venerdì 7 dicembre 2012

Anni di scuola: 55. Gli esami di maturità

La decadenza progressiva della scuola italiana si può far risalire sia all'istituzione della media dell'obbligo (1952) sia  all'introduzione del nuovo modo di sostenere gli esami di maturità, introdotto qualche anno dopo.
Fino al 1955 gli esami di maturità erano di una severità senza pari. Addirittura, la prova d'italiano scritto era discriminante: non superarla poteva significare non essere ammessi a sostenere il resto degli esami. Inoltre, l'ammissione degli alunni interni era molto severa: avere due o tre voti negativi nelle singole materie impediva la possibilità di sostenere l'esame.
Si poteva essere rimandati a settembre fino a tre materie, se almeno una di esse fosse secondaria.
Tre voti negativi in tre materie importanti significavano bocciatura a giugno.
Si sostenevano almeno tre prove scritte, se non quattro: italiano, versione da italiano a latino, versione da latino a italiano, matematica allo scientifico. La commissione era composta da insegnanti esterni di tutte le dieci o dodici materie, divisi in due gruppi, classico e scientifico, e gli orali venivano sostenuti per tutte le materie in due giorni diversi. Presidente della Commissione era spesso un luminare, almeno preside di un istituto sempre proveniente da una città diversa.
La media degli esami risultava dalla somma dei singoli voti per materia: la media del 7 era già una valutazione di eccellenza. Gli esami si concludevano soltanto dopo la sessione riparatoria di settembre, nella quale si respingevano tranquillamente anche alunni che avessero riportato una grave insufficienza anche in una sola materia.
Gli esami di maturità secondo la formula che ha dominato per decenni, sono diventati una vera burla. Esattamente come la scuola.

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