L'ampia cucina era dominata da un bel camino, dove la fiamma era sempre accesa, dall 'ora di pranzo fino a sera inoltrata.
La nostra casa era abbastanza frequentata: mia madre aveva una serie di amiche, alcune ancora giovani e non ancora sposate, che venivano a darle volentieri una mano per i mille lavori necessari nella gestione di una famiglia così numerosa.
Quanto a mio padre, amicizie ne aveva tantissime a sua volta, e alla nostra tavola , nei giorni feriali e ancora di più in quelli festivi, non mancavano mai ospiti, specialmente se soli e magari di limitate risorse. Ne ricordo tantissimi, e uno dei più affezionati era Umberto, soprannominato Miseria, l'organista di Santa Maria, la chiesa principale del paese, bravo musicista rimasto vedovo e senza figli in età matura, che abitava in una grande casa ormai polverosa e triste, dominante l'ampio squarcio di piazza San Nicola.
Nonna stava volentieri con noi: non era certo la compagnia a mancarle. E ci portava sempre qualcosa di buono e di utile: un pugno di fichi secchi, un po' di castagne, una caciotta o un bel pezzo di pecorino da grattugiare, un piatto di squisite olive nere addolcite nella calce; una bottiglia di eccellente olio di oliva, che ad Acuto offre una produzione molto apprezzata; o ancora un boccione di vino bianco così squisito da non aver nulla da invidiare al rosso cesanese del Piglio, il paese di mio padre, distante appena dieci chilometri da Acuto, e collegato con il trenino della Stefer, purtroppo eliminato nel 1980 perché la sua gestione era considerata antieconomica.
Ora il collegamento è assicurato da pullman del Cotral, abbastanza frequenti tra Roma e Fiuggi, ma che ad Acuto raramente si fermano. Ormai si va avanti solo con l'auto privata. Il sottoproletariato, tuttora esistente ( anzi, sempre più in crescita!), rimane sempre più tagliato fuori ( continua ).
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