Basta con Maurito. Sabato sera, convocato per Lazio-Inter, se n'è andato a casa, ha rifiutato anche l'odore della tribuna dell'Olimpico, anzi della panchina biancoceleste dalla quale si sarebbe anche potuto alzare per uno squarcio di partita.
Ora vediamo a chi darà ancora la colpa Maurito. Non certo a Petkovic. Il quale, indignato, ha fatto capire seccamente che di Zarate non parlerà mai più e non lo vorrà neanche più tra i piedi a turbare la pace che regna nel gruppo. Peccato: perchè, se avesse accettato umilmente il suo momento, questo in qualche modo sarebbe arrivato e gli avrebbe consentito di riemergere.
Zarate a gennaio se ne va, non ci so no più dubbi. Lo vogliono in Inghilterra e Russia, sembra. Evidentemente gli piacciono i climi freddi che gli spengono i bollenti spiriti. Lotito cercherà di recuperare almeno un quarto dei ventidue milioni spesi per lui: cinque o sei ancora li vale, e se chi lo acquista saprà prenderlo per il verso giusto lisciandogli il pelo come il gatto, può darsi pure che Zarate qualche cosa di buono ancora combini nella sua carriera.
I mezzi tecnici li ha. Magari li avesse avuti un Kozak, i mezzi tecnici di Zarate: con la voglia che ha di sfondare, sarebbe diventato campione del mondo. Invece Zarate i suoi talenti li sta mettendo sotto terra ad arrugginirsi, e novanta per cento, se continua così, arruggiranno davvero.
Chi vuole Zarate, il campione perduto? Si faccia avanti, se crede ancora nella redenzione di un giocatore infantilmente smarrito.
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