domenica 23 ottobre 2011

Il disordine giovanile: una necessità?

Ormai tendo a garantirmi la mia sopravvivenza: nascondo il "mio" dentifricio , tesaurizzo le "mie" biro in un cassetto che qui non posso dire, perché il nemico - i miei tre ragazzi - mi ascolta.
Mentre nascondo il "mio" dentifricio dietro agli asciugamani, mi viene in mente qualcosa, come un vago ricordo. La voce di mia madre che invocava: "il dentifrico va chiuso, se no per usarlo ci vuole il piccone!" E la voce di mio padre che saliva di decibel: "possibile, possibile che in questa casa non si trovi mai una dannata penna, quando serve?"
Già, mi sembra confusamente di ricordare. Forse è proprio una faccenda innata, quasi animale direi, quel giovanile bisogno di marcare il territorio con i propri segni. Mi pare di aver letto di certe tribù di scimmie, che si comportano così.
Poi, crescendo, si impara a chiudere il dentifricio e a mettere le cose nel loro benedetto posto. Forse, tra qualche anno, avrò dentifrici morbidi, penne armoniosamente disposte in un portapenne sulla scrivania, e nessuna scarpa di ginnastica spaiata e tristemente vagante.
Il dubbio inconfessabile, però, è che saranno tristi quell'ordine, qulle stanze senza i segni vivi, incontenibili, dei miei tre ragazzi che colmano la casa.
(da un articolo di Marina Corradi)

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