Quando la Lazio comprò Brocchi dal Milan, tre anni fa, tutti storcemmo la bocca: che ce ne facciamo di un trentaduenne spremuto come un limone, riserva non sempre all'altezza, lontano parente del brutto e cattivo Gattuso?
Non fu accolto come un rinforzo di qualità, Cristian Brocchi, ma come un tappabuchi che poteva servire nelle occasioni di difficoltà. Ma tutti dimenticavamo una cosa: la grande anima che ha dentro di sé Cristian Brocchi. Piano piano, lottando con tutte le sue forze, integro nel fisico, sempre pronto a dare tutto, ha conquistato il suo posto in campo, non si è mai tirato indietro, quando gli altri battevano la fiacca lui era lì a sputare l'anima.
E' bastato vederlo nel secondo tempo di Lazio-Zurigo, quando con il suo gol strepitoso ha salvato la nostra stagione europea che stava andando a rotoli. Se in Europa ci siamo ancora, lo dobbiamo alla grande volontà, alle doti di strenuo lottatore di questo trentacinquenne che riesce ancora a dare il meglio di sé quando gli altri hanno già chiuso la loro carriera.
Reja non riesce a fare a meno di Brocchi, pur avendo a disposizione tanti uomini di classe. Un posto nella rosa degli undici titolari per Brocchi c'è sempre, perché in campo c'è sempre la risposta positiva del suo orgoglio e del suo animo di grande lottatore.
Quando Brocchi smetterà, e quel giorno è ancora lontano se teniamo conto del suo costante rendimento, ci sarà un generale rimpianto. Brocchi, in questi tre anni e mezzo di Lazio, ha tessuto in campo una ragnatela di chilometri irraggiungibile da chiunque altro. E accanto alla grande quantità, c'è sempre stata l'alta qualità del suo sicuro rendimento.
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