sabato 13 marzo 2010

Le "coppiette" - I miei ricordi - 8

Nonna Livia, infatti, visti i tempi di forzata parsimonia alimentare, specialmente in fatto di carni, si era creata una riserva niente male di...carne secca di cavallo, le cosiddette "coppiette", lunghe e sottili strisce di carne piegate in due e appese in alto, pendenti dal soffitto, ad essiccarsi fino a divenire dure come il cuoio, ma dal sapore (per noi ) gustoso.
Proprio sul lettone della nonna ce n'era una grande quantità. Ma il soffitto era alto, come in tutte le vecchie case di Acuto, e noi eravamo poco più di un "frucco di cacio". Però ci ingegnavamo: quelle belle "coppiette" lì le avevamo adocchiate da un pezzo, e non escludo che facessero parte anche dei nostri sogni, e comunque dei nostri pensieri. Così balzavamo tutti e tre sul lettone, e cominciavamo a saltare ripetutamente, finché non si creava un buon rimbalzo: protendendo al massimo le mani, qualcuno di noi riusciva ad afferrare ogni tanto una "coppietta", e potersela mettere sotto i denti costituiva una vera goduria.
In genere era Maria Luigia, più grande di due anni, e anche più vispetta, a conquistare la preda agognata. Ma poi ne faceva equamente parte con tutti. Anche per condividere la responsabilità quando, fatalmente, la cosa non sarebbe più passata inosservata a nonna Livia.
Lei, forse, faceva finta di nulla. Però una mattina , dopo che la porta di casa si era chiusa col solito rumore secco, la sentimmo riaprire, e la nonna, che aveva dimenticato non so se il velo o il rosario, rientrò in camera da letto: noi ci eravamo già ricacciati sotto le lenzuola, ma le cordicelle da cui pendevano le coppiette ancora ondeggiavano.
Insomma, eravamo stati colti in flagrante, o quasi. Però lei volle essere generosa, e non disse nulla. Solo quando, un'ora dopo, rientrò dalla messa, alla quale immancabilmente si recava ogni benedetto giorno, mentre noi ci stavamo già alzando disse: - Queste coppiette mi pare che siano diminuite un bel po'...
L'unica scusa che ci venne in mente fu di chiamare in campo i topi, di cui ogni tanto si sentiva nella notte la corsa furtiva fra le travi o sui pavimenti delle stanze soprastanti, da tanti anni spopolate. Che però i topi potessero saltare al di sotto del soffitto era decisamente improbabile, ma la cosa finì lì.
Nonna Livia, comunque, ogni tanto ci dava spontaneamente qualche bella "coppietta", anche come premio della compagnia che le facevamo ( nemmeno tanto malvolentieri, come si sarà capito). Questa era la nostra infanzia, semplice, povera e felice ( continua ).

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