Erano frequenti, dunque, le serate in cui io tornavo a casa molto tardi, spesso spesso intorno alle due, avendo già cenato.
All'inizio del 1960, la mia famiglia si era trasferita da via Carlo Alberto 26 in via Giacomo Boni numero 4, praticamente a Piazza Bologna ( prima traversa a destra di viale XXI Aprile ).
Ricordo che talvolta i giornalisti che lavoravano in notturna, come me, Gastone Alecci, che, guarda caso, abitava al portone successivo al mio in via Giacomo Boni, contigui sullo stesso balcone; Alfredo Berra, redattore dell'atletica leggera; Franco Recanatesi, Enzo Balboni ed Alfonso Fumarola, che abitavano quasi tutti nei dintorni di Piazza Bologna, facevamo insieme una lunga passeggiata a piedi da via del Corso.
Ci fermavamo un momento a bere qualcosa nella Casina Fiorita al centro della piazza, e poi ci salutavamo per rivederci al giornale alle 11 del giorno successivo.
Normalmente, tuttavia, io tornavo a casa per consumarvi una frugale cena, che mia madre puntualmente mi lasciava sul tavolo della cucina.
A casa eravamo in tanti, almeno sette persone, perché mio fratello Luciano aveva deciso infine di lasciare il Collegio San Gabriele, dove avrebbe dovuto sottoporsi ai voti religiosi dei padri monfortani, per riaggregarsi al gruppone familiare.
Una notte, dunque, verso le due, tornai a casa senza aver cenato con i colleghi. Mia madre mi aveva preparato la solita cena, che consisteva spesso in una porzione di carne, pesce o formaggio, un contorno di verdura, e un frutto.
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