Gli Alleati, alloggiati all'ingresso del paese, avevano controllato tutte le case per assicurarsi che non vi fossero nascosti dei tedeschi o qualche miliziano non pentito. Mi ricordo che vennero anche a casa mia, portandosi dietro mio padre, e facendosi accompagnare per tutte le camere, rovistando ogni angolo. Giunti al balcone della nostra cameretta, videro una porta chiusa con un catenaccio scorrevole: era la soffitta, e mio padre non si era curato di aprirla per l'ispezione.
Con una certa durezza. allora, un soldato, certamente un italo-americano, prese a urlare in modo concitato: - Memmo! Memmo! che cosa ci combini? -
Allora mio padre, Domenico, che si era presentato col suo nomignolo, aprì la porta e lo fece salire per la breve scaletta che portava alla bassa soffitta sotto tetto, dove erano sistemati due cassoni per le nostre riserve di carbone. Rassicurato, il soldato batté la sua manona sulle spalle di mio padre: amici più di prima.
A proposito : mio padre venne nominato vice-sindaco qualche giorno dopo, nella prima sistemazione democratica che fu data al paese. Ma restò in carica sì e no quattro mesi, perché morì, come ho già ricordato, l'8 dicembre di quello stesso anno. In suo ricordo venne creato un piccolo "hot club" in quella che fu la prima sede comunale post-bellica, proprio nello stanzone che aveva ospitato la Sala del Fascio.
Intanto, in qualche modo, la vita riprendeva. Io, senza aver potuto frequentare la quinta elementare, decisi di fare il "salto" e di sostenere, verso la fine di quello stesso mese di giugno, gli esami di stato per l'ammissione alla scuola media presso il Collegio Nazareno di Roma.
Un passo più lungo della mia gamba, si sarebbe visto, poichè si trattava di un esame molto severo ed io avevo delle grosse lacune: non conoscevo, ad esempio, le coniugazioni dei verbi se non in modo sommario, e in matematica c'era una voragine non colmabile con una preparazione frettolosa da autodidatta.
Comunque, bisognava presentare i documenti e una carta bollata con foto autenticata per l'identità. Ad Acuto non c'era un fotografo, ed era necessario recarsi a Fiuggi a piedi: non aveva ancora ripreso a funzionare il trenino delle Vicinali, e macchine private non ce n'erano; oltretutto, non c'era benzina.
Fiuggi dista non più di quattro chilometri, se si utilizza una scorciatoia all'altezza di Colle Borano.
Una mia cugina di diciotto anni, Pina, doveva fare anch'essa delle fotografie, e così ci recammo insieme giù a Fiuggi Terme, proprio all'inizio del vialone d'ingresso, costeggiato da altissimi castagni.
Il fotografo Santesarti era bravo ed efficiente, e nel giro di due ore riuscì a consegnarci le foto-tessera. Io non avevo ancora dieci anni, ma ero un buon camminatore, sicché in breve risalimmo la collina e ci trovammo a Colle Borano, all'altezza del Fontanile. (continua).
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