martedì 16 marzo 2010

Il pane tedesco - I miei ricordi 11

D'altra parte anche in chiesa si cantavano canzoni che testimoniavano un clima di timore e di tensione. Un inno religioso dedicato alla "Regina della Pace" non esitava ad esprimersi così: "Se per desìo non sazio / l'odio si fa più vivo, / porgi, colomba candida,/ il ramoscel d'ulivo/...l'umano sdegno tace./ Regina della pace...
Odio e paura erano ormai moneta circolante, anche se noi bambini non eravamo in grado di rendercene conto a pieno. I tedeschi erano arrivati anche lassù ad Acuto, un paesetto di montagna lontano dalle grandi strade di comunicazione.
C'era un centro di "sussistenza" tenuto, credo, da soldati prevalentemente polacchi (evidentemente coatti), addetti alla panificazione e ai rifornimenti alimentari per il fronte di Cassino. Realizzavano pagnotte quadrate, a forma, infatti, di "pain carré", della lunghezza di circa quaranta centimetri. Il colore era scuro, un miscuglio, probabilmente, di segala e di crusca, il sapore acidulo e sgradevole.L'unico vero pregio era che quel pane si conservava fresco per settimane intere.
Ma, quando i camion in partenza per il fronte stavano per prendere il via, si assisteva talvolta al coraggioso assalto della gente affamata, che faceva razzìa di quelle pagnotte nascondendole poi nelle cantine. Ho assistito anch'io con meraviglia a queste rapidissime azioni, consentite senza dubbio da qualche soldato polacco poco amante della sua divisa tedesca.
Ma una volta, per porre fine alla razzìa, arrivò uno squadrone di SS, con orribili divise nere , grosse catene e spaventosi bulldog a ispezionare le cantine, non soltanto in cerca del pane, ma per sequestrare tutto ciò che potesse essere utile, terrorizzando l'intero paese.
Un altro giorno, aerei alleati bombardarono un allevamento di cavalli tedeschi in un bosco prospiciente il laghetto di Colle Borano. Per l'intero paese l'episodio si trasformò in una occasione fortunata: dalla finestra della mia cucina potevo vedere gente che si trascinava faticosamente sotto quarti di cavallo ancora sanguinolenti, per portarli a casa e farne riserva alimentare, riducendoli a piccoli brani per affumicarli ed essiccarli. Chissà che non avessero la stessa origine le tanto desiderate "coppiette" di nonna Livia?

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