domenica 23 dicembre 2012

Anni di scuola: 72. La gita a Parigi

Il professor Manlio Maggi era appassionatissimo di musei. I maggiori mesi di Europa, da Parigi a Vienna, da Madrid agli Uffizi, da Praga ad Atene, non avevano segreti per lui. Perciò Maggi veniva spesso designato come guida per le gite scolastiche all'estero, e nessuno ha mai contestato questa sua superiorità.
Ma un anno Manlio venne ai ferri corti con la presidenza, e per la gita che quell'anno era prevista a Parigi si rese indisponibile, creando un grande vuoto.
Il preside rsi rivolse infine alla professoressa Anna Panzironi di francese, anche lei molto amante dell'arte e dei musei. Il preside mi pregò di accompagnare la collega, ed erano presenti anche altri tre colleghi, per cui in cinque ci sentivamo abbastanza sicuri, pur accusando l'assenza di un docente della cultura e della passione di Manlio Maggi. Facemmo perfino a meno di una guida sui pullman che illustrassero i nostri spostamenti tra i vari punti focali d'interesse della Ville Lumière, dal Louvre alla Tour Eiffel, dall'Arco di Trionfo a Montmarte e al Sacré Coeur.
Naturalmente ci divertimmo molto sui bateaux-mouche, dove la gente ci riconosceva subito come italiani, e si divertivano a intonare la canzone di Toto Cutugno, "Un italiano vero": "lasciatemi cantare con la chitarra in mano", che in quegli anni era diventata una specie di tormentone.
Tutto bene alla Tour Eiffel e al vicino Luna Park, tutto bene alla Reggia di Versailles, al quartiere latino e ai bouquinistes del Lungosenna: per i ragazzi era una scoperta continua e inesauribile, e con molto divertimento nella scelta dei bistrò per un pasto a mezzogiorno a base d'insalate, di frutta e di croccanti baguettes, con qualche variazione presso le bancarelle di spiedini di carne tunisini e di clementine.
Però, proprio il giorno in cui dovevamo visitare il Louvre e sarebbe stata indispensabile la guida di un esperto per l'impegnativa scelta degli itinerari e la relativa illustrazione dei capolavori, la nostra capoguida Panzironi si sentì molto male e restò in albergo, lasciandoci completamente nei pasticci.

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