lunedì 28 novembre 2011

Vita di collegio: 131. Melillo, Tuttosport, Cascioli

Giuseppe Melillo, uscito dal Corriere dello Sport dove aveva regnato dal 1956 al 1960, aveva asssunto la corrispondenza del giornale torinese "Tuttosport" e si era piazzato in una bella redazione sul Piazzale Flaminio, in via Giambattista Vico. Qui era a contatto con il grande organizzatore di pugilato Rodolfo Sabbatini e la redazione di due periodici sportivi, "Il calcio illustrato" e "La boxe".
Via Giambattista Vico era una vera fucina, frequentata anche da Gilberto Evagelisti, proprietario del "Tifone", e da cento personaggi del mondo pugilistico, come Gigi Proietti, Nino Benvenuti e altri nomi famosi. Per due o tre anni anch'io gravitai in questo ambiente, in quanto collaboratore del "Tifone", del Calcio Illustrato e dello stesso Tuttosport: Melillo mi aveva presentato al grande giornalista Giglio Panza, direttore del quotidiano sportivo torinese, che mi aveva accolto con simpatia, e quindi io avevo preso a sperare di poter fare un po' di strada come collaboratore di Melillo sulle colonne di Tuttosport.
Purtroppo, come vice di Melillo si era sistemato in via Vico anche Lino Cascioli, il quale cercava a sua volta spazio e non era affatto intenzionato a lasciarne un poco anche a me. Già si era comportato in questo modo al Tifone, ignorando il fatto che io ci lavoravo da almeno due anni prima di lui con eccellenti risultati. Amico del proprietario Evangelisti, ne approfittava spietatamente per avere tutto il meglio, pur dichiarandosi mio estimatore.
Cascioli, aduso alle maniere abili e decise, fece di tutto per far capire a Torino che non c'era né bisogno né prospettiva per un terzo collaboratore, per cui non mi restò che convincermi sempre più a rifugiarmi nell'insegnamento, lasciando via libera ad altri più spregiudicati di me nel giornalismo. Io non sono mai stato il tipo "mors tua vita mea", e questo voleva dire, semplicemente, che in quel mondo non c'era posto per me.

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