Anche con i presidi più intelligenti e giusti si ha sempre un momento di attrito e di contrasto, che poi verrà superato e dimenticato.
Catalini, il preside cieco, era purtroppo anche lui uno di quei tanti presidi di passaggio, avendo avuto un trasferimento che era una prima tappa di avvicinamento alla sede di Roma, quella definitiva, che rappresenta per un preside la meta più ambiziosa e un approccio diretto col Ministero.
A Palestrina erano radicatissimi, nell'Istituto Tecnico Luzzatti, i ruoli di comando della segreteria tecnica e di quella economica, nonché quelli dei consigli d'istituto, in cui i genitori degli alunni avevano un compito-pilota, e altrettanto accadeva nel consiglio dei docenti, spesso un autentico covo di vipere. Come abbia fatto per un intero anno scolastico il preside Catalini a pilotare magistralmente tutto ciò ha del miracoloso: forse per un anno i toni vennero ammorbiditi dall'una e dall'altra parte. Sta di fatto che non vi furono incidenti di percorso, tutto filò a meraviglia, e quando Catalini se ne andò, come sempre accompagnato dal giovane militare che a sua volta si era guadagnato la stima di tutti, il rimpianto fu generale, anche da parte mia, perché ci salutò con un breve discorso nel quale si intuiva il dispiacere di lasciare un ambiente che aveva saputo guidare con una lungimiranza di cui nessun preside normale, fino a quel momento, aveva dato prova. Così il preside cieco Catalini lasciò a Palestrina un bellissimo ricordo di sé.
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