lunedì 22 marzo 2010

La mitragliata - I miei ricordi -17

Ma qui ci aspettava una brutta sorpresa. Sarà stato, presumo, il 6 /7 giugno 1944, cioè solo due o tre giorni dopo la liberazione di Acuto, avvenuta il 4, lo stesso giorno in cui fu liberata Roma.
Le truppe alleate stavano ancora risalendo dal fronte di Cassino, e di esse facevano parte anche i reparti francesi costituiti da marocchini , preceduti da una fama terribile di violenze perpetrate a spese delle donne di Ausonia e di altri paesi ciociari. Io e mia cugina Pina sentimmo da lontano un rumore ritmato di tamburi, e vedemmo sbucare una schiera di soldati neri, con vistosi turbanti sulla testa, e l'istinto ci spinse ad acquattarci dietro le siepi di rovo che abbondavano in quella zona. Vivemmo attimi di terrore, ma per fortuna il reparto sfilò in fretta davanti a noi, e solo quando lo vedemmo allontanarsi di un buon chilometro trovammo il coraggio di riprendere la via, sia pure col fiato sospeso.
Quella strada, del resto, neppure un mese prima, e quasi al medesimo tratto, ci era costata un'altra grossa paura, sempre a me e alla stessa cugina Pina. Stavolta eravamo andati, se ben ricordo, a raccogliere funghi o asparagi nel boschetto ai piedi della collina, dove allora c'era un minuscolo laghetto, poco più di una grossa pozzanghera di un centinaio di metri di diametro, poi prosciugatasi.
Sulla via del ritorno, quattro o cinque aerei americani sfrecciarono a tutta velocità, abbassandosi per mitragliare la strada: facemmo appena in tempo a gettarci fra i piccoli arbusti a ridosso della cunetta, e la buona sorte ci lasciò illesi.
L'accorciatoia per Fiuggi, una stradina sterrata costituita da cinque o sei tornanti non troppo ripidi, fu ancora lo scenario di un'altra nostra avventura forse un mese più tardi, quando la guerra si era spostata decisamente a nord di Roma, tra Firenze e l'Appennino tosco-emiliano.
Stavolta la camminata per Fiuggi avvenne in compagnia di mia sorella Amalia, coetanea di Pina; c'era sempre qualcosa da fare nella cittadina termale, più attrezzata del mio paese e con negozi di ogni genere.
Sulla strada del ritorno, incontrammo due compaesane, una giovane di trent'anni e sua madre sessantenne, Margherita, e ci unimmo a loro. La donna anziana camminava a fatica perché aveva delle bolle sotto la pianta dei piedi.
Passarono delle camionette militari inglesi, ciascuna con un solo pilota a bordo, e fummo costretti dalle lamentele della donna a chiedere un passaggio. Un giovane soldato si fermò alla nostra richiesta: " Noi salire qui!" urlava l'anziana signora vestita alla paesana, con una lunga guarnella nera. Non usò, veramente, il termine "salire", ma quello dialettale di "zzeccare". Comunque il soldato capì benissimo, e con un mezzo sorriso ci fece salire nella parte posteriore, che era separata dalla cabina di guida e quasi completamente ricoperta da un tendone (continua).

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