La pace è minacciata nei poveri, su cui si esercita la violenza dell'ingiustizia, quando li si priva della terra, dell'acqua, della casa, del lavoro, dell'istruzione, della salute.
Certamente, oggi, un nuovo nome della pace è "acqua". Senza acqua non c'è vita, né per gli esseri umani né per gli altri viventi. Quindi il diritto alla vita è anche un diritto all'acqua, dono di Dio offerto a tutti.
Un dono che sfida la nostra giustizia, la nostra solidarietà, la nostra equità, i nostri stili di vita, e quindi le nostre decisioni politiche, economiche, culturali, spirituali e morali.
Una visione etica e spirituale ci spinge a rifiutare la privatizzazione dell'acqua, perché beneficia solo alcuni privilegiati emarginando molti, nonché condannandoli a precarie condizioni di salute e povertà: ciò è ingiusto e fonte di violenza.
(da un articolo di Luis Infanti de la Mora, vescovo di Aysen, Cile)
*n.d.r. Quanto è scritto quassù, vale moltissimo per il Cile e per cento altri Paesi dell'Asia, dell'Africa e del Sudamerica, ma comincia a valere anche per noi, specialmente
per la Sicilia, la Sardegna , la Puglia, la Basilicata e tante altre zone non solo del meridione. Eppure, anche da noi si è svolto il referendum per privatizzare l'acqua. La voce del Vangelo alla rovescia. Nota di Luigi Jadicicco.
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