mercoledì 19 dicembre 2012

Anni di scuola: 67. Il passaggio di Ninì

Vacanze di Natale. Siamo a Trevi nel Lazio, tra i monti Simbruini. Gli automezzi per tornare a Roma, o comunque per scendere a una cittadina meglio collegata sono terminati. Il mio collega Mario D'Amore deve tornare a Napoli, la sua città, o meglio il suo paese nei dintorni di Napoli.
Io non ho tanta urgenza di tornare a Roma, dove abita la mia famiglia: potrei benissimo aspettare la mattina successiva senza problemi. Mario D'Amore no: perderebbe una preziosa giornata, e mi convince a partire con lui, rimediando un passaggio da parte di qualche cortese automobilista che scende verso la valle, verso la cittadina di Piglio da cui è possibile prendere un pullman per Roma anche ad ora tarda.
La serata è fredda, automobilisti di passaggio neppure l'ombra. Noi due siamo fermi all'angolo della strada principale all'uscita del paese. Io mi vergogno come un  ladro: la gente ci conosce, qualche nostro alunno ci guarda con curiosità, e così qualche genitore o conoscente. Mi sembra proprio un'umiliazione e una perdita di dignità.
Però Mario D'Amore è fornito di una bella faccia di bronzo e soprattutto di perseveranza. Senza la sua insistenza, io sarei già tornato nella pensione rinviando la partenza al giorno dopo.
Finalmente la costanza di Mario D'Amore è premiata: passa un furgoncino malmesso, non ha posto se non nel retro, riservato ai bagagli. E poi...il proprietario è proprio un mio compaesano, Ninì, mio vecchio amico d'infanzia, figlio del mugnaio di Acuto, che è venuto a consegnare dei sacchi di farina a Trevi nel Lazio.
Ninì viene fermato con decisione da Mario D'Amore, che chiede con insistenza un passaggio anche per me. Ninì, che mi conosceva quando  facevo il giornalista sportivo a Roma con il Corriere dello Sport, rimane sbalordito, si sente umiliato per me, protesta di non poterci dare un passaggio su quel vecchio furgoncino sporco di farina, assai poco dignitoso per persone per bene.

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