Pinocchio. - E io, che debbo fare?-
Il burattino vide ai suoi piedi una bella sacchetta, non troppo grande, piena di zecchini d'oro.
- Ora lo so, che cosa fare: prenderò questo sacchetto e lo porterò a don Emilio, che così potrà nutrire e allevare i suoi orfanelli senza problemi. I ladri hanno rubato ai ricchi, ed è giusto che almeno una piccola parte di queste ricchezze finisca ai poveri -
Ma ora il problema era di uscire. Ce l'avrebbe fatta? Pinocchio capì che non stava facendo del male: anzi, del bene. Dio lo avrebbe aiutato.
Provò a dire: - Apriti, grotta!- e la voce gli tremava. La parete tremò un poco, esitò, ma poi si aprì, lasciando uscire Pinocchio col suo prezioso sacchetto, e poi miracolosamente si richiuse.
Pinocchio assicurò il sacchetto al sedile posteriore della bicicletta, e tornò di corsa al paese, pregando Dio di non fare brutti incontri.
Regione Lazio: la Polverini lascia e fa fuori cinque assessori
Renata Polverini, a seguito dello scandalo economico del califfo Franco Fiorito, dà seguito alle dimissioni già annunciate, restando in carica per la gestione provvisoria, ma eliminando ben cinque assessorati: Francesco Lollobrigida, Stefano Zappalà, Mario Mattei e le due donne Angela Birindelli e Gabriella Sentinelli, più la sanità da lei stessa detenuta ad interim.
In preparazione alle nuove elezioni, la giunta è ridotta a soli dieci assessori: Ciocchetti, Santini, Zezza, Armeni, Buontempo, Cangemi, Cetica, Di Paolantonio, Forte e Malcotti.
In preparazione alle nuove elezioni, la giunta è ridotta a soli dieci assessori: Ciocchetti, Santini, Zezza, Armeni, Buontempo, Cangemi, Cetica, Di Paolantonio, Forte e Malcotti.
Lazio: il gol è sparito, ma Klose riparte subito
Tre partite senza gol, dopo i dodici gol delle cinque partite iniziali. Sembra strano, per una squadra offensiva come la Lazio: ma Klose è uno che ogni tre partite il gol lo fa, e dunque domenica contro il Siena non può mancare l'appuntamento. E poi non c'è soltanto Klose. Petkovic sta studiando il modo di affiancare al tedesco un altro uomo, che in questo momento potrebbe essere Floccari, varando un nuovo modulo, probabilmente il 4-4-2, con la linea mediana formata da Ledesma, Candreva, Mauri, Hernanes, perdurando l'indisponibilità di Gonzalez.
In difesa, si recupera Biava, che per il momento forma con Dias la migliore coppia difensiva, mentre Lulic verrebbe ancora utilizzato come terzino, assai prezioso per le sue ripartenze specialmente nelle partite casalinghe.
Una Lazio da rinnovare, non certo da rinnegare. Non basta la brutta sconfitta di Napoli a cancellare quanto di buono già fatto. E' nelle caratteristiche della squadra la reazione: l'anno scorso, con Reja, alla sconfitta interna col Genoa si reagì con una bellissima serie di 6 vittortie e tre pareggi; alla sconfitta interna con la Juventus (0-1) si rispose con un 3-0 al Novara, una vittoria a Lecce e un pareggio con l'Udinese; alla batosta col Siena (0-4) la risposta fu la vittoria sull' Atalanta. La Lazio poi perse con l'Inter, ma reagì vincendo 3-0 a Verona col Chievo e 2-0 all'Olimpico col Milan.Ogni sconfitta, insomma, ha sempre provocato un'immediata e concreta reazione. Perde col Genoa? Subito batte il Cesena. Perde di brutto a Palermo? Ecco le vittorie sulla Fiorentina e nel derby di ritorno. Poi una fase di declino: sconfitte consecutive con Bologna e Catania, risposta vittoriosa sul Cagliari (Diakité). Sconfitta a Parma? Subito grande vittoria sul Napoli (3-1). La Lazio stava, senza Klose, arrancando: sconfitte con Juventus e Novara consecutive, pareggio interno col Lecce, sconfitta a Udine, pareggio interno col Siena, ma squillo finale con le vittorie a Bergamo e il 3-1 sull'Inter, e conquista del quarto posto davanti al Napoli, con la Roma solo ottava.
Dunque, vietato mollare. La Lazio sa sempre reagire vigorosamente.
In difesa, si recupera Biava, che per il momento forma con Dias la migliore coppia difensiva, mentre Lulic verrebbe ancora utilizzato come terzino, assai prezioso per le sue ripartenze specialmente nelle partite casalinghe.
Una Lazio da rinnovare, non certo da rinnegare. Non basta la brutta sconfitta di Napoli a cancellare quanto di buono già fatto. E' nelle caratteristiche della squadra la reazione: l'anno scorso, con Reja, alla sconfitta interna col Genoa si reagì con una bellissima serie di 6 vittortie e tre pareggi; alla sconfitta interna con la Juventus (0-1) si rispose con un 3-0 al Novara, una vittoria a Lecce e un pareggio con l'Udinese; alla batosta col Siena (0-4) la risposta fu la vittoria sull' Atalanta. La Lazio poi perse con l'Inter, ma reagì vincendo 3-0 a Verona col Chievo e 2-0 all'Olimpico col Milan.Ogni sconfitta, insomma, ha sempre provocato un'immediata e concreta reazione. Perde col Genoa? Subito batte il Cesena. Perde di brutto a Palermo? Ecco le vittorie sulla Fiorentina e nel derby di ritorno. Poi una fase di declino: sconfitte consecutive con Bologna e Catania, risposta vittoriosa sul Cagliari (Diakité). Sconfitta a Parma? Subito grande vittoria sul Napoli (3-1). La Lazio stava, senza Klose, arrancando: sconfitte con Juventus e Novara consecutive, pareggio interno col Lecce, sconfitta a Udine, pareggio interno col Siena, ma squillo finale con le vittorie a Bergamo e il 3-1 sull'Inter, e conquista del quarto posto davanti al Napoli, con la Roma solo ottava.
Dunque, vietato mollare. La Lazio sa sempre reagire vigorosamente.
giovedì 27 settembre 2012
Il segreto di scrivere bene: chia-bre-se
Ai miei alunni, nei trentacinque anni del mio insegnamento d'italiano, ho sempre avuto una raccomandazione da fare, per insegnare loro a scrivere bene: scrivete sempre chia-bre-se, chiaro, breve e semplice. Nel senso che il proprio pensiero deve essere espresso in forma il più possibile comprensibile e aperta, mentre la frase deve avere un respiro breve, lineare ed essenziale, e non deve mai essere lezioso nella forma, o contorto, o ricco di parentesi: rapido come il corso di una freccia lanciata al bersaglio.
Non sempre sono riuscito a infondere negli allievi questa esigenza, ma essa è stata costantemente la base sulla quale ho lavorato ed ho insegnato a lavorare chi mi ascoltava. Lo scopo essenziale di uno scritto é: farsi capire, avere le idee chiare, invitare gli altri a fare altrettanto.
Ci siamo capiti?
Non sempre sono riuscito a infondere negli allievi questa esigenza, ma essa è stata costantemente la base sulla quale ho lavorato ed ho insegnato a lavorare chi mi ascoltava. Lo scopo essenziale di uno scritto é: farsi capire, avere le idee chiare, invitare gli altri a fare altrettanto.
Ci siamo capiti?
La metrica di Dante nella Divina Commedia
La metrica di Dante nella Commedia si presenta interamente in endecasillabi e in terzine, cioè strofe di tre versi in "terza rima" (rime ripetute tre volte): questa è una vera e propria invenzione di Dante.
L'endecasillabo, nella metrica italiana e neolatina in generale, viene utilizzato per esprimere una vicenda narrativa, data l'ampiezza, la tonalità e la regolarità che permettono lo sviluppo di un discorso agevole e solennemente articolato, quindi capace di rendere, oltre alla narrazione, anche lo slancio mistico o, viceversa, l'invettiva politica. Non sono esclusi i momenti riflessivi e ricchi di pathos.
Lo schema metrico della terzina utilizza la rima concatenata, col seguente modulo: A B A - B C B - C-D-C: in ogni nuova terzina viene introdotta una nuova rima.
L'endecasillabo era utilizzato nel "sirventese", ossia in una poesia di carattere politico.
Nell'endecasillabo l'accento cade quasi tassativamente sulle sillabe pari, cioé 2. 4. 6. 8. 10. Stilisticamente segue in modo scrupoloso la retorica medioevale, della quale Dante era un esperto, come dimostra nel "De Vulgari Eloquentia". Da notare che l'endecasillabo permette quasi sempre lo sviluppo di una frase logica, e spesso si conclude con un segno d'interpunzione; vi sono tuttavia non pochi esempi di "enjambement", cioè di prosecuzione logica della frase nel verso successivo (esempio: Purgatorio, canto XXI, vv. 2-3; 40-41; 52-53...)
L'endecasillabo, nella metrica italiana e neolatina in generale, viene utilizzato per esprimere una vicenda narrativa, data l'ampiezza, la tonalità e la regolarità che permettono lo sviluppo di un discorso agevole e solennemente articolato, quindi capace di rendere, oltre alla narrazione, anche lo slancio mistico o, viceversa, l'invettiva politica. Non sono esclusi i momenti riflessivi e ricchi di pathos.
Lo schema metrico della terzina utilizza la rima concatenata, col seguente modulo: A B A - B C B - C-D-C: in ogni nuova terzina viene introdotta una nuova rima.
L'endecasillabo era utilizzato nel "sirventese", ossia in una poesia di carattere politico.
Nell'endecasillabo l'accento cade quasi tassativamente sulle sillabe pari, cioé 2. 4. 6. 8. 10. Stilisticamente segue in modo scrupoloso la retorica medioevale, della quale Dante era un esperto, come dimostra nel "De Vulgari Eloquentia". Da notare che l'endecasillabo permette quasi sempre lo sviluppo di una frase logica, e spesso si conclude con un segno d'interpunzione; vi sono tuttavia non pochi esempi di "enjambement", cioè di prosecuzione logica della frase nel verso successivo (esempio: Purgatorio, canto XXI, vv. 2-3; 40-41; 52-53...)
Pinocchio ancora burattino: 185.La grotta incantata
Pinocchio stava passeggiando in bicicletta in una solitaria zona di montagna, tra boschi e speroni di roccia, quando vide da lontano una scena insolita: tre omaccioni, grandi e grossi, in groppa a tre asini, ciascuno dei quali portava sui fianchi due sacchi stracolmi.
Gli uomini avevano l'aspetto di briganti, con un cappellaccio in testa e un fucile a tracolla, e si guardavano intorno con prudenza. Pinocchio scese di sella e si nascose tra i cespugli per non farsi vedere. I briganti si erano fermati in una radura tra gli alberi. Il primo di essi, evidentemente il loro capo, scese dall'asino, e gli altri lo imitarono. Prese una pietra arrotondata, la batté su una roccia, e disse a voce alta: - Apriti, grotta! -
Come per miracolo, tra gli alberi e le rocce si spalancò lentamente una grotta: i tre entrarono con tutti gli asini e i sacchi, e altrettanto prodigiosamente la grotta si chiuse alle loro spalle.
Pinocchio non credeva ai suoi occhi: che miracolo era quello? erano dei briganti, oppure dei santi? Rimase comunque nascosto tra i cespugli, per vedere come sarebbe andata a finire. Attese per più di un quarto d'ora, ed ecco che la grotta si riaprì lentamente, e i tre briganti uscirono con i loro asini, ma i sacchi non c'erano più. La grotta si richiuse silenziosamente alle loro spalle, ed essi si guardarono attentamente intorno, balzarono in groppa agli animali e si allontanarono nel più assoluto silenzio.
Passarono a una corta distanza da Pinocchio, che però era ben nascosto con la sua bicicletta a terra, e pian piano sfilarono giù per il costone della montagna e sparirono all'orizzonte.
Gli uomini avevano l'aspetto di briganti, con un cappellaccio in testa e un fucile a tracolla, e si guardavano intorno con prudenza. Pinocchio scese di sella e si nascose tra i cespugli per non farsi vedere. I briganti si erano fermati in una radura tra gli alberi. Il primo di essi, evidentemente il loro capo, scese dall'asino, e gli altri lo imitarono. Prese una pietra arrotondata, la batté su una roccia, e disse a voce alta: - Apriti, grotta! -
Come per miracolo, tra gli alberi e le rocce si spalancò lentamente una grotta: i tre entrarono con tutti gli asini e i sacchi, e altrettanto prodigiosamente la grotta si chiuse alle loro spalle.
Pinocchio non credeva ai suoi occhi: che miracolo era quello? erano dei briganti, oppure dei santi? Rimase comunque nascosto tra i cespugli, per vedere come sarebbe andata a finire. Attese per più di un quarto d'ora, ed ecco che la grotta si riaprì lentamente, e i tre briganti uscirono con i loro asini, ma i sacchi non c'erano più. La grotta si richiuse silenziosamente alle loro spalle, ed essi si guardarono attentamente intorno, balzarono in groppa agli animali e si allontanarono nel più assoluto silenzio.
Passarono a una corta distanza da Pinocchio, che però era ben nascosto con la sua bicicletta a terra, e pian piano sfilarono giù per il costone della montagna e sparirono all'orizzonte.
Parco dei Simbruini: individuato un orso bruno
Tracce sempre più evidenti di frequentazione di un orso bruno marsicano all'interno del Parco dei Monti Simbruini. Un abitante della zona ha avvistato il plantigrado lungo una strada provinciale del Parco.
Finora tracce di un orso bruno erano state trovate ai margini del Parco, ma ora esse si spingono nel cuore dell'area protetta del Parco Naturale Regionale.
Numerosi campioni di resti nei pressi di piante fruttifere testimoniano questa presenza, resti che saranno oggetto di analisi. Si deve stabilire se l'esemplare è tra quelli già censiti, o se invece si tratta di un esemplare sconosciuto. Potrebbe essere uno dei 52 orsi marsicani individuati nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, o forse una piacevole novità nella crescita di un numero così esiguo, in pericolo di estinzione e tutelato da ogni forma di bracconaggio.
Finora tracce di un orso bruno erano state trovate ai margini del Parco, ma ora esse si spingono nel cuore dell'area protetta del Parco Naturale Regionale.
Numerosi campioni di resti nei pressi di piante fruttifere testimoniano questa presenza, resti che saranno oggetto di analisi. Si deve stabilire se l'esemplare è tra quelli già censiti, o se invece si tratta di un esemplare sconosciuto. Potrebbe essere uno dei 52 orsi marsicani individuati nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, o forse una piacevole novità nella crescita di un numero così esiguo, in pericolo di estinzione e tutelato da ogni forma di bracconaggio.
Alla Lazio serve la grinta di Diakité, Brocchi, Gonzalez e Floccari
Una Lazio così smidollata e senza nerbo come quella di ieri sera a Napoli non la ricordavamo da un pezzo. Presunzione, sì, quella di ritenersi capaci di attaccare il Napoli senza saperne contenere la grande potenza offesiva, ma soprattutto mancanza di reazione nervosa dopo il primo gol di Cavani che è bastato a decidere tutto. Se veramente la Lazio era forte, doveva mostrare grinta e saldezza nervosa, ma non ci sono state né l'una né l'altra.
Manca, in questo momento, alla squadra, la giusta concentrazione, ma soprattutto la grinta. Manca una serie di giocatori che impostino la loro gara su questa caratteristica: l'impeto poderoso di Diakité, il lavoro incessante e rabbioso di un Brocchi, la cavalcata frenetica e dirompente di Gonzalez, e all'attacco la presenza di un uomo che corre e s'impegna su tutto il fronte come sa fare Floccari, capace, nei pochi minuti che è stato in campo al San Paolo, di dare qualche pensiero alla difesa partenopea.
Speriamo di poter recuperare presto questo quartetto, che può dare alla Lazio quella caparbietà necessaria nel gioco, quella costanza nell'impegno che invece ora sembra essersi spenta all'improvviso, con due rovesci nel giro di soli quattro giorni: in quattro giorni ci siamo giocati mezzo patrimonio di reputrazione. Ovviamente ci sarà una reazione: contro Siena e Pescara, partendo con umiltà e serietà, si possono costruire le premesse per un pronto recupero, evitando il cedimento in classifica dopo una così bella partenza. Petkovic è giovane, e le lezioni servono. Deve capire che il campionato italiano è complesso per tutti, neanche la Juventus quest'anno avrà licenza di uccidere ogni domenica.
Manca, in questo momento, alla squadra, la giusta concentrazione, ma soprattutto la grinta. Manca una serie di giocatori che impostino la loro gara su questa caratteristica: l'impeto poderoso di Diakité, il lavoro incessante e rabbioso di un Brocchi, la cavalcata frenetica e dirompente di Gonzalez, e all'attacco la presenza di un uomo che corre e s'impegna su tutto il fronte come sa fare Floccari, capace, nei pochi minuti che è stato in campo al San Paolo, di dare qualche pensiero alla difesa partenopea.
Speriamo di poter recuperare presto questo quartetto, che può dare alla Lazio quella caparbietà necessaria nel gioco, quella costanza nell'impegno che invece ora sembra essersi spenta all'improvviso, con due rovesci nel giro di soli quattro giorni: in quattro giorni ci siamo giocati mezzo patrimonio di reputrazione. Ovviamente ci sarà una reazione: contro Siena e Pescara, partendo con umiltà e serietà, si possono costruire le premesse per un pronto recupero, evitando il cedimento in classifica dopo una così bella partenza. Petkovic è giovane, e le lezioni servono. Deve capire che il campionato italiano è complesso per tutti, neanche la Juventus quest'anno avrà licenza di uccidere ogni domenica.
mercoledì 26 settembre 2012
Tre ceffoni di Cavani alla Lazio
Tre gol di Cavani - e potevano essere quattro se l'attaccante partenopeo non avesse calciato alto un rigore nel finale - hanno segnato tutta la differenza tra il Napoli e la Lazio: il primo capace di agguantare la Juventus al comando della classifica, e la Lazio invece di precipitare al quarto posto insieme all'Inter, ma già a quattro punti di distacco.
La Lazio è partita bene, l'arbitro le aveva anche concesso un gol segnato da Klose dopo quattro minuti, ma toccando la palla con la mano, come riconosciuto sportivamente dal tedesco quando è stato interpellato dopo le proteste partenopee.
La Lazio è stata tutta lì, poi si è spenta gradualmente sotto l'infuriare degli attacchi del Napoli. Una certa presunzione tattica dei laziali ha favorito l'azione degli uomini di Mazzarri, dimostratisi troppo superiori.
Lazio nettamente ridimensionata da queste due sconfitte consecutive: ora dovrà umilmente ripotrovare la sua vera strada, che non può essere certo quella di puntare a posizioni di prestigio se non si guarda bene le spalle, proteggendosi più che attaccare con troppa disinvoltura. Petkovic deve ancora raggiungere un vero equilibrio tattico, perchè non basta la stanchezza a giustificare una resa così totale e inequivocabile.
Anche sul piano delle singole individualità c'è da sottolineare l'ingenuità con cui è stato lasciato solo Michael Ciani, che contro Cavani non è stato assolutamente in grado di opporsi in maniera accettabile. Ma è tutta la squadra che non ha funzionato, e ora bisogna pensare già a domenica a strappare i tre punti a un Siena che non è avversario da prendere sottogamba.
La Lazio è partita bene, l'arbitro le aveva anche concesso un gol segnato da Klose dopo quattro minuti, ma toccando la palla con la mano, come riconosciuto sportivamente dal tedesco quando è stato interpellato dopo le proteste partenopee.
La Lazio è stata tutta lì, poi si è spenta gradualmente sotto l'infuriare degli attacchi del Napoli. Una certa presunzione tattica dei laziali ha favorito l'azione degli uomini di Mazzarri, dimostratisi troppo superiori.
Lazio nettamente ridimensionata da queste due sconfitte consecutive: ora dovrà umilmente ripotrovare la sua vera strada, che non può essere certo quella di puntare a posizioni di prestigio se non si guarda bene le spalle, proteggendosi più che attaccare con troppa disinvoltura. Petkovic deve ancora raggiungere un vero equilibrio tattico, perchè non basta la stanchezza a giustificare una resa così totale e inequivocabile.
Anche sul piano delle singole individualità c'è da sottolineare l'ingenuità con cui è stato lasciato solo Michael Ciani, che contro Cavani non è stato assolutamente in grado di opporsi in maniera accettabile. Ma è tutta la squadra che non ha funzionato, e ora bisogna pensare già a domenica a strappare i tre punti a un Siena che non è avversario da prendere sottogamba.
I giorni delle "Torri Gemelle"
Sembrava una scena di fantascienza,ed era invece una delle più orribili pagine della storia umana. Due aerei pilotati da terroristi islamici si schiantano sulle Torri Gemelle di New York: enormi fiammate, un immenso fungo di polvere, orrore e morte. Tremila morti. Senza nessun preavviso, in pieno scenario di pace, una violenza folle e inaudita, un vilissimo attacco non ai soli Stati Uniti, ma all'intera civiltà occidentale, all'intera umanità in generale.
Era l'11 settembre del 2001, ore 9.30 di New York. Una data che resterà scolpita per sempre nella memoria di ognuno.
Dopo tanti filmati, dopo tante cronache di giornale, dopo tante discussioni apertesi in ogni parte del mondo, è scoppiata la guerra voluta dal presidente americano Busch e spalleggiata da tutto il mondo civile contro l'Afghanistan del terrorista Bin Laden e il suo fiancheggiatore Omar, guida spirituale e politica dei talebani. Una guerra che dura da oltre due mesi e che sta per raggiungere lo scopo di snidare i terroristi afghani. Tutti ci auguriamo che questa guerra ponga fine in modo totale alle violenze terroristiche, ma anche che da essa nasca l'idea di affrontare e risolvere una volta per tutte gli attriti tra mondo arabo e mondo occidentale, incluso il conflitto fra Palestina e Israele.
Che cosa possiamo dire che già non sia stato detto su questa tragedia? In molti hanno gridato che la guerra è una gran brutta cosa, che persone innocenti avrebbero pagato con la loro vita e con tante sventure e lutti le colpe di alcuni uomini spinti dalla follia e dal fanatismo a fare strage di altri innocenti. Nulla si può aggiungere. Anche il Papa e tante anime di viva fede religiosa hanno pregato per la pace. Ma purtroppo ci sono guerre necessarie, e io ritengo che questa guerra sia stata necessaria per far capire ai terroristi che da oggi in poi le loro follie saranno ostacolate e neutralizzate con ogni mezzo.
Certo, bisogna cercare la pace. Ma era possibile cercarla ora, in questa situazione? Non equivaleva dare via libera a Bin Laden e ai suoi accoliti?
Molti sostengono, specialmente fra i musulmani, che la colpevolezza di Bin Laden non è provata. Bush, la CIA e i responsabili della politica occidentale ritengono invece di avere prove sufficienti, e che anzi certe dichiarazioni di Osama Bin Laden bastino da sole ad atribuirgli ogni responsabilità. Oltre alla caduta delle Torri Gemelle, l'attacco al Pentagono è la prova diretta di una volontà tesa alla distruzione della potenza americana, alla punizione per aver favorito Israele nei confonti del mondo arabo, e Bin Laden è stato sempre il campione di questo odio anti-americano e anti-occidentale.
E' errato, tuttavia, fare di ogni erba un fascio, vedere in ogni arabo un nemico dell'Occidente. Milioni di arabi vivono nell'Occidente e sono integrati perfettamente nella sua civiltà. Inoltre, nel Corano non vi è alcun incitamento all'odio e alla violenza. I talebani, "studiosi" del Corano, hanno fatto violenza per primo al loro testo sacro. Hanno instaurato in Afghanistan un potere di sopraffazione di cui in particolare sono state vittime le donne. Alla caduta di Kabul, il popolo afghano, talebani a parte, ha esultato. Se non altro, questa guerra rapida e in fondo apportatrice di un numero di morti inferiore a quello delle Twin Towers di New York ha avuto questo merito: ha portato la libertà a un popolo represso.
Bin Laden è atteso a una punizione esemplare e ben meritata: la sua folllia e la sua violenza hanno fatto rivivere momenti di orrore che l'Occidente non provava più da oltre 50 anni. Speriamo proprio che altre figure così sinistre non ricompaiano sullo scenario mondiale.
Anche l'Italia, nell'ambito della politica unitaria europea, e come membro della NATO e dell'ONU, ha fatto la sua parte. Nel nostro paese non sono mancate le polemiche per la guerra, ma la stragrande maggioramza del nostro popolo ha sofferto e pregato per le vittime delle Due Torri, ha ammirato l'eroismo dei pompieri soccorritori, l'energia dimostrata dal sindaco Rudolph Giuliani, un italo-americano come tanti di quei pompieri che sono morti per salvare tante vite umane, tra cui centinaia di nostri connazionali e oriundi italiani. Così New York, con le Due Torri, è diventata il simbolo della nostra civiltà violata e quasi infranta dal gesto criminale di uomini indegni di questo nome.
Nessun integralismo religioso, nessun senso di rivalsa per torti subiti nel corso della storias può giustificare simili orrori. Pagine violente ci sono state certamente nel nostro passato di uomini: basti pensare a Iroshima e Nagasaki, ai crimini di guerra nazisti e di altri, che hanno fatto milioni di vittime.
Ma una pagina così violenta in tempo di pace non c'era mai stata. Cerchiamo di evitare che si possa ripetere. Snidiamo e perseguitiamo il terrorismo, cerchiamo di risolvere o almeno di attenuare le cause che in qualche modo possono nutrirlo. Amiamo la pace, sì, ma vigiliamo su di essa, perché nessun folle terrorista possa per primo violarla.
Era l'11 settembre del 2001, ore 9.30 di New York. Una data che resterà scolpita per sempre nella memoria di ognuno.
Dopo tanti filmati, dopo tante cronache di giornale, dopo tante discussioni apertesi in ogni parte del mondo, è scoppiata la guerra voluta dal presidente americano Busch e spalleggiata da tutto il mondo civile contro l'Afghanistan del terrorista Bin Laden e il suo fiancheggiatore Omar, guida spirituale e politica dei talebani. Una guerra che dura da oltre due mesi e che sta per raggiungere lo scopo di snidare i terroristi afghani. Tutti ci auguriamo che questa guerra ponga fine in modo totale alle violenze terroristiche, ma anche che da essa nasca l'idea di affrontare e risolvere una volta per tutte gli attriti tra mondo arabo e mondo occidentale, incluso il conflitto fra Palestina e Israele.
Che cosa possiamo dire che già non sia stato detto su questa tragedia? In molti hanno gridato che la guerra è una gran brutta cosa, che persone innocenti avrebbero pagato con la loro vita e con tante sventure e lutti le colpe di alcuni uomini spinti dalla follia e dal fanatismo a fare strage di altri innocenti. Nulla si può aggiungere. Anche il Papa e tante anime di viva fede religiosa hanno pregato per la pace. Ma purtroppo ci sono guerre necessarie, e io ritengo che questa guerra sia stata necessaria per far capire ai terroristi che da oggi in poi le loro follie saranno ostacolate e neutralizzate con ogni mezzo.
Certo, bisogna cercare la pace. Ma era possibile cercarla ora, in questa situazione? Non equivaleva dare via libera a Bin Laden e ai suoi accoliti?
Molti sostengono, specialmente fra i musulmani, che la colpevolezza di Bin Laden non è provata. Bush, la CIA e i responsabili della politica occidentale ritengono invece di avere prove sufficienti, e che anzi certe dichiarazioni di Osama Bin Laden bastino da sole ad atribuirgli ogni responsabilità. Oltre alla caduta delle Torri Gemelle, l'attacco al Pentagono è la prova diretta di una volontà tesa alla distruzione della potenza americana, alla punizione per aver favorito Israele nei confonti del mondo arabo, e Bin Laden è stato sempre il campione di questo odio anti-americano e anti-occidentale.
E' errato, tuttavia, fare di ogni erba un fascio, vedere in ogni arabo un nemico dell'Occidente. Milioni di arabi vivono nell'Occidente e sono integrati perfettamente nella sua civiltà. Inoltre, nel Corano non vi è alcun incitamento all'odio e alla violenza. I talebani, "studiosi" del Corano, hanno fatto violenza per primo al loro testo sacro. Hanno instaurato in Afghanistan un potere di sopraffazione di cui in particolare sono state vittime le donne. Alla caduta di Kabul, il popolo afghano, talebani a parte, ha esultato. Se non altro, questa guerra rapida e in fondo apportatrice di un numero di morti inferiore a quello delle Twin Towers di New York ha avuto questo merito: ha portato la libertà a un popolo represso.
Bin Laden è atteso a una punizione esemplare e ben meritata: la sua folllia e la sua violenza hanno fatto rivivere momenti di orrore che l'Occidente non provava più da oltre 50 anni. Speriamo proprio che altre figure così sinistre non ricompaiano sullo scenario mondiale.
Anche l'Italia, nell'ambito della politica unitaria europea, e come membro della NATO e dell'ONU, ha fatto la sua parte. Nel nostro paese non sono mancate le polemiche per la guerra, ma la stragrande maggioramza del nostro popolo ha sofferto e pregato per le vittime delle Due Torri, ha ammirato l'eroismo dei pompieri soccorritori, l'energia dimostrata dal sindaco Rudolph Giuliani, un italo-americano come tanti di quei pompieri che sono morti per salvare tante vite umane, tra cui centinaia di nostri connazionali e oriundi italiani. Così New York, con le Due Torri, è diventata il simbolo della nostra civiltà violata e quasi infranta dal gesto criminale di uomini indegni di questo nome.
Nessun integralismo religioso, nessun senso di rivalsa per torti subiti nel corso della storias può giustificare simili orrori. Pagine violente ci sono state certamente nel nostro passato di uomini: basti pensare a Iroshima e Nagasaki, ai crimini di guerra nazisti e di altri, che hanno fatto milioni di vittime.
Ma una pagina così violenta in tempo di pace non c'era mai stata. Cerchiamo di evitare che si possa ripetere. Snidiamo e perseguitiamo il terrorismo, cerchiamo di risolvere o almeno di attenuare le cause che in qualche modo possono nutrirlo. Amiamo la pace, sì, ma vigiliamo su di essa, perché nessun folle terrorista possa per primo violarla.
Pinocchio ancora burattino: 184. Un grande spavento
Pinocchio corse sotto la fontana, e subito le fiamme si mutarono in fumo, e poi il burattino saltò su bello vivo, solo con qualche bruciacchiatura che poteva essere benissimo curata con una pomata ricostruttiva che lui stesso prese dalla piccola farmacia.
- Non è niente, non è niente, state tranquilli! - disse Pinocchio sollevato, dopo aver indossato abiti nuovi e buttato via quelli bruciati, ridotti a brandelli. - Ieri sera sono andato a letto stanchissimo dopo aver fatto tanti giri in bicicletta, e questa mattina facevo fatica a svegliarmi, finché non mi sono visto circondato dalle fiamme. Mi sono svegliato appena in tempo! -
Pinocchio non aveva mai corso un pericolo così grande, in vita sua, e rimase molto commosso per l'affetto che tutta la gente gli dimostrava, preoccupandosi di lui e svegliandolo con le sue urla di paura.
Ci volle un bel po' di tempo perché la casa parrocchiale venisse rimessa in ordine: sistemare i vetri nuovi al posto di quelli andati in frantumi, riverniciare le stanze annerite dal fumo, sostituire qualche porta ormai inservibile e consolidare le scale e il portoncino. Per qualche giorno i vicini di casa ospitarono il parroco, gli orfanelli, la cuoca e Pinocchio, e poi tutto tornò alla normalità. Ma nessuno dimenticò, per un bel po' di tempo, il grande spavento che avevano provato, soprattutto per il loro amico Pinocchio, compagno dei loro giorni più spensierati e felici.
- Non è niente, non è niente, state tranquilli! - disse Pinocchio sollevato, dopo aver indossato abiti nuovi e buttato via quelli bruciati, ridotti a brandelli. - Ieri sera sono andato a letto stanchissimo dopo aver fatto tanti giri in bicicletta, e questa mattina facevo fatica a svegliarmi, finché non mi sono visto circondato dalle fiamme. Mi sono svegliato appena in tempo! -
Pinocchio non aveva mai corso un pericolo così grande, in vita sua, e rimase molto commosso per l'affetto che tutta la gente gli dimostrava, preoccupandosi di lui e svegliandolo con le sue urla di paura.
Ci volle un bel po' di tempo perché la casa parrocchiale venisse rimessa in ordine: sistemare i vetri nuovi al posto di quelli andati in frantumi, riverniciare le stanze annerite dal fumo, sostituire qualche porta ormai inservibile e consolidare le scale e il portoncino. Per qualche giorno i vicini di casa ospitarono il parroco, gli orfanelli, la cuoca e Pinocchio, e poi tutto tornò alla normalità. Ma nessuno dimenticò, per un bel po' di tempo, il grande spavento che avevano provato, soprattutto per il loro amico Pinocchio, compagno dei loro giorni più spensierati e felici.
Colleferro: 150 anziani alle terme di Fiuggi
Dal 17 al 22 settembre, un folto gruppo di 150 anziani di Colleferro ha partecipato a una settimana gratuita di cure termali alla Fonte Anticolana di Fiuggi.
L'iniziativa, dovuta al Comune di Colleferro, si ripete da alcuni anni, molto apprezzata dalla popolazione degli anziani. A bordo di tre pullman, ogni mattina il gruppo è stato accompagnato a Fiuggi, con ritorno nel tardo pomeriggio.
Il sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti, e l'assessore Giorgio Vitiello, hanno curato i contatti col gruppo, sottolineando l'efficacia delle acque di Fiuggi per la cura di malanni tipici dell'età avanzata, e anche l'opportunità di socializzare e di creare nuove amicizie.
L'iniziativa, dovuta al Comune di Colleferro, si ripete da alcuni anni, molto apprezzata dalla popolazione degli anziani. A bordo di tre pullman, ogni mattina il gruppo è stato accompagnato a Fiuggi, con ritorno nel tardo pomeriggio.
Il sindaco di Colleferro, Mario Cacciotti, e l'assessore Giorgio Vitiello, hanno curato i contatti col gruppo, sottolineando l'efficacia delle acque di Fiuggi per la cura di malanni tipici dell'età avanzata, e anche l'opportunità di socializzare e di creare nuove amicizie.
Stasera: Klose sì, Gonzalez no, esordio per Ederson?
A Napoli con tanta birra in corpo, con tanta voglia di dimostrare tutta la forza che la Lazio si sente di avere. Klose ci sarà, mancherà purtroppo Gonzalez con la sua spinta vigorosa, potrebbe essere arrrivato il momento dell'esordio di Ederson finalmente inserito nel grande centrocampo formato da Ledesma, Hernanes, Mauri e Candreva, uno dei più perfetti del campionato italiano.
"Nessuno è più forte di noi!" ha gridato forte Vlado Petkovic dopo la beffarda sconfitta contro un Genoa stradominato e strafortunato. I biancocelesti devono continuare a credere in se stessi, nella propria forza, grida il colonnello croato, aduso a tutte le battaglie della vita, incrollabile nella fiducia verso la sua squadra. Il Napoli non avrà certo vita facile contro una squadra ferita in superificie ma profondamente sana e portatrice di buoni valori.
Che il Napoli sia fortissimo nessuno se lo nasconde: eppure un Catania ridotto in dieci è riuscito a contenerlo. Altrettanto cercheranno di fare gli uomini di Ledesma, che guida alla grande la barriera di protezione di centrocampo. Dietro ci sarà sicuramente anche Ciani, divenuto subito un beniamino del pubblico laziale che ne ha capito le grandi risorse atletiche e d'intensità agonistica. Nella Lazio avanza il nero, con Ciani, Konko, Cavanda, Onazi e presto anche Diakité, che sicuramente arriverà alla firma prima di gennaio. E dalla loro hanno anche l'età, perchè sono in genere più giovani della media laziale, una squadra rimasta quasi uguale a quella dell'anno scorso, ma appunto con un annetto in più sulle spalle di tutti: Brocchi 36, Biava 35, Rocchi 35, Klose 34, Scaloni 34, Bizzarri 34, Dias 33, Mauri 32, Matuzalem 32, Stankevicius 31, Sculli 31, Ledesma 30: una squadra di ultratrentenni. Loro invece: Ciani 28, Konko 28, Diakité 25, Cavanda 21, Onazi 19, hanno tutti una lunga strada da compiere portando una nota di sangue giovane nella vecchia formazione in cui si salvano soltanto i 29 anni di Cana, i 26 di Lulic, i 27 di Hernanes e di Gonzalez, i 26 di Ederson, i 25 di Zarate, i 29 di Marchetti, i 23 di Kozak.
Lotito e Tare debbono far presto a dare un graduale svecchiamento alla formazione, e stanno provvedendo con l'acquisto dei diciassettenni tipo Milos Antic.
"Nessuno è più forte di noi!" ha gridato forte Vlado Petkovic dopo la beffarda sconfitta contro un Genoa stradominato e strafortunato. I biancocelesti devono continuare a credere in se stessi, nella propria forza, grida il colonnello croato, aduso a tutte le battaglie della vita, incrollabile nella fiducia verso la sua squadra. Il Napoli non avrà certo vita facile contro una squadra ferita in superificie ma profondamente sana e portatrice di buoni valori.
Che il Napoli sia fortissimo nessuno se lo nasconde: eppure un Catania ridotto in dieci è riuscito a contenerlo. Altrettanto cercheranno di fare gli uomini di Ledesma, che guida alla grande la barriera di protezione di centrocampo. Dietro ci sarà sicuramente anche Ciani, divenuto subito un beniamino del pubblico laziale che ne ha capito le grandi risorse atletiche e d'intensità agonistica. Nella Lazio avanza il nero, con Ciani, Konko, Cavanda, Onazi e presto anche Diakité, che sicuramente arriverà alla firma prima di gennaio. E dalla loro hanno anche l'età, perchè sono in genere più giovani della media laziale, una squadra rimasta quasi uguale a quella dell'anno scorso, ma appunto con un annetto in più sulle spalle di tutti: Brocchi 36, Biava 35, Rocchi 35, Klose 34, Scaloni 34, Bizzarri 34, Dias 33, Mauri 32, Matuzalem 32, Stankevicius 31, Sculli 31, Ledesma 30: una squadra di ultratrentenni. Loro invece: Ciani 28, Konko 28, Diakité 25, Cavanda 21, Onazi 19, hanno tutti una lunga strada da compiere portando una nota di sangue giovane nella vecchia formazione in cui si salvano soltanto i 29 anni di Cana, i 26 di Lulic, i 27 di Hernanes e di Gonzalez, i 26 di Ederson, i 25 di Zarate, i 29 di Marchetti, i 23 di Kozak.
Lotito e Tare debbono far presto a dare un graduale svecchiamento alla formazione, e stanno provvedendo con l'acquisto dei diciassettenni tipo Milos Antic.
martedì 25 settembre 2012
"Padre padrone" di Gavino Ledda
"Padre padrone" è l'autobiografia di Gavino Ledda, scrittore sardo che ebbe notorietà nel 1975 con questo libro, divenuto un "best seller". Gavino era un giovane pastore analfabeta, ma che si sentiva portato agli studi. Il padre lo strappò con violenza dai banchi della prima elementare, ingaggiando una lotta contro la maestra che aveva intuito nel bambino notevoli capacità.
Ma Gavino doveva andare nei campi e custodire il gregge giorno e notte, e il padre-padrone non intendeva rinunciare a questo diritto, facendolo valere a suon di nerbate.
Gavino visse un'infanzia assai rigida, rifacendosi con la contemplazione della natura che amava moltissimo. Il destino, però, lo avrebbe aiutato. Quando, a venti anni, dovette partire per il servizio militare al continente, il padre non poté opporsi, e Gavino, pur nella sua ignoranza, mise in luce capacità che convinsero i dirigenti militari a farlo istruire.
A 23 anni prese la licenza media, a 29 ottenne la laurea in lettere, e successivamente divenne insegnante universitario di glottologia a Sassari.
Nel romanzo troviamo pagine commoventi, da cui spira una grande amore per la natura e per la lingua della sua isola, mentre in lui non sono mai mancati amore e rispetto per il suo padre padrone.
Ma Gavino doveva andare nei campi e custodire il gregge giorno e notte, e il padre-padrone non intendeva rinunciare a questo diritto, facendolo valere a suon di nerbate.
Gavino visse un'infanzia assai rigida, rifacendosi con la contemplazione della natura che amava moltissimo. Il destino, però, lo avrebbe aiutato. Quando, a venti anni, dovette partire per il servizio militare al continente, il padre non poté opporsi, e Gavino, pur nella sua ignoranza, mise in luce capacità che convinsero i dirigenti militari a farlo istruire.
A 23 anni prese la licenza media, a 29 ottenne la laurea in lettere, e successivamente divenne insegnante universitario di glottologia a Sassari.
Nel romanzo troviamo pagine commoventi, da cui spira una grande amore per la natura e per la lingua della sua isola, mentre in lui non sono mai mancati amore e rispetto per il suo padre padrone.
Una paginetta di filosofia - La ricerca della felicità
La ricerca della felicità è partita da una visione quasi religiosa negli stoici, con il loro panteismo, le leggi della natura universale, la derivazione di tutto da Dio, la guida della virtù, l'importanza del dovere, il valore della vita.
Con Epicuro, tutto diviene più umano: la liberazione dalle passioni, l'allontanamento dell'idea dolorosa della morte, il bene facilmente ottenibile, il dolore che diviene un male sopportabile, il piacere (moderato) come categoria di ogni scelta e valutazione.
Con gli scettici, si giunge a una visione quasi scientifica: l'indagine, la ricerca, il dubbio come metodo e sistema (sono i percorsi di Cartesio e Galilei); nulla è certo e definibile, non c'è verità evidente, si lotta contro ogni dogmatismo. Anche la filosofia percorre la strada della storia (concezione vichiana): dagli Dei agli eroi agli uomini razionali (anche troppo...).
Quale di questi tre gruppi di filosofi si accostò di più alla verità nella ricerca della felicità? Anche gli uomini moderni mantengono queste tre visioni fondamentali, senza che si possa dire chi ha raggiunto la felicità. Io credo di essere forse più vicino all'idea di Epicuro, anche perché ammiro molto il pensiero di un filosofo assai vicino ad Epicuro come Seneca, di cui amo le bellissime "Lettere a Lucilio" e i meravigliosi "Dialoghi morali".
Ed io, personalmente, come vedo la ricerca della felicità? Per me è bene che l'uomo, nella sua vita, non desideri troppo, non miri troppo in alto, perché troppo spesso resterebbe deluso. Ne va, dunque, della sua felicità. Chi troppo desidera e non raggiunge quello che vuole, è destinato soltanto ad essere infelice. Inoltre, per avere tanto, denaro, successo, onori, dolce vita, ha bisogno di troppi sostegni a lui estranei, e in questo si pone troppo nella mani della Fortuna, che, come si sa, è cieca ed instabile. Chi si sottopone ad essa, abbia successo oppure no, sarà sempre infelice, e nel suo animo vi sarà solo turbamento.
Ripeto, forse mi accosto, in queste idee, ad Epicuro, ma mi sembra che anche certe concezioni moderne, come il Cristianesimo di San Francesco o le idee del dottor Schweitzer, vadano in questa direzione, così come quelle del Siddharta buddista. Non so come voi la pensiate: forse voi amate più di me il successo, l'affermazione individuale, l'appagamento di ogni tipo di desiderio, e li considerate come elementi essenziali per la vostra felicità.
Senza ridursi al ruolo di un Diogene che cercava l'uomo coprendosi solo con le doghe di una botte, forse la felicità potrebbe venire incontro a noi se ci appaghiamo delle cose più semplici, più umili, più alla portata di tutti. Questo spiega perché spesso (si afferma) un povero sa essere più felice di un ricco. Ma si fa presto a giudicare il cuore di un uomo. Dentro ciascuno di noi può esservi un senso di non appagamento che, ahimé, non possiamo certo definire felicità. Mi auguro che la vita di ogni giorno possa darvi almeno serenità, se non proprio felicità.
Con Epicuro, tutto diviene più umano: la liberazione dalle passioni, l'allontanamento dell'idea dolorosa della morte, il bene facilmente ottenibile, il dolore che diviene un male sopportabile, il piacere (moderato) come categoria di ogni scelta e valutazione.
Con gli scettici, si giunge a una visione quasi scientifica: l'indagine, la ricerca, il dubbio come metodo e sistema (sono i percorsi di Cartesio e Galilei); nulla è certo e definibile, non c'è verità evidente, si lotta contro ogni dogmatismo. Anche la filosofia percorre la strada della storia (concezione vichiana): dagli Dei agli eroi agli uomini razionali (anche troppo...).
Quale di questi tre gruppi di filosofi si accostò di più alla verità nella ricerca della felicità? Anche gli uomini moderni mantengono queste tre visioni fondamentali, senza che si possa dire chi ha raggiunto la felicità. Io credo di essere forse più vicino all'idea di Epicuro, anche perché ammiro molto il pensiero di un filosofo assai vicino ad Epicuro come Seneca, di cui amo le bellissime "Lettere a Lucilio" e i meravigliosi "Dialoghi morali".
Ed io, personalmente, come vedo la ricerca della felicità? Per me è bene che l'uomo, nella sua vita, non desideri troppo, non miri troppo in alto, perché troppo spesso resterebbe deluso. Ne va, dunque, della sua felicità. Chi troppo desidera e non raggiunge quello che vuole, è destinato soltanto ad essere infelice. Inoltre, per avere tanto, denaro, successo, onori, dolce vita, ha bisogno di troppi sostegni a lui estranei, e in questo si pone troppo nella mani della Fortuna, che, come si sa, è cieca ed instabile. Chi si sottopone ad essa, abbia successo oppure no, sarà sempre infelice, e nel suo animo vi sarà solo turbamento.
Ripeto, forse mi accosto, in queste idee, ad Epicuro, ma mi sembra che anche certe concezioni moderne, come il Cristianesimo di San Francesco o le idee del dottor Schweitzer, vadano in questa direzione, così come quelle del Siddharta buddista. Non so come voi la pensiate: forse voi amate più di me il successo, l'affermazione individuale, l'appagamento di ogni tipo di desiderio, e li considerate come elementi essenziali per la vostra felicità.
Senza ridursi al ruolo di un Diogene che cercava l'uomo coprendosi solo con le doghe di una botte, forse la felicità potrebbe venire incontro a noi se ci appaghiamo delle cose più semplici, più umili, più alla portata di tutti. Questo spiega perché spesso (si afferma) un povero sa essere più felice di un ricco. Ma si fa presto a giudicare il cuore di un uomo. Dentro ciascuno di noi può esservi un senso di non appagamento che, ahimé, non possiamo certo definire felicità. Mi auguro che la vita di ogni giorno possa darvi almeno serenità, se non proprio felicità.
Pinocchio ancora burattino: 183. L'incendio
Una mattina, la casa parrocchiale di Pieve Antica si svegliò di soprassalto: un fumo denso si levava dalle finestre, e poi all'improvviso una vampata di fiamme.
Tutti saltarono fuori dalla casa: don Emilio, la cuoca e i cinque bambini orfani che dormivano nel loro camerone, ma Pinocchio, che dormiva anche lui in una stanza al pianterreno...Pinocchio no!
I bambini presero a urlare. - Pinocchio, Pinocchio! Salviamo Pinocchio! E' un burattino di legno e può bruciare! -
Don Emilio prese il coraggio a due mani, e si stava già lanciando tra le fiamme che uscivano ormai anche dalla porta principale, urlando a sua volta: - Pinocchio povero Pinocchio, ti prego, esci fuori, fai ancora in tempo! -
Tutti stavano piangendo per il povero burattino, mentre i primi soccorritori del paese giungevano con i secchi colmi d'acqua per cercare di spegnere l'incendio, formando una catena che partiva dalla fontanella pubblica fortunatamente vicina, quand'ecco che dal portoncino della canonica salta fuori Pinocchio, coi vestiti in fiamme, tutto bruciacchiato, ma per fortuna ancora vivo.
- Pinocchio, gettati subito sotto la fontana, così le fiamme si spengono immediatamente - urlò la guardia comunale che comandava le operazioni di salvataggio.
Tutti saltarono fuori dalla casa: don Emilio, la cuoca e i cinque bambini orfani che dormivano nel loro camerone, ma Pinocchio, che dormiva anche lui in una stanza al pianterreno...Pinocchio no!
I bambini presero a urlare. - Pinocchio, Pinocchio! Salviamo Pinocchio! E' un burattino di legno e può bruciare! -
Don Emilio prese il coraggio a due mani, e si stava già lanciando tra le fiamme che uscivano ormai anche dalla porta principale, urlando a sua volta: - Pinocchio povero Pinocchio, ti prego, esci fuori, fai ancora in tempo! -
Tutti stavano piangendo per il povero burattino, mentre i primi soccorritori del paese giungevano con i secchi colmi d'acqua per cercare di spegnere l'incendio, formando una catena che partiva dalla fontanella pubblica fortunatamente vicina, quand'ecco che dal portoncino della canonica salta fuori Pinocchio, coi vestiti in fiamme, tutto bruciacchiato, ma per fortuna ancora vivo.
- Pinocchio, gettati subito sotto la fontana, così le fiamme si spengono immediatamente - urlò la guardia comunale che comandava le operazioni di salvataggio.
Genazzano: cantine aperte, grande successo
Grande successo, al centro storico di Genazzano, per l'iniziativa di "Cantine Aperte". Pensate che, all'osteria del "Cucco", si beveva vino a volontà dai rubinetti installati sopra ciascun tavolo.
Le antiche cantine di Genazzano hanno richiamato centinaia e centinaia di visitatori, che hanno potuto gustare, oltre all'eccellente vino genazzanese, i piatti tipici: le "papparelle", il coniglio alla cacciatora, il pollo coi peperoni e la trippa alla romana, una cucina semplice ma di gusto, come quella di una volta.
L'iniziativa, data la buona stagione, è destinata a ripetersi.
Le antiche cantine di Genazzano hanno richiamato centinaia e centinaia di visitatori, che hanno potuto gustare, oltre all'eccellente vino genazzanese, i piatti tipici: le "papparelle", il coniglio alla cacciatora, il pollo coi peperoni e la trippa alla romana, una cucina semplice ma di gusto, come quella di una volta.
L'iniziativa, data la buona stagione, è destinata a ripetersi.
Il Napoli ha paura della Lazio
Sono uscite tutte e due stordite dal campo, domenica scorsa, sia il Napoli a Catania che la Lazio contro il Genoa. Che amara delusione, per entrambe: la Juve sta già scappando via, chi la ferma, è imbattuta da 42 giornate.
Napoli e Lazio, pur continuando ad avere tanta stima da parte dei tecnici, hanno cominciato a mostrare qualche limite. Al Napoli non basta avere grandi attaccanti per riuscire a sfondare difese bene attrezzate, mentre alla Lazio, che a parte Klose grandi attaccanti non ha, talvolta non basta la sfrenata volontà di concludere a rete dopo tanta fatica costruttiva.
Domani toccherà al Napoli il compito di attaccare a fondo la rinnovata difesa laziale, che è tra le più ermetiche del campionato, la Lazio, viceversa, conterà sulle ripartenze dei Candreva e dei Mauri, dei Gonzalez e dei Lulic, che sono un po' il segreto della sua sorprendente efficienza dimostrata in questo avvio di campionato.
La Lazio, forte in difesa, ma compatta e duttile nel suo centrocampo, fa un po' paura al Napoli, che sarebbe il favorito sulla carta, mentre sa benissimo che la sua strada sarà piena d'insidie, a cominciare da quel Klose che in ogni movimento dimostra un'intelligenza tattica prodigiosa, arrivando anche a difendere con efficacia per poi farsi trovare pronto nell'area avversaria in ogni momento pericoloso.
Del resto la Lazio, smaltita l'amara delusione patita contro i grifoni, ha tutta l'intenzione di ripartire e di continuare a lottare per un posto tra le grandi. La partita di domani sera avrà un grande significato per il futuro biancoceleste.
Napoli e Lazio, pur continuando ad avere tanta stima da parte dei tecnici, hanno cominciato a mostrare qualche limite. Al Napoli non basta avere grandi attaccanti per riuscire a sfondare difese bene attrezzate, mentre alla Lazio, che a parte Klose grandi attaccanti non ha, talvolta non basta la sfrenata volontà di concludere a rete dopo tanta fatica costruttiva.
Domani toccherà al Napoli il compito di attaccare a fondo la rinnovata difesa laziale, che è tra le più ermetiche del campionato, la Lazio, viceversa, conterà sulle ripartenze dei Candreva e dei Mauri, dei Gonzalez e dei Lulic, che sono un po' il segreto della sua sorprendente efficienza dimostrata in questo avvio di campionato.
La Lazio, forte in difesa, ma compatta e duttile nel suo centrocampo, fa un po' paura al Napoli, che sarebbe il favorito sulla carta, mentre sa benissimo che la sua strada sarà piena d'insidie, a cominciare da quel Klose che in ogni movimento dimostra un'intelligenza tattica prodigiosa, arrivando anche a difendere con efficacia per poi farsi trovare pronto nell'area avversaria in ogni momento pericoloso.
Del resto la Lazio, smaltita l'amara delusione patita contro i grifoni, ha tutta l'intenzione di ripartire e di continuare a lottare per un posto tra le grandi. La partita di domani sera avrà un grande significato per il futuro biancoceleste.
lunedì 24 settembre 2012
La Lazio segue il serbo Ninkovic
Notizie freschissime di mercato indicano che Lotito e Tare continuano ad esplorare il calcio serbo, sempre ricco di eccellenti calciatori. Ora l'interesse è puntato sull'attaccante diciasettenne del Partizan di Belgrado Nikola Ninkovic, che si è già messo in luce giocando otto incontri negli ultimi due campionati, e fa parte della nazionale serba Under 21. Ninkovic ha una quotazione di 4 milioni, ma la Lazio spera di averlo a meno, dato che fa parte ancora della Primavera. Comunque il ragazzo ha già esordito l'anno scorso in una partita del Partizan nella Champions League.
La squadra romana continua la sua caccia ai giocatori in erba, perchè sa che può assicurarsi qualche grande campione solo in giovanissima età.
La squadra romana continua la sua caccia ai giocatori in erba, perchè sa che può assicurarsi qualche grande campione solo in giovanissima età.
L'anno scorso la Lazio...
Dopo la sconfitta interna con il Genoa, 1-2 alla seconda di campionato, l'anno scorso la Lazio era dodicesima in classifica con un solo punto, e inanellò una serie di 9 partite utili, con 6 vittorie e tre pareggi, e arrivò al primo posto in classifica, prima con il Napoli a quota 21 e la domenica dopo con la Juventus a quota 22. Ventuno punti in 9 partite.
Questa la serie: 2-1 a Verona col Chievo, 0-0 all'Olimpico col Palermo, 2-1 a Firenze, 2-1 nel derby con la Roma, 2-0 a Bologna, 1-1 col Catania all'Olimpico, 3-0 a Cagliari, 1-0 col Parma all'Olimpico, 0-0 a Napoli.
Una serie di buon auspicio per la Lazio di Petkovic. Saranno capaci, i nostri amici, di ripercorrere una strada così bella? Attualmente abbiamo 9 punti contro i 5 all'altezza della quarta giornata, +4 per Petkovic rispetto a Reja.
Questa la serie: 2-1 a Verona col Chievo, 0-0 all'Olimpico col Palermo, 2-1 a Firenze, 2-1 nel derby con la Roma, 2-0 a Bologna, 1-1 col Catania all'Olimpico, 3-0 a Cagliari, 1-0 col Parma all'Olimpico, 0-0 a Napoli.
Una serie di buon auspicio per la Lazio di Petkovic. Saranno capaci, i nostri amici, di ripercorrere una strada così bella? Attualmente abbiamo 9 punti contro i 5 all'altezza della quarta giornata, +4 per Petkovic rispetto a Reja.
Pinocchio ancora burattino: 182.
- E se non trovassi nemmeno del pan secco, Pinocchio? - disse il vecchio prete pur rendendosi conto di essere un po' troppo pessimista - in quale altro modo potrei tenere a bada questa piccola schiera di affamati? -
- Devi tenere sempre di riserva un bel sacco di patate. Costano poco, e per togliere la fame sono ideali. Se non hai la pazienza di friggerle, falle bollire ben bene, sbucciale, schiacciale con un piatto sulla spianatoia di legno, condiscile con olio e sale, e vedrai che anche in questo modo i bambini riusciranno a riempire il loro stomaco -
- Ma tu come fai a sapere tutte queste cose? - chiese don Emilio.
- Sono cose semplici che tutti conoscono: ma poi, come si suol dire, l'appetito aguzza l'ingegno. Oltretutto, al mio paese, io ho una bella trattoria, la famosa "Trattoria di Pinocchio", dove si conoscono mille modi per riempire piacevolmente lo stomaco di tutti, vecchi e bambini -
- Se fossi un po' più giovane, Pinocchio, ti giuro che avrei un grande desiderio di conoscere tuo padre Geppetto, la Fata Turchina, Lucignolo, Mastro Ciliegia e la piccola Lucia, persone di cui mi parli spesso, così come mi parli della tua meravigliosa trattoria. Capisco benissimo che tu voglia tornare lì e lasciarci, ed è per questo che hai voluto a tutti i costi vincere quella bella bicicletta a Peverina -
Pinocchio non disse nulla. Solo capì che quel grande momento si stava avvicinando sempre di più.
- Devi tenere sempre di riserva un bel sacco di patate. Costano poco, e per togliere la fame sono ideali. Se non hai la pazienza di friggerle, falle bollire ben bene, sbucciale, schiacciale con un piatto sulla spianatoia di legno, condiscile con olio e sale, e vedrai che anche in questo modo i bambini riusciranno a riempire il loro stomaco -
- Ma tu come fai a sapere tutte queste cose? - chiese don Emilio.
- Sono cose semplici che tutti conoscono: ma poi, come si suol dire, l'appetito aguzza l'ingegno. Oltretutto, al mio paese, io ho una bella trattoria, la famosa "Trattoria di Pinocchio", dove si conoscono mille modi per riempire piacevolmente lo stomaco di tutti, vecchi e bambini -
- Se fossi un po' più giovane, Pinocchio, ti giuro che avrei un grande desiderio di conoscere tuo padre Geppetto, la Fata Turchina, Lucignolo, Mastro Ciliegia e la piccola Lucia, persone di cui mi parli spesso, così come mi parli della tua meravigliosa trattoria. Capisco benissimo che tu voglia tornare lì e lasciarci, ed è per questo che hai voluto a tutti i costi vincere quella bella bicicletta a Peverina -
Pinocchio non disse nulla. Solo capì che quel grande momento si stava avvicinando sempre di più.
Labico: tutti con Daniele!
Commovente manifestazione a Labico, frazione di Colle Spina, di solidarietà e di affetto per Daniele B., il ragazzo di dodici anni rimasto gravemente ferito in un incidente d'auto mentre era sulla sua bicicletta dal 14 di settembre, e ricoverato in prognosi riservata al Policlinico Gemelli.
Daniele è sempre in gravi condizioni, ma per fortuna sta mostrando segni di miglioramento. La sfilata era guidata dai compagni della scuola media Leonardo Da Vinci, guidati dalla preside Anna Druella e dalla vice Tina Miele. Presenti e vivamente partecipi il sindaco di Labico Alfredo Galli, l'assessore alla cultura Nadia Ricci, i politici Adriano Paoletti, Aldo Delle Cese e Umberto Petrucci. Striscioni e fiori hanno manifestato l'affetto trepidante con cui è seguita la vicenda di Daniele: l'emozionante fiaccolata è stata organizzata da Luciana Sganga, Alessandra De Paola e Fabiana Cardelli.
Forza Daniele: tutto il paese di Labico ti è vicino!
Daniele è sempre in gravi condizioni, ma per fortuna sta mostrando segni di miglioramento. La sfilata era guidata dai compagni della scuola media Leonardo Da Vinci, guidati dalla preside Anna Druella e dalla vice Tina Miele. Presenti e vivamente partecipi il sindaco di Labico Alfredo Galli, l'assessore alla cultura Nadia Ricci, i politici Adriano Paoletti, Aldo Delle Cese e Umberto Petrucci. Striscioni e fiori hanno manifestato l'affetto trepidante con cui è seguita la vicenda di Daniele: l'emozionante fiaccolata è stata organizzata da Luciana Sganga, Alessandra De Paola e Fabiana Cardelli.
Forza Daniele: tutto il paese di Labico ti è vicino!
Ci ha bruciati la stanchezza di Londra
In sostanza, ci ha bruciati la stanchezza di Londra. La Lazio ce l'ha messa tutta, ma i riflessi erano appannati, e quella maledetta palla, dodici volte scagliata contro la porta di Frey, non è voluta mai entrare. Hernanes ha colpito in pieno il palo, e per cinque centimetri è saltato via il record delle quattro vittorie iniziali, ed è arrivata la prima sconfitta.
Neanche il turn over è servito a ridare un po' di lucidità alla Lazio, provatissima dai duri 95 minuti del White Hart Lane. Ci sarebbe voluta una Lazio diversa al cento per cento, ma ventidue uomini all'altezza non li abbiamo, Zarate si muove molto ma conclude poco, se non c'è un fuoriclasse come Klose ce ne accorgiamo subito, l'abbiamo visto nei venti minuti finali in cui il Genoa l'abbiamo avuto in pugno ma non cì è bastato il tempo.
I crampi di Biava hanno dato via libera a Borriello per quella mazzata a tradimento. Ciani invece ha funzionato ed ha convinto la gente laziale fin dalla sua prima comparsa. Sarà un ottimo rinforzo per la difesa. E anche Cavanda ha confermato di essere ormai una certezza. Dopodomani a Napoli la Lazio ricomincerà credendo sempre a se stessa, alla sua capacità di far gioco, sperando che la fortuna non ci sia sempre ostile come lo è stata contro i grifoni che ci bruciarono già l'anno scorso alla partitta d'esordio all'Olimpico, ma poi ci riprendemmo e fummo capaci anche di conquistare la vetta della classifica.
Nulla è perduto, Petkovic per un momento ha chinato il capo, ma l'ha rialzato subito infondendo ancora fiducia nella squadra. Una sportellata può fare anche bene, ci aiuterà ad essere più realisti e concreti. Certamente il collaudo di Napoli sarà di quelli determinanti.
Neanche il turn over è servito a ridare un po' di lucidità alla Lazio, provatissima dai duri 95 minuti del White Hart Lane. Ci sarebbe voluta una Lazio diversa al cento per cento, ma ventidue uomini all'altezza non li abbiamo, Zarate si muove molto ma conclude poco, se non c'è un fuoriclasse come Klose ce ne accorgiamo subito, l'abbiamo visto nei venti minuti finali in cui il Genoa l'abbiamo avuto in pugno ma non cì è bastato il tempo.
I crampi di Biava hanno dato via libera a Borriello per quella mazzata a tradimento. Ciani invece ha funzionato ed ha convinto la gente laziale fin dalla sua prima comparsa. Sarà un ottimo rinforzo per la difesa. E anche Cavanda ha confermato di essere ormai una certezza. Dopodomani a Napoli la Lazio ricomincerà credendo sempre a se stessa, alla sua capacità di far gioco, sperando che la fortuna non ci sia sempre ostile come lo è stata contro i grifoni che ci bruciarono già l'anno scorso alla partitta d'esordio all'Olimpico, ma poi ci riprendemmo e fummo capaci anche di conquistare la vetta della classifica.
Nulla è perduto, Petkovic per un momento ha chinato il capo, ma l'ha rialzato subito infondendo ancora fiducia nella squadra. Una sportellata può fare anche bene, ci aiuterà ad essere più realisti e concreti. Certamente il collaudo di Napoli sarà di quelli determinanti.
domenica 23 settembre 2012
Borriello sgambetta una Lazio sfortunata
Al 34' della ripresa l'ex giallorosso Borriello, su un bel passaggio di Antonelli, infila Marchetti e regala al Genoa una vittoria del tutto immeritata. La Lazio ha attaccato a testa bassa per tutto l'incontro, ha mancato decine di occasioni, ha colto un palo con Hernanes a inizio della ripresa, ma non ce l'ha fatta, i riflessi erano appannati, e il portiere genoano Frey ha compiuto miracoli.
La Lazio, rivoluzionata rispetto a Londra, non aveva le idee chiare. Zarate ha tentato più volte di darle vivacità, ma non ha quasi mai indovinato le mosse giuste. Candreva si è battuto con grande animo, ma era anche lui poco centrato nel tiro. Solo a venti minuti dalla fine Petkovic si è deciso a gettare in campo Mauri, Gonzalez e Klose, ma era troppo tardi. Anche Klose è riuscito, al primo pallone toccato, a sbagliare di pochissimo il gol, come avevano fatto più volte Kopzak, Hernanes e Candreva.
La porta del Genoa era stregata, ma la Lazio mancava di freddezza e di precisone. Il turno over, purtroppo, non ha dato buon esito, ma la squadra ha in generale risentito della stanchezza per la dura prova di Londra. E la Luve se ne va. Ma non bisogna buttarsi giù di morale, bisogna continuare a battersi con orgoglio e dignità, anche perchè già mercoledì sera ci sarà Napoli-Lazio, uno scontro decisivo per stabilire quale di queste due squadre sarà l'antagonista della Juventus. Il campionato è lungo, e non basta questo sgambetto del Genoa a cancellare quanto di buono la squadra ha fatto fino ad ora.
La Lazio, rivoluzionata rispetto a Londra, non aveva le idee chiare. Zarate ha tentato più volte di darle vivacità, ma non ha quasi mai indovinato le mosse giuste. Candreva si è battuto con grande animo, ma era anche lui poco centrato nel tiro. Solo a venti minuti dalla fine Petkovic si è deciso a gettare in campo Mauri, Gonzalez e Klose, ma era troppo tardi. Anche Klose è riuscito, al primo pallone toccato, a sbagliare di pochissimo il gol, come avevano fatto più volte Kopzak, Hernanes e Candreva.
La porta del Genoa era stregata, ma la Lazio mancava di freddezza e di precisone. Il turno over, purtroppo, non ha dato buon esito, ma la squadra ha in generale risentito della stanchezza per la dura prova di Londra. E la Luve se ne va. Ma non bisogna buttarsi giù di morale, bisogna continuare a battersi con orgoglio e dignità, anche perchè già mercoledì sera ci sarà Napoli-Lazio, uno scontro decisivo per stabilire quale di queste due squadre sarà l'antagonista della Juventus. Il campionato è lungo, e non basta questo sgambetto del Genoa a cancellare quanto di buono la squadra ha fatto fino ad ora.
Strage di "grandi": la Lazio stasera...
Cadono pesantemente l'Inter a San Siro con il Siena e il Milan a Udine contro i friulani; e il Napoli, pur giocando tutta la partita con un uomo in più, non è andato oltre lo zero a zero a Catania.
Così la Lazio, stasera, se riuscisse a battere i grifoni del Genoa, potrebbe essere l'unica squadra a tenere il passo con la capolista Juventus.
Non anticipiamo i tempi: sarà dura, e i genoani sono stati anche l'anno scorso uno spauracchio per i laziali all'Olimpico. D'altro canto, se la Lazio di Petkovic, sia pure dopo una dura battaglia, riuscisse a superare il Genoa, batterebbe il record di Maestrelli con quattro partite vittoriose consecutive. Aquila Olimpia, mettici il tuo zampino portafortuna!
Così la Lazio, stasera, se riuscisse a battere i grifoni del Genoa, potrebbe essere l'unica squadra a tenere il passo con la capolista Juventus.
Non anticipiamo i tempi: sarà dura, e i genoani sono stati anche l'anno scorso uno spauracchio per i laziali all'Olimpico. D'altro canto, se la Lazio di Petkovic, sia pure dopo una dura battaglia, riuscisse a superare il Genoa, batterebbe il record di Maestrelli con quattro partite vittoriose consecutive. Aquila Olimpia, mettici il tuo zampino portafortuna!
Pinocchio ancora burattino: 181. Come salvarsi dalla fame
Pinocchio, però, non si decideva ad andarsene. Capiva che don Emilio aveva in qualche modo bisogno di lui e del suo aiuto.
Un giorno, don Emilio era rimasto senza pane, ed anche in paese il forno era chiuso. C'era bisogno di fare un pasto per i bambini che uscivano dalla scuola e tornavano alle loro case soltanto nel pomeriggio.
Pinocchio andava lambiccandosi il cervello per trovare il modo di sfamare quei ragazzini.
- Hai del pane secco? - chiese a don Emilio.
- Ah, di quello quanto ne vuoi. Stanno bene i maiali nella stalla...-
- Portrami quel pane secco, don Emilio. A fare il pranzo ci penserò io -
Pinocchio prese il pane secco, lo bagnò abbondantemente di acqua, poi lo mise in tre grandi ciotole, prese dei pomodori freschi, li fece a pezzetti, si fece dare molte foglie di basilico, un bel po' d'olio e una manciata di sale, appena appena qualche goccia di aceto balsamico, ed ecco che il pranzo fu pronto. Ogni bambino ebbe la sua bella scodella di quel cibo.
- Si chiama panzanella - spiegò Pinocchio. E' stato un mio amico di Napoli a spiegarmi come si fa. Buona, vero? -
- Buonissima! - gridarono in coro i bambini. Ce n'è ancora? -
No: putroppo il pan secco era finito, ma ora don Emilio aveva imparato in quattro e quattr'otto come fare la prossima volta che si fosse trovato nei guai e non avesse saputo dove mettere le mani.
Un giorno, don Emilio era rimasto senza pane, ed anche in paese il forno era chiuso. C'era bisogno di fare un pasto per i bambini che uscivano dalla scuola e tornavano alle loro case soltanto nel pomeriggio.
Pinocchio andava lambiccandosi il cervello per trovare il modo di sfamare quei ragazzini.
- Hai del pane secco? - chiese a don Emilio.
- Ah, di quello quanto ne vuoi. Stanno bene i maiali nella stalla...-
- Portrami quel pane secco, don Emilio. A fare il pranzo ci penserò io -
Pinocchio prese il pane secco, lo bagnò abbondantemente di acqua, poi lo mise in tre grandi ciotole, prese dei pomodori freschi, li fece a pezzetti, si fece dare molte foglie di basilico, un bel po' d'olio e una manciata di sale, appena appena qualche goccia di aceto balsamico, ed ecco che il pranzo fu pronto. Ogni bambino ebbe la sua bella scodella di quel cibo.
- Si chiama panzanella - spiegò Pinocchio. E' stato un mio amico di Napoli a spiegarmi come si fa. Buona, vero? -
- Buonissima! - gridarono in coro i bambini. Ce n'è ancora? -
No: putroppo il pan secco era finito, ma ora don Emilio aveva imparato in quattro e quattr'otto come fare la prossima volta che si fosse trovato nei guai e non avesse saputo dove mettere le mani.
Colonna: stasera pincinelle a volontà
A Colonna è in pieno svolgimento il Settembre Colonnese, che comprende anche la Sagra delle Pincinelle, la pasta fresca fatta solo con acqua e farina condita con sughetto all'amatriciana.
Dopo che ieri si sono svolte le mini-olimpiadi di atletica leggera e un'appassionante gara di ballo, oggi domenica 23 settembre alle 10 giochi in piazza per tutti i bambini, e alle 17.30 una sfilata di acconciature a cura dei parrucchieri di Colonna. Seguirà la distribuzione gratuita delle pincinelle, e alle 21 conclusione misicale con Nando Citarella e "I tamburi del Vesuvio" con tanta pizzica e taranta. Una giornata di divertimento assicurato.
Dopo che ieri si sono svolte le mini-olimpiadi di atletica leggera e un'appassionante gara di ballo, oggi domenica 23 settembre alle 10 giochi in piazza per tutti i bambini, e alle 17.30 una sfilata di acconciature a cura dei parrucchieri di Colonna. Seguirà la distribuzione gratuita delle pincinelle, e alle 21 conclusione misicale con Nando Citarella e "I tamburi del Vesuvio" con tanta pizzica e taranta. Una giornata di divertimento assicurato.
Il futuro per la Lazio? Marcelo Brozovic
La Lazio sta già pensando al futuro. Gli occhi di Lotito e di Tare sono costantemente sul mercato europeo a caccia della grande occasione.
Ora sarebbe il turno di un ragazzo di 20 anni, croato, Marcelo Brozovic, alto 1.80 , un trequartista militante nella Dinamo di Zagabria, e che ha giocato anche in Russia. La Dinamo sta cercando di bloccarlo con un contratto di sette anni, ma il suo costo non spaventa i compratori occidentali. Oltre alla Lazio, stanno seguendo con attenzione Brozovic altri squadroni come il Liverpool, per cui la Lazio deve essere particolarmente sveglia se vuole anticipare tutti. L'ostacolo forse più importante è costituito dal fatto che Brozovic è extracomunitario, ma solo fino al giugno del 2013, per cui il suo acquisto sarebbe valido solo per l'anno prossimo. Marcelo Brozovic, in due anni di carriera, ha giocato 49 partite e segnato 5 gol, mentre ha già la trafila di 13 partite nelle nazionali giovanili di Croazia Under 17, Under 18 e Under 21, dove ha avuto sempre compiti di regia.
Per la Lazio un centrocampista di classe sarebbe quanto mai necessario, perchè il questo settore fondamentale i giocatori non sono molti: oltre ai cinque titolari, abbiamo a disposizione solo Ederson, Onazi e il "vecio" Brocchi, mentre c'è una grande abbondanza di attaccanti. Brozovic risolverebbe il problema di una seconda punta da affiancare a Klose senza sguarnire la copertura del centrocampo, e Brozovic ha proprio questa doppia qualità. Staremo a vedere se stavolta la Lazio riuscirà a mettere le mani su un pezzo da novanta senza farselo soffiare, come accaduto in passato dopo sfibranti trattative.
Ora sarebbe il turno di un ragazzo di 20 anni, croato, Marcelo Brozovic, alto 1.80 , un trequartista militante nella Dinamo di Zagabria, e che ha giocato anche in Russia. La Dinamo sta cercando di bloccarlo con un contratto di sette anni, ma il suo costo non spaventa i compratori occidentali. Oltre alla Lazio, stanno seguendo con attenzione Brozovic altri squadroni come il Liverpool, per cui la Lazio deve essere particolarmente sveglia se vuole anticipare tutti. L'ostacolo forse più importante è costituito dal fatto che Brozovic è extracomunitario, ma solo fino al giugno del 2013, per cui il suo acquisto sarebbe valido solo per l'anno prossimo. Marcelo Brozovic, in due anni di carriera, ha giocato 49 partite e segnato 5 gol, mentre ha già la trafila di 13 partite nelle nazionali giovanili di Croazia Under 17, Under 18 e Under 21, dove ha avuto sempre compiti di regia.
Per la Lazio un centrocampista di classe sarebbe quanto mai necessario, perchè il questo settore fondamentale i giocatori non sono molti: oltre ai cinque titolari, abbiamo a disposizione solo Ederson, Onazi e il "vecio" Brocchi, mentre c'è una grande abbondanza di attaccanti. Brozovic risolverebbe il problema di una seconda punta da affiancare a Klose senza sguarnire la copertura del centrocampo, e Brozovic ha proprio questa doppia qualità. Staremo a vedere se stavolta la Lazio riuscirà a mettere le mani su un pezzo da novanta senza farselo soffiare, come accaduto in passato dopo sfibranti trattative.
sabato 22 settembre 2012
Dino Zoff laziale DOC
Dino Zoff segue sempre con grande interesse le vicende della Lazio, di cui è stato allenatore e perfino presidente. Dopo il pareggio di Londra, Dino ha espresso la sua soddisfazione per la buona tenuta della squadra, affermando: - Quando la Lazio va, io sono felice -
Malgrado la lunga militanza juventina, fa piacere che Dino si dica laziale, e laziale DOC, di alta qualità. Speriamo perciò che la Lazio continui a far risultati e a dare tanta gioia a tutti i tifosi laziali di vera fede come Dino Zoff.
Malgrado la lunga militanza juventina, fa piacere che Dino si dica laziale, e laziale DOC, di alta qualità. Speriamo perciò che la Lazio continui a far risultati e a dare tanta gioia a tutti i tifosi laziali di vera fede come Dino Zoff.
Pinocchio ancora burattino: 180. Un dono alla maestra Lisabetta
Allenati che ti alleno, Pinocchio diventò sempre più bravo, e così la domenica successiva si presentò sulla piazza del paese di Peverina, pagò un soldo di rame per partecipare alla gara di ruzzica, e aspettò il suo momento.
I concorrenti, contadini robusti e con le braccia di ferro, erano tutti molto bravi, ma Pinocchio ormai era diventato un vero campione. Le sue mosse furono perfette: il lancio migliore era stato di ben 70 metri, ma il suo risultò nettamente migliore, 72 metri. La gente, meravigliata nel vedere quel burattino mingherlino battere dei campioni così vigorosi, esplose in un grande applauso.
A Pinocchio fu consegnata una bella bicicletta colorata di vernice gialla e azzurra, e con la sua brava forma di formaggio ritornò al paese di don Emilio, dove tutti rimasero sorpresi nel vederlo in sella ad una nuova bici.
- Che ne farai, ora, della bicicletta vecchia? - chiese il vecchio prete a Pinocchio.
- Ho deciso di regalarla alla maestra Lisabetta, così nel pomeriggio potrà andare da sola giù a valle a fare scuola ai bambini di lì -
- Ma Lisabetta è capace di montare sulla bici? -
- Certo, don Emilio: tutti i giorni la faccio provare, ed ora è diventata bravissima -
- E tu, Pinocchio, ora te ne andrai via con la bicicletta nuova? -
Pinocchio chinò la testa e fece un mezzo sorriso: don Emilio aveva capito tutto, anche se gli dispiaceva moltissimo perdere quel suo grande amico che tanto lo aveva aiutato.
I concorrenti, contadini robusti e con le braccia di ferro, erano tutti molto bravi, ma Pinocchio ormai era diventato un vero campione. Le sue mosse furono perfette: il lancio migliore era stato di ben 70 metri, ma il suo risultò nettamente migliore, 72 metri. La gente, meravigliata nel vedere quel burattino mingherlino battere dei campioni così vigorosi, esplose in un grande applauso.
A Pinocchio fu consegnata una bella bicicletta colorata di vernice gialla e azzurra, e con la sua brava forma di formaggio ritornò al paese di don Emilio, dove tutti rimasero sorpresi nel vederlo in sella ad una nuova bici.
- Che ne farai, ora, della bicicletta vecchia? - chiese il vecchio prete a Pinocchio.
- Ho deciso di regalarla alla maestra Lisabetta, così nel pomeriggio potrà andare da sola giù a valle a fare scuola ai bambini di lì -
- Ma Lisabetta è capace di montare sulla bici? -
- Certo, don Emilio: tutti i giorni la faccio provare, ed ora è diventata bravissima -
- E tu, Pinocchio, ora te ne andrai via con la bicicletta nuova? -
Pinocchio chinò la testa e fece un mezzo sorriso: don Emilio aveva capito tutto, anche se gli dispiaceva moltissimo perdere quel suo grande amico che tanto lo aveva aiutato.
Palestrina: incontro per i prodotti caseari
Aula consiliare del Comune di Palestrina, martedì 25 settembre, ore 18: incontro tra il Gruppo di Azione Locale dei Castelli Romani e Prenestini e le imprese agricole e agroalimentari locali per la produzione di formaggi, freschi e stagionati, da presentare al Salone del Gusto di Torino dal 25 al 30 ottobre.
Il GAL di Palestrina sarà presente al Salone con un proprio stand per promuovere i prodotti del territorio prenestino. Sono interessati i produttori di Palestrina, Capranica Prenestina, Castel San Pietro Romano e Rocca di Cave.
Il GAL di Palestrina sarà presente al Salone con un proprio stand per promuovere i prodotti del territorio prenestino. Sono interessati i produttori di Palestrina, Capranica Prenestina, Castel San Pietro Romano e Rocca di Cave.
Il segreto della Lazio : giocano sempre in tre
La Lazio non ha inventato nessuna nuova tattica. Petkovic ha solo insegnato una cosa: il giocatore che ha la palla non deve muoversi mai da solo, ma deve essere costantemente accompagnato da altri due pronti a dargli una mano.
Esempio: si muove Klose? Devono seguirlo Gonzalez e Mauri, o non importa chi, purchè siano i più vicini e i più pronti. Si muove Hernanes? Ecco subito nei suoi paraggi muoversi Ledesma e Candreva o chi per loro. Si va avanti per triangoli, sempre in tre: e questo è assai importante, specialmente nella fase difensiva, quando al movimento di Dias deve corrispondere quello contemporaneo di Biava e Konko, o di Biava e Lulic, così nel caso di un errore ci sono sempre due compagni pronti a riparare. Questo spiega la nuova impermeabilità della difesa biancoceleste.
Non si tratta, insomma, di una vera tattica, bensì dell'applicazione naturale delle regole del gioco collettivo. Per questo si è parlato anche di una Lazio a piramide (un vertice e due punte-base) o di una Lazio a fisarmonica, cioè di una squadra che un minuto è là tutta in difesa, e mezzo minuto dopo è già rovesciata in avanti, perché se si muove uno si è già in tre, e se si muovono due si è già in sei, pieni di dinamismo e di capacità di coprire ampi spazi.
Per fare questo ci vuole molto fiato, accompagnato da una resistenza fisica notevole, e dunque da una preparazione perfetta. Finchè ci saranno queste condizioni, la Lazio continuerà a giocare questo calcio così redditizio. Il segreto sarà quello di mantenerlo il più a lungo possibile, un po' come ha saputo fare Antonio Conte, ora con l'aiuto di Carrara, alla Juventus, squadra che corre dalla prima all'ultima giornata di campionato restando imbattuta.
Non è dunque un caso che la Lazio, alla terza giornata, si ritrovi affiancata alla Juventus e al Napoli, altra squadra ricca di movimento e di uomini di classe. La classifica sta dando per ora le risposte giuste.
Esempio: si muove Klose? Devono seguirlo Gonzalez e Mauri, o non importa chi, purchè siano i più vicini e i più pronti. Si muove Hernanes? Ecco subito nei suoi paraggi muoversi Ledesma e Candreva o chi per loro. Si va avanti per triangoli, sempre in tre: e questo è assai importante, specialmente nella fase difensiva, quando al movimento di Dias deve corrispondere quello contemporaneo di Biava e Konko, o di Biava e Lulic, così nel caso di un errore ci sono sempre due compagni pronti a riparare. Questo spiega la nuova impermeabilità della difesa biancoceleste.
Non si tratta, insomma, di una vera tattica, bensì dell'applicazione naturale delle regole del gioco collettivo. Per questo si è parlato anche di una Lazio a piramide (un vertice e due punte-base) o di una Lazio a fisarmonica, cioè di una squadra che un minuto è là tutta in difesa, e mezzo minuto dopo è già rovesciata in avanti, perché se si muove uno si è già in tre, e se si muovono due si è già in sei, pieni di dinamismo e di capacità di coprire ampi spazi.
Per fare questo ci vuole molto fiato, accompagnato da una resistenza fisica notevole, e dunque da una preparazione perfetta. Finchè ci saranno queste condizioni, la Lazio continuerà a giocare questo calcio così redditizio. Il segreto sarà quello di mantenerlo il più a lungo possibile, un po' come ha saputo fare Antonio Conte, ora con l'aiuto di Carrara, alla Juventus, squadra che corre dalla prima all'ultima giornata di campionato restando imbattuta.
Non è dunque un caso che la Lazio, alla terza giornata, si ritrovi affiancata alla Juventus e al Napoli, altra squadra ricca di movimento e di uomini di classe. La classifica sta dando per ora le risposte giuste.
venerdì 21 settembre 2012
Pinocchio ancora burattino: 179. La gara di ruzzica
Nel vicino paese di Peverina, la domenica successiva era in programma una grande gara di ruzzica.
La gara, tra contadini dalle braccia robuste, consisteva nel lancio di grandi forme di formaggio per mezzo di una cordicella che le avvolgeva cinque o sei volte, e che, sospinte con la massima forza su un percorso in lieve discesa, dovevano arrivare al punto più lontano possibile.
Il premio consisteva in una bicicletta nuova fiammante, un mezzo di viaggio che in quel periodo stava incontrando una grandissima fortuna.
Quando Pinocchio venne a saperlo, gli occhi gli brillarono di gioia. Ma come - voi direte - una bicicletta, lui, non l'aveva già? Ebbene: Pinocchio avrebbe voluto vincere quella bicicletta nuova per lasciare quella usata alla maestra Lisabetta, che ormai poteva benissimo guidarla da sola per andare a far scuola ai bambini del villaggio giù alla valle.
Pinocchio acquistò una bella forma di formaggio da un contadino del paese, si procurò anche una cordicella delle giuste dimensioni, e poi si fece istruire da quello stesso contadino sul modo di lanciare la forma il più lontano possibile. I primi movimenti non riuscirono, ma poi, pian piano, Pinocchio cominciò a trovare un suo modo molto efficace di spingere la forma sempre più lontano, su un terreno adatto, una stradina in lieve declivio.
La gara, tra contadini dalle braccia robuste, consisteva nel lancio di grandi forme di formaggio per mezzo di una cordicella che le avvolgeva cinque o sei volte, e che, sospinte con la massima forza su un percorso in lieve discesa, dovevano arrivare al punto più lontano possibile.
Il premio consisteva in una bicicletta nuova fiammante, un mezzo di viaggio che in quel periodo stava incontrando una grandissima fortuna.
Quando Pinocchio venne a saperlo, gli occhi gli brillarono di gioia. Ma come - voi direte - una bicicletta, lui, non l'aveva già? Ebbene: Pinocchio avrebbe voluto vincere quella bicicletta nuova per lasciare quella usata alla maestra Lisabetta, che ormai poteva benissimo guidarla da sola per andare a far scuola ai bambini del villaggio giù alla valle.
Pinocchio acquistò una bella forma di formaggio da un contadino del paese, si procurò anche una cordicella delle giuste dimensioni, e poi si fece istruire da quello stesso contadino sul modo di lanciare la forma il più lontano possibile. I primi movimenti non riuscirono, ma poi, pian piano, Pinocchio cominciò a trovare un suo modo molto efficace di spingere la forma sempre più lontano, su un terreno adatto, una stradina in lieve declivio.
Velletri: detenuti studenti
Venti giovani detenuti della Casa Circondariale di Velletri sono stati isciritti all'Istituto Agrario "Antonio Cederna" di Velletri, e da una settimana la loro classe funziona regolarmente. Il garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, ne ha dato notizia, sottolinenando che si è riusciti ad evitare la soppressione della classe e ad assicurare ai giovani detenuti un avvenire che si sta già concretizzando con la produzione vinicola approdata con successo sul mercato,
All'interno della casa circondariale esiste anche una classe della scuola media con 14 iscritti, e un corso di alfabetizzazione per detenuti stranieri, che costituiscono il 35 per cento del totale di 572.
All'interno della casa circondariale esiste anche una classe della scuola media con 14 iscritti, e un corso di alfabetizzazione per detenuti stranieri, che costituiscono il 35 per cento del totale di 572.
La Lazio, i giovani e l'Europa
Ci mettiamo la firma, a questo pareggio al White Hart Lane: questa Lazio sa resistere anche alle tempeste. E il bello era...se contiamo i titolari assenti, ecco Radu, Konko, Candreva, ed ecco la necessità di buttare in campo, nell'occasione peggiore, i giovanissimi Cavanda e Onazi.
Che coraggio, Petkovic! Reja avrebbe sicuramente rivoluzionato la formazione e dato fiducia a due anziani, invece Petkovic ha agito con chiarezza d'idee, ciascuno al suo posto, e i ragazzi del vivaio hanno risposto con orgoglio e impegno estremo, dando il loro contributo. Da questo momento sappiamo di poter contare davvero su di loro.
Forse la differenza sostanziale fra Reja e Petkovic è proprio una questione di coraggio, di fiducia nei propri mezzi, di chiamata a una responsabilità diretta senza nascondersi dietro al collettivo: il collettivo deve venir fuori dalla somma delle individualità fuse in un unico fine da raggiungere a ogni costo.
La Lazio, di solito, di fronte a un pronostico e a un ambiente ostili, avrebbe finito per piegarsi. Ricordiamo sconfitte all'estero devastanti. Villas Boas ha invece riconosciuto che la Lazio non si è limitata alla difesa, ma ha cercato anche la vitoria, sfiorandola con quel palo clamoroso di Gonzalez e con un'altra grande azione di Mauri che si poteva concludere a rete con un pizzico di maggiore freddezza.
Ora le prospettive del girone sono un po' cambiate. Ridimensionati sia il Tottenham che soprattutto il Panathinaikos, e chi se ne avvantaggia è proprio la Lazio. Sarà decisivo, o quasi, Lazio-Maribor del 4 ottobre: in caso di vittoria, Klose e compagni si ritroveranno in testa al girone, e sarà difficile scrollarli da lì. Il coraggio della Lazio sta diventando la sua arma non tanto segreta.
Che coraggio, Petkovic! Reja avrebbe sicuramente rivoluzionato la formazione e dato fiducia a due anziani, invece Petkovic ha agito con chiarezza d'idee, ciascuno al suo posto, e i ragazzi del vivaio hanno risposto con orgoglio e impegno estremo, dando il loro contributo. Da questo momento sappiamo di poter contare davvero su di loro.
Forse la differenza sostanziale fra Reja e Petkovic è proprio una questione di coraggio, di fiducia nei propri mezzi, di chiamata a una responsabilità diretta senza nascondersi dietro al collettivo: il collettivo deve venir fuori dalla somma delle individualità fuse in un unico fine da raggiungere a ogni costo.
La Lazio, di solito, di fronte a un pronostico e a un ambiente ostili, avrebbe finito per piegarsi. Ricordiamo sconfitte all'estero devastanti. Villas Boas ha invece riconosciuto che la Lazio non si è limitata alla difesa, ma ha cercato anche la vitoria, sfiorandola con quel palo clamoroso di Gonzalez e con un'altra grande azione di Mauri che si poteva concludere a rete con un pizzico di maggiore freddezza.
Ora le prospettive del girone sono un po' cambiate. Ridimensionati sia il Tottenham che soprattutto il Panathinaikos, e chi se ne avvantaggia è proprio la Lazio. Sarà decisivo, o quasi, Lazio-Maribor del 4 ottobre: in caso di vittoria, Klose e compagni si ritroveranno in testa al girone, e sarà difficile scrollarli da lì. Il coraggio della Lazio sta diventando la sua arma non tanto segreta.
giovedì 20 settembre 2012
La Lazio resiste a Londra
Pareggio quasi miracoloso della Lazio sul terreno del Tottenham: 0-0. Resistenza a denti stretti, con quattro ammoniti, Biava, Dias, Gonzalez e Mauri, tre reti annullate al Tottenham, due per fuori gioco e una per gioco falloso, una dura pressione degli inglesi per tre quarti dell'incontro, ma anche una bella reazione della Lazio nel finale del primo tempo, con un clamoroso palo colpito da Gonzalez al 42'.
La Lazio si è difesa con grande coraggio e molta determinazione, non disdegnando di lanciarsi in avanti appena possibile, mettendo talvolta in imbarazzo la difesa degli "spurs".
Petkovic ha animato la squadra restando in piedi per tutta la partita. Schierato a sorpresa Onazi al posto di Candreva febbricitante: buona la prova del ragazzo in fase difensiva. Tra i migliori Gonzalez, Mauri e soprattutto Dias, che ha praticamente annullato il temutissimo Bale. Nel finale sono entrati Zarate, Ederson e Ciani al posto di Onazi, Mauri ed Hernanes.
Un punto d'oro strappato coi denti, che sicuramente tornerà utile per la classifica del girone. Sorpresa del Maribor, netto vincitore sul favorito Panathinaikos: forse gli sloveni ci hanno fatto un grosso regalo.
La Lazio si è difesa con grande coraggio e molta determinazione, non disdegnando di lanciarsi in avanti appena possibile, mettendo talvolta in imbarazzo la difesa degli "spurs".
Petkovic ha animato la squadra restando in piedi per tutta la partita. Schierato a sorpresa Onazi al posto di Candreva febbricitante: buona la prova del ragazzo in fase difensiva. Tra i migliori Gonzalez, Mauri e soprattutto Dias, che ha praticamente annullato il temutissimo Bale. Nel finale sono entrati Zarate, Ederson e Ciani al posto di Onazi, Mauri ed Hernanes.
Un punto d'oro strappato coi denti, che sicuramente tornerà utile per la classifica del girone. Sorpresa del Maribor, netto vincitore sul favorito Panathinaikos: forse gli sloveni ci hanno fatto un grosso regalo.
Pinocchio ancora burattino: 178. Il rimorso di Pinocchio
Mamma mia, Pinocchio non ricordava di aver mai avuto una paura simile in tutta la sua vita! Ed ora che l'aveva scampata bella, una nuova paura gli sopraggiungeva nell'anima: lo sapete bene che un burattino come Pinocchio aveva la sua bella anima , che funzionava a dovere proprio come quella di ogni ragazzo.
L'anima di Pinocchio pensava: - Ora, se il contadino mi ha riconosciuto, con quale coraggio posso ripresentarmi di fronte alla maestra Lisabetta, di fronte ai suoi alunni: la maestra aveva elogiato Pinocchio per la sua bontà d'animo, grazie alla quale quei bambini potevano essere educati e istruiti, e lui invece era solo un volgarissimo ladro d'uva! Avrebbe dovuto resistere alla tentazione, ma non ce l'aveva fatta.
Per sua fortuna, il contadino non aveva fatto in tempo a riconoscere quel ladruncolo che aveva rubato la sua uva e se l'era svignata in fretta e furia, scomparendo subito all'orizzonte. Il contadino non aveva fatto in tempo neppure a vedere la bicicletta, tanto era stata rapida la fuga di Pinocchio.
Per questa volta era andata bene. Quando il cuore di Pinocchio piano piano si calmò e tornò ai suoi battiti normali, il burattino ebbe il coraggio di presentarsi all'uscita dalla scuola ed aspettare la buona maestra Lisabetta, farla salire sul seggiolino posteriore che aveva costruito apposta per lei, e piano piano riportarla su a Pieve Antica. Così Pinocchio decise due cose: di fermarsi al paese fino alla fine dell'anno scolastico, e di non rubare mai più un grappolo d'uva in vita sua.
L'anima di Pinocchio pensava: - Ora, se il contadino mi ha riconosciuto, con quale coraggio posso ripresentarmi di fronte alla maestra Lisabetta, di fronte ai suoi alunni: la maestra aveva elogiato Pinocchio per la sua bontà d'animo, grazie alla quale quei bambini potevano essere educati e istruiti, e lui invece era solo un volgarissimo ladro d'uva! Avrebbe dovuto resistere alla tentazione, ma non ce l'aveva fatta.
Per sua fortuna, il contadino non aveva fatto in tempo a riconoscere quel ladruncolo che aveva rubato la sua uva e se l'era svignata in fretta e furia, scomparendo subito all'orizzonte. Il contadino non aveva fatto in tempo neppure a vedere la bicicletta, tanto era stata rapida la fuga di Pinocchio.
Per questa volta era andata bene. Quando il cuore di Pinocchio piano piano si calmò e tornò ai suoi battiti normali, il burattino ebbe il coraggio di presentarsi all'uscita dalla scuola ed aspettare la buona maestra Lisabetta, farla salire sul seggiolino posteriore che aveva costruito apposta per lei, e piano piano riportarla su a Pieve Antica. Così Pinocchio decise due cose: di fermarsi al paese fino alla fine dell'anno scolastico, e di non rubare mai più un grappolo d'uva in vita sua.
Roiate: il regno dell'abbacchio
Non mancare a Roiate, il pittoresco centro della valle sublacense, nei tre giorni del week-end da venerdì 28 a domenica 30 settembre. E' in programma la Sagra dell'Abbacchio Roiatese, una squisitezza che nessun buon romano si lascia sfuggire.
Organizzano il Comune di Roiate, l'Associazione Roiate in Progress e la Pro Loco, col sostegno di tutti i commercianti locali. Stand gastronomici, spettacoli musicali con "Certe piccole voci", una lunga passeggiata con gli amici di Sentiero Verde, escursione sul monte Scalambra, pranzo e cena collettivi con musiche del gruppo "Ladri de Kaine". Tre giorni che sarà difficile dimenticare.
E poi lui, sua maestà l'abbacchio roiatese.
Organizzano il Comune di Roiate, l'Associazione Roiate in Progress e la Pro Loco, col sostegno di tutti i commercianti locali. Stand gastronomici, spettacoli musicali con "Certe piccole voci", una lunga passeggiata con gli amici di Sentiero Verde, escursione sul monte Scalambra, pranzo e cena collettivi con musiche del gruppo "Ladri de Kaine". Tre giorni che sarà difficile dimenticare.
E poi lui, sua maestà l'abbacchio roiatese.
Il "colonnello" Petkovic vuole vincere...
A chi gli chiedeva come farà la Lazio a tenere a bada il temibile Bale, l'arma più pericolosa del Tottenham, il "colonnello" Vlado Petkovic ha risposto con orgoglio: " Io non sono qui per salvare la Lazio da Bale, sono qui per battere Bale e il suo Tottenham".
Frase storica. Da restarci secco. Ma così è fatto Petkovic: non ha paura di nessuno, e questo spiritaccio lo sta trasmettendo alla Lazio, che anch'essa, da quando è cominciata la stagione ufficiale, non ha paura di nessuno.
Così, ieri pomeriggio, nella conferenza stampa londinese di presentazione, si è portato Anderson Hernanes dietro, come per dire: Bale? Ma piuttosto abbiate paura del Profeta, che solo quattro giorni fa a Verona ha messo a segno due gol di bellezza straordinaria, fatti di prepotenza e di baldanza, proprio le virtù straordinarie di questa Lazio nuova che crede in se stessa, e non solo non ha pura degli altri, ma per prima cosa vuole mettere paura agli altri.
"Abbiamo ventidue gambe anche noi come qualunque avversario, e le nostre gambe funzionano molto bene, guidate da ottimi cervelli e da un fisico rodato alla perfezione. Perciò schiererò sempre i migliori, e solo quando mi trasmetterà un segnale di stanchezza ne cambierò qualcuno". Queste parole Petkovic in parte le ha dette e in parte le ha fatte capire a chiare lettere a tutti. Abbiamo visto tutti già ieri sera come sia difficile giocare per le squadre italiane sui campi inglesi, ma abbiamo anche visto come la Juventus si è fatta rispettare. Altrettanto conta di fare la Lazio stasera, tenendo alto il prestigio del calcio italiano.
Rientra Lulic. Esce Konko, al suo posto o l'esperienza di Scaloni o l'energia del nuovo Cavanda. Per il resto la Lazio migliore. Una Lazio che non ha paura, e che sotto la guida del "colonnello" Petkovic può compiere l'impresa. Almeno quella di farsi rispettare e temere.
Frase storica. Da restarci secco. Ma così è fatto Petkovic: non ha paura di nessuno, e questo spiritaccio lo sta trasmettendo alla Lazio, che anch'essa, da quando è cominciata la stagione ufficiale, non ha paura di nessuno.
Così, ieri pomeriggio, nella conferenza stampa londinese di presentazione, si è portato Anderson Hernanes dietro, come per dire: Bale? Ma piuttosto abbiate paura del Profeta, che solo quattro giorni fa a Verona ha messo a segno due gol di bellezza straordinaria, fatti di prepotenza e di baldanza, proprio le virtù straordinarie di questa Lazio nuova che crede in se stessa, e non solo non ha pura degli altri, ma per prima cosa vuole mettere paura agli altri.
"Abbiamo ventidue gambe anche noi come qualunque avversario, e le nostre gambe funzionano molto bene, guidate da ottimi cervelli e da un fisico rodato alla perfezione. Perciò schiererò sempre i migliori, e solo quando mi trasmetterà un segnale di stanchezza ne cambierò qualcuno". Queste parole Petkovic in parte le ha dette e in parte le ha fatte capire a chiare lettere a tutti. Abbiamo visto tutti già ieri sera come sia difficile giocare per le squadre italiane sui campi inglesi, ma abbiamo anche visto come la Juventus si è fatta rispettare. Altrettanto conta di fare la Lazio stasera, tenendo alto il prestigio del calcio italiano.
Rientra Lulic. Esce Konko, al suo posto o l'esperienza di Scaloni o l'energia del nuovo Cavanda. Per il resto la Lazio migliore. Una Lazio che non ha paura, e che sotto la guida del "colonnello" Petkovic può compiere l'impresa. Almeno quella di farsi rispettare e temere.
mercoledì 19 settembre 2012
Pinocchio ancora burattino: 177. Quella benedetta uva!
Pedalando pedalando, in attesa che la maestra Lisabetta concludesse la sua lezione ai bambini del villaggio di fondo valle, Pinocchio guardava il panorama, e ad un tratto il suo occhio cadde su una bella vigna, dai filari tutti ben allineati, ma soprattutto con certi meravigliosi grappoli di uva nera che ti facevano sospirare dalla voglia di mangiarli.
A Pinocchio l'uva piaceva tantissimo, ma si ricordava di quella volta quando, per prendere un grappolo, era finito nelle mani del contadino che lo aveva punito trasformandolo in un cane da guardia.
Pinocchio guardava quella bellissima uva nera, ma nello stesso tempo guardava anche attentamente se c'era il contadino. No: non ce n'erano tracce. Allora il burattino, non resistendo alla gran voglia, smontò dalla bicicletta, allargò un varco nel filo spinato, si fermò al filare più vicino, e scelse proprio il grappolo più bello, con certo chicchi che sembravano delle prugne tanto erano grandi. Ma, mentre li stava ammirando, sentì l'abbaiare furioso di un cane, e subito dopo l'urlo del contadino che stava risalendo la collina, e...pam!pam! - due colpi di fucile che mancarono di poco il povero Pinocchio.
Il burattino, senza mollare il bel grappolo d'uva, ripassò il varco nel filo spinato e inforcò al volo la bicicletta, buttando l'uva nel cestino dietro il sedile.
Mentre il contadino ricaricava il suo fucile, urlando e strepitando, e mentre il cane lo aveva quasi raggiunto, Pinocchio fece appena in tempo a svoltare l'angolo della strada, prima che un nuovo pam! pam! del fucile lo raggiungesse veramente.
A Pinocchio l'uva piaceva tantissimo, ma si ricordava di quella volta quando, per prendere un grappolo, era finito nelle mani del contadino che lo aveva punito trasformandolo in un cane da guardia.
Pinocchio guardava quella bellissima uva nera, ma nello stesso tempo guardava anche attentamente se c'era il contadino. No: non ce n'erano tracce. Allora il burattino, non resistendo alla gran voglia, smontò dalla bicicletta, allargò un varco nel filo spinato, si fermò al filare più vicino, e scelse proprio il grappolo più bello, con certo chicchi che sembravano delle prugne tanto erano grandi. Ma, mentre li stava ammirando, sentì l'abbaiare furioso di un cane, e subito dopo l'urlo del contadino che stava risalendo la collina, e...pam!pam! - due colpi di fucile che mancarono di poco il povero Pinocchio.
Il burattino, senza mollare il bel grappolo d'uva, ripassò il varco nel filo spinato e inforcò al volo la bicicletta, buttando l'uva nel cestino dietro il sedile.
Mentre il contadino ricaricava il suo fucile, urlando e strepitando, e mentre il cane lo aveva quasi raggiunto, Pinocchio fece appena in tempo a svoltare l'angolo della strada, prima che un nuovo pam! pam! del fucile lo raggiungesse veramente.
Olevano Romano: mostra pittorica in casa De Pisa
Bella iniziativa d'arte a Olevano Romano, che ha richiamato alla memoria tempi magnifici e indimenticabili: una grande mostra di pittura in Villa De Pisa, dove il 16 settembre è stata presentata una parte della donazione del pittore tedesco Ralph Wuensche (1932-2004), nella collezione Amici del Museo di Olevano.
Presente la signora Dagmar Saval Wuensche, la mostra è stata curata da Loredana Rea. Ha presentato Irene Ciaffoni Proietti ed ha cantato il soprano Mariana Altamura. Interventi di Serafino Mampieri, del sindaco Marco Mampieri e dell'eurodeputato Guido Milana.
Ralph Wuensche ha scoperto Olevano fin dal 1968; nei suoi quadri vi è uno straordinario equilibrio tra classicismo e modernità.
Presente la signora Dagmar Saval Wuensche, la mostra è stata curata da Loredana Rea. Ha presentato Irene Ciaffoni Proietti ed ha cantato il soprano Mariana Altamura. Interventi di Serafino Mampieri, del sindaco Marco Mampieri e dell'eurodeputato Guido Milana.
Ralph Wuensche ha scoperto Olevano fin dal 1968; nei suoi quadri vi è uno straordinario equilibrio tra classicismo e modernità.
Domani duemila laziali a Londra
Europa: si ricomincia. E la Lazio è chiamata subito a un incontro di quelli duri, sul terreno del Tottenham, una delle grandi del calcio europeo, uno di quei campi inglesi sui quali di solito non si passa, dove strappare un pareggio sarebbe già una grossa impresa.
Duemila laziali partono da Roma in aereo, e al "White Hart Lane" s'incontreranno con altre decine di laziali provenienti dall'Inghilterra, dalla Scozia, dall'Irlanda, dalla Norvegia e dalla Svezia: anche qui si tifa Lazio con rinnovato fervore dopo le prime prodezze stagionali della squadra di Petkovic.
Klose, Hernanes, Ledesma, Marchetti, Candreva, Mauri: c'è un risveglio reale del tifo e dell'entusiasmo biancoceleste. Stavolta il collaudo è veramente tremendo, e reggere bene sul campo di una grande del calcio britannico significherebbe consolidare la fresca riconquista di una quotazione internazionale. Anche la Lazio ha il suo nome glorioso da far rispettare, essa pure negli ultimi quindici anni ha conquistato un nome europeo con svariate presenze nella Champions e anche alcune bellissime prestazioni, come un Lazio-Real Madrid 2-2 con una splendida doppietta di Pandev, forse l'ultimo idolo di un'epoca battagliera e difficile. Ora di idoli la Lazio ne presenta almeno due, notissimi in tutta Europa: Miro Klose e Anderson Hernanes, capaci di scaldare i cuori biancocelesti e di rilanciare il nostro nome nel mondo del calcio.
Appuntamento a domani sera, appuntamento con la gloria, difficile ma non impossibile.
Duemila laziali partono da Roma in aereo, e al "White Hart Lane" s'incontreranno con altre decine di laziali provenienti dall'Inghilterra, dalla Scozia, dall'Irlanda, dalla Norvegia e dalla Svezia: anche qui si tifa Lazio con rinnovato fervore dopo le prime prodezze stagionali della squadra di Petkovic.
Klose, Hernanes, Ledesma, Marchetti, Candreva, Mauri: c'è un risveglio reale del tifo e dell'entusiasmo biancoceleste. Stavolta il collaudo è veramente tremendo, e reggere bene sul campo di una grande del calcio britannico significherebbe consolidare la fresca riconquista di una quotazione internazionale. Anche la Lazio ha il suo nome glorioso da far rispettare, essa pure negli ultimi quindici anni ha conquistato un nome europeo con svariate presenze nella Champions e anche alcune bellissime prestazioni, come un Lazio-Real Madrid 2-2 con una splendida doppietta di Pandev, forse l'ultimo idolo di un'epoca battagliera e difficile. Ora di idoli la Lazio ne presenta almeno due, notissimi in tutta Europa: Miro Klose e Anderson Hernanes, capaci di scaldare i cuori biancocelesti e di rilanciare il nostro nome nel mondo del calcio.
Appuntamento a domani sera, appuntamento con la gloria, difficile ma non impossibile.
martedì 18 settembre 2012
Pinocchio ancora burattino: 176. Una salita molto pesante
- Grazie a te, Pinocchio, questi bambini potranno avere la loro istruzione, e certo te ne saranno grati. Col tuo carro e col tuo cavallo, tutto questo non sarebbe stato possibile -
- Lo dicevo, a Learco, l'uomo che mi ha venduto questa preziosa bicicletta, che il vero affare lo avrei fatto io! - commentò Pinocchio. - Nella vita non bisogna badare tanto al guadagno, quanto all'utilità di mezzi che usiamo e dei risultati che produciamo con il nostro lavoro -
- Sì: però tutti dovrebbero avere un cuore buono come il tuo - concluse la maestra Lisabetta.
Il ritorno in salita era molto più pesante, e ogni tanto Pinocchio e Lisabetta si riposavano. Però, nel giro di un'ora, erano arrivati su a Pieve Antica, dove don Emilio faceva trovare loro una buona merenda e una bevanda fresca. Quei due erano dei veri benefattori della sua parrocchia, e il buon prete avrebbe voluto ricompensarli con qualcosa di meglio, ma sia Pinocchio che Lisabetta facevano quel lavoro completamente gratis, spinti soltanto dal desiderio di fare del bene a quei ragazzi.
In tanti altri paesi di collina e di montagna le scuole non esistevano nemmeno, e tutto dipendeva dalla buona volontà di qualche educatore o educatrice.
Per questo la maestra Lisabetta, che ora tutti chiamavano la maestra volante, era molto amata sia nel paese grande di collina che nel piccolo villaggio della vallata.
- Lo dicevo, a Learco, l'uomo che mi ha venduto questa preziosa bicicletta, che il vero affare lo avrei fatto io! - commentò Pinocchio. - Nella vita non bisogna badare tanto al guadagno, quanto all'utilità di mezzi che usiamo e dei risultati che produciamo con il nostro lavoro -
- Sì: però tutti dovrebbero avere un cuore buono come il tuo - concluse la maestra Lisabetta.
Il ritorno in salita era molto più pesante, e ogni tanto Pinocchio e Lisabetta si riposavano. Però, nel giro di un'ora, erano arrivati su a Pieve Antica, dove don Emilio faceva trovare loro una buona merenda e una bevanda fresca. Quei due erano dei veri benefattori della sua parrocchia, e il buon prete avrebbe voluto ricompensarli con qualcosa di meglio, ma sia Pinocchio che Lisabetta facevano quel lavoro completamente gratis, spinti soltanto dal desiderio di fare del bene a quei ragazzi.
In tanti altri paesi di collina e di montagna le scuole non esistevano nemmeno, e tutto dipendeva dalla buona volontà di qualche educatore o educatrice.
Per questo la maestra Lisabetta, che ora tutti chiamavano la maestra volante, era molto amata sia nel paese grande di collina che nel piccolo villaggio della vallata.
Fiano Romano: imprese che battono la crisi
Giovedì 20 settembre, alle ore 18.15, a Fiano Romano lo scrittore ed economista Paolo A. Ruggeri presenterà il suo nuovo libro:"Piccole e medie imprese battono la crisi".
Ruggeri è uno dei fondatori della "Open Source Management", una società che porta avanti l'idea che solo gli imprenditori possono imsegnare con successo agli imprenditori. Sono migliaia in tutta Europa gli imprenditori che hanno partecipato ai suoi worshop con la "Mind Business School".
Ruggeri ha già scritto un test-guida nel settore, "I Nuovi Condottieri", divenuto in pochi mesi un vero best-seller. Il nuovo libro è rivolto da Ruggeri, per l'occasione, agli imprenditori del Lazio, tra i più dinamici in campo nazionale.
Ruggeri è uno dei fondatori della "Open Source Management", una società che porta avanti l'idea che solo gli imprenditori possono imsegnare con successo agli imprenditori. Sono migliaia in tutta Europa gli imprenditori che hanno partecipato ai suoi worshop con la "Mind Business School".
Ruggeri ha già scritto un test-guida nel settore, "I Nuovi Condottieri", divenuto in pochi mesi un vero best-seller. Il nuovo libro è rivolto da Ruggeri, per l'occasione, agli imprenditori del Lazio, tra i più dinamici in campo nazionale.
La Lazio dello scudetto ammira la squadra di Petkovic
E' tutto prematuro: non si può giudicare la stagione di una squadra soltanto dalle prime tre giornate di campionato. Ma se a queste aggiungiamo le due dei preliminari di Europa League, troviamo già una striscia abbastanza significativa di cinque partite su cinque tutte vittoriose, e allora si cominciano a scomodare i paragoni.
Anche la squadra di Maestrelli nel 1974-75 vinse i suoi primi tre incontri e poi conquistò lo scudetto. Ecco una parola che in casa Lazio non andrebbe mai pronunciata e che sembra portare anche male. La Roma di Zeman ha parlato subito di scudetto, e non riesce a vincere ancora una partita in casa, subendo cinque reti in due partite e conquistando un solo punto: non è certo un passo da squadra che punti allo scudetto, per quanto sia presto parlare anche in questo caso.
Ma, tornando alla lazio, tre giocatori della vecchia guardia, D'Amico, Pulici e Oddi, "quelli dello scudetto", loro sì che possono parlare. Finoltra questi bravi ragazzi di sessant'anni sono stati piuttosto arcigni con la Lazio di Lotito: ne hanno apprezzato i risultati limitatamente, malgrado la partecipazione a una Champions e a due Europa League oltre alla conquista di una Coppa Italia (il portaombrelli) e di una SuperCoppa: a Lotito hanno sempre rimproverato una scarsa sensibilità al passato biancoceleste e soprattutto un' avara gestione della società con campagne acquisti al risparmio. L'arrivo di Petkovic è stato accolto con scetticismo, ma tutti ora hanno l'onestà di riconoscere la grande bravura del tecnico giudicandolo magari dal modo in cui ha saputo risolvere il "problema Hernanes": l'uomo più sostituito da Reja è diventato l'uomo insostituibile di Vlado semplicemente sottraendolo all'obbligo di marcature in un centrocampo a cinque che è la vera forza di questa Lazio, capace finora d'imporre sempre una superiorità numerica là dove conta.
D'Amico, Pulici e Oddi ancora non sono convinti che, almeno individualmente, la Lazio 2013 valga la Lazio 1975, ma ne apprezzano la bontà del gioco e dello spettacolo: finalmente una Lazio che si lascia vedere e si lascia ammirare per il suo gioco. E questa è veramente una buona premessa.
Anche la squadra di Maestrelli nel 1974-75 vinse i suoi primi tre incontri e poi conquistò lo scudetto. Ecco una parola che in casa Lazio non andrebbe mai pronunciata e che sembra portare anche male. La Roma di Zeman ha parlato subito di scudetto, e non riesce a vincere ancora una partita in casa, subendo cinque reti in due partite e conquistando un solo punto: non è certo un passo da squadra che punti allo scudetto, per quanto sia presto parlare anche in questo caso.
Ma, tornando alla lazio, tre giocatori della vecchia guardia, D'Amico, Pulici e Oddi, "quelli dello scudetto", loro sì che possono parlare. Finoltra questi bravi ragazzi di sessant'anni sono stati piuttosto arcigni con la Lazio di Lotito: ne hanno apprezzato i risultati limitatamente, malgrado la partecipazione a una Champions e a due Europa League oltre alla conquista di una Coppa Italia (il portaombrelli) e di una SuperCoppa: a Lotito hanno sempre rimproverato una scarsa sensibilità al passato biancoceleste e soprattutto un' avara gestione della società con campagne acquisti al risparmio. L'arrivo di Petkovic è stato accolto con scetticismo, ma tutti ora hanno l'onestà di riconoscere la grande bravura del tecnico giudicandolo magari dal modo in cui ha saputo risolvere il "problema Hernanes": l'uomo più sostituito da Reja è diventato l'uomo insostituibile di Vlado semplicemente sottraendolo all'obbligo di marcature in un centrocampo a cinque che è la vera forza di questa Lazio, capace finora d'imporre sempre una superiorità numerica là dove conta.
D'Amico, Pulici e Oddi ancora non sono convinti che, almeno individualmente, la Lazio 2013 valga la Lazio 1975, ma ne apprezzano la bontà del gioco e dello spettacolo: finalmente una Lazio che si lascia vedere e si lascia ammirare per il suo gioco. E questa è veramente una buona premessa.
lunedì 17 settembre 2012
Pinocchio ancora burattino: 175. La maestra volante
Nel paese di Pieve Antica c'era una sola maestra per quasi cinquanta bambini. La povera maestra Lisabetta doveva fare i salti mortali per seguire tutti, divisi in due classi da venticinque, e per fortuna il vecchio don Emilio le dava spesso il cambio.
Inoltre, in fondo alla valle, c'era un piccolo villaggio che aveva un altro gruppetto di bambini da educare, e chiedevano in continuazione che la maestra Lisabetta li avviasse all'istruzione elementare magari nel pomeriggio, quando aveva concluso il suo lavoro nel paese di collina.
Lisabetta, vedendo Pinocchio con la sua robusta bicicletta, ebbe un'idea: perché il bravo burattino non l'accompagnava sul sedile posteriore della bicicletta, e poi, dopo un paio d'ore, non la riportava su al paese grande?
Pinocchio aveva tanta voglia di partire, di tornare magari verso casa per vedere come stavano i suoi: ma di fronte a quella richiesta che nasceva da un grande amore per i bambini non poté dire di no.
- Proviamo, maestra Lisabetta? Starai un po' scomoda, ma in un quarto d'ora ti porterò nella tua nuova scuola di campagna. Poi, per ritornare su, ci vorrà un po' più di tempo e di fatica, ma non devi preoccuparti: ce la faremo -
Nelle due ore che la maestra Lisabetta dedicava ai suoi dodici bambini della vallata, Pinocchio faceva dei bei giri in bicicletta e si divertiva molto. Poi si faceva trovare pronto all'uscita dalla scuola, quando una campanella avvisava i bambini che la lezione era finita.
Inoltre, in fondo alla valle, c'era un piccolo villaggio che aveva un altro gruppetto di bambini da educare, e chiedevano in continuazione che la maestra Lisabetta li avviasse all'istruzione elementare magari nel pomeriggio, quando aveva concluso il suo lavoro nel paese di collina.
Lisabetta, vedendo Pinocchio con la sua robusta bicicletta, ebbe un'idea: perché il bravo burattino non l'accompagnava sul sedile posteriore della bicicletta, e poi, dopo un paio d'ore, non la riportava su al paese grande?
Pinocchio aveva tanta voglia di partire, di tornare magari verso casa per vedere come stavano i suoi: ma di fronte a quella richiesta che nasceva da un grande amore per i bambini non poté dire di no.
- Proviamo, maestra Lisabetta? Starai un po' scomoda, ma in un quarto d'ora ti porterò nella tua nuova scuola di campagna. Poi, per ritornare su, ci vorrà un po' più di tempo e di fatica, ma non devi preoccuparti: ce la faremo -
Nelle due ore che la maestra Lisabetta dedicava ai suoi dodici bambini della vallata, Pinocchio faceva dei bei giri in bicicletta e si divertiva molto. Poi si faceva trovare pronto all'uscita dalla scuola, quando una campanella avvisava i bambini che la lezione era finita.
Alatri: mostra europea sull'euro
Presso il chiostro di San Francesco, in Alatri, il Centro Culturale Filatelico e Numismatico Alatrense presenta, fino al 13 ottobre, la seconda Mostra Numismatica Internazionale sull'euro. Il deputato europeo Francesco De Angelis ha inaugurato la mostra sabato scorso 15 settembre, ed ha visitato poi anche la mostra "Alatri, Fontane e Arte" allestita dalle associazioni Acta ed Archeoclub rispettivamente a corso Vittorio e a Vicolo Vezzacchi.
L'on. De Angelis ha sottolineato il significato della storia europea vista attraverso l'euro, e le bellissime mostre pittoriche nel centro storico, che fanno dei vicoli di Alatri una piccola Via Margutta. Ha rivolto i suoi complimenti all'amministrazione comunale, e in particolare all'assessore Fantini, molto impegnato nel turismo e nell'arte.
L'on. De Angelis ha sottolineato il significato della storia europea vista attraverso l'euro, e le bellissime mostre pittoriche nel centro storico, che fanno dei vicoli di Alatri una piccola Via Margutta. Ha rivolto i suoi complimenti all'amministrazione comunale, e in particolare all'assessore Fantini, molto impegnato nel turismo e nell'arte.
Luis Pedro Cavanda: applausi a Verona
E' da consideare normale l'alto rendimento della Lazio a Verona. La squadra è convinta di sé, sta bene fisicamente, il tipo di gioco che Petkovic ha scelto per lei va magnificamente, a cominciare dal ruolo d'ispiratore di Hernanes, che partendo da dietro diventa travolgente e irresistibile, riuscendo a piazzare dei formidabili fendenti. Due sono diventati gol spettacolari, uno è stato il ta-pin per Klose che ha realizzato facile facile il gol della sicurezza.
Ma una cosa non ci si aspettava, sul campo del Chievo: la grande disinvoltura e autorità con cui Luis Pedro Cavanda, 21 anni, ha sostituito Lulic disputando un partitone da terzino sinistro, miglior difensore di questa Lazio nuova che non soffre imbarazzo nelle scelte.
Petkovic non ha paura di lanciare i giovani. Onazi, Cavanda, Rozzi, tra poco Milos Antic e il centrocampista dell'Under 19 Cataldi. Ce n'è una vera schiera, e Vlado, che ha un grande occhio vigile e gelido, li segue passo passo così come segue il grosso schieramento degli anziani.
La freddezza di Petkovic diventerà proverbiale. Non ha paura di nulla, pesa bene ogni decisone, il turn over non lo spaventa affatto. - Quando vedrò che qualcuno darà segni di stanchezza lo cambierò, ma per ora si va avanti con la stessa squadra di sempre - ha detto sabato. E ti credo: siamo ormai a cinque vittorie consecutive su cinque incontri ufficiali, 12 reti all'attivo e solo due al passivo, prima difesa assoluta d'Italia e attacco quasi pari a Juventus e Napoli. Sono cifre che riportano alla mente la Lazio spavalda di Maestrelli e Chinaglia. Petkovic come Maestrelli e Klose come Chinaglia. Più uno splendido Hernanes che possiamo paragonare a Frustalupi più Re Cecconi insieme, radunando in una sola persona l'intelligenza propositiva del costruttore e la grande energia del propulsore.
Ma stiamo calmi: Londra income alle porte, e il Tottenhamn potrebbe spegnere i nostri entusiasmi. Perciò aspettiamo giovedì per vedere se questa Lazio non è soltanto un gran bel fuoco di paglia.
Ma una cosa non ci si aspettava, sul campo del Chievo: la grande disinvoltura e autorità con cui Luis Pedro Cavanda, 21 anni, ha sostituito Lulic disputando un partitone da terzino sinistro, miglior difensore di questa Lazio nuova che non soffre imbarazzo nelle scelte.
Petkovic non ha paura di lanciare i giovani. Onazi, Cavanda, Rozzi, tra poco Milos Antic e il centrocampista dell'Under 19 Cataldi. Ce n'è una vera schiera, e Vlado, che ha un grande occhio vigile e gelido, li segue passo passo così come segue il grosso schieramento degli anziani.
La freddezza di Petkovic diventerà proverbiale. Non ha paura di nulla, pesa bene ogni decisone, il turn over non lo spaventa affatto. - Quando vedrò che qualcuno darà segni di stanchezza lo cambierò, ma per ora si va avanti con la stessa squadra di sempre - ha detto sabato. E ti credo: siamo ormai a cinque vittorie consecutive su cinque incontri ufficiali, 12 reti all'attivo e solo due al passivo, prima difesa assoluta d'Italia e attacco quasi pari a Juventus e Napoli. Sono cifre che riportano alla mente la Lazio spavalda di Maestrelli e Chinaglia. Petkovic come Maestrelli e Klose come Chinaglia. Più uno splendido Hernanes che possiamo paragonare a Frustalupi più Re Cecconi insieme, radunando in una sola persona l'intelligenza propositiva del costruttore e la grande energia del propulsore.
Ma stiamo calmi: Londra income alle porte, e il Tottenhamn potrebbe spegnere i nostri entusiasmi. Perciò aspettiamo giovedì per vedere se questa Lazio non è soltanto un gran bel fuoco di paglia.
domenica 16 settembre 2012
Grande Lazio: Petkovic come Maestrelli, 3-1 al Chievo con doppio Hernanes e Klose
Grande Lazio a Verona, vittoriosa per 3-1 sul Chievo. Terza vittoria consecutiva all'inizio del campionato, esattamente come fece Maestrelli per lo scudetto 1974. Un presagio?
Due splendide reti di uno spettacoloso Hernanes (5' del primo tempo e 35' della ripresa), autore anche dell'assist per la rete di Klose, quella del 2-0. La Lazio ha dominato tutto l'incontro, e solo nel finale il Chievo ha ridotto le distanze con un rigore di Pellissier al 38' della ripresa (fallo di Biava).
Splendida la partita di Cavanda che ha sostuituito l'infortunato Lulic.
Nella ripresa Scaloni, Cana ed Ederson sono subentrati a Konko, Gonzalez e Candreva.
Dominio del centrocampo laziale, sempre in superiorità numerica con Ledesma, Gonzalez, Hernanes, Mauri e Candreva. Regia e gran lavoro di Klose, leader carismatico. Difesa salda e squadra compatta, che ha coperto saggiamente tutto il campo.
Ed ora eccoci qua a chiederci: dove arriverà questa Lazio?
Due splendide reti di uno spettacoloso Hernanes (5' del primo tempo e 35' della ripresa), autore anche dell'assist per la rete di Klose, quella del 2-0. La Lazio ha dominato tutto l'incontro, e solo nel finale il Chievo ha ridotto le distanze con un rigore di Pellissier al 38' della ripresa (fallo di Biava).
Splendida la partita di Cavanda che ha sostuituito l'infortunato Lulic.
Nella ripresa Scaloni, Cana ed Ederson sono subentrati a Konko, Gonzalez e Candreva.
Dominio del centrocampo laziale, sempre in superiorità numerica con Ledesma, Gonzalez, Hernanes, Mauri e Candreva. Regia e gran lavoro di Klose, leader carismatico. Difesa salda e squadra compatta, che ha coperto saggiamente tutto il campo.
Ed ora eccoci qua a chiederci: dove arriverà questa Lazio?
Pinocchio ancora burattino: 174. Pinocchio torna indietro
I ragazzi volevano imparare da Pinocchio ad andare in bicicletta, ma i pedali erano troppo lontani per le loro picole gambe, e solo qualcuno più grandicello ci arrivava. A due o tre di essi Pinocchio insegnò come tenersi in equilibrio e come compiere brevi tragitti, ma niente di più: era troppo presto anche per loro. E poi quella biciletta era piuttosto dura e pesante, e ci voleva una gran forza nelle gambe per muoverla.
Un bel giorno, Pinocchio disse addio a don Emilio e ai ragazzi della parrocchia, ma dovette promettere che un giorno sarebbe sicuramente ritornato, altrimenti non lo avrebbero lasciato andare.
Pinocchio inforcò la sua bella bici, che aveva lucidato a nuovo, e, seguito passo passo da Occchidoro, incominciò a scendere verso il basso, dove la strada raggiungeva la valle e s'inoltrava verso la pianura.
- Addio, montagne! - diceva Pinocchio tra sé, ma doveva stare molto attento, perché la strada era sassosa e l'equilibrio piuttosto precario.
Sì, era bello viaggiare libero, senza pensare a nulla, ma in certi momenti gli veniva un po' di nostalgia per il passo lento lento del carro e del vecchio Bortolo II, che chissà ora dove si trovava. Ogni medaglia ha il suo rovescio, e chi prende una decisione importante poi non può più pentirsi di quella che consapevolmente è stata una sua scelta.
Eppure, con la stessa gioia con cui era partito, il giorno dopo Pinocchio tornò indietro, su al paesello di montagna di Pieve Antica, attratto come da una forza superiore: qualcosa nel suo intimo gli imponeva di non staccarsi ancora da tanti amici che avevano bisogno di lui.
Un bel giorno, Pinocchio disse addio a don Emilio e ai ragazzi della parrocchia, ma dovette promettere che un giorno sarebbe sicuramente ritornato, altrimenti non lo avrebbero lasciato andare.
Pinocchio inforcò la sua bella bici, che aveva lucidato a nuovo, e, seguito passo passo da Occchidoro, incominciò a scendere verso il basso, dove la strada raggiungeva la valle e s'inoltrava verso la pianura.
- Addio, montagne! - diceva Pinocchio tra sé, ma doveva stare molto attento, perché la strada era sassosa e l'equilibrio piuttosto precario.
Sì, era bello viaggiare libero, senza pensare a nulla, ma in certi momenti gli veniva un po' di nostalgia per il passo lento lento del carro e del vecchio Bortolo II, che chissà ora dove si trovava. Ogni medaglia ha il suo rovescio, e chi prende una decisione importante poi non può più pentirsi di quella che consapevolmente è stata una sua scelta.
Eppure, con la stessa gioia con cui era partito, il giorno dopo Pinocchio tornò indietro, su al paesello di montagna di Pieve Antica, attratto come da una forza superiore: qualcosa nel suo intimo gli imponeva di non staccarsi ancora da tanti amici che avevano bisogno di lui.
Ceprano e Fontana Liri: Claudia Koll, spettacolo e solidarietà
A Fontana Liri e Ceprano, la grande attrice Claudia Koll ha dato due spettacoli di affascinante richiamo, ispirati alla solidarietà per i bambini del Burundi.
Il pubblico ciociaro ha dimostrato affetto e generosità nei confronti di Claudia Koll, protagonista di uno spettacolo indimenticabile dal titolo "A piedi nudi nel parco", realizzato in prima persona assieme alla sua compagnia "Star Rose Academy".
A Fontana Liri la serata è stata inserita nella rassegna "Il gioco del teatro in piazza Marcello Mastroianni" a cura di Sandra Pistilli, e con il sostegno dei sindaco Sorge e di Lorella Giannicchi.
L'assessore alla cultura della Provincia di Frosinone, Antonio Abbate, ha collaborato all'impegno della Koll come già in precedenza a Ripi e Boville Ernica. Notevole la sensibilità sociale dimostrata dall'attrice e dai giovanissimi attori della sua compagnia. Il prossimo spettacolo sarà tenuto fra i detenutidel carcere di Frosinone.
Nella serata di Ceprano, il Sovrano Militare Ordine di Malta, con il geometra Carducci e la dr. Luigia Di Palma, ha donato capi di abbigliamento a favore degli sfortunati bambini del Burundi.
Il pubblico ciociaro ha dimostrato affetto e generosità nei confronti di Claudia Koll, protagonista di uno spettacolo indimenticabile dal titolo "A piedi nudi nel parco", realizzato in prima persona assieme alla sua compagnia "Star Rose Academy".
A Fontana Liri la serata è stata inserita nella rassegna "Il gioco del teatro in piazza Marcello Mastroianni" a cura di Sandra Pistilli, e con il sostegno dei sindaco Sorge e di Lorella Giannicchi.
L'assessore alla cultura della Provincia di Frosinone, Antonio Abbate, ha collaborato all'impegno della Koll come già in precedenza a Ripi e Boville Ernica. Notevole la sensibilità sociale dimostrata dall'attrice e dai giovanissimi attori della sua compagnia. Il prossimo spettacolo sarà tenuto fra i detenutidel carcere di Frosinone.
Nella serata di Ceprano, il Sovrano Militare Ordine di Malta, con il geometra Carducci e la dr. Luigia Di Palma, ha donato capi di abbigliamento a favore degli sfortunati bambini del Burundi.
Umiltà e grandezza di Miro Klose
Petkovic non cambia nulla, salvo Cavanda al posto di Lulic ancora malsicuro. Ore 12, aVerona un interessante antipasto del campionato, con una delle tre capoliste. La Lazio ha fame, una grande fame di punti, dichiara l'allenatore: ma il Chievo sarà un osso duro.
La chiave di volta di questo incontro sarà Miro Klose: la sua umiltà e la sua grandezza. Il suo pilotare la partita anche da posizioni arretrate e in fase difensiva, per poi distendersi all'improvviso in avanti, e se la vena lo assiste spiazzare un'intera difesa con due mosse d'intelligenza scacchistica per infilare la rete.
Finché la Lazio avrà un giocatore così, tutto è possibile. Anche la terza vittoria iniziale consecutiva, proprio come fece Maestrelli nell'anno del primo scudetto. Petkovic ha dato convinzione e coerenza a questa squadra, che ora riesce a coprirsi bene in fase difensiva, per poi scaricare le sue energie in una serie continua di assalti alla rete avversaria. Non è ancora al mille, altrimenti sarebbe devastante: crea dieci occasioni da rete per coglierne una, quella decisiva, dopo una mezz'ora di gioco tambureggiante. Bisogna aver pazienza e saper aspettare: poi diventa difficile giocare contro una squadra "affamata" che vive sulla costruzione dei gol.E' stato detto: Klose è più forte di Cavani, perchè non solo va a rete con una notevole continuità, ma è anche l'organizzatore del gioco.Vero: ma per questa organizzazione, fondamentale in una squadra, oltre a Miro ci sono gli Hernanes, i Mauri, i Candreva, una vera quantità di costruttori. E questo tipo di gioco comincia da lontano con i Konko e i Lulic (oggi rimpiazzato da un restaurato Cavanda), che l'allenatore sta addestrando a ripartenze che vengono da lontano, un gioco a fisarmonica che copre tutto il campo.
Ma attenzione al Chievo: è squadra forte, e che sa farsi rispettare anche dalle grandi. Ha partenze fulminee dalle quali bisogna guardarsi.
La chiave di volta di questo incontro sarà Miro Klose: la sua umiltà e la sua grandezza. Il suo pilotare la partita anche da posizioni arretrate e in fase difensiva, per poi distendersi all'improvviso in avanti, e se la vena lo assiste spiazzare un'intera difesa con due mosse d'intelligenza scacchistica per infilare la rete.
Finché la Lazio avrà un giocatore così, tutto è possibile. Anche la terza vittoria iniziale consecutiva, proprio come fece Maestrelli nell'anno del primo scudetto. Petkovic ha dato convinzione e coerenza a questa squadra, che ora riesce a coprirsi bene in fase difensiva, per poi scaricare le sue energie in una serie continua di assalti alla rete avversaria. Non è ancora al mille, altrimenti sarebbe devastante: crea dieci occasioni da rete per coglierne una, quella decisiva, dopo una mezz'ora di gioco tambureggiante. Bisogna aver pazienza e saper aspettare: poi diventa difficile giocare contro una squadra "affamata" che vive sulla costruzione dei gol.E' stato detto: Klose è più forte di Cavani, perchè non solo va a rete con una notevole continuità, ma è anche l'organizzatore del gioco.Vero: ma per questa organizzazione, fondamentale in una squadra, oltre a Miro ci sono gli Hernanes, i Mauri, i Candreva, una vera quantità di costruttori. E questo tipo di gioco comincia da lontano con i Konko e i Lulic (oggi rimpiazzato da un restaurato Cavanda), che l'allenatore sta addestrando a ripartenze che vengono da lontano, un gioco a fisarmonica che copre tutto il campo.
Ma attenzione al Chievo: è squadra forte, e che sa farsi rispettare anche dalle grandi. Ha partenze fulminee dalle quali bisogna guardarsi.
sabato 15 settembre 2012
Pinocchio ancora burattino: 173. Ora è bello, viaggiare!
Learco, un omone sui quarant'anni, si fermò per un giorno a Pieve Antica, e finalmente ripartì con un bel carro e un bel cavallo lì dove era arrivato con una bicicletta polverosa e faticosa da portare. Gli sembrava quasi di aver fatto un furto, ma Pinocchio lo aveva rassicurato: per lui era un vero e grande piacere avere quella bicicletta, e per come gli era utile l'avrebbe pagata anche a peso d'oro.
Così Learco poté ripartire sicuro di non aver truffato nessuno, mentre Pinocchio stava solo studiando il modo di alloggiare il fodero della sua tromba dietro al sellino della bici, dove c'era tutto lo spazio necessario. Al momento di ripartire dal paesetto di montagna, ora l'unico pensiero era per il cane Occhidoro, il quale però avrebbe potuto comodamente seguire la bicicletta, che poteva camminare anche a velocità ridotta per non sfiancare l'animale.
Don Emilio aveva già capito che, con quella bicicletta lì, Pinocchio era molto tentato di andar via da un momento all'altro, e gli dispiaceva molto di perdere il suo animatore dei giochi dei ragazzi e anche il suo piccolo aiuto medico in farmacia. Ma Pinocchio glielo aveva già preannunciato, e del resto stava addestrando un bravo ragazzo come suo vice animatore, e una anziana e saggia signora che faceva da maestra ai bambini e ora stava facendo pratica di medicina in farmacia per potersi rendere utile, dato che in paese non c'erano né medico né farmacista.
Per ora, Pinocchio faceva lunghe galoppate in bicicletta per le strade di montagna, per impratichirsi e diventare sempre più sicuro. Ormai era davvero un bravo ciclista, e si sentiva molto più libero e sicuro di sé che non con quel pesante carro dietro, e con quel cavallo che aveva bisogno di cure e di attenzione. Occhidoro, invece, era un vero amico, semplice e buono, che non dava alcun fastidio.
Così Learco poté ripartire sicuro di non aver truffato nessuno, mentre Pinocchio stava solo studiando il modo di alloggiare il fodero della sua tromba dietro al sellino della bici, dove c'era tutto lo spazio necessario. Al momento di ripartire dal paesetto di montagna, ora l'unico pensiero era per il cane Occhidoro, il quale però avrebbe potuto comodamente seguire la bicicletta, che poteva camminare anche a velocità ridotta per non sfiancare l'animale.
Don Emilio aveva già capito che, con quella bicicletta lì, Pinocchio era molto tentato di andar via da un momento all'altro, e gli dispiaceva molto di perdere il suo animatore dei giochi dei ragazzi e anche il suo piccolo aiuto medico in farmacia. Ma Pinocchio glielo aveva già preannunciato, e del resto stava addestrando un bravo ragazzo come suo vice animatore, e una anziana e saggia signora che faceva da maestra ai bambini e ora stava facendo pratica di medicina in farmacia per potersi rendere utile, dato che in paese non c'erano né medico né farmacista.
Per ora, Pinocchio faceva lunghe galoppate in bicicletta per le strade di montagna, per impratichirsi e diventare sempre più sicuro. Ormai era davvero un bravo ciclista, e si sentiva molto più libero e sicuro di sé che non con quel pesante carro dietro, e con quel cavallo che aveva bisogno di cure e di attenzione. Occhidoro, invece, era un vero amico, semplice e buono, che non dava alcun fastidio.
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