Nell'autunno successivo ( 1943 ), le scuole elementari ad Acuto non riaprirono. C'era un clima di totale disarmo, con gli Alleati che erano sbarcati in Sicilia e progressivamente risalivano dal Sud, mentre, dopo l'euforia per la caduta di Mussolini e per l'armistizio dell'8 settembre, i fascisti e i nazisti avevano ripreso un disperato controllo del paese.
La sensazione era quella di una attesa che si protraeva dolorosamente, e nessuno aveva voglia di vivere come se si fosse nella normalità. Così il bell'edificio scolastico, vicino ai giardini pubblici, rimase chiuso anche se era integro: sarà colpito solo dalle cannonate alleate ai primi di giugno del 1944, cioè al momento della ritirata dei tedeschi e all'arrivo degli americani.
Io avevo appena concluso la quarta elementare. Avevamo maestri fissi, che ci prendevano dal primo anno e ci portavano fino al quinto.
La mia prima maestra era stata una suora, ma in seconda era stata cambiata. Era scoppiato un vero e proprio scandalo nel paese, perché la suorina, giovane e vivace, si era innamorata e aveva lasciato il velo. Al suo posto era subentrata Mirella, la figlia del mugnaio: era decisamente in gamba, ed aveva una sorella, Maria, che insegnava a mia cugina Maria Pia, mia coetanea,in un'altra classe parallela. Allora le classi erano rigorosamente maschili o femminili, e solo dopo la guerra si cominciarono a formare le classi miste.
Un giorno Mirella mi mandò a prendere il gesso per la lavagna nella classe dove insegnava la sorella Maria e dove sedeva a un banco in prima fila mia cugina. Io, che ero decisamente timido, aprii con una certa ansia la porta, e rimasi colpito dalle parole che vidi scritte sulla lavagna: " Caro papà, ti scrivo e la mia mano / quasi mi trema: lo comprendi, tu? / Son tanti giorni che mi sei lontano / e dove vivi non lo scrivi più..."
Erano le parole di una canzone di guerra, una di quelle che da quel momento ci vennero insegnate con una certa insistenza, e riempivano le lunghe ore di un insegnamento ansioso e fortemente indottrinato. La canzone, che parlava anche di un "orticello di guerra" che in effetti anche noi realizzammo, venne appresa da tutte le classi e cantata a ripetizione, insieme ad altre che parlavano di "malvagia Inghilterra", di "piogge di bombe", della "nostra vittoria" quando ormai la disfatta già si delineava minacciosa.
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