Ero povero in canna: un rapinatore aveva tentato di rapinarmi e aveva rimediato solo un caffé.
Eppure c'era qualcuno, tra i miei colleghi, anche più povero di me: Costanzo Spineo. Spineo era un brillante pseudonimo che Enrico Ameri, accettando di dargli qualche piccola collaborazione sportiva la domenica alla RAI, aveva ideato per lui.
Costanzo Spineo abitava dalle parti di San Giovanni, ma non ci ha mai presentato nessuno dei suoi familiari, e viveva sempre un po' alla giornata. Era un romanaccio simpaticone e dalla battuta pronta, moro e piccolo, buon giocatore di pallone, e i colleghi più anziani finivano per offrirgli un pranzo perché almeno la conversazione a tavola era garantita e spiritosa.
Con Enzo Poggi del "Totocalcio", io e Spineo abbiamo consumato molte cene e pranzi: collaboravamo alla chiusura del settimanale, e così Enzo Poggi, separato dalla moglie, finiva spesso per offrirci un buon pasto condito da ottimi vini. Lui sì che poteva spendere e spandere senza rendere conto a nessuno, e come direttore del settimanale aveva un buon borderò.
Però c'erano dei giorni in cui nessuno era in vena di magnificenza. E così, vedendo Spineo piuttosto affamato, mi permisi di invitarlo a pranzo a casa mia: eravamo ancora nella vecchia casa di via Carlo Alberto.
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