Uno dei presidi che meglio vedeva le cose nel suo istituto era un preside cieco, Catalini.
Un preside cieco? Sissignori: un preside cieco è una persona che per laurearsi avrà affrontato una fatica immane. La stessa cosa vale per la conquista dell'abilitazione professionale, per la quale si richiede uno scibile umano di grande qualità e quantità. A questo punto diventa facile vincere una cattedra, fare esperienza da insegnante e infine superare un altro concorso terribile come quello per diventare preside.
Tutto questo, prima di arrivare a dirigere un istituto come quello di Palestrina, con almeno mille alunni tra geometri e ragionieri, circa un centinaio d'insegnanti e altrettanto personale di segreteria e bidelli, un intero paese da governare, Catalini lo aveva fatto e dimostrò di averlo fatto bene.
Lo stato gli aveva dato come accompagnatore un giovane allievo dell'aeronautica, fornito quindi di una vista acutissima. Catalini volle conoscere uno ad uno tutti i suoi insegnanti e tutto il personale della scuola, cosa che gli altri presidi non fanno. Ascoltava ogni sfumatura della voce, e subito si faceva un'idea ben precisa di colui col quale aveva a che fare: protendeva il mento in avanti e captava i sentimenti dell'altro. Ciò che non poteva intuire gli veniva riferito dal suo alter ego, il giovane militare che lo portava in macchina al mattino e lo riaccompagnava a casa nel primo pomeriggio.
Catalini parlava poco, ma ogni parola era pesata e colpiva nel segno. Io ebbi subito fiducia in lui, e penso che sia stato un sentimento reciproco, poiché di lui mi resta un eccellente ricordo: e questo vuol dire che lui lavorò benissimo, quel solo anno che restò con noi, e che io non ebbi nulla da lamentarmi nel corso dell'anno, cosa che non accade mai, dico mai, neppure con il migliore dei presidi "vedenti".
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