venerdì 14 ottobre 2011

Vita di collegio: 108. Quel mio nonno...

Il collega Werner Marco Solms fu incaricato in fretta e d'autorità di informarsi delle generalità di quel mio nonno (morto trent'anni prima), per un annuncio mortuario di spropositata evidenza (ci vedo la mente contorta di uno dei due direttori, Marcello Sabbatini), che mi costò anche le rimostranze dei miei parenti.
Quando, il mercoledì successivo, tornai al giornale (era l'11 novembre del 1963: di lì a tre giorni fu ucciso a Dallas John Fitzgerald Kennedy), trovai una bella lettera di licenziamento, la più turpe, ingiusta e ingiustificata che si sia mai veduta. Saluti e baci, mi ritrovai ipso facto in mezzo a una strada. Avevo 29 anni e avrei dovuto diventare giornalista "praticante" di lì a pochi giorni. Al mio posto ci diventò Giuseppe Pistilli. Grazie, Ezio De Cesari, in qualunque cielo o girone tu stia.
Il mio fratello maggiore, Vito, si recò in redazione per avere spiegazioni, e gli dissero: "Noi credevamo che tu fratello fosse senza famiglia". Autentica. Da qui la decisione di intentare causa al giornale, causa di lavoro vinta nel giro di due anni, con l'attribuzione a mio favore di 4 milioni di lire, cifra notevole per quei tempi, corrispondenti a circa 200 mila euro odierni. Con quella cifra, potei pagarmi l'anticipo per l'acquisto di un appartamento di cento metri quadri in Viale dei Romanisti.
A mio fratello, De Cesari promise anche che mi avrebbe aiutato, trovandomi un lavoro presso un editore suo amico, che pubblicava il giornale "Lancio" distribuito gratuitamente allo stadio. Poi non se ne fece nulla perché io, collaborando con il giornale "Telesera", presi ad attaccarlo pesantemente, contrastando le sue idee tecniche sulla Roma. Ormai il distacco era avvenuto, e in maniera brutale.

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