Quattro cose da dire, su questa Lazio che sta riposando, ma non sugli allori.
La Lazio è ben consapevole di essere forte, ma anche di non essere all'altezza, tecnicamente, almeno del Milan, dell'Inter, del Napoli e dell'Udinese.
Allora sarà quinto posto, come è stato l'anno scorso? Europa League appena appena? Infatti tre soli saranno i posti per le italiane in Champions League e due per l'Europa League più uno per la vincitrice della Coppa Italia.
Reja predica umiltà e indica umanità. L'umiltà di un grande come Klose, che va a raccogliere i palloni a fine allenamento mentre i ragazzi della Primavera rientrano spavaldi negli spogliatoi.
L'umanità di una squadra che ieri sera ha partecipato compatta a una cena di Cittaceleste per raccogliere diecimila euro a favore dei piccoli malati del Bambin Gesù.
L'umiltà di Rocchi che racconta i suoi cento gol biancocelesti, e trova modo di ricordarsi di Goran Pandev considerandolo il migliore dei suoi compagni, specialmente quel gran giorno di Pechino di tre stagioni fa, quando gli servì la palla del grandissimo gol con cui la Lazio ha conquistato il suo torneo più prestigioso, la Supercoppa 2009.
L'umiltà con cui Dabo Diakité piano piano, recitando spesso il ruolo di piccolo comprimario, ha saputo conquistarsi un posto di rilievo nella grande difesa laziale, a fianco di André Dias, che dopo i miracoli di Lazio-Parma ha dichiarato Mobido è il più grande di tutti i difensori biancocelesti.
L'umiltà, e insieme l'orgoglio, con cui Anderson Hernanes, a furia d'insistere, ha riconquistato la maglia verde oro della Nazionale brasiliana, segnando anche la sua prima rete nella recentissima amichevole con il Gabon.
Quattro cose volevamo dire su questa Lazio umile e grande, e le abbiamo dette. Non è la più grande, aspira ad essere la più umile. E si sa che chi si esalta sarà umiliato, ma chi si umilia sarà esaltato.
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